ecco i "lanci" ANSA datati 28.2.06 e 27.2.06 sui quali si sono basati molti degli articoli usciti ieri e oggi sulla stampa nazionale, cartacea ed elettronica:
EDITORIA: LEFT; MASSIMO FAGIOLI, APPROVO LINEA EDITORIALE...
NE' SINISTRA DI FERRANDO, NE' SINISTRA DIESSE
(ANSA) - ROMA, 28 feb - "Certo, il progetto editoriale è loro ma si lega alla mia ricerca psicanalitica. E' chiaro": si fa vivo lo psicanalista Massimo Fagioli per chiarire che l'essenza di Left è riassunta nell'editoriale di apertura del primo numero dove si delineava la sinistra a cui si faceva riferimento ("né radicale né alternativa"). Una teoria complessa per un controverso personaggio che subito chiarisce di non stare né con la sinistra di Ferrando, né con la sinistra diessina, "borghese e ormai vicina al Partito Democratico". "Il comunismo - dice - è fallito ed è per questo che occorre riprendere un discorso antico di duecento anni che ha come memento di sintesi lo slogan della rivoluzione francese (Libertà, Eguaglianza, Fraternità) e che affonda le proprie radici nella differenza tra bisogni ed esigenze." Sulle vicende interne al giornale glissa: "Quello che posso dire è che sia Minucci che Chiesa erano informati della mia collaborazione con Left". E inoltre conferma più volte che il giornale riprende con attenzione le sue indagini e le sue teorie che abbracciano circa 25 anni di tempo.
Intanto al giornale è stato deciso lo stato di agitazione: "L'informazione ha regole precise, se saltano è a rischio l'autonomia stessa dei giornali". Il segretario dell'Associazione Stampa Romana, Silvia Garambois, ha espresso la solidarietà del sindacato a tutta la redazione di Left Avvenimenti.(ANSA).
EDITORIA: LEFT; BONACCORSI SI SFOGA, FAGIOLI? UN PRETESTO
NIET SULLO PSICHIATRA MA ANCHE GAP GENERAZIONALE
(ANSA) - ROMA, 28 feb - Sono almeno due le letture diverse per il licenziamento dei direttori di 'Left', Giulietto Chiesa e Adalberto Minucci: da un lato il caso di Massimo Fagioli, lo psichiatra eretico, ex guru di Marco Bellocchio; dall'altro l'imbarazzo di Ivan Gardini a portare avanti un progetto editoriale riconducibile in qualche modo e per vie indirette ad Antonio Di Pietro, protagonista della stagione di Mani Pulite. "Si è vero, c'é stato un niet, una censura immotivata e incomprensibile sugli articoli di uno psichiatra, Massimo Fagioli, ma il problema è più ampio e riguarda l'abisso generazionale fra noi e i questi direttori che hanno contestato anche la lettera di Ivan Gardini al Corsera": Luca Bonaccorsi, direttore editoriale, parla dell'improvviso licenziamento dei due direttori di Left-Avvenimenti, Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa. Due visioni opposte per uno scontro totale. Domenica scorsa - rende noto Chiesa, mi è arrivata una lettera dell'editore dove si affermava che "c'é un diritto naturale del direttore editoriale di definire i contenuti generali del giornale". Sull'altro fronte, l'editore imputa ai due direttori di aver posto un veto (con un'altra lettera) sugli scritti di Massimo Fagioli. "Forse pensavano - dice Chiesa - di aver trovato dei prestanome mentre si prendevano il giornale". Fagioli? "Noi non eravamo informati", dice ancora il giornalista. "Falso", replica Bonaccorsi: "Sono loro - asserisce - ad aver contestato con una lettera la collaborazione di Fagioli di cui invece erano perfettamente al corrente". Bonaccorsi parla di un nodo da sciogliere, di un problema più grave e più grande: un'insofferenza per una lettera di Ivan Gardini, figlio di Raul, al Corsera dove spiega come mai si è gettato nella nuova iniziativa editoriale. In quella circostanza auspicava una discontinuità editoriale marcando una differenza sostanziale da chi era vicino ad Antonio Di Pietro. E' psicodramma: da un lato Gardini e Bonaccorsi si difendono dalle accuse lanciate dai due veterani del giornalismo italiano: "Non siamo eterodiretti da Fagioli. Come potremmo esserlo? Lui ha solo una rubrica, le pagine del giornale sono cento! Il piano editoriale prevede spazi di libertà e diverse opinioni a confronto". Per questo, conclude, "sembra tutto un pretesto: in ballo c'é un modo diverso di intendere il pluralismo a sinistra". (ANSA).
EDITORIA: LEFT; GIULIETTI, ROTTURA INSPIEGABILE
EDITORE DICA UN PAROLA CHIARA
(ANSA) - ROMA, 28 feb - Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, sprona gli editori di Left, Luca Bonaccorsi e Ivan Gardini, a dire una parola chiara sull'improvviso licenziamento del direttore Adalberto Minucci e del condirettore Giulietto Chiesa. Senza voler in alcun modo interferire con le vicende interne della redazione, Giulietti giudica poco credibile che la rottura sia legata alla figura dello psicanalista Massimo Fagioli: "Le risposte e le motivazioni date finora non mi convincono. Credo sia interesse degli editori fare chiarezza e fornire pubbliche spiegazioni anche perché Chiesa e Minucci sono personaggi di primo piano nel campo informativo. Di fronte ad una redazione fatta di redattori straordinari, il caso non si può liquidare in modo burocratico. Serve trasparenza perché fino a questo momento non si è capito molto". (ANSA).
EDITORIA: LEFT, DA FAGIOLI SOLO CONTRIBUTI OCCASIONALI
(V. EDITORIA: LEFT; MASSIMO FAGIOLI, ...)
(ANSA) - ROMA, 28 feb - La direzione di 'Left-Avvenimenti', in un comunicato, precisa che "non esistono legami organici e/o organizzativi con il professor Massimo Fagioli del quale, semplicemente, riceviamo con piacere alcuni contributi". (ANSA).
EDITORIA: LEFT; VAURO ED EMERGENCY, COLLABORAZIONE FINITA ANCHE MARCO TRAVAGLIO LASCIA, RESTA VINCINO
(ANSA) - ROMA, 28 feb - Rapporto chiuso anche per Vauro ed Emergency con il settimanale Left-Avvenimenti dopo la defenestrazione dei direttori Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa. Lo annuncia lo stesso Vauro spiegando che non ci sono le condizioni per andare avanti. ''Gia' da questa settimana - spiega - non ci sara' la mia vignetta. La stessa cosa vale per Emergency che in un primo tempo aveva offerto il nuovo appoggio alla nuova iniziativa editoriale''. ''Si tratta - aggiunge sconfortato - di un'altra occasione mancata''. Scompare dall'elenco delle firme autorevoli anche Marco Travaglio, mentre resta Vincino in attesa di capire meglio cosa sia successo: ''Finche' avro' la liberta' di esprimermi e il mio contratto sara' rispettato, rimango. Poi si vedra'...''. (ANSA).
EDITORIA: REDAZIONE LEFT AVVENIMENTI, STATO DI AGITAZIONE
(ANSA) ROMA, 27 feb -La redazione di Left Avvenimenti ''dichiara lo stato di agitazione e esprime una forte preoccupazione per la revoca del direttore Adalberto Minucci e del condirettore Giulietto Chiesa da parte del Cda della Editrice dell' Altritalia''. Lo afferma in una nota l' assemblea della redazione. ''I nostri direttori - prosegue il comunicato - sono stati finora, oltreche' la colonna portante della qualita' giornalistica, i garanti dell' autonomia della testata, del rispetto delle regole contrattuali e dell'applicazione del piano editoriale discusso e approvato a dicembre. La redazione giudica la revoca di questi due direttori una grave perdita, tanto piu' nella fase di avvio della nuova rivista, e tanto piu' che essa avviene a causa del non riconoscimento dei poteri del direttore stabiliti dal contratto nazionale''. ''La redazione - conclude il comunicato - chiede all' Editrice e al nuovo direttore di ribadire il rispetto delle regole e la scelta di fare di Left, esattamente come diceva l' editoriale del primo numero della nuova serie, un settimanale che ha scelto come valore fondamentale 'l'informazione libera e onesta'''. (ANSA).
ed ecco il più recente lancio Ansa sull'argomento, delle 17 di oggi:
ANSA (POL) - 01.03.2006 - 17.00.00
EDITORIA: LEFT; CHIESA, LA MIA VERITÀ SU FAGIOLI /ANSA
ZCZC0481/SXA WIC30192 R POL S0A QBXB EDITORIA:
LEFT; CHIESA, LA MIA VERITÀ SU FAGIOLI
VOLEVA COLLEGARE LA RIVISTA A 'LIBERAZIONE', NON ERA NEI PATTI
(ANSA) - ROMA ''Mettere in collegamento Left (senza Avvenimenti) con Liberazione. In tal modo trasformando l' operazione di rilancio di Left-Avvenimenti in una affiliazione a un quotidiano di partito, piu' o meno mascherata'': ecco spiegato da Giulietto Chiesa, ex condirettore di Left, il progetto di Massimo Fagioli, lo psicanalista protagonista di un vero e proprio caso editoriale. Chiesa parla dal sito di Megachip con un 'diario' sulla sua esperienza inedita di 'licenziato eccellente' (testimonianza che sara' pubblicata anche da Micromega nel numero in uscita dopodomani). Giulietto Chiesa racconta il suo licenziamento in tronco da un settimanale che avrebbe dovuto recuperare e ampliare l'esperienza di 'Avvenimenti' grazie a un progetto editoriale discusso per circa tre mesi. Poi la doccia fredda: via Chiesa e l'appoggio di Megachip, Minucci e insieme a loro le firme piu' note, Vauro con Emergency, Dalla Chiesa, Travaglio, l'ultima in ordine di tempo quella storica di Novelli. Al timone un direttore pro tempore, Pino Di Maula gia' alla guida del giornale on line Clorofilla. Sono attese dai giornalisti le decisioni degli editori sulla nomina di un nuovo direttore (Ritanna Armeni o Fabrizio Gatti), mentre nella redazione e' sempre alta la tensione. Si attende una virata capace di ridare sicurezza ma c'e' anche scetticismo su una nomina che segue un licenziamento non indolore. Ore frenetiche anche per cercare di chiudere il numero che dedica la sua copertina alle donne, vista la ricorrenza dell'otto marzo. Ci sara' la rubrica fissa di Fagioli, definito dall'editore un collaboratore occasionale. Un'operazione difficile che dovrebbe rendere conto anche della posizione dell'assemblea dei redattori che si pone ormai molti interrogativi sul futuro stesso del giornale. Sembra che gli editori pensino ad una grande iniziativa mediatica che rilanci la testata ma la strada sembra ormai tutta in salita. Chiesa rievoca le fasi della trattativa, dall'elaborazione delle linee editoriali: ''Siamo partiti. E, appena partiti, ci siamo subito accorti che qualcosa di grave stava succedendo. Intanto l'apparizione sul primo numero della firma, corredata con foto, di un signore a me sconosciuto, tale Massimo Fagioli. Articolo che non avevo visto in precedenza, che non mi era stato annunciato e che, alla prima lettura, risultava incomprensibile: un coacervo di parole pressoche' senza senso comune. Chi aveva deciso? Sua maesta' la proprieta'. Alle nostre rimostranze, si rispose mettendo in pagina, nel secondo numero, non una ma due pagine del signore a me sconosciuto, questa volta corredate con una grande fotografia, nelle quali il signor Fagioli questa volta faceva di meglio: in mezzo a una valanga di frasi di difficilissima decifrazione, faceva capire che la linea editoriale di Left Avvenimenti l'aveva prefigurata lui alcuni mesi prima, ma proponeva ai lettori il suo 'sogno', cioe' di mettere in collegamento Left con Liberazione. Con tutto il rispetto per il mio amico Sansonetti, questo non era nei patti, cioe' nella linea editoriale concordata. E il resto del giornale? Il resto - come si vedra' tra poco - e' stato cancellato dalla enorme ombra del signor Fagioli''. (ANSA).
SN 01-MAR-06 16:57 NNN
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
mercoledì 1 marzo 2006
Tonino Scrimenti segnala:
l'Unità a pagina 2, Corriere della Sera a pagina 12, Repubblica a pagina 13 e l'amaca di Michele Serra a pagina 20. Troverete qui di seguito tutti questi testi.
Vengono segnalati anche testi sul medesimo argomento apparsi su il manifesto a pagina 4 (che troverete pure qui di seguito), su Italia Oggi - con il titolo: «Left, il mistero si infittisce» e su Finanza e Mercati con il titolo: «Altri addio a Left: fuori Vauro e Travaglio» (accessibili entrambi solo per gli abbonati, ma se qualcuno potesse inviarceli...) -, e inoltre sul sito internet di articolo21.info, su quello di megachip.info, ed anche di puntocomonline.it, e poi stralci da un'ANSA (utilizzata in parte anche dall'Unità e dal manifesto) su Prima Comunicazione on line e un articolo di Giulietto Chiesa su aprileonline.info, organo elettronico della sinistra ds.
Ci riserviamo di pubblicare questi ultimi materiali - che abbiamo pure quasi tutti ricevuto - eventualmente in seguito o di inviarli per e.mail a chi ne facesse richiesta.
l'Unità a pagina 2, Corriere della Sera a pagina 12, Repubblica a pagina 13 e l'amaca di Michele Serra a pagina 20. Troverete qui di seguito tutti questi testi.
Vengono segnalati anche testi sul medesimo argomento apparsi su il manifesto a pagina 4 (che troverete pure qui di seguito), su Italia Oggi - con il titolo: «Left, il mistero si infittisce» e su Finanza e Mercati con il titolo: «Altri addio a Left: fuori Vauro e Travaglio» (accessibili entrambi solo per gli abbonati, ma se qualcuno potesse inviarceli...) -, e inoltre sul sito internet di articolo21.info, su quello di megachip.info, ed anche di puntocomonline.it, e poi stralci da un'ANSA (utilizzata in parte anche dall'Unità e dal manifesto) su Prima Comunicazione on line e un articolo di Giulietto Chiesa su aprileonline.info, organo elettronico della sinistra ds.
Ci riserviamo di pubblicare questi ultimi materiali - che abbiamo pure quasi tutti ricevuto - eventualmente in seguito o di inviarli per e.mail a chi ne facesse richiesta.
ancora Left: Corriere della Sera, l'Unità, il manifesto, Repubblica...
Corriere della Sera 1 marzo 2006
IL CASO «LEFT»
«C'è Fagioli dietro la sinistra che nega la violenza»
Bellocchio: ha convinto il leader di Rifondazione, anche Gardini jr crede nelle sue idee
ROMA - Forse si può scrivere: è tornato Massimo Fagioli. L’ex guru degli anni Settanta, l’ex giovane e talentuosa promessa della psicanalisi freudiana, che scosse, e secondo alcuni deturpò, fino a guadagnarsi l’esaltante e faticosa fama di eretico (estesa poi, con il trascorrere del tempo, anche alla politica e al marxismo). Assemblee trasformate in psicoterapia di gruppo, le signore dei salotti radical-chic pazze di lui, plotoni di militanti che a sinistra cominciavano a farsi chiamare «fagiolini». Il Maestro aveva fascino e carisma, genialità e astuzia: sono passati trent’anni, sembrava roba da archivio e invece no, invece Massimo Fagioli sta di nuovo facendo parlare di sé. Pur di affidargli una rubrica, Ivan Gardini, figlio di Raul, editore di Left , il settimanale nato dall’esperienza di Avvenimenti , non esita a licenziare Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa, direttore responsabile e condirettore. Ma non solo: pochi mesi fa, il volto - e il pensiero? - di Fagioli è accanto a quello di Fausto Bertinotti. Il segretario di Rifondazione comunista presenta la sua candidatura alle primarie dell’Unione. Libreria «Amore e psiche». Folla che applaude. Lui che saluta sulla porta. E Bertinotti che, a sorpresa, in una serie di interviste, prende le distanze dai violenti dei centri sociali, dal tafferuglio organizzato, dal movimentismo più estremo.
«La verità è che gli incontri con Massimo Fagioli cambiano le persone». Marco Bellocchio, uno dei maestri del cinema italiano, è autorizzato a dirlo. «A Massimo attribuisco la capacità di curarmi e una grande intelligenza. Lo conobbi una mattina del 1977, a Villa Massimo, sede universitaria in assemblea permanente, dove io entrai con lo scetticismo dell’intellettuale curioso ma pieno di dubbi. Ebbene, in queste ore, posso dire che non è Massimo ad essere tornato: ma sono gli altri ad averlo ritrovato, ricercato, riscoperto».
La storia accaduta al settimanale Left è, in tal senso, emblematica. «In quel microcosmo è evidentemente in atto, credo, uno scontro ideologico. L’editore, probabilmente, crede in Massimo e nel suo pensiero, che è sempre stato malvisto da una certa ortodossia comunista». Le sue critiche al marxismo... «Che fallisce, dice Fagioli, perché alla fine si occupa solo del materiale, dell’economia, e non accetta di prendere in esame la psiche, la "malattia"...». Questi discorsi hanno fatto discutere e sembravano, però, archiviati. «E invece no, sono attualissimi. Il pensiero di Massimo è modernissimo. Basti vedere cosa ha prodotto il suo incontro con Bertinotti, l’innesto del suo pensiero con quello del segretario che, improvvisamente, prende le distanze dal conflitto violento». Bertinotti che se lo tiene accanto, un editore di sinistra che lo vuole come commentatore fisso... «Chi si è perso e ha bisogno di lui, lo cerca. Ma sono ancora pochi, ad avere questa esigenza. La cultura dominante è, infatti, sempre molto sospettosa... D’altra parte, una classe politica così arrendevole davanti a certi temi della cattolicità, della religiosità, così piegata sulla razionalità... beh, era e resta preoccupata, imbarazzata, impreparata ad affrontare l’irrazionalità dell’individuo, il suo inconscio...».
Con il rispetto dovuto, forse è possibile dire che Marco Bellocchio usa i toni, ha il fervore del «fagiolino» che non ha mollato, mai, il Maestro. «Non è un mistero che il mio rapporto con lui sia ancora molto stretto. Sebbene, la collaborazione artistica si sia interrotta». Tre film - Il sogno della farfalla, La condanna e Il diavolo in corpo - e su quest’ultimo set, poi, polemiche aspre, accuse di plagio e... «Menzogne. Stupidità. Fui io, durante le riprese del film Il diavolo in corpo , a chiedere aiuto a Massimo che, nel volgere di pochi giorni, divenne praticamente il regista del regista. Pur non sapendo nulla di cinema, egli seppe infatti rivitalizzare la mia fantasia, mi fece trovare immagini, provare sensazioni...».
Senta, Bellocchio: lei adesso è candidato con la Rosa nel pugno, la federazione dei Radicali e dei socialisti. Ecco, in questa sua scelta, c’entra qualcosa ancora Massimo Fagioli? «Mi ha chiamato Marco Pannella. Mi ha spiegato che hanno bisogno di visibilità. Il mio nome e cognome, forse, potrà essergli utile. E io mi sono messo a disposizione. Sono laico. No, stavolta Massimo Fagioli non c’entra niente».
corredano l'articolo le foto di Massimo Fagioli di Fausto Bertinotti e di Marco Bellocchio, con le seguenti didascalie:
MASSIMO FAGIOLI Si è laureato in medicina all'Università di Roma e poi specializzato in neuropsichiatria, ha lanciato l'analisi collettiva
FAUSTO BERTINOTTI Il segretario del Prc era con Fagioli quando ha presentato la sua candidatura alle primarie dell'Unione
IL REGISTA Gli incontri con Fagioli cambiano le persone, a me è successo
Corriere della Sera 1 marzo 2006
Le uscite della rivista
Addio anche da Vauro, Emergency e Travaglio
Rapporto chiuso anche per Vauro ed Emergency con Left-Avvenimenti dopo la defenestrazione di Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa. Lo ha annunciato ieri Vauro: «Da questa settimana non ci sarà la mia vignetta. È un'altra occasione mancata». E scompare dall'elenco delle firme anche Marco Travaglio. Vincino resta in attesa di capire cosa sia successo.
l’Unità 1 marzo 2006 Pagina 2
IL CASO Gli editori: decidiamo noi i contenuti, la vicenda dello psicanalista è solo un pretesto. C’è un abisso generazionale tra noi e i direttori Minucci e Chiesa
Left, dopo la lite, l’esodo. Vanno via Dalla Chiesa, Vauro, Emergency, Travaglio...
di Wanda Marra / Roma
Le mani di Massimo Fagioli su Left Avvenimenti: il giorno dopo il licenziamento del Direttore, Adalberto Minucci e del Condirettore, Giulietto Chiesa, il “caso “suona ancora così. D’altra parte è lo stesso “guru” dell’analisi collettiva che interviene a sottolineare la contiguità tra il progetto editoriale del giornale e la sua «ricerca psicanalitica». E per quanto la direzione si affanni a precisare che «non esistono legami organici e/o organizzativi» con Fagioli «del quale, semplicemente, riceviamo con piacere alcuni contributi», sono le firme su cui si puntava per il successo del settimanale a trarre le logiche conclusioni da quanto accaduto. Dichiarano chiusa la loro collaborazione Vauro, Emergency, Nando Dalla Chiesa e Marco Travaglio. Intanto la redazione è in stato d’agitazione, e arriva la solidarietà di Silvia Garambois, segretaria dell’Associazione Stampa Romana. E c'è la grande amarezza di Minucci mentre racconta di non aver neanche ricevuto una lettera ufficiale con la comunicazione del suo licenziamento. E lui che racconta dal principio la storia di Left-Avvenimenti. Racconta delle difficoltà economiche di Avvenimenti, dalle cui ceneri il settimanale di cui è stato Direttore fìno all’altroieri è nato. Fino a quando nello scorso autunno, «abbiamo cercato di trovare dei nuovi soci della cooperativa che portassero delle risorse finanziarie», spiega. I nuovi soci arrivano: sono Ivan Gardini, sua moglie, Ivana Bonaccorsi e il fratello Luca Bonaccorsi. Per entrare chiedono la maggioranza nell’assemblea dei soci e nel Cda, che viene loro accordata. Ma intanto il giornale viene rilanciato: parte Left Avvenimenti, con pagine raddoppiate, nuova carta, nuova veste grafica. E il lancio di collaborazioni prestigiose. Fedele al motto che aveva caratterizzato già Avvenimenti «né padroni, né padrini». Già nel primo numero appare un articolo di Fagioli, senza che la direzione ne fosse informata. «Manifestiamo la nostra sorpresa e la nostra protesta - racconta Minucci - e Bonaccorsi mi dice di essere di fronte a un problema: Fagioli aveva avuto da ridire sul fatto che il suo pezzo era stato tagliato».
La rettifica viene autorizzata. Ma si trasforma, all’insaputa della direzione, in un articolo che copre ben 2 pagine, con una foto dello psicanalista decisamente grande. Espliciti gli intenti dell'autore: designarsi come il reale ispiratore della linea del giornale e perseguire un’alleanza con Liberazione. In calce al pezzo una nota non firmata, della quale ancora una volta i direttori non sanno nulla, annuncia che Fagioli avrà una rubrica settimanale. L'articolo numero due di Fagioli non è il solo motivo di contrasto tra i Direttori e i nuovi soci della cooperativa: «Mi era stato chiesto di togliere un pezzo del nostro critico teatrale, Marcantonio Lucidi, che recensiva uno spettacolo in cui una donna si trasformava in uomo», spiega Minucci. La motivazione addotta da Bonaccorsi che nella premessa si avoca, in quanto Direttore editoriale il diritto di decidere i contenuti - è che fosse poco in linea con il progetto del giornale, in base a «considerazioni estetiche», oltre che «contenutisti che». A questo punto scoppia la lite: i Direttori chiedono il rispetto delle regole, dicono no a una rubrica di Fagioli, ma offrono anche una mediazione, contemplando la possibilità che lo psicanalista possa collaborare con il giornale. L’epilogo è noto. E i soci di maggioranza offrono la loro lettura. Se per quel che riguarda Ivan Gardini c’è l’imbarazzo di portare avanti un progetto editoriale riportabile in qualche modo a Mani Pulite, Luca Bonaccorsi liquida Fagioli come un pretesto: «Il problema è più ampio e riguarda l’abisso generazionale fra noi e i questi direttori che hanno contestato anche la lettera di Ivan Gardini al Corsera», dice sostenendo che la direzione in realtà era a conoscenza dell’esistenza dei pezzi dello psicanalista. Così dice anche Fagioli, confermando che il giornale riprende le sue indagini e le sue teorie.
il manifesto 1 marzo 2006 Pagina 4
Fagioli: difendo «Left»
E gli editori precisano
Lo psichiatra Massimo Fagioli rivendica il suo contributo al settimanale Left Avvenimenti, dopo le polemiche sulla sua rubrica fissa sulla rivista che hanno portato al licenziamento dei due direttori Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa. «Certo, il progetto editoriale è loro ma si lega alla mia ricerca psicanalitica, è chiaro», dichiara Fagioli.
Costringendo la nuova proprietà del settimanale a precisare: «Non esistono legami organici e/o organizzativi con il professor Massimo Fagioli del quale, semplicemente, riceviamo con piacere alcuni contributi». Intanto in seguito al licenziamento dei direttori, Emergency ha annunciato che ritirerà la sua collaborazione a Left, lo stesso ha fatto Vauro per le sue vignette e alcune firme come Marco Travaglio e Nando Dalla Chiesa. E il parlamentare Ds Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 ha detto agli editori che «le risposte e le motivazioni date finora non convincono. Credo sia interesse degli editori fare chiarezza e fornire pubbliche spiegazioni anche perchè Chiesa e Minucci sono personaggi di primo piano nel campo informativo».
Repubblica 1 marzo 2006 Pagina 13 - Interni
LA POLEMICA
Left, nuove defezioni
ROMA - Dopo la cacciata dei direttori Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa a sbattere la porta di Left ora è Vauro, che si porta dietro Emergency. Scompare dall'elenco delle firme anche Marco Travaglio. Micromega offre a Chiesa una rubrica intitolata proprio Left.
Repubblica 1 marzo 2006 Pagina 20 - Commenti
L'AMACA
MICHELE SERRA
ABBASTANZA divertente (tranne che per i licenziati) la baruffa di sinistra accaduta a Left, il nuovo settimanale di sinistra i cui direttori di sinistra sono stati cacciati sui due piedi dai nuovi editori di sinistra. Apparentemente, la disputa è generazionale: una coppia di dinamici trentenni (uno dei quali è il figlio di Raul Gardini) rileva un giornale diretto da due maturi e tosti giornalisti militanti (Giulietto Chiesa e Adalberto Minucci). La somma delle età dei due editori è pari, più o meno, all'età di ciascuno dei due insigni direttori. Crisi di ricambio. Largo ai giovani.
Ma mai fidarsi delle apparenze. Il casus belli, infatti, rovescia le parti: gli editori volevano imporre una rubrica dello psicanalista Fagioli, glorioso e indecifrabile intellettuale del secolo scorso, ispiratore di notevoli e dolentissimi film di Bellocchio che, a rivederli oggi, fanno l'effetto di Von Stroheim. Al confronto, il gorbaciovismo di Giulietto Chiesa è avveniristico: Fagioli fa pensare piuttosto a Woodstock, dunque alle saghe dei nonni. Vedi, dunque, quanto è precario e opinabile in concetto di modernità. L'unica modernissima certezza, a sinistra, è la vocazione alla lite e, nel caso in questione, ai modi bruschi. Licenziamento in tronco.
aprileonline.info 1 marzo 2006
I ''Fagioli'' indigesti
I retroscena di un licenziamento improvviso. Giulietto Chiesa racconta come lui e Adalberto Minucci sono stati estromessi da ''Left Avvenimenti''
di Giulietto Chiesa
Succede che anche i capitalisti, quelli che hanno "il grano", sbagliano quando vanno a fare lo shopping. Forse pensavano, comprando “Avvenimenti”, che avrebbero potuto comprare anche il parco buoi, composto dai due direttori, cioè Adalberto Minucci e me, e dalla redazione al completo, con annessi e connessi.
Tre mesi di discussione sul piano editoriale. Tutto sembrava normale, pacifico. Sembrava che tutti volessimo fare una nuova rivista settimanale, dedicata alle inchieste, ai fatti, innovativa nella grafica, e nei contenuti. Per far parlare tutti e a tutti porre la famosa "seconda domanda". Cioè, di sinistra dichiarata, ma obiettiva, indipendente e decisa a non fare complimenti e sconti a nessuno. Bene.
Al primo numero ci siamo imbattuti nel fatto singolare denominato Massimo Fagioli. Un suo articolo (uso questa parola perché non ne ho altre a disposizione, ma la ritengo altamente impropria per descrivere quello scritto) compare sul primo numero di Left-Avvenimenti, ma senza che né Minucci, né io ne fossimo stati informati. Infortunio? Errore dovuto alla fretta? Inesperienza? Per questa ragione né io né Minucci facciamo scandalo della evidente anomalia.
Il giornale doveva essere di "fatti", come diceva anche la pubblicità, e invece ci arriva a sorpresa "un'opinione" che non abbiamo neanche visto prima.
Il secondo numero la sorpresa è più grande. Ci viene annunciato che il professor Fagioli si è arrabbiato perché "qualcuno" gli ha tagliato il pezzo. Chi ? Ma chi lo ha passato, non certo la direzione del giornale, né il caporedattore che nemmeno lo ha visto. Comunque Fagioli esige una riparazione. Come? Con due pagine della rivista, accompagnata da una seconda fotografia del soggetto, più grande della prima. Io non ne so nulla perché sono fuori Roma. Nessuno mi informa. Minucci si dichiara contrario a questo insolito secondo atto di Fagioli e della Proprietà.
Il pezzo va in pagina ed è un vero festival. In realtà si tratta di un'auto-esaltazione dell'autore, che fa sapere al lettore di essere lui il vero ideatore del piano editoriale. In secondo luogo comunica ai lettori il suo "sogno", che è quello di vedere Left accoppiato a Liberazione, insieme appassionatamente a illustrare le idee del 1789. Libertè, Egalité, Fraternité, più una misteriosa "Trasformazione" che non si sa bene da dove viene. Non certo dal 1789.
Terzo e più serio evento: il pezzone si conclude con un bel riquadretto dove appare che Left-Avvenimenti, evidentemente condividendo le tesi del professor Fagioli, gli assegna una rubrica fissa. Si badi bene, non per parlare di Freud e di Jung, o di epigoni vari, ma niente di meno che delle "idee del 1789".
La Proprietà, evidentemente, non sa che in un giornale qualunque i contenuti, e le rubriche, e i collaboratori, li decidono i direttori e non la Proprietà. Non sanno cosa hanno comprato, ecco tutto.
Minucci ed io chiediamo spiegazioni. Ma la discussione si arena sulla rubrica di Fagioli che sembra essere divenuta, inspiegabilmente, il centro di tutti i problemi. La Proprietà si dichiara perfino disposta, bontà sua, a ripristinare le regole elementari del giornalismo, ma esige che la rubrica sia mantenuta.
Al nostro rifiuto veniamo licenziati: da un consiglio di amministrazione di una cooperativa di soci giornalisti, in cui non vi è un solo giornalista. Loro si sono garantiti, nel frattempo, la maggioranza dell'assemblea e del consiglio di amministrazione, perché forse sbagliano lo shopping, qualche volta, ma i conti li sanno fare. Resta solo da spiegare il "mistero Fagioli". Nei tre mesi di discussione, come ammette lo stesso Luca Bonaccorsi, questo nome non era mai apparso in nessuna occasione. Ma doveva essere così importante da determinare la rottura e il licenziamento della direzione.
Saranno pure di sinistra, ma resta appunto da capire di quale sinistra topografica stanno parlando. E, vuoi scommettere? Il terzo numero avrà una importante rubrica di un certo professor Massimo Fagioli.
Si ringraziano: Gabriella Cetroni, Teresa Colombo, Martina Moneglia, Orietta Possanza, Giorgio Valentini, Paolo Tombolesi.
IL CASO «LEFT»
«C'è Fagioli dietro la sinistra che nega la violenza»
Bellocchio: ha convinto il leader di Rifondazione, anche Gardini jr crede nelle sue idee
ROMA - Forse si può scrivere: è tornato Massimo Fagioli. L’ex guru degli anni Settanta, l’ex giovane e talentuosa promessa della psicanalisi freudiana, che scosse, e secondo alcuni deturpò, fino a guadagnarsi l’esaltante e faticosa fama di eretico (estesa poi, con il trascorrere del tempo, anche alla politica e al marxismo). Assemblee trasformate in psicoterapia di gruppo, le signore dei salotti radical-chic pazze di lui, plotoni di militanti che a sinistra cominciavano a farsi chiamare «fagiolini». Il Maestro aveva fascino e carisma, genialità e astuzia: sono passati trent’anni, sembrava roba da archivio e invece no, invece Massimo Fagioli sta di nuovo facendo parlare di sé. Pur di affidargli una rubrica, Ivan Gardini, figlio di Raul, editore di Left , il settimanale nato dall’esperienza di Avvenimenti , non esita a licenziare Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa, direttore responsabile e condirettore. Ma non solo: pochi mesi fa, il volto - e il pensiero? - di Fagioli è accanto a quello di Fausto Bertinotti. Il segretario di Rifondazione comunista presenta la sua candidatura alle primarie dell’Unione. Libreria «Amore e psiche». Folla che applaude. Lui che saluta sulla porta. E Bertinotti che, a sorpresa, in una serie di interviste, prende le distanze dai violenti dei centri sociali, dal tafferuglio organizzato, dal movimentismo più estremo.
«La verità è che gli incontri con Massimo Fagioli cambiano le persone». Marco Bellocchio, uno dei maestri del cinema italiano, è autorizzato a dirlo. «A Massimo attribuisco la capacità di curarmi e una grande intelligenza. Lo conobbi una mattina del 1977, a Villa Massimo, sede universitaria in assemblea permanente, dove io entrai con lo scetticismo dell’intellettuale curioso ma pieno di dubbi. Ebbene, in queste ore, posso dire che non è Massimo ad essere tornato: ma sono gli altri ad averlo ritrovato, ricercato, riscoperto».
La storia accaduta al settimanale Left è, in tal senso, emblematica. «In quel microcosmo è evidentemente in atto, credo, uno scontro ideologico. L’editore, probabilmente, crede in Massimo e nel suo pensiero, che è sempre stato malvisto da una certa ortodossia comunista». Le sue critiche al marxismo... «Che fallisce, dice Fagioli, perché alla fine si occupa solo del materiale, dell’economia, e non accetta di prendere in esame la psiche, la "malattia"...». Questi discorsi hanno fatto discutere e sembravano, però, archiviati. «E invece no, sono attualissimi. Il pensiero di Massimo è modernissimo. Basti vedere cosa ha prodotto il suo incontro con Bertinotti, l’innesto del suo pensiero con quello del segretario che, improvvisamente, prende le distanze dal conflitto violento». Bertinotti che se lo tiene accanto, un editore di sinistra che lo vuole come commentatore fisso... «Chi si è perso e ha bisogno di lui, lo cerca. Ma sono ancora pochi, ad avere questa esigenza. La cultura dominante è, infatti, sempre molto sospettosa... D’altra parte, una classe politica così arrendevole davanti a certi temi della cattolicità, della religiosità, così piegata sulla razionalità... beh, era e resta preoccupata, imbarazzata, impreparata ad affrontare l’irrazionalità dell’individuo, il suo inconscio...».
Con il rispetto dovuto, forse è possibile dire che Marco Bellocchio usa i toni, ha il fervore del «fagiolino» che non ha mollato, mai, il Maestro. «Non è un mistero che il mio rapporto con lui sia ancora molto stretto. Sebbene, la collaborazione artistica si sia interrotta». Tre film - Il sogno della farfalla, La condanna e Il diavolo in corpo - e su quest’ultimo set, poi, polemiche aspre, accuse di plagio e... «Menzogne. Stupidità. Fui io, durante le riprese del film Il diavolo in corpo , a chiedere aiuto a Massimo che, nel volgere di pochi giorni, divenne praticamente il regista del regista. Pur non sapendo nulla di cinema, egli seppe infatti rivitalizzare la mia fantasia, mi fece trovare immagini, provare sensazioni...».
Senta, Bellocchio: lei adesso è candidato con la Rosa nel pugno, la federazione dei Radicali e dei socialisti. Ecco, in questa sua scelta, c’entra qualcosa ancora Massimo Fagioli? «Mi ha chiamato Marco Pannella. Mi ha spiegato che hanno bisogno di visibilità. Il mio nome e cognome, forse, potrà essergli utile. E io mi sono messo a disposizione. Sono laico. No, stavolta Massimo Fagioli non c’entra niente».
corredano l'articolo le foto di Massimo Fagioli di Fausto Bertinotti e di Marco Bellocchio, con le seguenti didascalie:
MASSIMO FAGIOLI Si è laureato in medicina all'Università di Roma e poi specializzato in neuropsichiatria, ha lanciato l'analisi collettiva
FAUSTO BERTINOTTI Il segretario del Prc era con Fagioli quando ha presentato la sua candidatura alle primarie dell'Unione
IL REGISTA Gli incontri con Fagioli cambiano le persone, a me è successo
Corriere della Sera 1 marzo 2006
Le uscite della rivista
Addio anche da Vauro, Emergency e Travaglio
Rapporto chiuso anche per Vauro ed Emergency con Left-Avvenimenti dopo la defenestrazione di Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa. Lo ha annunciato ieri Vauro: «Da questa settimana non ci sarà la mia vignetta. È un'altra occasione mancata». E scompare dall'elenco delle firme anche Marco Travaglio. Vincino resta in attesa di capire cosa sia successo.
l’Unità 1 marzo 2006 Pagina 2
IL CASO Gli editori: decidiamo noi i contenuti, la vicenda dello psicanalista è solo un pretesto. C’è un abisso generazionale tra noi e i direttori Minucci e Chiesa
Left, dopo la lite, l’esodo. Vanno via Dalla Chiesa, Vauro, Emergency, Travaglio...
di Wanda Marra / Roma
Le mani di Massimo Fagioli su Left Avvenimenti: il giorno dopo il licenziamento del Direttore, Adalberto Minucci e del Condirettore, Giulietto Chiesa, il “caso “suona ancora così. D’altra parte è lo stesso “guru” dell’analisi collettiva che interviene a sottolineare la contiguità tra il progetto editoriale del giornale e la sua «ricerca psicanalitica». E per quanto la direzione si affanni a precisare che «non esistono legami organici e/o organizzativi» con Fagioli «del quale, semplicemente, riceviamo con piacere alcuni contributi», sono le firme su cui si puntava per il successo del settimanale a trarre le logiche conclusioni da quanto accaduto. Dichiarano chiusa la loro collaborazione Vauro, Emergency, Nando Dalla Chiesa e Marco Travaglio. Intanto la redazione è in stato d’agitazione, e arriva la solidarietà di Silvia Garambois, segretaria dell’Associazione Stampa Romana. E c'è la grande amarezza di Minucci mentre racconta di non aver neanche ricevuto una lettera ufficiale con la comunicazione del suo licenziamento. E lui che racconta dal principio la storia di Left-Avvenimenti. Racconta delle difficoltà economiche di Avvenimenti, dalle cui ceneri il settimanale di cui è stato Direttore fìno all’altroieri è nato. Fino a quando nello scorso autunno, «abbiamo cercato di trovare dei nuovi soci della cooperativa che portassero delle risorse finanziarie», spiega. I nuovi soci arrivano: sono Ivan Gardini, sua moglie, Ivana Bonaccorsi e il fratello Luca Bonaccorsi. Per entrare chiedono la maggioranza nell’assemblea dei soci e nel Cda, che viene loro accordata. Ma intanto il giornale viene rilanciato: parte Left Avvenimenti, con pagine raddoppiate, nuova carta, nuova veste grafica. E il lancio di collaborazioni prestigiose. Fedele al motto che aveva caratterizzato già Avvenimenti «né padroni, né padrini». Già nel primo numero appare un articolo di Fagioli, senza che la direzione ne fosse informata. «Manifestiamo la nostra sorpresa e la nostra protesta - racconta Minucci - e Bonaccorsi mi dice di essere di fronte a un problema: Fagioli aveva avuto da ridire sul fatto che il suo pezzo era stato tagliato».
La rettifica viene autorizzata. Ma si trasforma, all’insaputa della direzione, in un articolo che copre ben 2 pagine, con una foto dello psicanalista decisamente grande. Espliciti gli intenti dell'autore: designarsi come il reale ispiratore della linea del giornale e perseguire un’alleanza con Liberazione. In calce al pezzo una nota non firmata, della quale ancora una volta i direttori non sanno nulla, annuncia che Fagioli avrà una rubrica settimanale. L'articolo numero due di Fagioli non è il solo motivo di contrasto tra i Direttori e i nuovi soci della cooperativa: «Mi era stato chiesto di togliere un pezzo del nostro critico teatrale, Marcantonio Lucidi, che recensiva uno spettacolo in cui una donna si trasformava in uomo», spiega Minucci. La motivazione addotta da Bonaccorsi che nella premessa si avoca, in quanto Direttore editoriale il diritto di decidere i contenuti - è che fosse poco in linea con il progetto del giornale, in base a «considerazioni estetiche», oltre che «contenutisti che». A questo punto scoppia la lite: i Direttori chiedono il rispetto delle regole, dicono no a una rubrica di Fagioli, ma offrono anche una mediazione, contemplando la possibilità che lo psicanalista possa collaborare con il giornale. L’epilogo è noto. E i soci di maggioranza offrono la loro lettura. Se per quel che riguarda Ivan Gardini c’è l’imbarazzo di portare avanti un progetto editoriale riportabile in qualche modo a Mani Pulite, Luca Bonaccorsi liquida Fagioli come un pretesto: «Il problema è più ampio e riguarda l’abisso generazionale fra noi e i questi direttori che hanno contestato anche la lettera di Ivan Gardini al Corsera», dice sostenendo che la direzione in realtà era a conoscenza dell’esistenza dei pezzi dello psicanalista. Così dice anche Fagioli, confermando che il giornale riprende le sue indagini e le sue teorie.
il manifesto 1 marzo 2006 Pagina 4
Fagioli: difendo «Left»
E gli editori precisano
Lo psichiatra Massimo Fagioli rivendica il suo contributo al settimanale Left Avvenimenti, dopo le polemiche sulla sua rubrica fissa sulla rivista che hanno portato al licenziamento dei due direttori Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa. «Certo, il progetto editoriale è loro ma si lega alla mia ricerca psicanalitica, è chiaro», dichiara Fagioli.
Costringendo la nuova proprietà del settimanale a precisare: «Non esistono legami organici e/o organizzativi con il professor Massimo Fagioli del quale, semplicemente, riceviamo con piacere alcuni contributi». Intanto in seguito al licenziamento dei direttori, Emergency ha annunciato che ritirerà la sua collaborazione a Left, lo stesso ha fatto Vauro per le sue vignette e alcune firme come Marco Travaglio e Nando Dalla Chiesa. E il parlamentare Ds Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 ha detto agli editori che «le risposte e le motivazioni date finora non convincono. Credo sia interesse degli editori fare chiarezza e fornire pubbliche spiegazioni anche perchè Chiesa e Minucci sono personaggi di primo piano nel campo informativo».
Repubblica 1 marzo 2006 Pagina 13 - Interni
LA POLEMICA
Left, nuove defezioni
ROMA - Dopo la cacciata dei direttori Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa a sbattere la porta di Left ora è Vauro, che si porta dietro Emergency. Scompare dall'elenco delle firme anche Marco Travaglio. Micromega offre a Chiesa una rubrica intitolata proprio Left.
Repubblica 1 marzo 2006 Pagina 20 - Commenti
L'AMACA
MICHELE SERRA
ABBASTANZA divertente (tranne che per i licenziati) la baruffa di sinistra accaduta a Left, il nuovo settimanale di sinistra i cui direttori di sinistra sono stati cacciati sui due piedi dai nuovi editori di sinistra. Apparentemente, la disputa è generazionale: una coppia di dinamici trentenni (uno dei quali è il figlio di Raul Gardini) rileva un giornale diretto da due maturi e tosti giornalisti militanti (Giulietto Chiesa e Adalberto Minucci). La somma delle età dei due editori è pari, più o meno, all'età di ciascuno dei due insigni direttori. Crisi di ricambio. Largo ai giovani.
Ma mai fidarsi delle apparenze. Il casus belli, infatti, rovescia le parti: gli editori volevano imporre una rubrica dello psicanalista Fagioli, glorioso e indecifrabile intellettuale del secolo scorso, ispiratore di notevoli e dolentissimi film di Bellocchio che, a rivederli oggi, fanno l'effetto di Von Stroheim. Al confronto, il gorbaciovismo di Giulietto Chiesa è avveniristico: Fagioli fa pensare piuttosto a Woodstock, dunque alle saghe dei nonni. Vedi, dunque, quanto è precario e opinabile in concetto di modernità. L'unica modernissima certezza, a sinistra, è la vocazione alla lite e, nel caso in questione, ai modi bruschi. Licenziamento in tronco.
aprileonline.info 1 marzo 2006
I ''Fagioli'' indigesti
I retroscena di un licenziamento improvviso. Giulietto Chiesa racconta come lui e Adalberto Minucci sono stati estromessi da ''Left Avvenimenti''
di Giulietto Chiesa
Succede che anche i capitalisti, quelli che hanno "il grano", sbagliano quando vanno a fare lo shopping. Forse pensavano, comprando “Avvenimenti”, che avrebbero potuto comprare anche il parco buoi, composto dai due direttori, cioè Adalberto Minucci e me, e dalla redazione al completo, con annessi e connessi.
Tre mesi di discussione sul piano editoriale. Tutto sembrava normale, pacifico. Sembrava che tutti volessimo fare una nuova rivista settimanale, dedicata alle inchieste, ai fatti, innovativa nella grafica, e nei contenuti. Per far parlare tutti e a tutti porre la famosa "seconda domanda". Cioè, di sinistra dichiarata, ma obiettiva, indipendente e decisa a non fare complimenti e sconti a nessuno. Bene.
Al primo numero ci siamo imbattuti nel fatto singolare denominato Massimo Fagioli. Un suo articolo (uso questa parola perché non ne ho altre a disposizione, ma la ritengo altamente impropria per descrivere quello scritto) compare sul primo numero di Left-Avvenimenti, ma senza che né Minucci, né io ne fossimo stati informati. Infortunio? Errore dovuto alla fretta? Inesperienza? Per questa ragione né io né Minucci facciamo scandalo della evidente anomalia.
Il giornale doveva essere di "fatti", come diceva anche la pubblicità, e invece ci arriva a sorpresa "un'opinione" che non abbiamo neanche visto prima.
Il secondo numero la sorpresa è più grande. Ci viene annunciato che il professor Fagioli si è arrabbiato perché "qualcuno" gli ha tagliato il pezzo. Chi ? Ma chi lo ha passato, non certo la direzione del giornale, né il caporedattore che nemmeno lo ha visto. Comunque Fagioli esige una riparazione. Come? Con due pagine della rivista, accompagnata da una seconda fotografia del soggetto, più grande della prima. Io non ne so nulla perché sono fuori Roma. Nessuno mi informa. Minucci si dichiara contrario a questo insolito secondo atto di Fagioli e della Proprietà.
Il pezzo va in pagina ed è un vero festival. In realtà si tratta di un'auto-esaltazione dell'autore, che fa sapere al lettore di essere lui il vero ideatore del piano editoriale. In secondo luogo comunica ai lettori il suo "sogno", che è quello di vedere Left accoppiato a Liberazione, insieme appassionatamente a illustrare le idee del 1789. Libertè, Egalité, Fraternité, più una misteriosa "Trasformazione" che non si sa bene da dove viene. Non certo dal 1789.
Terzo e più serio evento: il pezzone si conclude con un bel riquadretto dove appare che Left-Avvenimenti, evidentemente condividendo le tesi del professor Fagioli, gli assegna una rubrica fissa. Si badi bene, non per parlare di Freud e di Jung, o di epigoni vari, ma niente di meno che delle "idee del 1789".
La Proprietà, evidentemente, non sa che in un giornale qualunque i contenuti, e le rubriche, e i collaboratori, li decidono i direttori e non la Proprietà. Non sanno cosa hanno comprato, ecco tutto.
Minucci ed io chiediamo spiegazioni. Ma la discussione si arena sulla rubrica di Fagioli che sembra essere divenuta, inspiegabilmente, il centro di tutti i problemi. La Proprietà si dichiara perfino disposta, bontà sua, a ripristinare le regole elementari del giornalismo, ma esige che la rubrica sia mantenuta.
Al nostro rifiuto veniamo licenziati: da un consiglio di amministrazione di una cooperativa di soci giornalisti, in cui non vi è un solo giornalista. Loro si sono garantiti, nel frattempo, la maggioranza dell'assemblea e del consiglio di amministrazione, perché forse sbagliano lo shopping, qualche volta, ma i conti li sanno fare. Resta solo da spiegare il "mistero Fagioli". Nei tre mesi di discussione, come ammette lo stesso Luca Bonaccorsi, questo nome non era mai apparso in nessuna occasione. Ma doveva essere così importante da determinare la rottura e il licenziamento della direzione.
Saranno pure di sinistra, ma resta appunto da capire di quale sinistra topografica stanno parlando. E, vuoi scommettere? Il terzo numero avrà una importante rubrica di un certo professor Massimo Fagioli.
Si ringraziano: Gabriella Cetroni, Teresa Colombo, Martina Moneglia, Orietta Possanza, Giorgio Valentini, Paolo Tombolesi.
da "Liberazione" di ieri, 28 febbraio 06
Liberazione martedì 28 febbraio 2006
Ratzinger e Pera
L’origine dell’odio xenofobo è la donna
di Angela Azzaro
Papa Benedetto XVI è ritornato sul tema che sta caratterizzando il suo Pontificato: la celebrazione dell’embrione e il conseguente attacco alla libera scelta delle donne. Le dichiarazioni di Ratzinger arrivano qualche giorno dopo la presentazione del “manifesto” teo-con di Marcello Pera (che noi, su Liberazione, abbiamo accostato al manifesto in difesa della razza del 1938).
In apparenza tra Ratzinger e Pera c’è contrasto (l’ecumenismo del papa, la xenofobia di Pera), in realtà a me pare che ci sia un tracciato comune: la volontà di subordinare alla vita astratta, fondata sull’amore di dio, le vite reali, quelle delle donne (che rappresentano il massimo della diversità) e poi quelle di chi ha un’altra identità sessuale, o un’altra cultura, o un’altra religione. C’è un filo che tiene insieme queste discriminazioni: la prima discriminata è la donna e poi, via via, le diversità che appaiono più evidenti.
Benedetto XVI ha detto: «L’amore di dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre e il bambino o il giovane o l’uomo maturo o l’anziano». Ha aggiunto che l’amore di dio per l’uomo «rivela fino a che punto la persona umana sia degna di essere amata in se stessa indipendentemente da qualsiasi altra considerazione: intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrità e così via». L’embrione soggetto di diritto, in questo ordine discorsivo, sembra si discosti nettamente dall’esito razzista del manifesto del presidente del Senato: il papa dà l’impressione di prendere le distanze dalla xenofobia di chi si richiama ad un astratto Occidente, inteso come cristianità, da opporre all’Oriente inteso come mondo islamico. Ma credo che non sia così. Quando il Papa dice «L’embrione è persona», non fa altro che creare una prima frattura, ideologica e politica, perché subordina la vita delle donne in carne e ossa alla difesa degli embrioni. Innesta in questo modo un meccanismo di discriminazione, cioè di stigmatizzazione della diversità, che è il padre e la madre di tutti i meccanismi di discriminazione e di stigmatizzazione della diversità. E’ qui che il pensiero del papa torna ad abbracciare il pensiero di Pera, e la loro ostilità alle diversità si unificano. E infatti Pera ha scritto: «Siamo impegnati a sostenere il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale; a considerare il nascituro come “qualcuno”, titolare di diritti che devono essere bilanciati con altri, e mai come qualcosa di sacrificabile per fini diversi».
Che cosa accade quando i diritti del cosiddetto nascituro devono essere bilanciati? Accade che la donna perde la possibilità di scegliere se essere madre o no: viene cioè ridotta a mero contenitore biologico, ridotta ad ammasso di cellule la cui volontà è nelle mani di dio (cioè dei maschi).
E’ sul corpo della donna che si gioca questa strana (solo apparentemente contraddittoria) alleanza tra riduzionismo biologico (razzista) e “valori umani” resi dogmi in nome di dio.
Il processo che porta a considerare la diversità come elemento da discriminare, l’alterità non come ricchezza ma come minaccia, ha un fondamento, una origine chiarissima, la discriminazione della donna, la sua identificazione con la natura: corpo senza intelligenza, persona a metà, soggetto in cui la biologia invade tutto, levando autorevolezza, potere, signorìa sul proprio corpo e sulle scelte di vita.
Il meccanismo si ripete, non si arresta: i processi di punizione del diverso - che sono la base del razzismo - procedono a passo spedito contro popoli, culture, storie, identità sessuali. E’ un fiume in piena che - anche al di là delle intenzioni e del pensiero di chi gli ha dato vita - costruisce odio, violenza.
In Italia, oggi, questa dinamica è diritto. Si chiama legge 40, cioè la legge sulla fecondazione assistita. E’ il grande rimosso e come tutti i grandi rimossi può tornare nei modi peggiori, meno prevedibili. La legge 40, a partire dal tentativo di normare il corpo delle donne, crea le basi per una società fondata sul terribile mix di fondamentalismo e riduzionismo biologico. Non riguarda solo le donne o le coppie che ricorrono alle tecnologie per avere un figlio. Quando parliamo di questa legge stiamo discutendo di quale società vogliamo per viverci, quale mondo vogliamo costruire per noi e per coloro che verranno. Parliamo, cioè, di politica nel senso più vero. Vogliamo vivere in un Paese fondato sull’odio, sulla diversità da ridurre a biologia per meglio controllarla e attaccarla, o vogliamo vivere in un Paese dove la diversità sia una ricchezza? Le preoccupazioni sulla legge 40, per il manifesto di Pera e le dichiarazioni di Benedetto XVI non sono questioni diverse. Non sono problemi che riguardano poche e pochi. Lo capiremo? Riusciremo a farne uno degli argomenti di questa campagna elettorale?
Liberazione martedì 28 febbraio 2006 Lettere
Elezioni
Parole che fanno la differenza
Caro direttore, questa settimana ho fatto un piccolo, fazioso sondaggio interpellando soltanto elettori che prima di tutto hanno a cuore i diritti civili, i diritti delle donne e degli uomini, dei bambini e dei ragazzi, i diritti delle persone già nate, insomma, che sono qui e ora, da ogni dove e di ogni estrazione, senza trascendenze e metafisiche. Ho chiesto loro: «Per chi voterete?». Mi hanno risposto che certamente voteranno per l’Unione, ma non sanno ancora scegliere se accordare la loro preferenza alla sinistra radical-socialista o ai radical-socialisti... di sinistra. E che questo dipenderà da parole come non-violenza, laicità dello Stato, unioni di fatto, istruzione pubblica, libertà di ricerca scientifica e psichiatrica... Il suono di queste parole o meglio il “dentro” del suono di queste parole, quando saranno pronunciate dai candidati al Parlamento, farà la differenza!
Ratzinger e Pera
L’origine dell’odio xenofobo è la donna
di Angela Azzaro
Papa Benedetto XVI è ritornato sul tema che sta caratterizzando il suo Pontificato: la celebrazione dell’embrione e il conseguente attacco alla libera scelta delle donne. Le dichiarazioni di Ratzinger arrivano qualche giorno dopo la presentazione del “manifesto” teo-con di Marcello Pera (che noi, su Liberazione, abbiamo accostato al manifesto in difesa della razza del 1938).
In apparenza tra Ratzinger e Pera c’è contrasto (l’ecumenismo del papa, la xenofobia di Pera), in realtà a me pare che ci sia un tracciato comune: la volontà di subordinare alla vita astratta, fondata sull’amore di dio, le vite reali, quelle delle donne (che rappresentano il massimo della diversità) e poi quelle di chi ha un’altra identità sessuale, o un’altra cultura, o un’altra religione. C’è un filo che tiene insieme queste discriminazioni: la prima discriminata è la donna e poi, via via, le diversità che appaiono più evidenti.
Benedetto XVI ha detto: «L’amore di dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre e il bambino o il giovane o l’uomo maturo o l’anziano». Ha aggiunto che l’amore di dio per l’uomo «rivela fino a che punto la persona umana sia degna di essere amata in se stessa indipendentemente da qualsiasi altra considerazione: intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrità e così via». L’embrione soggetto di diritto, in questo ordine discorsivo, sembra si discosti nettamente dall’esito razzista del manifesto del presidente del Senato: il papa dà l’impressione di prendere le distanze dalla xenofobia di chi si richiama ad un astratto Occidente, inteso come cristianità, da opporre all’Oriente inteso come mondo islamico. Ma credo che non sia così. Quando il Papa dice «L’embrione è persona», non fa altro che creare una prima frattura, ideologica e politica, perché subordina la vita delle donne in carne e ossa alla difesa degli embrioni. Innesta in questo modo un meccanismo di discriminazione, cioè di stigmatizzazione della diversità, che è il padre e la madre di tutti i meccanismi di discriminazione e di stigmatizzazione della diversità. E’ qui che il pensiero del papa torna ad abbracciare il pensiero di Pera, e la loro ostilità alle diversità si unificano. E infatti Pera ha scritto: «Siamo impegnati a sostenere il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale; a considerare il nascituro come “qualcuno”, titolare di diritti che devono essere bilanciati con altri, e mai come qualcosa di sacrificabile per fini diversi».
Che cosa accade quando i diritti del cosiddetto nascituro devono essere bilanciati? Accade che la donna perde la possibilità di scegliere se essere madre o no: viene cioè ridotta a mero contenitore biologico, ridotta ad ammasso di cellule la cui volontà è nelle mani di dio (cioè dei maschi).
E’ sul corpo della donna che si gioca questa strana (solo apparentemente contraddittoria) alleanza tra riduzionismo biologico (razzista) e “valori umani” resi dogmi in nome di dio.
Il processo che porta a considerare la diversità come elemento da discriminare, l’alterità non come ricchezza ma come minaccia, ha un fondamento, una origine chiarissima, la discriminazione della donna, la sua identificazione con la natura: corpo senza intelligenza, persona a metà, soggetto in cui la biologia invade tutto, levando autorevolezza, potere, signorìa sul proprio corpo e sulle scelte di vita.
Il meccanismo si ripete, non si arresta: i processi di punizione del diverso - che sono la base del razzismo - procedono a passo spedito contro popoli, culture, storie, identità sessuali. E’ un fiume in piena che - anche al di là delle intenzioni e del pensiero di chi gli ha dato vita - costruisce odio, violenza.
In Italia, oggi, questa dinamica è diritto. Si chiama legge 40, cioè la legge sulla fecondazione assistita. E’ il grande rimosso e come tutti i grandi rimossi può tornare nei modi peggiori, meno prevedibili. La legge 40, a partire dal tentativo di normare il corpo delle donne, crea le basi per una società fondata sul terribile mix di fondamentalismo e riduzionismo biologico. Non riguarda solo le donne o le coppie che ricorrono alle tecnologie per avere un figlio. Quando parliamo di questa legge stiamo discutendo di quale società vogliamo per viverci, quale mondo vogliamo costruire per noi e per coloro che verranno. Parliamo, cioè, di politica nel senso più vero. Vogliamo vivere in un Paese fondato sull’odio, sulla diversità da ridurre a biologia per meglio controllarla e attaccarla, o vogliamo vivere in un Paese dove la diversità sia una ricchezza? Le preoccupazioni sulla legge 40, per il manifesto di Pera e le dichiarazioni di Benedetto XVI non sono questioni diverse. Non sono problemi che riguardano poche e pochi. Lo capiremo? Riusciremo a farne uno degli argomenti di questa campagna elettorale?
Liberazione martedì 28 febbraio 2006 Lettere
Elezioni
Parole che fanno la differenza
Caro direttore, questa settimana ho fatto un piccolo, fazioso sondaggio interpellando soltanto elettori che prima di tutto hanno a cuore i diritti civili, i diritti delle donne e degli uomini, dei bambini e dei ragazzi, i diritti delle persone già nate, insomma, che sono qui e ora, da ogni dove e di ogni estrazione, senza trascendenze e metafisiche. Ho chiesto loro: «Per chi voterete?». Mi hanno risposto che certamente voteranno per l’Unione, ma non sanno ancora scegliere se accordare la loro preferenza alla sinistra radical-socialista o ai radical-socialisti... di sinistra. E che questo dipenderà da parole come non-violenza, laicità dello Stato, unioni di fatto, istruzione pubblica, libertà di ricerca scientifica e psichiatrica... Il suono di queste parole o meglio il “dentro” del suono di queste parole, quando saranno pronunciate dai candidati al Parlamento, farà la differenza!
Paolo Izzo via e-mail
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