Corriere della Sera 23.10.03
IL FENOMENO
«Paura e grande attrazione Per noi italiani è un mondo ai confini con la magia»
La scienza corre, sforna scoperte i cui significati sono sempre più sofisticati e talvolta lontani dalla comprensione. Eppure c’è un’attrazione per questo mondo che è sotto gli occhi di tutti: i quotidiani se ne occupano, le riviste di settore crescono, i programmi tv si moltiplicano e, adesso, debutta addirittura un Festival della scienza. «Ma forse è proprio perché si sente il bisogno di capire di più che l’interesse aumenta» dice Emanuela Arata dell’Istituto nazionale di Fisica della materia e presidente del Festival genovese. «L’Italia è il Paese più antiscientifico d’Europa - dice - è c’è tanto bisogno di informazione per sciogliere quelle paure che la scienza in alcuni casi può far nascere proprio per la sua eccessiva sofisticatezza. Persino lo scienziato da noi è una figura anomala. Quei pochi che parlano spesso dissertano su tutto contribuendo più all’immagine del mago che del ricercatore. Invece attraverso il Festival vogliamo offrire un’idea corretta dove gli esperti raccontano ciò che sanno e compete loro». E’ sicuramente il modo giusto per rendere i messaggi più chiari e decifrabili, l’era dei tuttologi è da superare se si vuol capire davvero ciò che succede. «Lo scienziato - continua Arata - nei Paesi stranieri è visto come una persona che fa un mestiere normale anche se spesso più interessante. E’ una visione corretta perché solo così un giovane può giudicarla una prospettiva praticabile, un lavoro a cui ambire e prepararsi. Ed è un modo per combattere pure il calo nelle iscrizioni alle facoltà scientifiche».
Nonostante tutto nella scienza rimane però un po’ di magia, indispensabile per accendere il fascino di un mondo da conquistare. Un mondo che possiamo costruire noi, con le nostre scoperte e invenzioni diventando fabbricanti del futuro. «E’ vero, una certa magia esiste - continua Arata - anche perché spesso il confine del possibile nella ricerca non è chiaro e diventa labile. Qui deve scattare la responsabilità dello scienziato evitando di presentarla in una dimensione irreale».
Ma accade che sommersi da fiumi di scienza si fugga nell’irrazionale, nell’esoterico, nel magico più estremo. «Questa inclinazione è forse una componente antropologica dell’uomo - commenta Vittorio Bo, direttore del Festival - e solo una corretta informazione può sconfiggere atteggiamenti di rivolta, di rifiuto alla comprensione. L’iniziativa genovese vuol creare una sorta di abbecedario attraverso mostre, conferenze, giochi e spettacoli capaci di far capire come scienza e tecnologia siano parte della nostra vita quotidiana e non un mondo irraggiungibile. Dimostreremo che persino la magia di Harry Potter può essere più reale, più scientifica, di quanto immaginiamo».
Nulla è incomprensibile nella scienza, basta trovare il modo giusto per raccontarla. E’ questa la semplice verità che il festival genovese vuol diffondere. E per conquistare un risultato e sciogliere falsi miti, fa ricorso ad ogni mezzo: dal cinema al teatro, dal gioco alle mostre; ma soprattutto alla parola degli scienziati.