per chi abbia una vista adeguatamente acuta...
sulla fotografia che documenta la convention di Rifondazione Comunista al Palalottomatica di Roma, a pagina 5 dell'edizione di Repubblica di domenica 25 settembre, sulla sinistra, sarà possibile riconoscere i volti di Francesca Fagioli, Andrea Masini e, con appena un po' più di fatica, quello di Massimo Fagioli.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE
domenica 25 settembre 2005
Liberazione contro il papa cattolico, i suoi reggicoda e tutti i fondamentalismi
e le Farfalle Rosse
Liberazione 24.9.05
Coppie di fatto
Il papa come l'ayatollah Khomeini
Non ci piace la società che si regola sul fondamentalismo religioso
Immaginiamo i punti sui quali la Chiesa potrà intervenire
di Ritanna Armeni
Che differenza c'è fra Benedetto XVI e Khomeini l'ayatollah che nel 1979 fece dell'Iran una repubblica islamica? Che differenza c'è fra papa Ratzinger e il capo degli sciiti irakeni Al Sistani? E ancora, quale è la diversità - nel rapporto fra la religione e lo stato - fra tre costituzioni, irakena, afghana e iraniana, alla base di paesi dominati da un integralismo religioso che subordina a sé gli organismi dello stato e la vita civile, e quello che propongono oggi le gerarchie cattoliche?
La domanda, sia ben chiaro, non è né polemica né irrispettosa. Ma ci è venuta spontanea quando abbiamo letto ieri alcune dichiarazioni di papa Ratzinger nell'incontro con il nuovo ambasciatore del Messico presso la Santa sede.
"Davanti al crescente laicismo - ha detto Benedetto XVI - che pretende di ridurre la vita religiosa dei cittadini alla sfera privata, senza nessuna manifestazione sociale e pubblica, la Chiesa sa molto bene che il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta la convivenza, come il dono sacro della vita, la dignità della persona, insieme all'eguaglianza e a l'inviolabilità dei suoi diritti, il valore irrinunciabile del matrimonio e della famiglia che non si può equiparare né confondere con altre forme di unioni umane".
In poche parole il nuovo pontefice ha affermato che la religione non è un fatto privato, ma, contrariamente a quello che i laici pretendono, sociale, pubblico e politico.
E ha così dato il suo appoggio pieno alla politica seguita dal Cardinale Ruini e dalla Cei. Quella politica che ha portato il presidente della conferenza episcopale a dare indicazione di voto sui referendum per la legge 40, e a pronunciarsi i Pacs.
I cattolici - come del resto aveva detto qualche settimana fa monsignor Betori - devono uscire dalle sacrestie intervenendo uniti nella vita pubblica e modificandola secondo le indicazioni della Chiesa. La Chiesa è contraria all'aborto? Si modifichi la legge. Le gerarchie cattoliche sono contro Pacs?
I cattolici in parlamento si alleino e boccino una legge sulle convivenze civili. Un ospedale di Torino vuole sperimentare la pillola del giorno dopo? Si può intervenire, magari con un pretesto, e bloccare la sperimentazione. E così via. Immaginiamo che saranno molti in futuro i punti sui quali la Chiesa potrà intervenire per uniformare a sé, per plasmare secondo i propri principi società civile e politica. Per riappropriarsi sia pure in modo diverso dal passato di un potere temporale. Per dettare fuori, da ogni mediazione (quella mediazione, per intenderci che per decenni è stata fornita dalla Democrazia cristiana), le regole della convivenza civile. E allora la domanda iniziale ritorna. Che differenza c'è fra questa concezione dei rapporti fra stato e chiesa e quella che si esprime nel fondamentalismo islamico? Che Stato è quello che si uniforma alle regole religiose? In Iran la Guida suprema, la massima autorità è al di sopra del parlamento del presidente della repubblica e del potere giudiziario e vigila su di essi. E' così che si vuole la repubblica italiana? E' questo il ruolo a cui aspira Ruini? Al Sistani, capo spirituale degli sciiti irakeni, ha cercato di imporre nella costituzione irakena, la sharia affermando che i principi dell'Islam devono essere la sola fonte di ispirazione della carta costituzionale. C'è riuscito, anche se con un compromesso. L'Islam è una delle fonti della legislazione, ma non la sola. Le parole di Ratzinger non salvano neppure l'ipocrisia del richiamo ad altre fonti di diritto perché il papa cattolico dice che «il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta l convivenza». Nella Costituzione afghana non c'è nessun riferimento alla sharia, ma l'affermazione che nessuna legge afghana può essere contraria al credo islamico. A questo si vuole arrivare anche in Italia? Che non vi sia nessuna legge contraria al credo cattolico?
Non c'è da stare allegri. E non perché pensiamo che nel lungo periodo il processo di secolarizzazione della società italiana possa essere bloccato. Ma perché, nel medio periodo, gli opportunismi della vita politica possono aiutare le gerarchie cattoliche in un'opera di delegittimazione dello Stato laico. E rendere più difficile la vita di molti, soprattutto delle donne. Per questo è giusto dare una risposta molto più ampia e radicale di un laicismo di principio. Perché è la società, gli uomini e le donne che vorrebbe Ratzinger, i rapporti fra di loro e fra loro e legge che non ci piacciono, così come non ci piace nessuna società che si regoli sul fondamentalismo religioso. Fino a qualche mese fa pensavamo che nessun avrebbe provato a proporcela.
Liberazione 25.9.05
Gli studenti: «Aggressione a Ruini? Abbiamo solo manifestato il dissenso»
Parla Alessandro Francesconi, 20 anni, del collettivo studentesco Farfalle Rosse di Siena
Parla Alessandro Francesconi, 20 anni, del collettivo studentesco Farfalle Rosse
di Giuliano Rosciarelli
Mezzi punk, estremisti gay, intolleranti, manigoldi e intimidatori. Dopo le contestazioni al cardinale Ruini, li hanno definiti in tutti i modi ma, loro, i ragazzi di "Farfalle rosse", non amano le etichette, preferiscono «parlare solo dei contenuti». Sono circa trecento studenti in rappresentanza dei dieci istituti delle scuole medie e superiori di Siena, più altre scuole della Provincia, e dentro c'è di tutto: dai collettivi autonomi, come il Sarocchi, all'Unione degli studenti, dai Giovani comunisti ai cosiddetti "cani sciolti". Venerdì scorso quando di fronte alla "nobile" platea della "Fondazione Liberal", hanno contestato il presidente della Cei, per le posizioni espresse in materia di diritti agli omosessuali, battendo le ali della farfalla preludio di un uragano politico poi abbattutosi sugli studenti. Alessandro Francesconi, 20 anni, universitario al secondo anno di Scienze politiche, è uno dei protagonisti di «questo nuovo movimento» uscito «allo scoperto» il 16 settembre scorso con una iniziativa contro la Riforma Moratti e ritrovatosi venerdì per "fare un Pacs avanti, nei diritti".
Le contestazioni al cardinale Ruini hanno scatenato un putiferio. Ve lo aspettavate?
Abbiamo pensato solo che era giusto farlo. La destra ha subito levato gli scudi della propaganda cattolica e questo era prevedibile, ma anche da sinistra non abbiamo sentito cose piacevoli. Segno evidente che su certi passaggi la politica deve ancora fare passi da gigante. La maggior parte degli intervenuti non sa nemmeno come sono andate le cose. Hanno parlato di aggressione, non e vero. Abbiamo solo manifestato il nostro dissenso. Ruini ha potuto parlare liberamente e fare il suo discorso. Noi siamo andati lì per dare voce a quanti oggi non hanno voce come gli omosessuali contro cui la Chiesa è scesa in campo in maniera aggressiva ed invadente.
Vi identificate in una sigla, Farfalle rosse, ma al di là delle definizioni, cosa significa per voi?
Il nostro tentativo era quello di cercare di trovare una sintesi rispetto a tutte le esperienze di lotta attive nelle scuole senesi, partendo da un presupposto fondamentale: parlare a tutti e dare voce a tutti anche a quelli che non partecipano in nessuna struttura organizzata. Farfalle rosse nasce come una esperienza di movimento che nella pratica ha mostrato qualcosa di nuovo.
Hai parlato di un movimento che sta mostrando qualcosa di nuovo. Cosa intendi?
Il nostro è un percorso fatto di partecipazione. I momenti decisionali si racchiudono in una assemblea aperta a tutti, dove non si vedono sigle, non esistono accordi preparati o linee già impostate. Azzeriamo i simboli mettendoci in discussione per superare quegli steccati che a volte bloccano sul nascere qualsiasi stimolo propositivo. Ognuno di noi è portatore di specificità diverse cui tiene ed alle quali è saldamente ancorato, ma l'agire comune solidifica queste identità senza cancellarle: il collante è l'obiettivo.
E quale vi prefiggete?
Vogliamo una società più giusta. Sembrerà retorico, ma non dobbiamo mai stancarci di dirlo. C'è la guerra, l'ingiustizia sociale, lo sfruttamento economico, l'intolleranza, il razzismo. Ci sono paesi a sovranità limitata e persone con cittadinanza negata. Ci rivolgiamo ai migranti in fuga dalla fame e dalla guerra che vengono rinchiusi nei Cpt e cacciati via. Ci sono uomini e donne precari, studenti senza futuro, ci sono gay discriminati. Ecco noi siamo tutto questo.
Prossimo appuntamento?
Il 30 settembre, a Siena, per "una passeggiata del desiderio" che si snoderà per il centro storico. Vogliamo entrare nel dibattito aperto dalle primarie, rivolgendoci direttamente ai protagonisti di questa tornata elettorale, facendo sentire la nostra voce, urlare i nostri desideri, scrivere il nostro "Voglio".
Coppie di fatto
Il papa come l'ayatollah Khomeini
Non ci piace la società che si regola sul fondamentalismo religioso
Immaginiamo i punti sui quali la Chiesa potrà intervenire
di Ritanna Armeni
Che differenza c'è fra Benedetto XVI e Khomeini l'ayatollah che nel 1979 fece dell'Iran una repubblica islamica? Che differenza c'è fra papa Ratzinger e il capo degli sciiti irakeni Al Sistani? E ancora, quale è la diversità - nel rapporto fra la religione e lo stato - fra tre costituzioni, irakena, afghana e iraniana, alla base di paesi dominati da un integralismo religioso che subordina a sé gli organismi dello stato e la vita civile, e quello che propongono oggi le gerarchie cattoliche?
La domanda, sia ben chiaro, non è né polemica né irrispettosa. Ma ci è venuta spontanea quando abbiamo letto ieri alcune dichiarazioni di papa Ratzinger nell'incontro con il nuovo ambasciatore del Messico presso la Santa sede.
"Davanti al crescente laicismo - ha detto Benedetto XVI - che pretende di ridurre la vita religiosa dei cittadini alla sfera privata, senza nessuna manifestazione sociale e pubblica, la Chiesa sa molto bene che il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta la convivenza, come il dono sacro della vita, la dignità della persona, insieme all'eguaglianza e a l'inviolabilità dei suoi diritti, il valore irrinunciabile del matrimonio e della famiglia che non si può equiparare né confondere con altre forme di unioni umane".
In poche parole il nuovo pontefice ha affermato che la religione non è un fatto privato, ma, contrariamente a quello che i laici pretendono, sociale, pubblico e politico.
E ha così dato il suo appoggio pieno alla politica seguita dal Cardinale Ruini e dalla Cei. Quella politica che ha portato il presidente della conferenza episcopale a dare indicazione di voto sui referendum per la legge 40, e a pronunciarsi i Pacs.
I cattolici - come del resto aveva detto qualche settimana fa monsignor Betori - devono uscire dalle sacrestie intervenendo uniti nella vita pubblica e modificandola secondo le indicazioni della Chiesa. La Chiesa è contraria all'aborto? Si modifichi la legge. Le gerarchie cattoliche sono contro Pacs?
I cattolici in parlamento si alleino e boccino una legge sulle convivenze civili. Un ospedale di Torino vuole sperimentare la pillola del giorno dopo? Si può intervenire, magari con un pretesto, e bloccare la sperimentazione. E così via. Immaginiamo che saranno molti in futuro i punti sui quali la Chiesa potrà intervenire per uniformare a sé, per plasmare secondo i propri principi società civile e politica. Per riappropriarsi sia pure in modo diverso dal passato di un potere temporale. Per dettare fuori, da ogni mediazione (quella mediazione, per intenderci che per decenni è stata fornita dalla Democrazia cristiana), le regole della convivenza civile. E allora la domanda iniziale ritorna. Che differenza c'è fra questa concezione dei rapporti fra stato e chiesa e quella che si esprime nel fondamentalismo islamico? Che Stato è quello che si uniforma alle regole religiose? In Iran la Guida suprema, la massima autorità è al di sopra del parlamento del presidente della repubblica e del potere giudiziario e vigila su di essi. E' così che si vuole la repubblica italiana? E' questo il ruolo a cui aspira Ruini? Al Sistani, capo spirituale degli sciiti irakeni, ha cercato di imporre nella costituzione irakena, la sharia affermando che i principi dell'Islam devono essere la sola fonte di ispirazione della carta costituzionale. C'è riuscito, anche se con un compromesso. L'Islam è una delle fonti della legislazione, ma non la sola. Le parole di Ratzinger non salvano neppure l'ipocrisia del richiamo ad altre fonti di diritto perché il papa cattolico dice che «il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta l convivenza». Nella Costituzione afghana non c'è nessun riferimento alla sharia, ma l'affermazione che nessuna legge afghana può essere contraria al credo islamico. A questo si vuole arrivare anche in Italia? Che non vi sia nessuna legge contraria al credo cattolico?
Non c'è da stare allegri. E non perché pensiamo che nel lungo periodo il processo di secolarizzazione della società italiana possa essere bloccato. Ma perché, nel medio periodo, gli opportunismi della vita politica possono aiutare le gerarchie cattoliche in un'opera di delegittimazione dello Stato laico. E rendere più difficile la vita di molti, soprattutto delle donne. Per questo è giusto dare una risposta molto più ampia e radicale di un laicismo di principio. Perché è la società, gli uomini e le donne che vorrebbe Ratzinger, i rapporti fra di loro e fra loro e legge che non ci piacciono, così come non ci piace nessuna società che si regoli sul fondamentalismo religioso. Fino a qualche mese fa pensavamo che nessun avrebbe provato a proporcela.
Liberazione 25.9.05
Gli studenti: «Aggressione a Ruini? Abbiamo solo manifestato il dissenso»
Parla Alessandro Francesconi, 20 anni, del collettivo studentesco Farfalle Rosse di Siena
Parla Alessandro Francesconi, 20 anni, del collettivo studentesco Farfalle Rosse
di Giuliano Rosciarelli
Mezzi punk, estremisti gay, intolleranti, manigoldi e intimidatori. Dopo le contestazioni al cardinale Ruini, li hanno definiti in tutti i modi ma, loro, i ragazzi di "Farfalle rosse", non amano le etichette, preferiscono «parlare solo dei contenuti». Sono circa trecento studenti in rappresentanza dei dieci istituti delle scuole medie e superiori di Siena, più altre scuole della Provincia, e dentro c'è di tutto: dai collettivi autonomi, come il Sarocchi, all'Unione degli studenti, dai Giovani comunisti ai cosiddetti "cani sciolti". Venerdì scorso quando di fronte alla "nobile" platea della "Fondazione Liberal", hanno contestato il presidente della Cei, per le posizioni espresse in materia di diritti agli omosessuali, battendo le ali della farfalla preludio di un uragano politico poi abbattutosi sugli studenti. Alessandro Francesconi, 20 anni, universitario al secondo anno di Scienze politiche, è uno dei protagonisti di «questo nuovo movimento» uscito «allo scoperto» il 16 settembre scorso con una iniziativa contro la Riforma Moratti e ritrovatosi venerdì per "fare un Pacs avanti, nei diritti".
Le contestazioni al cardinale Ruini hanno scatenato un putiferio. Ve lo aspettavate?
Abbiamo pensato solo che era giusto farlo. La destra ha subito levato gli scudi della propaganda cattolica e questo era prevedibile, ma anche da sinistra non abbiamo sentito cose piacevoli. Segno evidente che su certi passaggi la politica deve ancora fare passi da gigante. La maggior parte degli intervenuti non sa nemmeno come sono andate le cose. Hanno parlato di aggressione, non e vero. Abbiamo solo manifestato il nostro dissenso. Ruini ha potuto parlare liberamente e fare il suo discorso. Noi siamo andati lì per dare voce a quanti oggi non hanno voce come gli omosessuali contro cui la Chiesa è scesa in campo in maniera aggressiva ed invadente.
Vi identificate in una sigla, Farfalle rosse, ma al di là delle definizioni, cosa significa per voi?
Il nostro tentativo era quello di cercare di trovare una sintesi rispetto a tutte le esperienze di lotta attive nelle scuole senesi, partendo da un presupposto fondamentale: parlare a tutti e dare voce a tutti anche a quelli che non partecipano in nessuna struttura organizzata. Farfalle rosse nasce come una esperienza di movimento che nella pratica ha mostrato qualcosa di nuovo.
Hai parlato di un movimento che sta mostrando qualcosa di nuovo. Cosa intendi?
Il nostro è un percorso fatto di partecipazione. I momenti decisionali si racchiudono in una assemblea aperta a tutti, dove non si vedono sigle, non esistono accordi preparati o linee già impostate. Azzeriamo i simboli mettendoci in discussione per superare quegli steccati che a volte bloccano sul nascere qualsiasi stimolo propositivo. Ognuno di noi è portatore di specificità diverse cui tiene ed alle quali è saldamente ancorato, ma l'agire comune solidifica queste identità senza cancellarle: il collante è l'obiettivo.
E quale vi prefiggete?
Vogliamo una società più giusta. Sembrerà retorico, ma non dobbiamo mai stancarci di dirlo. C'è la guerra, l'ingiustizia sociale, lo sfruttamento economico, l'intolleranza, il razzismo. Ci sono paesi a sovranità limitata e persone con cittadinanza negata. Ci rivolgiamo ai migranti in fuga dalla fame e dalla guerra che vengono rinchiusi nei Cpt e cacciati via. Ci sono uomini e donne precari, studenti senza futuro, ci sono gay discriminati. Ecco noi siamo tutto questo.
Prossimo appuntamento?
Il 30 settembre, a Siena, per "una passeggiata del desiderio" che si snoderà per il centro storico. Vogliamo entrare nel dibattito aperto dalle primarie, rivolgendoci direttamente ai protagonisti di questa tornata elettorale, facendo sentire la nostra voce, urlare i nostri desideri, scrivere il nostro "Voglio".
Corriere della Sera
«meglio Peppone che Don Camillo!»
Corriere della Sera 25.9.05
Prodi condanna, Bertinotti «capisce». Bindi: non perdiamo la Chiesa
Fischi a Ruini: Rifondazione dice sì
Le «Farfalle Rosse»
«Libero amore in libero Stato». Un boato per i contestatori Ovazione per Pietro Ingrao: «Ma non mi piace quello che è successo»
Rifondazione
di Andrea Garibaldi
ROMA - Fulvio Lombardi preferisce parlare di zucchine. «Cioè, io sono contrario al fatto che il cardinale Ruini s’impicci di leggi italiane, però va contestato in modo più corretto, così gli si dà appiglio per fare la vittima». Pausa. «Insomma! Se devi fare una manifestazione dura falla su cose più concrete. Coppie di fatto è un argomento marginale. Io ho lavorato nell’edilizia, poi all’Italcable. Prendevo 2 milioni e centomila lire di pensione, mi pareva di stare benino. Adesso prendo mille e cento euro e non mi bastano proprio». Siamo alle zucchine. «Oggi con mia moglie le volevamo cucinare. Due euro e cinquanta al chilo. Per me è tanto, abbiamo rinunciato». Palalottomatica, quartiere mussoliniano dell’Eur. Primo pomeriggio di una giornata limpida. Con i pullman e con i treni sono arrivati i militanti di Rifondazione comunista, è la manifestazione per Bertinotti alle primarie di ottobre. Idealisti mai domi e nuovissimi allevatori di speranze. Falci, martelli, «Regole 0» e Berlusconi padrone, sulle magliette. Post-it gialli ingranditi con scritte così: «Voglio... pagare il mutuo e sopravvivere». Arrivano cinque «Farfalle rosse», i ragazzi che a Siena si sono opposti al cardinale. Strillano: «Meglio Peppone che don Camillo!». Ritorno agli anni ’50, Guareschi, Cervi e Fernandel. Qui, davvero, non si sente odore di sacrestia, neanche lontano.
Arriva Bertinotti con pantaloni verdi e camicia rosa: «Se anche i cardinali si mettono a fare politica, si espongono ai rischi della politica, ai fischi, alle contestazioni. Certo, sarei stato inquieto se tutto fosse avvenuto in una chiesa...». Parla di «ingerenze neointegraliste», scivola dentro l’impianto.
Giorgio De Blasio, 40 anni, di Capua, commenta: «Disse un signore con la barba e i capelli lunghi: date a Dio ciò che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare». «Fossimo stati lì, a Siena, venerdì, avremmo fischiato anche noi», assicurano Antonio Rossi, che ha 20 anni e fa il piastrellista e Barbara Arensi, che ne ha 19 e studia ragioneria. Vengono da Lodi. Ecco Enzo Giampieri, 60 anni, impiegato, che viene dal quartiere Montesacro di Roma: «Chi ha reagito meglio è stato proprio lui, il cardinale Ruini. La protesta era civile, è durata dieci minuti e lui ha sorriso. Invece...». Invece? «Non si sentiva il bisogno della lettera di scuse di Prodi!». Massimo è un altro romano, distribuisce a chi entra volantini dell'Unione inquilini. Dice: «Per la Chiesa solo il Papa è infallibile. Ruini si è intromesso in faccende dello Stato, può farlo ma deve sottoporsi alla critica».
Dentro, ognuno legge sul palco il suo post-it . Sale Alessandro Francesconi, farfalla rossa, coordinatore provinciale dei giovani di Rifondazione a Siena: «Sono uno di quelli che ha contestato il cardinale Ruini. Voglio... libero amore in libero Stato». Applausone, quasi boato. Alessandro ha 20 anni, sulla maglietta nera la scritta: Non mi avrete mai come volete voi. Spiega: «E’ stata una manifestazione pacifica, non gli abbiamo mica impedito di parlare». Va al microfono il direttore di Liberazione , Piero Sansonetti. Cita il «rispetto» di Fassino e la «devozione» di Rutelli verso Ruini. Salva di fischi. Non sono per il massiccio Sansonetti.
Piano sotterraneo, nella grande tavola calda l’analisi continua: «Per noi è una fregatura: con duemila anni di esperienza alle spalle, Ruini ha girato l'episodio a suo favore». Parola di Mariano Grilli, 64 anni, falegname in pensione, da Porto Sant’Elpidio, Ascoli Piceno. E Lia, bolognese che assiste adolescenti difficili: «Non mi è piaciuto il metodo. Non è stata un’azione di massa, ben spiegata e preparata». Il novantenne Pietro Ingrao ha appena parlato sul palco, acclamato tutti-in-piedi. Cosa dice questo antico comunista elegante del caso Ruini? «Non ho simpatia per il cardinale, ma quel che è accaduto non mi è piaciuto. Nella relazione con gli uomini di chiesa occorre mantenere la misura. L’esperienza religiosa tocca corde profonde, non si deve dimenticarlo mai, nemmeno quando uomini come Ruini danno giudizi troppo perentori. Credo che anche la Chiesa dovrebbe misurare sempre le parole quando si pronuncia sui rapporti personali».
soli contro tutti? in tanti!
SPACCATURA Fischi a Ruini, condanna di Prodi. Il Polo: è tardi Centrosinistra diviso sulla contestazione al cardinale. L’Osservatore: protesta ignobile
di Lorenzo Salvia
ROMA - Dopo un giorno di silenzio anche Romano Prodi e Piero Fassino prendono la parola a difesa del cardinale Ruini, fischiato venerdì dagli studenti di Siena per la sua chiusura sulle coppie di fatto. Frasi tardive e troppo morbide secondo la Casa delle Libertà, che con il vice premier Gianfranco Fini parla di «no global, teppisti e aspiranti terroristi non a caso già arruolati dal centrosinistra in questa campagna elettorale». Ma il centrosinistra è diviso.
PRODI E FASSINO - «Biasimo profondamente queste contestazioni» dice Prodi spiegando di aver «mandato una lettera personale» al presidente della Cei. «In una società democratica e libera i fischi non sono un argomento» aggiunge Fassino, secondo cui è «sciocco pensare che su temi delicati come le coppie di fatto la Chiesa non abbia un punto di vista e non lo esprima». Per la Margherita è Pierluigi Castagnetti ad «esprimere assoluta solidarietà al cardinale Ruini per la gazzarra da cui è stato investito».
CDL, PAROLE TARDIVE - «Non è casuale - sottolinea il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi - che Prodi abbia atteso un giorno prima di esprimersi e che eviti la parola condanna preferendo parlare semplicemente di biasimo». Per l’ex ministro di An Maurizio Gasparri, il Professore «dimostra ancora una volta di avere riflessi lenti e mente appannata». Mentre il leader dell’Udc Marco Follini definisce quello di Siena un «tardo, triste rito sessantottino» e si sarebbe «aspettato qualche parola più generosa nei confronti di chi è stato contestato». Per il suo collega di partito Luca Volontè è «necessario che dal "cattolico e sofferente" Prodi venga un atto di coerenza e autorevolezza: lasci Bertinotti e Grillini fuori dalla sua alleanza politica, ne soffrirebbe meno lui e gli italiani sarebbero più garantiti nei loro diritti di libertà». Dura le replica dello stesso Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay e, per i Ds, ideatore della legge sulle coppie di fatto: «Volonté si dovrebbe vergognare di stare in una coalizione dove hanno cittadinanza anche i nazisti, portatori di una politica di discriminazione verso gli omosessuali».
CONTESTAZIONE LEGITTIMA - Ma c’è anche chi giudica legittima la contestazione di Siena. Non solo Fausto Bertinotti e Rifondazione. «Se il cardinale Ruini parla soltanto di questioni religiose - spiega Gianni De Michelis (Nuovo Psi) - è blasfemo fischiarlo, ma se legittimamente parla di altre materie, c’è un corrispettivo diritto a dissentire». Francesco Cossiga concorda: «Siamo in un regime democratico e se un cardinale va in luoghi dove può essere contestato, va in quei luoghi rischiando di esserlo».
OSSERVATORE ROMANO - «La viltà dell’intolleranza. Il coraggio della verità»: questo il titolo dell’Osservatore Romano, schierato naturalmente a difesa del cardinale Ruini: «La Chiesa che parla in difesa della vita, della dignità dell’uomo, della famiglia dà fastidio ma è suo dovere farlo. Fa parte della sua missione. E non saranno certo ignobili contestazioni di piazza strumentalizzate, non meno strumentali campagne di stampa e prese di posizioni politiche a farla tacere. A farci tacere».
Prodi condanna, Bertinotti «capisce». Bindi: non perdiamo la Chiesa
Fischi a Ruini: Rifondazione dice sì
Le «Farfalle Rosse»
«Libero amore in libero Stato». Un boato per i contestatori Ovazione per Pietro Ingrao: «Ma non mi piace quello che è successo»
Rifondazione
di Andrea Garibaldi
ROMA - Fulvio Lombardi preferisce parlare di zucchine. «Cioè, io sono contrario al fatto che il cardinale Ruini s’impicci di leggi italiane, però va contestato in modo più corretto, così gli si dà appiglio per fare la vittima». Pausa. «Insomma! Se devi fare una manifestazione dura falla su cose più concrete. Coppie di fatto è un argomento marginale. Io ho lavorato nell’edilizia, poi all’Italcable. Prendevo 2 milioni e centomila lire di pensione, mi pareva di stare benino. Adesso prendo mille e cento euro e non mi bastano proprio». Siamo alle zucchine. «Oggi con mia moglie le volevamo cucinare. Due euro e cinquanta al chilo. Per me è tanto, abbiamo rinunciato». Palalottomatica, quartiere mussoliniano dell’Eur. Primo pomeriggio di una giornata limpida. Con i pullman e con i treni sono arrivati i militanti di Rifondazione comunista, è la manifestazione per Bertinotti alle primarie di ottobre. Idealisti mai domi e nuovissimi allevatori di speranze. Falci, martelli, «Regole 0» e Berlusconi padrone, sulle magliette. Post-it gialli ingranditi con scritte così: «Voglio... pagare il mutuo e sopravvivere». Arrivano cinque «Farfalle rosse», i ragazzi che a Siena si sono opposti al cardinale. Strillano: «Meglio Peppone che don Camillo!». Ritorno agli anni ’50, Guareschi, Cervi e Fernandel. Qui, davvero, non si sente odore di sacrestia, neanche lontano.
Arriva Bertinotti con pantaloni verdi e camicia rosa: «Se anche i cardinali si mettono a fare politica, si espongono ai rischi della politica, ai fischi, alle contestazioni. Certo, sarei stato inquieto se tutto fosse avvenuto in una chiesa...». Parla di «ingerenze neointegraliste», scivola dentro l’impianto.
Giorgio De Blasio, 40 anni, di Capua, commenta: «Disse un signore con la barba e i capelli lunghi: date a Dio ciò che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare». «Fossimo stati lì, a Siena, venerdì, avremmo fischiato anche noi», assicurano Antonio Rossi, che ha 20 anni e fa il piastrellista e Barbara Arensi, che ne ha 19 e studia ragioneria. Vengono da Lodi. Ecco Enzo Giampieri, 60 anni, impiegato, che viene dal quartiere Montesacro di Roma: «Chi ha reagito meglio è stato proprio lui, il cardinale Ruini. La protesta era civile, è durata dieci minuti e lui ha sorriso. Invece...». Invece? «Non si sentiva il bisogno della lettera di scuse di Prodi!». Massimo è un altro romano, distribuisce a chi entra volantini dell'Unione inquilini. Dice: «Per la Chiesa solo il Papa è infallibile. Ruini si è intromesso in faccende dello Stato, può farlo ma deve sottoporsi alla critica».
Dentro, ognuno legge sul palco il suo post-it . Sale Alessandro Francesconi, farfalla rossa, coordinatore provinciale dei giovani di Rifondazione a Siena: «Sono uno di quelli che ha contestato il cardinale Ruini. Voglio... libero amore in libero Stato». Applausone, quasi boato. Alessandro ha 20 anni, sulla maglietta nera la scritta: Non mi avrete mai come volete voi. Spiega: «E’ stata una manifestazione pacifica, non gli abbiamo mica impedito di parlare». Va al microfono il direttore di Liberazione , Piero Sansonetti. Cita il «rispetto» di Fassino e la «devozione» di Rutelli verso Ruini. Salva di fischi. Non sono per il massiccio Sansonetti.
Piano sotterraneo, nella grande tavola calda l’analisi continua: «Per noi è una fregatura: con duemila anni di esperienza alle spalle, Ruini ha girato l'episodio a suo favore». Parola di Mariano Grilli, 64 anni, falegname in pensione, da Porto Sant’Elpidio, Ascoli Piceno. E Lia, bolognese che assiste adolescenti difficili: «Non mi è piaciuto il metodo. Non è stata un’azione di massa, ben spiegata e preparata». Il novantenne Pietro Ingrao ha appena parlato sul palco, acclamato tutti-in-piedi. Cosa dice questo antico comunista elegante del caso Ruini? «Non ho simpatia per il cardinale, ma quel che è accaduto non mi è piaciuto. Nella relazione con gli uomini di chiesa occorre mantenere la misura. L’esperienza religiosa tocca corde profonde, non si deve dimenticarlo mai, nemmeno quando uomini come Ruini danno giudizi troppo perentori. Credo che anche la Chiesa dovrebbe misurare sempre le parole quando si pronuncia sui rapporti personali».
soli contro tutti? in tanti!
SPACCATURA Fischi a Ruini, condanna di Prodi. Il Polo: è tardi Centrosinistra diviso sulla contestazione al cardinale. L’Osservatore: protesta ignobile
di Lorenzo Salvia
ROMA - Dopo un giorno di silenzio anche Romano Prodi e Piero Fassino prendono la parola a difesa del cardinale Ruini, fischiato venerdì dagli studenti di Siena per la sua chiusura sulle coppie di fatto. Frasi tardive e troppo morbide secondo la Casa delle Libertà, che con il vice premier Gianfranco Fini parla di «no global, teppisti e aspiranti terroristi non a caso già arruolati dal centrosinistra in questa campagna elettorale». Ma il centrosinistra è diviso.
PRODI E FASSINO - «Biasimo profondamente queste contestazioni» dice Prodi spiegando di aver «mandato una lettera personale» al presidente della Cei. «In una società democratica e libera i fischi non sono un argomento» aggiunge Fassino, secondo cui è «sciocco pensare che su temi delicati come le coppie di fatto la Chiesa non abbia un punto di vista e non lo esprima». Per la Margherita è Pierluigi Castagnetti ad «esprimere assoluta solidarietà al cardinale Ruini per la gazzarra da cui è stato investito».
CDL, PAROLE TARDIVE - «Non è casuale - sottolinea il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi - che Prodi abbia atteso un giorno prima di esprimersi e che eviti la parola condanna preferendo parlare semplicemente di biasimo». Per l’ex ministro di An Maurizio Gasparri, il Professore «dimostra ancora una volta di avere riflessi lenti e mente appannata». Mentre il leader dell’Udc Marco Follini definisce quello di Siena un «tardo, triste rito sessantottino» e si sarebbe «aspettato qualche parola più generosa nei confronti di chi è stato contestato». Per il suo collega di partito Luca Volontè è «necessario che dal "cattolico e sofferente" Prodi venga un atto di coerenza e autorevolezza: lasci Bertinotti e Grillini fuori dalla sua alleanza politica, ne soffrirebbe meno lui e gli italiani sarebbero più garantiti nei loro diritti di libertà». Dura le replica dello stesso Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay e, per i Ds, ideatore della legge sulle coppie di fatto: «Volonté si dovrebbe vergognare di stare in una coalizione dove hanno cittadinanza anche i nazisti, portatori di una politica di discriminazione verso gli omosessuali».
CONTESTAZIONE LEGITTIMA - Ma c’è anche chi giudica legittima la contestazione di Siena. Non solo Fausto Bertinotti e Rifondazione. «Se il cardinale Ruini parla soltanto di questioni religiose - spiega Gianni De Michelis (Nuovo Psi) - è blasfemo fischiarlo, ma se legittimamente parla di altre materie, c’è un corrispettivo diritto a dissentire». Francesco Cossiga concorda: «Siamo in un regime democratico e se un cardinale va in luoghi dove può essere contestato, va in quei luoghi rischiando di esserlo».
OSSERVATORE ROMANO - «La viltà dell’intolleranza. Il coraggio della verità»: questo il titolo dell’Osservatore Romano, schierato naturalmente a difesa del cardinale Ruini: «La Chiesa che parla in difesa della vita, della dignità dell’uomo, della famiglia dà fastidio ma è suo dovere farlo. Fa parte della sua missione. E non saranno certo ignobili contestazioni di piazza strumentalizzate, non meno strumentali campagne di stampa e prese di posizioni politiche a farla tacere. A farci tacere».
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I GIOVANI DEL CONSERVATORIO IN CONCERTO A VILLA PICCOLOMINI
Roma, 23 set. (Adnkronos Cultura) - “Vita rilucente. Giordano Bruno e il Cinquecento” è il titolo della rassegna di eventi che si tiene, in una splendida cornice rinascimentale, a Villa Piccolomini di Roma fino al 30 ottobre. Evento centrale della manifestazione è la personale della pittrice Roberta Pugno, che espone le proprie opere ispirate a Giordano Bruno negli spazi della Villa e nel porticato prospiciente la Basilica di S.Pietro. Roberta Pugno è autrice di opere di grande suggestione e profondità e, come in questo caso, fonte di ispirazione o di rapporto con altre forme espressive. La sua mostra a Villa Piccolomini è, infatti, concepita attraverso un dialogo articolato tra immagini, suoni e parole (non a caso, alla mostra si affiancheranno concerti, rappresentazioni teatrali, letture), mentre nel porticato, le sue tele si confrontano con l’opera di due artisti, ispirate anch’esse a Giordano Bruno: “Le Sedie dell’Inquisizione” di Orazio Cordischi e le “Xilografie in ferro” di Alessandro Burul.
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