DA DOMENICA 29 GIUGNO (COMPRESA) FINO A VENERDì 8 AGOSTO LA LIBRERIA
AMORE E PSICHE
osserverà il seguente orario:
lunedì 15.00-20.00
da martedi a sabato 10.00-20.00
domenica 12.00-22.00
Immagini e parole delle terre che raggiungerete vi aspettano da Amore e Psiche
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
sabato 28 giugno 2003
Modigliani
La repubblica Bari 28.6.03
MODÌ A BARI
Modigliani dipingeva sui volti dei suoi personaggi tagli neri a mandorla come se i globuli oculari fossero assenti
Il mistero degli occhi bui uno sguardo verso l´anima
In meno di vent´anni l´artista nato a Livorno nel 1884 ha eseguito circa 400 dipinti
Sintesi perfette e persino algide. Persone fatte di colori ma con spiccate individualità
Il motivo delle orbite vuote è stato ripreso dalle maschere e dalla scultura arcaica
di Carlo Alberto Bucci
La cecità è, dimostra Tiresia, attributo dei veggenti. Ma quei tagli a mandorla, neri o vuoti, che Amedeo Modigliani ritagliava sui volti dei suoi personaggi, alludono a qualcosa di diverso di uno sguardo avanti nel tempo. Piuttosto uno sguardo rivolto all´interno, come se l´occhio fosse rientrato per scoprire i segreti dell´inconscio.
Nel 1918 l´artista eseguì il ritratto del pittore Léopold Survage, che l´aveva ospitato a Nizza. E all´amico, stupefatto nel vedersi rappresentato con un occhio vivo e un altro accecato, Modigliani rispose: «Ti ho dipinto così perché con uno guardi il mondo, mentre con l´altro guardi dentro di te».
Sottolinea Marc Restellini, nel catalogo Skira della mostra attualmente allestita al Palazzo Reale di Milano, che Modigliani fece questa scelta (dell´occhio aperto e dell´altro vuoto) nei ritratti, in particolare, di scultori, scrittori e poeti: da Henri Laurens a Raymond Radiguet, a Beatrice Hastings. Come a dire che è prerogativa degli artisti il poter scendere con il proprio sguardo a sondare i più segreti recessi dell´Io.
Gli occhi, dunque, secondo l´antica formula, come specchio dell´anima. Sì, ma occhi bui. Sguardi ciechi. Orbite svuotate. Eppure capaci davvero di mettere in contatto la veduta di chi guarda, magari distrattamente, quella figura immortalata sulla tela, e lo sguardo penetrante che il "ritrattato accecato" riesce comunque a restituire.
Modigliani è un´artista toscano. È un pittore che a Parigi, dove giunge nel 1906 e dove muore 14 anni dopo, appena 36enne, si porta dietro, perché ce l´ha conficcata nelle mani, la sintesi della grande tradizione rinascimentale italiana. E Modì, il pittore che abbiamo condannato alla formula stereotipata di artista maudit, respira armonia classica anche quando si immerge completamente nel rigore e nella forza dell´arte primitiva; e anche quando entra in contatto con le sperimentazioni delle avanguardie storiche, e le novità della tecnologia, della capitale francese.
Modigliani non accetta la scomposizione proposta dal cubismo, quella visione contemporanea e sfaccettata della realtà spazio/tempo; certo non il cubismo analitico, ma neanche quello della sintetico. E non sopporta neppure la simualtaneità dei suoi conterranei futuristi, che nel 1912 sbarcano rumorosi a Parigi prendendo per applausi le critiche ricevute. Modigliani, diversamente da Umberto Boccioni, non guarda dalla finestra per cogliere la compenetrazione delle figure nel paesaggio con quelle del balcone. L´artista livornese, per di più, è assolutamente indifferente ai treni, alle auto e alle macchine della realtà moderna. Persino alla realtà tout court. La sintesi della scultura di Brancusi, e la potenza degli idoli scavati nel legno dagli africani, studiati al museo etnologico del Trocadéro di Parigi, sono i modelli di Modigliani.
In meno di vent´anni di attività l´artista nato a Livorno nel 1884 ha eseguito circa 400 dipinti. Molti nudi, solo dal 1917 tuttavia. E solo quattro paesaggi. Tutto il resto, una valanga di ritratti. Ossia il genere che prevede una grande contaminazione con la realtà umana che circonda l´artista. Eppure, davanti alla carne, Modigliani riesce nel difficile equilibrismo di dare corpo a idoli fatti di forma e colore, più che di abiti e pelle.
Sintesi perfette e persino algide di forme umane, le sue. Eppure, comunque, persone fatte di colori ma dotate di spiccata individualità. È al teatro, che pure amava, oltre che alla statuaria dei primitivi, che Modigliani ha strappato l´immagine della maschera per applicarla sui visi. E, con essa, ha portato e reinterpretato quel magnifico vuoto oltre il taglio degli occhi. Il profondo sguardo dell´arte.
MODÌ A BARI
Modigliani dipingeva sui volti dei suoi personaggi tagli neri a mandorla come se i globuli oculari fossero assenti
Il mistero degli occhi bui uno sguardo verso l´anima
In meno di vent´anni l´artista nato a Livorno nel 1884 ha eseguito circa 400 dipinti
Sintesi perfette e persino algide. Persone fatte di colori ma con spiccate individualità
Il motivo delle orbite vuote è stato ripreso dalle maschere e dalla scultura arcaica
di Carlo Alberto Bucci
La cecità è, dimostra Tiresia, attributo dei veggenti. Ma quei tagli a mandorla, neri o vuoti, che Amedeo Modigliani ritagliava sui volti dei suoi personaggi, alludono a qualcosa di diverso di uno sguardo avanti nel tempo. Piuttosto uno sguardo rivolto all´interno, come se l´occhio fosse rientrato per scoprire i segreti dell´inconscio.
Nel 1918 l´artista eseguì il ritratto del pittore Léopold Survage, che l´aveva ospitato a Nizza. E all´amico, stupefatto nel vedersi rappresentato con un occhio vivo e un altro accecato, Modigliani rispose: «Ti ho dipinto così perché con uno guardi il mondo, mentre con l´altro guardi dentro di te».
Sottolinea Marc Restellini, nel catalogo Skira della mostra attualmente allestita al Palazzo Reale di Milano, che Modigliani fece questa scelta (dell´occhio aperto e dell´altro vuoto) nei ritratti, in particolare, di scultori, scrittori e poeti: da Henri Laurens a Raymond Radiguet, a Beatrice Hastings. Come a dire che è prerogativa degli artisti il poter scendere con il proprio sguardo a sondare i più segreti recessi dell´Io.
Gli occhi, dunque, secondo l´antica formula, come specchio dell´anima. Sì, ma occhi bui. Sguardi ciechi. Orbite svuotate. Eppure capaci davvero di mettere in contatto la veduta di chi guarda, magari distrattamente, quella figura immortalata sulla tela, e lo sguardo penetrante che il "ritrattato accecato" riesce comunque a restituire.
Modigliani è un´artista toscano. È un pittore che a Parigi, dove giunge nel 1906 e dove muore 14 anni dopo, appena 36enne, si porta dietro, perché ce l´ha conficcata nelle mani, la sintesi della grande tradizione rinascimentale italiana. E Modì, il pittore che abbiamo condannato alla formula stereotipata di artista maudit, respira armonia classica anche quando si immerge completamente nel rigore e nella forza dell´arte primitiva; e anche quando entra in contatto con le sperimentazioni delle avanguardie storiche, e le novità della tecnologia, della capitale francese.
Modigliani non accetta la scomposizione proposta dal cubismo, quella visione contemporanea e sfaccettata della realtà spazio/tempo; certo non il cubismo analitico, ma neanche quello della sintetico. E non sopporta neppure la simualtaneità dei suoi conterranei futuristi, che nel 1912 sbarcano rumorosi a Parigi prendendo per applausi le critiche ricevute. Modigliani, diversamente da Umberto Boccioni, non guarda dalla finestra per cogliere la compenetrazione delle figure nel paesaggio con quelle del balcone. L´artista livornese, per di più, è assolutamente indifferente ai treni, alle auto e alle macchine della realtà moderna. Persino alla realtà tout court. La sintesi della scultura di Brancusi, e la potenza degli idoli scavati nel legno dagli africani, studiati al museo etnologico del Trocadéro di Parigi, sono i modelli di Modigliani.
In meno di vent´anni di attività l´artista nato a Livorno nel 1884 ha eseguito circa 400 dipinti. Molti nudi, solo dal 1917 tuttavia. E solo quattro paesaggi. Tutto il resto, una valanga di ritratti. Ossia il genere che prevede una grande contaminazione con la realtà umana che circonda l´artista. Eppure, davanti alla carne, Modigliani riesce nel difficile equilibrismo di dare corpo a idoli fatti di forma e colore, più che di abiti e pelle.
Sintesi perfette e persino algide di forme umane, le sue. Eppure, comunque, persone fatte di colori ma dotate di spiccata individualità. È al teatro, che pure amava, oltre che alla statuaria dei primitivi, che Modigliani ha strappato l´immagine della maschera per applicarla sui visi. E, con essa, ha portato e reinterpretato quel magnifico vuoto oltre il taglio degli occhi. Il profondo sguardo dell´arte.
il "Satiro danzante" a Roma ancora per una settimana
La Repubblica 28.6.03
Il "Satiro danzante" gratis per una settimana
Il "Satiro danzante" tornerà presto a "casa", in Sicilia. Prima però, di dare l´arrivederci a Roma, la statua ripescata cinque anni fa nel Canale di Sicilia potrà essere ancora ammirata, gratuitamente, dal pubblico nella sua ultima settimana di permanenza nella capitale.
La decisione è stata presa dal sindaco Walter Veltroni e dall´assessore alla cultura Gianni Borgna. Il "Satiro danzante", in esposizione nella Sala Orazi e Curiazi dei Musei capitolini, potrà essere visitato gratis dalle 9 alle 20 a partire da martedì 1 fino a domenica 6 luglio.
Il "Satiro danzante" gratis per una settimana
Il "Satiro danzante" tornerà presto a "casa", in Sicilia. Prima però, di dare l´arrivederci a Roma, la statua ripescata cinque anni fa nel Canale di Sicilia potrà essere ancora ammirata, gratuitamente, dal pubblico nella sua ultima settimana di permanenza nella capitale.
La decisione è stata presa dal sindaco Walter Veltroni e dall´assessore alla cultura Gianni Borgna. Il "Satiro danzante", in esposizione nella Sala Orazi e Curiazi dei Musei capitolini, potrà essere visitato gratis dalle 9 alle 20 a partire da martedì 1 fino a domenica 6 luglio.
il congresso dell´International Society for Adolescent Psychiatry a Roma
La Repubblica 28.6.03
Gli psichiatri e l´adolescenza, Un convegno a Roma
Se un ragazzo non si esprime forse merita maggiore attenzione di chi dichiara problemi
di Massimo Ammaniti
Ogni volta che ci accostiamo ai comportamenti degli adolescenti si ha spesso l´impressione che ci sfugga qualcosa: si tratta con ogni probabilità delle nostre maglie concettuali, che spesso sono dei pregiudizi, che non riescono a coglierne la complessità e la contraddittorietà, ma soprattutto la mutevolezza. In un recente dibattito sui Giovani e l´Europa i relatori, tutti adulti, si affannavano a trovare dei percorsi per facilitare la scoperta da parte dei ragazzi dell´Europa, come entità politico-amministrativa, dimenticando che per gli adolescenti i confini sono molto più labili, possono infatti dialogare a distanza con i giovani di tutto il mondo con le chat-line oppure possono attraversare i vari paesi europei con un biglietto ferroviario illimitato, l´InterRail, col quale incontrano giovani di paesi diversissimi, dormendo uno accanto all´altro, dentro al proprio sacco a pelo.
Ma queste difficoltà a mettere a fuoco il mondo degli adolescenti non riguardano solo gli adulti e i genitori, anche gli stessi psicologi e gli psicoanalisti sono costretti a riformulare le proprie teorie dell´adolescenza. Rileggendo oggi il famoso caso Dora, un´adolescente affetta da isteria trattata da Freud circa 100 anni fa, e che ha rappresentato un paradigma per gli sviluppi successivi della psicoanalisi dell´adolescenza, ci appare troppo lontano dall´esperienza degli adolescenti di oggi che vivono in un contesto familiare, sociale e tecnologico profondamente diverso.
Ancora una volta la sfida, potremmo dire concettuale, dell´adolescenza verrà raccolta dalle centinaia di clinici e studiosi di tutto il mondo che partecipano a Roma al Congresso dell´International Society for Adolescent Psychiatry che, iniziato giovedì, terminerà domani. Sfogliando il programma del Congresso, e come viene anche ribadito dal nuovo Presidente della Società Scientifica, lo psicoanalista italiano Enrico De Vito, si avverte lo sforzo di uscire fuori dai percorsi più tradizionali confrontandosi con le nuove frontiere del mondo degli adolescenti, che hanno a che fare, in primo luogo, con un corpo in via di trasformazione e che genera ansie di perdere il controllo di sé. Restrizioni alimentari devastanti, piercing e forme di automutilazione come i tagli ripetuti di parti del corpo, ingestione di alcol e di droga per modificare le sensazioni corporee rappresentano comportamenti tipici di questa fase che stravolgono i genitori, spesso incapaci di capire. E allora si ricorre al clinico che deve aiutare l´adolescente, ma non può trascurare lo sconcerto e le sofferenze dei familiari, che possono costituire una risorsa importante nel trattamento del giovane. Si tratta di realizzare trattamenti combinati, non solo l´aiuto psicoterapeutico all´adolescente ma anche ai familiari che vanno sostenuti in questa fase di transizione e se è necessario si possono utilizzare gli psicofarmaci, che possono modulare le risposte emotive che spesso sono eccessive e fuori misura.
E´ interessante che in una recente ricerca realizzata dall´Università di Roma siano emersi dei risultati piuttosto sorprendenti. Il campione era costituito da più di 1000 studenti dei Licei e dei Centri di Formazione Professionali, ossia con livelli culturali e sociali diversi che dovevano rispondere a dei questionari che valutavano il funzionamento emotivo e adattativo e l´immagine di sé. Si è visto che i ragazzi dei licei presentano maggiori problemi per quanto riguarda sintomi somatici oppure stati ansioso-depressivi e allo stesso tempo manifestano comportamenti aggressivi più accentuati. Ugualmente anche per quanto riguarda l´immagine di sé, rispetto alla famiglia, i giovani liceali mettono in luce maggiori problemi e conflitti. Una possibile ipotesi riguarda il fatto che i giovani liceali, che hanno avuto maggiori risorse familiari e culturali, siano maggiormente in grado di esprimere e riconoscere le proprie difficoltà, mentre i giovani che hanno avuto un percorso scolastico più travagliato mettano in atto dei meccanismi di difesa che tendono a negare e a silenziare le proprie difficoltà personali, forse perché hanno imparato che nessuno era in grado, intorno a loro, di ascoltarli e di prenderli in considerazione. Il grande privilegio in adolescenza è quello di poter esprimere se stessi, facendo emergere i conflitti e i contrasti che in alcuni momenti possono essere tumultuosi, ma che in definitiva aiutano a staccarsi dalla famiglia e a ricercare un proprio percorso personale. Gli altri ragazzi, ossia quelli provenienti da ambienti scolastici più limitati, assumono, invece, una postura difensiva rigida che riduce le possibilità di arricchimento personale e di elaborazione. Le implicazioni di questa ricerca sono molte, forse bisognerebbe prestare maggiore attenzione all´adolescente che non si esprime e che nasconde il proprio malessere rispetto all´adolescente, potremmo dire, difficile che si impone in virtù dei propri problemi.
Un´ultima considerazione sul fenomeno sempre più importante dei giovani immigrati, che provengono da paesi lontanissimi e cercano di inserirsi nel nostro paese. In una recente ricerca, realizzata sempre dall´Università di Roma, si è visto che nonostante le grandi difficoltà del viaggio e dell´inserimento questi giovani riferiscono che si trovano molto bene in Italia (41%), abbastanza bene (30%) e bene (25%). Un buon numero di questi giovani è in grado, nonostante il breve tempo di permanenza, di comprendere la lingua italiana (35%) e di parlarla (30%). Indubbiamente la scuola è per la maggior parte di questi giovani (61%) la grande occasione per entrare nel mondo culturale e sociale del nostro paese e quello che è più interessante è il fatto che il 26% ha già moltissimi amici italiani, il 21% molti e solo il 20% pochi.
Sono dati che fanno riflettere perché ci fanno vedere che durante l´adolescenza, nonostante le difficoltà di transizione all´età adulta, si hanno a disposizione grandi potenzialità: ci si guarda intorno con curiosità, si stabiliscono nuove relazioni, si entra in mondi diversi come è il caso degli adolescenti immigrati che sono in grado, spesso, di trovare una buona integrazione fra la propria appartenenza etnica e l´assimilazione della cultura del nuovo paese in cui ci si sta inserendo. Forse anche gli adulti potrebbero vivere meglio se riuscissero a mantenere delle caratteristiche proprie dell´adolescenza, in primo luogo la curiosità e l´entusiasmo, che forse eviterebbero atteggiamenti difensivi rigidi e discriminatori che sono alla base del razzismo e dell´intolleranza.
Gli psichiatri e l´adolescenza, Un convegno a Roma
Se un ragazzo non si esprime forse merita maggiore attenzione di chi dichiara problemi
di Massimo Ammaniti
Ogni volta che ci accostiamo ai comportamenti degli adolescenti si ha spesso l´impressione che ci sfugga qualcosa: si tratta con ogni probabilità delle nostre maglie concettuali, che spesso sono dei pregiudizi, che non riescono a coglierne la complessità e la contraddittorietà, ma soprattutto la mutevolezza. In un recente dibattito sui Giovani e l´Europa i relatori, tutti adulti, si affannavano a trovare dei percorsi per facilitare la scoperta da parte dei ragazzi dell´Europa, come entità politico-amministrativa, dimenticando che per gli adolescenti i confini sono molto più labili, possono infatti dialogare a distanza con i giovani di tutto il mondo con le chat-line oppure possono attraversare i vari paesi europei con un biglietto ferroviario illimitato, l´InterRail, col quale incontrano giovani di paesi diversissimi, dormendo uno accanto all´altro, dentro al proprio sacco a pelo.
Ma queste difficoltà a mettere a fuoco il mondo degli adolescenti non riguardano solo gli adulti e i genitori, anche gli stessi psicologi e gli psicoanalisti sono costretti a riformulare le proprie teorie dell´adolescenza. Rileggendo oggi il famoso caso Dora, un´adolescente affetta da isteria trattata da Freud circa 100 anni fa, e che ha rappresentato un paradigma per gli sviluppi successivi della psicoanalisi dell´adolescenza, ci appare troppo lontano dall´esperienza degli adolescenti di oggi che vivono in un contesto familiare, sociale e tecnologico profondamente diverso.
Ancora una volta la sfida, potremmo dire concettuale, dell´adolescenza verrà raccolta dalle centinaia di clinici e studiosi di tutto il mondo che partecipano a Roma al Congresso dell´International Society for Adolescent Psychiatry che, iniziato giovedì, terminerà domani. Sfogliando il programma del Congresso, e come viene anche ribadito dal nuovo Presidente della Società Scientifica, lo psicoanalista italiano Enrico De Vito, si avverte lo sforzo di uscire fuori dai percorsi più tradizionali confrontandosi con le nuove frontiere del mondo degli adolescenti, che hanno a che fare, in primo luogo, con un corpo in via di trasformazione e che genera ansie di perdere il controllo di sé. Restrizioni alimentari devastanti, piercing e forme di automutilazione come i tagli ripetuti di parti del corpo, ingestione di alcol e di droga per modificare le sensazioni corporee rappresentano comportamenti tipici di questa fase che stravolgono i genitori, spesso incapaci di capire. E allora si ricorre al clinico che deve aiutare l´adolescente, ma non può trascurare lo sconcerto e le sofferenze dei familiari, che possono costituire una risorsa importante nel trattamento del giovane. Si tratta di realizzare trattamenti combinati, non solo l´aiuto psicoterapeutico all´adolescente ma anche ai familiari che vanno sostenuti in questa fase di transizione e se è necessario si possono utilizzare gli psicofarmaci, che possono modulare le risposte emotive che spesso sono eccessive e fuori misura.
E´ interessante che in una recente ricerca realizzata dall´Università di Roma siano emersi dei risultati piuttosto sorprendenti. Il campione era costituito da più di 1000 studenti dei Licei e dei Centri di Formazione Professionali, ossia con livelli culturali e sociali diversi che dovevano rispondere a dei questionari che valutavano il funzionamento emotivo e adattativo e l´immagine di sé. Si è visto che i ragazzi dei licei presentano maggiori problemi per quanto riguarda sintomi somatici oppure stati ansioso-depressivi e allo stesso tempo manifestano comportamenti aggressivi più accentuati. Ugualmente anche per quanto riguarda l´immagine di sé, rispetto alla famiglia, i giovani liceali mettono in luce maggiori problemi e conflitti. Una possibile ipotesi riguarda il fatto che i giovani liceali, che hanno avuto maggiori risorse familiari e culturali, siano maggiormente in grado di esprimere e riconoscere le proprie difficoltà, mentre i giovani che hanno avuto un percorso scolastico più travagliato mettano in atto dei meccanismi di difesa che tendono a negare e a silenziare le proprie difficoltà personali, forse perché hanno imparato che nessuno era in grado, intorno a loro, di ascoltarli e di prenderli in considerazione. Il grande privilegio in adolescenza è quello di poter esprimere se stessi, facendo emergere i conflitti e i contrasti che in alcuni momenti possono essere tumultuosi, ma che in definitiva aiutano a staccarsi dalla famiglia e a ricercare un proprio percorso personale. Gli altri ragazzi, ossia quelli provenienti da ambienti scolastici più limitati, assumono, invece, una postura difensiva rigida che riduce le possibilità di arricchimento personale e di elaborazione. Le implicazioni di questa ricerca sono molte, forse bisognerebbe prestare maggiore attenzione all´adolescente che non si esprime e che nasconde il proprio malessere rispetto all´adolescente, potremmo dire, difficile che si impone in virtù dei propri problemi.
Un´ultima considerazione sul fenomeno sempre più importante dei giovani immigrati, che provengono da paesi lontanissimi e cercano di inserirsi nel nostro paese. In una recente ricerca, realizzata sempre dall´Università di Roma, si è visto che nonostante le grandi difficoltà del viaggio e dell´inserimento questi giovani riferiscono che si trovano molto bene in Italia (41%), abbastanza bene (30%) e bene (25%). Un buon numero di questi giovani è in grado, nonostante il breve tempo di permanenza, di comprendere la lingua italiana (35%) e di parlarla (30%). Indubbiamente la scuola è per la maggior parte di questi giovani (61%) la grande occasione per entrare nel mondo culturale e sociale del nostro paese e quello che è più interessante è il fatto che il 26% ha già moltissimi amici italiani, il 21% molti e solo il 20% pochi.
Sono dati che fanno riflettere perché ci fanno vedere che durante l´adolescenza, nonostante le difficoltà di transizione all´età adulta, si hanno a disposizione grandi potenzialità: ci si guarda intorno con curiosità, si stabiliscono nuove relazioni, si entra in mondi diversi come è il caso degli adolescenti immigrati che sono in grado, spesso, di trovare una buona integrazione fra la propria appartenenza etnica e l´assimilazione della cultura del nuovo paese in cui ci si sta inserendo. Forse anche gli adulti potrebbero vivere meglio se riuscissero a mantenere delle caratteristiche proprie dell´adolescenza, in primo luogo la curiosità e l´entusiasmo, che forse eviterebbero atteggiamenti difensivi rigidi e discriminatori che sono alla base del razzismo e dell´intolleranza.
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