martedì 7 marzo 2006

segnalata da Nereo Benussi:
la lettera di Marcelo Conti a Cancrini sull'Unità di ieri mattina

l'Unità 6.3.05
I Deseparecidos, la Chiesa e quello strano silenzio

Gentile prof. Cancrini,
Le scrivo a proposito del suo articolo sull’Unità sui deseparecidos. Sono colpito dal fatto che in un articolo così lungo Lei non abbia dedicato neanche una parola alle complicità e responsabilità della Chiesa argentina. Soprattutto in virtù del fatto che lei è perito nel processo sui desaparecidos.
Lei cita I «cattivi universalmente accettati» come l’assasino Massera, Gelli ed il cinismo di Andreotti. Le madri di Plaza de Mayo, che Lei ha nel suo cuore, hanno più volte denunciato il nunzio apostolico in Argentina di allora, Cardinale Pio Laghi, per sue precise responsabilità ed indifferenza di fronte ai fatti.
Le rammento che un importante funzionario del consolato argentino di allora, da me incontrato personalmente a Roma qualche anno fa, ha ammesso che incontrava quotidianamente il Cardinale, allo scopo di salvare alcuni ragazzi italiani sequestrati di “buone referenze” dai campi di tortura, e per fare “il possibile. Forse perché tutti gli altri, su loro decisione (!), potevano tornare nelle mani del Signore... perché contaminati dalle “Ideologie del male”. Ma non erano anche questi cittadini italiani?
Non sono certamente ancora vivo per l’intervento del (poco) Pio Laghi, ma per altre circostanze molto fortunate... Il Cardinale, oggi, frequenta il salotto dl «Porta a Porta», ha celebrato il matrimonio del figlio del Re d’Italia, ha battezzato qualche nipotino di Massera, le ha anche sposato un figlio, e giocava a tennis quotidianamente con il cardinale. Credo possa essere questo il vizio della memoria di cui parla il sig. Morsolin. E i giornali tacciono e non pubblicano o ne parlano a metà.
Marcelo Enrique Conti

La ringrazio molto per questa sua precisazione. Il comportamento reale della Chiesa Cattolica al tempo della dittatura argentina non era menzionato nella mia risposta ed è giusto, invece, che esso sia ben conosciuto nel momento in cui se ne ricordano le vittime. Per due ragioni essenziali. Perché la Chiesa non ha preso le distanze ancora oggi, prima di tutto, dalle scelte che vennero fatte allora. Perché l’episodio particolare ripropone, in secondo luogo, una riflessione più ampia sugli effetti di questa incapacità della Chiesa di prendere posizione nei confronti di chi detiene un potere dittatoriale e lo esercita su linee di evidente, brutale, inaccettabile immoralità. Esempi dolorosi di questo tipo di atteggiamento hanno lasciato tracce importanti anche nel nostro Paese. Sono intitolati ancora oggi al padre Agostino Gemelli gli istituti più importanti dell’Università Cattolica anche se il padre Agostino Gemelli è stato un sostenitore entusiasta e pubblico delle leggi antiebraiche volute dal fascismo. Quelle leggi, a suo avviso, erano positive perché sottolineavano e rinforzavano le radici cristiane della nostra comunità nazionale Aveva il padre Agostino Gemelli, forse, un tipo di consuetudine con il cristianesimo simile a quella del nostro presidente del Senato, l’onorevole Marcello Pera, basata sullo scontro con chi cristiano non è: ghetti (per gli ebrei) e crociate (contro i musulmani) invece che predicazione del Vangelo e delle parole di Gesù. Ciò non ha impedito alla Chiesa, tuttavia, di intitolargli delle istituzioni culturali assai prestigiose. Senza tener conto del fatto per cui una persona che plaude a delle leggi razziali nel 1938 non era e non poteva essere un uomo davvero”colto”. Perché questo tipo di cose sia accaduto e possa accadere ancora non è facile da ricostruire in modo attendibile.
Quote di narcisismo autocelebrativo tali da rendere incerta la percezione della realtà e degli effetti prodotti dalle parole che si dicono si sono sicuramente collegate, in molti casi, con la vigliaccheria di chi non sa sfidare quelli che hanno il potere in quel momento. Molto al di là delle fragilità delle follie individuali o di piccolo gruppo, tuttavia, quello che non si può non notare è l’atteggiamento di chi, dal cuore stesso della Chiesa,questa percezione e questi orrori non condanna, da questa posizione e da questi orrori non prende la giusta distanza. Dimenticando o facendo finta di aver dimenticato, come è accaduto in questo caso, cose che non dovrebbero mai essere dimenticate.Il problema, alla fine, è quello della credibilità reale della Chiesa e della validità davvero universale del suo messaggio. Osservando le cose da questo punto di vista quello che a me sembra davvero inquietante, oggi, è il modo in cui la Chiesa continua spesso a tacere. Sull’Iraq, per esempio, per che Papa Wojtyla aveva con chiarezza condannato teoria e pratica della guerra preventiva e perché il Papa di oggi sembra preoccupato più del terrorismo che della guerra sui problemi de1mondo, sopratutto, perché sempre più chiaro a tutti è il rapporto che c’è fra le strategie di penetrazione economica e politica del libero mercato e l’aggravarsi continuo delle condizioni di miseria e di morte in cui si trovano popolazioni intere del terzo mondo. Quello che non dovrebbe bastare ad un magistero morale come quello della Chiesa, quello che non sarebbe bastato certamente a Gesù è il commuoversi senza preoccuparsene dei bambini che muoiono di fame. Quella di cui ci sarebbe stato e c’è bisogno, credo, è la capacità di mettere questo problema al primo punto di un ordine del giorno spirituale dell’umanità. Preoccuparsi della cellula appena fecondata, dicendo che Dio la vede e se ne preoccupa, diventa di fatto paradossale se si pensa ai milioni di bambini che si trascinano (senza che Dio li veda?) verso una morte atroce per logiche che sono ancora oggi quelle dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Logiche su cui, purtroppo, la Chiesa continua a guardarsi dall’intervenire. Difficile dire queste cose in un Paese come il nostro ma quello di cui viene voglia a volte è un pensiero forte di riforma della Chiesa, delle sue istituzioni e delle sue terribili opacità. Quella di cui ci sarebbe bisogno, forse, è una rivolta spirituale, basata sulle parole del Vangelo, capace di mettere in discussione, come accadde ai tempi di Lutero e della Riforma, un apparato che sembra destinato altrimenti ad appiattirsi sulle posizioni di quelli che si agitano pensando d’essere i più forti ma che altro non sono, in realtà, che persone incapaci di aprire gli occhi sul mondo che inutilmente li circonda.
Luigi Cancrini
(si ringrazia Gorgio Valentini)

La Stampa 6.3.06
Valeria Sacchi:
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Alla ribalta della cronaca sale per la prima volta anche Ivan Gardini, il primogenito di Raul e di Idina Ferruzzi che, oltre a condividere con Sama le fatiche dell'etanolo, insieme al cugino Luca Bonaccorsi è impegnato nel lancio del nuovo settimanale «Left» (già «Avvenimenti»). Dopo l'uscita dei primi due numeri, Ivan e Luca hanno licenziato il direttore Adalberto Minucci e il condirettore Giulietto Chiesa. Motivo della rottura la rubrica «fissa» dello psicoanalista Massimo Fagioli - già ispiratore di alcuni film di Marco Bellocchio - voluta dai due giovani editori ma osteggiata dalla direzione.
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