La Repubblica 16.9.03 LETTERE
"Buongiorno, notte", gli assassini e la fermezza
CORRADO AUGIAS
Caro Augias, ho visto "Buongiorno, notte", che ritengo un film mediocre. Anche il fatto che il film sia premiato al botteghino non è conferma di valore ma solo di curiosità per l'argomento e rendita data dalla validità del precedente film di Bellocchio "L'ora di religione". L'afflusso di pubblico è dato a mio parere dall'argomento perché il fatto è rimasto nell'animo della gente per l'importanza che ha avuto nella nostra storia di italiani e si spera di avere qualche indicazione in più.
Sandro Sala
strike.sala@tiscalinet.it
Non voglio discutere se il film sia o no riuscito. Preme un cenno su altri aspetti. Il lato umano in primo luogo e cioè l'omicidio di un uomo. Che anche gli assassini coltivino sogni di purezza o di eroismo è noto, ma sono affari loro, questo non li riscatta dalla loro condizione di assassini. Nella vita reale contano, e pesano, le azioni, non la loro psicologia. Gli assassinii dei terroristi non sono meno ignobili di quelli di un qualsiasi altro criminale. Poi c'è l'aspetto politico.
Nella sua bella risposta ieri su Repubblica , Bellocchio ha ricordato che alle Br non interessava il denaro, «volevano un riconoscimento politico». Ho partecipato dall'interno di questo giornale all'odissea di quegli interminabili giorni e ho conosciuto l'angoscia che accompagnava l'uscita dei loro comunicati e il buio assoluto delle indagini. Sapevamo che qualcuno voleva Moro morto per un subdolo calcolo, temendo perfino ciò che avrebbe potuto dire, se fosse tornato libero. Ma sapevamo anche che tra coloro che chiedevano a ogni costo una trattativa, c'era chi intendeva dare con questo un colpo alla credibilità dello Stato e dei due partiti della "fermezza": la Dc e il Pci.
Oggi non si può immaginare, nemmeno dopo gli omicidi di Biagi e D'Antona, quale fosse l'atmosfera d'impotenza che lo stillicidio degli attentati aveva diffuso nel Paese. In quelle circostanze, con uno Stato che s'era dimostrato fragile, impreparato, inquinato da veleni sotterranei, dare alle Br un "riconoscimento politico" significava aprire scenari spaventosi. Tenere chiusi i brigatisti nel loro inferno, rifiutare di discutere con loro per non trasformarli in un "partito", non sottostare a ricatti che sarebbero diventati un'infinita catena, sembrò a molti in buona fede il mezzo e il prezzo per salvare la Repubblica.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
martedì 16 settembre 2003
???
Il Messaggero 15.9.03
Londra, prodotti in laboratorio embrioni ibridi uomo-mucca
LONDRA - Panayiotis Zavos, un ricercatore di origine cipriota che lavora all'università del Kentuky negli Stati Uniti ha creato embrioni ibridi di uomo e mucca.
Il Sunday Times ha scritto ieri che lo studioso esporrà oggi a Londra il suo esperimento nel quale gli embrioni si sarebbero sviluppati regolarmente per due settimane e teoricamente si sarebbero potuti impiantare in un utero umano.
Nell'esperimento è stato utilizzato Dna umano inserito nell'ovocita di una mucca. Secondo il ricercatore gli ibridi avrebbero superato anche la fase iniziale della differenziazione, quando cioè le cellule mostrano i primi segnali per procedere verso lo sviluppo di tessuti ed organi.
Zavos aveva collaborato a lungo anche con l'embriologo italiano Severino Antinori.
Londra, prodotti in laboratorio embrioni ibridi uomo-mucca
LONDRA - Panayiotis Zavos, un ricercatore di origine cipriota che lavora all'università del Kentuky negli Stati Uniti ha creato embrioni ibridi di uomo e mucca.
Il Sunday Times ha scritto ieri che lo studioso esporrà oggi a Londra il suo esperimento nel quale gli embrioni si sarebbero sviluppati regolarmente per due settimane e teoricamente si sarebbero potuti impiantare in un utero umano.
Nell'esperimento è stato utilizzato Dna umano inserito nell'ovocita di una mucca. Secondo il ricercatore gli ibridi avrebbero superato anche la fase iniziale della differenziazione, quando cioè le cellule mostrano i primi segnali per procedere verso lo sviluppo di tessuti ed organi.
Zavos aveva collaborato a lungo anche con l'embriologo italiano Severino Antinori.
in libreria
La Repubblica, cronaca di Genova 16.9.03
Da Feltrinelli i volumi legati al cinema: domani "Il prigioniero"
Il film sbarca in libreria "prima uscita" Bellocchio
RENATO VENTURELLI
Dal libro al film, ma anche dai film ai libri. Da domani (ore 18), la Feltrinelli di via XX settembre raccoglierà su un banco della libreria una serie di volumi collegati a prime visioni in uscita nelle sale: opere cui i film si sono ispirati, monografie su registi e attori, libri d´arte, letteratura, cinema, storia o politica... L´iniziativa si chiama "Un film non è soltanto un film" ed è curata insieme a Claudia Bindi e l´Acec Liguria. Primo appuntamento, quello di domani con Paola Tavella, giornalista e scrittrice genovese ("Lavoro", "Manifesto"), ma soprattutto autrice di "Il prigioniero", il libro cui si è ispirato Marco Bellocchio per "Buongiorno, notte" e che la Tavella ha scritto insieme alla carceriera Br di Moro, Anna Laura Braghetti.
Un libro di cinque anni fa, ristampato da un altro editore: com´è la storia?
«"Il prigioniero" era uscito nel 1998 per Mondadori: avevo intervistato ininterrottamente per quindici giorni Anna Laura Braghetti e poi avevo scritto il libro in prima persona, dandole voce. In seguito, i diritti erano scaduti, proprio pochi giorni prima che Bellocchio lo comprasse. A quel punto, li abbiamo dati a Feltrinelli, perché lì avevano capito che si tratta di un documento unico nella storia di questo paese».
Ci sono stati rapporti diretti con Bellocchio?
«Lui ha mandato la sceneggiatura e ci era subito piaciuta molto. E´ una cosa fantastica vedere quello che un artista può fare del tuo lavoro. Ma ci tengo a dire che, pur essendo tratto dal libro in modo a volte anche impressionante, il film è e resta un´opera di Bellocchio. In seguito, ci siamo parlati solo a Venezia».
Quale è stata la reazione vedendo "Buongiorno, notte"?
«Penso sia un film sciamanico, da cui si esce liberati da una tragedia come quella del caso Moro. Per tutti questi anni era rimasto un caso buio, ma non per quello che si è detto sul coinvolgimento dei servizi segreti: io non credo a quel tipo di misteri. Era un´altra oscurità, più profonda, nel senso di un dark side con cui non si riusciva a fare i conti. In questo film, invece, c´è una grande consapevolezza. Quando Moro torna liberato nella Roma di oggi, dove si vede anche una bandiera della pace, la scena è bellissima ed esaudisce un desiderio che è dello spettatore, ma anche di una generazione, di Anna Laura, di tutti. È veramente l´uscita dal buio».
E questo ricreare nell´appartamento rituali borghesi, con i brigatisti riuniti a tavola per la cena, la vivandiera che scodella la minestra, il "padre" rinchiuso nello sgabuzzino...
«Penso che sia il linguaggio di Bellocchio, il suo modo di esprimersi e di narrare. A colpirmi di più in questo film è invece il fatto che noi abbiamo sperato di poter uscire da quegli anni attraverso una soluzione politica, senza mai riuscirci davvero. Quello che sta succedendo adesso in Italia è che viene fuori una soluzione artistica. Giordana con "La meglio gioventù", Bertolucci con "The Dreamers", "Bellocchio con "Buongiorno, notte", in parte anche Benvenuti con "Segreti di stato", ci permettono di affrontare attraverso il cinema cose che non erano state mai risolte in termini politici».
Alle 22, invece, Paola Tavella sarà alla sala Sivori, dove è stato aperto in questi giorni un bookshop di libri di cinema: la chiacchierata con gli spettatori avrà luogo prima dell´ultimo spettacolo di "Buongiorno, notte".
Da Feltrinelli i volumi legati al cinema: domani "Il prigioniero"
Il film sbarca in libreria "prima uscita" Bellocchio
RENATO VENTURELLI
Dal libro al film, ma anche dai film ai libri. Da domani (ore 18), la Feltrinelli di via XX settembre raccoglierà su un banco della libreria una serie di volumi collegati a prime visioni in uscita nelle sale: opere cui i film si sono ispirati, monografie su registi e attori, libri d´arte, letteratura, cinema, storia o politica... L´iniziativa si chiama "Un film non è soltanto un film" ed è curata insieme a Claudia Bindi e l´Acec Liguria. Primo appuntamento, quello di domani con Paola Tavella, giornalista e scrittrice genovese ("Lavoro", "Manifesto"), ma soprattutto autrice di "Il prigioniero", il libro cui si è ispirato Marco Bellocchio per "Buongiorno, notte" e che la Tavella ha scritto insieme alla carceriera Br di Moro, Anna Laura Braghetti.
Un libro di cinque anni fa, ristampato da un altro editore: com´è la storia?
«"Il prigioniero" era uscito nel 1998 per Mondadori: avevo intervistato ininterrottamente per quindici giorni Anna Laura Braghetti e poi avevo scritto il libro in prima persona, dandole voce. In seguito, i diritti erano scaduti, proprio pochi giorni prima che Bellocchio lo comprasse. A quel punto, li abbiamo dati a Feltrinelli, perché lì avevano capito che si tratta di un documento unico nella storia di questo paese».
Ci sono stati rapporti diretti con Bellocchio?
«Lui ha mandato la sceneggiatura e ci era subito piaciuta molto. E´ una cosa fantastica vedere quello che un artista può fare del tuo lavoro. Ma ci tengo a dire che, pur essendo tratto dal libro in modo a volte anche impressionante, il film è e resta un´opera di Bellocchio. In seguito, ci siamo parlati solo a Venezia».
Quale è stata la reazione vedendo "Buongiorno, notte"?
«Penso sia un film sciamanico, da cui si esce liberati da una tragedia come quella del caso Moro. Per tutti questi anni era rimasto un caso buio, ma non per quello che si è detto sul coinvolgimento dei servizi segreti: io non credo a quel tipo di misteri. Era un´altra oscurità, più profonda, nel senso di un dark side con cui non si riusciva a fare i conti. In questo film, invece, c´è una grande consapevolezza. Quando Moro torna liberato nella Roma di oggi, dove si vede anche una bandiera della pace, la scena è bellissima ed esaudisce un desiderio che è dello spettatore, ma anche di una generazione, di Anna Laura, di tutti. È veramente l´uscita dal buio».
E questo ricreare nell´appartamento rituali borghesi, con i brigatisti riuniti a tavola per la cena, la vivandiera che scodella la minestra, il "padre" rinchiuso nello sgabuzzino...
«Penso che sia il linguaggio di Bellocchio, il suo modo di esprimersi e di narrare. A colpirmi di più in questo film è invece il fatto che noi abbiamo sperato di poter uscire da quegli anni attraverso una soluzione politica, senza mai riuscirci davvero. Quello che sta succedendo adesso in Italia è che viene fuori una soluzione artistica. Giordana con "La meglio gioventù", Bertolucci con "The Dreamers", "Bellocchio con "Buongiorno, notte", in parte anche Benvenuti con "Segreti di stato", ci permettono di affrontare attraverso il cinema cose che non erano state mai risolte in termini politici».
Alle 22, invece, Paola Tavella sarà alla sala Sivori, dove è stato aperto in questi giorni un bookshop di libri di cinema: la chiacchierata con gli spettatori avrà luogo prima dell´ultimo spettacolo di "Buongiorno, notte".
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