Gazzetta di Parma 14.6.05Bambini e adolescenti: uno su tre coinvolto nel fenomeno del bullismoROMA Uno su tre tra bambini e adolescenti è coinvolto nel «bullismo». Prepotenza, spavalderia e violenza psicologica e non solo, sono in crescita nei piccoli italiani, secondo l'ultima indagine di Telefono azzurro. Esaminando un campione di quasi 3.500 ragazzi tra 7 e 18 anni, l'associazione che si occupa dell'infanzia ha rilevato che il 35,4% risulta essere coinvolto nel drammatico fenomeno. Per «bullismo», spiega Telefono Azzurro che ha messo a punto una guida per insegnanti e genitori, si intende un'oppressione, psicologica o fisica, ripetuta nel tempo, perpetrata da un soggetto dominante nei confronti di un altro percepito come più debole. E' un fenomeno che se non affrontato con competenza, rischia di compromettere il normale percorso di crescita di moltissimi ragazzi, e individua nella famiglia e nella scuola i settori a cui affidare una pratica di recupero del fenomeno e di assistenza a chi ne è coinvolto.
Brescia Oggi 14.6.03Il bullismo è dilagante nelle scuole
Il fenomeno, presente fin dalle elementari, pone l’Italia al terzo posto in EuropaIntervista a Elena Buccoliero, sociologa e autrice di un saggio sul tema: «Il problema è che la vittima spesso si vergogna e tace, e le famiglie sono latitanti anche perché preferiscono un figlio che si fa valere a uno che subisce»
Enrico GalleseUna recente indagine svolta dall'Azienda Sanitaria e Regione Lombardia ha appurato che a Milano il 64 per cento degli alunni delle elementari e il 54 per cento di quelli delle scuole medie ha avuto a che fare, come vittima o come aggressore, col fenomeno del "bullismo". Un dato tra i più alti registrati nel nostro Paese, che col 35 per cento della popolazione scolastica coinvolta in episodi di bullismo occupa il terzo posto in Europa, dopo Inghilterra e Francia, per l'incidenza di questo malcostume. La religione resta uno dei motivi principali degli atti di prepotenza compiuti tra ragazzi, come hanno dimostrato alcuni recenti casi : bambini del Veneto che hanno obbligato alcuni loro coetanei musulmani a baciare il Crocefisso, o piccoli studenti extraeuropei che hanno costretto altri alunni a inneggiare ad Allah.
Su questo inquietante fenomeno ha indagato Elena Buccoliero, sociologa della ASL di Ferrara e autrice del libro
Bullismo, bullismi (Franco Angeli Editore, 350 pagine, 30,00 euro, con cd-rom allegato). Scritto insieme a Marco Maggi, il volume passa in esame dettagliatamente i vari tipi di prepotenza adolescenziale e propone alcune strategie d'intervento e di prevenzione, tra cui qualche test da sottoporre ai ragazzi per indurre le vittime a uscire da un silenzio che spesso è il primo alleato di questa piaga.
Alla dottoressa Buccoliero chiedo di spiegarmi cosa s'intenda di preciso col termine bullismo."S'intende una relazione fondata sull'abuso di potere che s'instaura e si protrae nel tempo tra persone più forti, psicologicamente o fisicamente, e altre più deboli. Simili relazioni nascono nel contesto del gruppo e si estrinsecano con ripetute prese in giro, esclusioni, minacce, estorsioni di denaro o cose, umiliazioni, scherzi pesanti, danneggiamento di abiti o di materiale scolastico, fino alle aggressioni fisiche."
Come si diventa bulli?"Sono molte le strade che conducono al bullismo. C'è chi va alla ricerca affannosa di regole, o magari di un successo sociale facilmente raggiungibile, chi riproduce nel gruppo qualcosa che ha vissuto personalmente, magari come vittima, chi si comporta da prepotente perché non sa entrare in contatto con le emozioni proprie e altrui, e perciò ferisce senza rendersene conto fino in fondo. E poi c'è l'influenza dei terzi, di chi, adulto o ragazzo, incita il bullo alle sue ribalderie sghignazzando, schierandosi dalla sua parte… Il bullo, in effetti, da solo non esiste."
Quali sono, di solito, le sue vittime?"Nella maggior parte dei casi il bullo è dotato di uno sguardo molto acuto, che gli permette di scegliere come vittima i compagni più indifesi, che nel contesto adolescenziale sono in genere quelli che appaiono in qualche modo diversi dalla maggioranza : gli studiosi dove tutti marinano la scuola, gli stranieri dove è ritenuto un valore essere italiani, i gracili dove bisogna essere forti e i grassi dove è una legge essere magri."
Qual è, invece, il comportamento tipico delle vittime?"Nella maggior parte dei casi si tace, specialmente con gli adulti. Le prepotenze vengono vissute con un senso di vergogna da chi le subisce, soprattutto dai maschi, che sono condizionati da una concezione deformata della virilità secondo cui da loro ci si aspettano forza, decisione, impermeabilità alle emozioni."
In Italia questo fenomeno è più accentuato nel Nord o nel Meridione?"Le ricerche condotte finora in diverse regioni italiane non hanno individuato differenze significative tra le aree geografiche della Penisola, né tra i ceti sociali. C'è dappertutto una costante: il terreno nel quale il bullismo prospera, ovvero la scuola, il luogo in cui i ragazzi si ritrovano in gruppi casualmente assortiti, senza la possibilità di scegliersi i propri compagni."
Qual è la fascia d'età più esposta a questo contagio?"Le prepotenze iniziano molto presto, sin dalle scuole elementari o ancora prima, e durano fino agli anni delle medie inferiori e superiori. In genere il picco maggiore si ha nelle elementari, mentre tendono a diradarsi via via che i ragazzi crescono. Ma mentre alle elementari le prepotenze si manifestano quasi sempre con lo scontro fisico tra i bambini e perciò è più facile mettervi riparo, alle superiori i ruoli tendono a sclerotizzarsi, con ragazzi predestinati a diventare vittime e altri che invece impostano ogni loro relazione sulla prepotenza."
E' possibile tracciare un identikit ideale del bullo?"No, non esiste. Il bullo è colui che usa la forza per imporsi, acquisire vantaggi e attenzione. Il bullo è un ruolo sociale, non una persona. Può essere un ragazzo o una ragazza e, al cambiare del contesto, può a sua volta trasformarsi da carnefice a vittima."
Ha qualche episodio particolarmente significativo da raccontarci?"Ce ne sarebbero moltissimi. Dal ragazzo sistematicamente escluso dal gruppo, che non è mai invitato alle feste e che viene isolato da tutti, a quello che subisce uno stillicidio di piccole umiliazioni, come l'estorsione quotidiana della merenda o dei compiti, il 'pizzo' per entrare in bagno, il nomignolo ripetuto fino all'ossessione."
Esiste anche un vocabolario di termini usati dai bulli?"Esiste ma è molto variabile, in quanto cambia nei vari contesti geografici e sociali. In Emilia Romagna, ad esempio, per quanto riguarda le categorie delle vittime, si indicano come 'lecchini' gli studenti accusati di farsi proteggere dagli insegnanti o di volerseli ingraziare, e 'infami' i ragazzi che rompono l'omertà e chiedono aiuto per sé o per altri. Un gergo, insomma, più carcerario che scolastico."
Cosa fa o potrebbe fare la scuola per arginare questa piaga?"Ci sono scuole e insegnanti molto attivi in termini di ricerca, analisi e formazione ; mentre ci sono altre realtà dove ci si rifiuta di guardare in faccia la realtà. Il tutto è affidato alla sensibilità dei dirigenti scolastici, perché l'Italia è uno dei pochi Paesi europei sprovvisto di una legge che metta in rilievo la responsabilità della scuola nella prevenzione e nel contrasto del bullismo."
E le famiglie che posto occupano in tutto ciò?"Le famiglie possono essere fondamentali nella lotta contro il bullismo, ma spesso la scuola incontra molte difficoltà nell'instaurare una collaborazione con loro, anche perché non tutte sono in grado di affrontare il problema. Per alcuni genitori è meglio, per così dire, un figlio bullo piuttosto che vittima, meglio furbo che onesto."
A chi è affidato, allora, il compito di vigilare?"Agli insegnanti, che devono evitare di fare finta di niente e invece essere pronti a cogliere i segnali che arrivano dai ragazzi, accettando di mettersi in relazione con loro e riconoscendo le proprie responsabilità educative, inerenti al semplice fatto che sono degli adulti messi accanto a dei ragazzi che stanno crescendo."