mercoledì 14 luglio 2010

Una risposta a Pietro Citati
AgoraVox 13.7.10
La chiesa è un’eccezione che può ignorare le norme della società
di Gian Carlo Zanon
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l’Unità 14.7.10

Intervista a Pier Luigi Bersani. L’offensiva dell’opposizione
«Il berlusconismo è giunto al punto critico. Democratici, nervi saldi»
Il segretario Pd negli Usa: la corruzione infetta le istituzioni, Paese senza guida «Teniamo la barra di un’opposizione ferma e guardiamo alle forze più responsabili»
di Dimone Collini
su spogli

l’Unità 14.7.10
Ancora non basta?
di Concita De Gregorio
Che altro deve succedere? “Cesare” come lo chiamavano nel loro codice Flavio Carboni, Marcello Dell’Utri e soci sapeva tutto. «Cesare», cioè Silvio Berlusconi, il capo del governo di questo Paese, sapeva dei ricatti, delle minacce, dei falsi dossier confezionati per screditare candidati non graditi alla Cupola. La scelta del nome il codice è il dettaglio che fa luce sulla scena: Basso impero, scrivemmo molti mesi fa. Qualcosa di peggio. L’imperatore, diceva sua moglie. Nerone, e non più nella versione grottesca di Petrolini. Una china irreversibile in cui avidità e delirio di onnipotenza trascinano il corpo lacero della democrazia. Cosa serve ancora perché sia chiaro anche a chi lo ha votato che al posto di un governo la maggioranza degli italiani ha eletto un losco, impunito, pericolosissime comitato d’affari che opera nell’illegalità assoluta – criminale, dunque – e che agisce al solo scopo di favorire la sua impunità, appunto, i suoi interessi e quelli delle lobbies di riferimento che in questo caso non sono solo petrolieri e signori delle armi ma, prima ancora e insieme, mafia, ’ndrangheta, camorra.
Cesare sta portando il paese intero ad una condizione terminale di malattia, un cancro in metastasi che non sappiamo più se sia possibile fermare tagliando, togliendo – non basterebbero le dimissioni di una o due delle persone coinvolte, e comunque neanche questo accade. Ci sarebbe piuttosto da augurarsi, come accade per gli incurabili, una fine rapida, una morte che sia di sollievo. Ma cosa succede se a morire non è una persona ma un sistema di garanzie e di regole, un paese intero, la nostra Repubblica: è ugualmente lecito augurarsi la sua fine senza temere conseguenze imprevedibili? Abbiamo gli anticorpi necessari e gli strumenti, la forza, la capacità per gestire all’interno del processo democratico una così drammatica e invasiva crisi di putrefazione del sistema?
Qualche settimana fa questo giornale ha dedicato la copertina a Licio Gelli, “chi si rivede” era il titolo, ed ha per l’ennesima volta raccontato come questa classe politica sia figlia di quel progetto eversivo. Berlusconi-Cesare allora era un giovane affiliato così come molti dei suoi uomini. Abbiamo raccontato a chi ha meno di trent’anni cosa sia stata e cosa sia ancora la P2 senza curarci degli occhi al cielo e dei sospiri di sufficienza di chi ogni volta commisera la nostra ostinazione: “ancora la P2, che noia”. Altri si sono mostrati più interessati. El Pais ci ha chiesto un lungo articolo sul tema, diffuso in Nord e in Sud America; alcune prestigiose università americane ci hanno domandato di incontrare gli studenti e i loro docenti per raccontare questa storia. Oggi alla cricca composta da alcuni sottosegretari di governo, da uomini di Berlusconi condannati per mafia, da faccendieri già attivissimi nei giorni del crac del Banco Ambrosiano oltre che da referenti della camorra e della ’ndrangheta i giornali danno il nome di P3. E’ diversa, questa P3 dalla P2: è come se ne avesse mutuato solo il codice di comportamento la corruzione, il ricatto, l’uso dei dossier per screditare gli avversari: è una banda che fa i suoi affari, parla in codice e in dialetto, non ha neppure la grandezza criminale di un disegno eversivo. Solo soldi, benefici privati, favori. Non abbiamo più nemmeno i golpisti di una volta. Cesare ha provato a risolvere il problema come fa sempre: occultandolo. Ecco l’urgenza della legge bavaglio. Non ha fatto in tempo, e di nuovo minaccia.
l’Unità 14.7.10
Allarme Onu per il bavaglio «Rischi per la libertà»
«Se adottata nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto alla libertà di espressione in Italia». È il giudizio sulla legge bavaglio del relatore speciale Onu sulla libertà di espressione. L’ira di Frattini...
di Umberto De Giovannangeli
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l’Unità 14.7.10
Intervista a Corradino Mineo
«Rainews va bene e costa poco. Mi cacciano per logiche politiche»
Il direttore del canale all news: Masi non mi ha informato ma ho ricevuto tanta solidarietà «Negli ultimi giorni abbiamo raggiunto Sky. Il mio successore Ferraro? So che ha altri modelli»
di Natalia Lombardo
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Si può firmare in difesa di RaiNews24 qui
segnalazione di Giacomo Mutti
l’Unità 14.7.10
L’appello online degli africanisti:
diritti ai profughi eritrei in Libia

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La Stampa 14.7.10

Vaticano, la sindrome del complotto
Ratzinger di fronte a uno dei momemti più difficili che un Papa abbia mai dovuto affrontare
di Luigi La Spina
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Corriere della Sera 14.7.10
Malattie dei bambini.
il perito del giudice contro Radio Vaticana
di Flavio Hauer
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Repubblica 14.7.10
Perché gli uomini uccidono le donne
di Michela Marzano
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Corriere della Sera 14.7.10
Confessioni di uno stalker pentito
Nella mente dello stalker: vivevo per ucciderla
di Grazia M. Mottola
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Repubblica 14.7.10

La notte Caravaggio
Roma apre le porte al genio divenuto una rockstar
di Francesca Giuliani
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Repubblica 14.7.10
Dall'urlo di "Golia" agli aguzzini di Pietro fino al martirio di Matteo
Buio dell´anima e luce divina
di Carlo Alberto Bucci
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Repubblica 14.7.10
Da Augé a Bauman alla rassegna di settembre
I filosofi e la fortuna un festival di lezioni

di Marco Filoni
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per informazioni sul Festival di Modena, qui







Corriere della Sera 14.7.10
Romano Bilenchi, il romanzo inedito che la moglie ha bruciato con le lettere
Una fotocopia avrebbe salvato il capolavoro
di Giorgio Van Straten
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Il Messaggero 14.7.10
Aida
Il grande spettacolo di Caracalla
di Rita Sala
qui








Idee chiare! Antonio Pennacchi ha vinto lo Strega con il suo romanzo Canale Mussolini (Mondadori)
Il Mattino 14.7.10
«Sono comunista, ma non antifascista»
di Fabrizio Coscia
qui

Millecanali 14.7.10
Bordin si dimette da direttore di Radio Radicale
di Elena Romanato
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Il Foglio 14.7.10
Radicale ma dimissionario
di Marianna Rizzini
qui

La "conversazione settimanale con Marco Pannella", un vero e proprio scontro verbale tra il leader radicale e Massimo Bordin, è disponibile qui