yahoo!salute venerdì 25 febbraio 2005Disturbo bipolare, a Roma proposte e polemicheIl Pensiero Scientifico Editore Riflettori puntati sul disturbo bipolare al X Congresso della SOPSI (Società Italiana di Psicopatologia) a Roma: i più importanti esperti internazionali si sono dati convegno nella Città Eterna per fare il punto sulle terapie e sulle prospettive della ricerca nel trattamento di una delle patologie psichiatriche più diffuse e gravi dei nostri tempi.
Il disturbo bipolare è una malattia mentale che causa pesanti alterazioni dell’umore. L’umore di chi è affetto da questo disturbo subisce, infatti, notevoli sbalzi, che si susseguono in maniera spesso imprevedibile e con un’intensità che raggiunge livelli tali da causare grave sofferenza. L’età di esordio del disturbo bipolare è piuttosto precoce, tra i 15 e i 40 anni, con un andamento che prevede ricadute.
"I nostri dati ci dicono che il 3,7 per cento della popolazione mondiale soffre di depressione da Disturbo Bipolare", spiega Joseph Calabrese, direttore del
Mood Disorders Program dell'
University Hospital di Cleveland. "Di questi pazienti solo il 20 per cento viene trattato correttamente; nel 50 per cento dei casi il paziente viene trattato come se soffrisse di depressione unipolare e nel 20 per cento addirittura non viene trattato affatto perché il suo disturbo non viene diagnosticato".
Nell'ambito del trattamento della depressione da disturbo bipolare la terapia di riferimento - anche per le recenti linee-guida
Usa Expert Consensus - continua ad essere costituita dagli antidepressivi, spesso in co-terapia con litio. Questa impostazione è molto controversa e vivacemente dibattuta nell'ambiente medico: "Perché gli antidepressivi vengono presentati come più efficaci di quello che sono?", si chiede Calabrese. "Molti studi negativi non vengono pubblicati, si tratta per lo più di vecchie ricerche, vengono colpevolmente trascurati alcuni effetti collaterali... la verità è che non esiste una sola prova, un solo studio che dimostri che gli antidepressivi siano efficaci nel prevenire la depressione".
Calabrese è un convinto assertore dell'efficacia della quetiapina, un farmaco che grazie alla capacità di alleviare la sintomatologia bipolare pur mantenendo al minimo gli effetti indesiderati, accresce le probabilità che il paziente aderisca alla terapia e non vi rinunci a causa degli effetti collaterali. Spesso però, avverte l'esperto, è sottodosata: nel trattamento della mania la dose ottimale è di 600 mg/die, mentre nel caso del disturbo bipolare i dati sono meno chiari. Secondo Wolfgang Fleischhacker, del Dipartimento di Psichiatria dell'
Innsbruck University Clinic, gli antipsicotici di seconda generazione sono molto efficaci nel dare al paziente una migliore qualità della vita e un più significativo effetto terapeutico delle terapie tradizionali. D'altra parte Alessandro Rossi, psichiatra dell'Università de L'Aquila, pone l'accento sul tema della compliance: "I nuovi farmaci sono ottimi, ma resta il problema che vanno assunti, e vanno anche assunti bene".
ilmessaggero.it 25 febbraio 2005SANITA’ Addio mito del maschio virile Ma pochi vanno dal medico di ROBERTA LAZZARINI Vergogna e frustrazione sono il rovescio della medaglia del mito del maschio potente che nella società finisce con l'emarginare chi, purtroppo per varie ragioni, ha problemi di disfunzione erettile. Un tabù che sfocia in solitudine, depressione, profondo senso di inadeguatezza. I dati del servizio di andrologia dell'ospedale Mazzoni, diretto dal dottor Antonio Avolio, ci dicono che ogni mese si rilevano ben 70, 80 nuovi casi di disfunzione erettile, in una fascia d'età che va dai 45 ai 60 anni, nella quale si registrano maggiormente casi di defaillance nelle prestazioni amorose.
«All'80% afferma Avorio ci sono cause organiche, tra cui patologie vascolari, diabete e i farmaci che vengono assunti. Ovviamente ci sono anche motivi di natura psicologica, l'ansia di prestazione, ad esempio, il timore del giudizio della partner. Lo psicogeno puro è più raro, di solito si è di fronte ad un paziente depresso che assume farmaci i quali contribuiscono anche al calo del desiderio sessuale». A livello nazionale il dato relativo al 2000 dà il 36-38% di uomini tra 18 e 70 anni che soffrono di questo problema; 3 milioni di pazienti dei quali 450 mila arrivano alla diagnosi, 200 mila accedono alla terapia. Il fenomeno è molto sommerso, per vergogna, paura dell'impatto sociale, per mancanza di educazione sessuale e questo è soprattutto vero per i ragazzi che da quando è stata tolta la leva non hanno un controllo medico dei genitali, sono spesso loro che si sottraggono anche agli occhi dei genitori. Bisognerebbe mettere da parte timidezze e paura di non corrispondere al “mito” e andare dal medico, il giusto interlocutore.
«La disfunzione erettile rassicura Avolio è curabile al 100%, dalla pasticca, Viagra o, meglio ancora, il Cialis che avendo effetti di lunga durata (36 ore) non costringe ad una programmazione della vita sessuale restituendole spontaneità, alle protesi al supporto psicologico. C'è di tutto. E' importante in ogni caso cambiare abitudini di vita ed evitare alcol, droghe, sedentarietà e obesità». Per far crescere la consapevolezza che di disfunzione erettile si può guarire Avolio ha caldeggiato la tappa ad Ascoli della campagna di sensibilizzazione sull'armonia sessuale dell'uomo e della coppia dell'Esda che tocca 40 città italiane. Ieri sera, infatti, al Piceno, con Maria Teresa Ruta, Marina Ripa di Meana ed esperti, tra i quali lo stesso Avolio, c'è stato un talk show e la proiezione della pellicola restaurata “Il Bell'Antonio” di Bolognini.
saluteeuropa.itUn nuovo sito on line per informare i cittadini sul tema della salute mentaleNasce, in occasione del X Congresso della SOPSI -Società Italiana di Psicopatologia-, il sito www.quietamente.it; un nuovo progetto on line realizzato in collaborazione con Il Pensiero Scientifico e sponsorizzato da AstraZeneca, che propone ai cittadini strumenti per comprendere la complessità del disagio psichico e dei suoi trattamenti e al medico contenuti formativi in tema di salute mentale.
Un'area facilmente navigabile, dedicata a coloro che vogliono saperne di più sulle molteplici problematiche legate alla salute mentale. L'area pubblica, infatti, rivolta ai cittadini, ai pazienti, ai loro familiari e agli utenti dei servizi sanitari, fornisce informazioni utili, rapide e di facile comprensione relative al disagio psichico con due interessanti sezioni dal titolo "Percorsi per il paziente" e "Percorsi per il caregiver".
La sezione Percorsi per il paziente, in particolare, è strutturata in modo da ridurre la distanza tra i cittadini e i problemi della salute mentale attraverso informazioni pratiche che aiutino ad affrontare la quotidianità del disagio psichico: la schizofrenia, il disturbo bipolare, riconoscere i sintomi, la visita: raccomandazioni, il diario del paziente, glossario, a chi rivolgersi.
E' inoltre disponibile on line la sezione Percorsi per il caregiver, che offre a coloro che assistono e si prendono cura delle persone che soffrono di gravi disturbi mentali (in primis i familiari, seguiti da parenti, amici o vicini di casa, da collaboratori a pagamento o volontari) informazioni utili per conoscere e combattere lo stigma e l'isolamento sociale, strumenti per facilitare i compiti quotidiani e indirizzi dove poter trovare un valido sostegno.
www.quietamente.it include inoltre un'area professionale dedicata ai medici per rispondere alle necessità formative, informative e di costante aggiornamento dei professionisti che si occupano della salute mentale. Offre informazioni cliniche aggiornate e rilevanti ai fini dell'attività di assistenza al paziente e delle scelte terapeutiche e strategiche
per chi avesse il coraggio di andarlo a vedere...lagazzettadelmezzogiorno.itPer chi batte il cuore sacroLa scelta «francescana» della manager Barbora Bobulova Oscar IarussiCUORE SACRO di Ferzan Ozpetek. Interpreti e personaggi principali: Barbora Bobulova (Irene), Lisa Gastoni (Eleonora), Massimo Poggio (padre Carras), Andrea Di Stefano (Giancarlo), Erica Blanc (Maria Clara), Michela Cescon (Anna Maria), Camille Dugay Comencini (Benny), Elisabetta Pozzi (psichiatra). Drammatico, Italia, 2005. Durata: 117 minuti C'è un secondo cuore che pulsa in tutti noi, un cuore segreto, ineffabile, straordinario. Un cuore sacro. «Mostrarlo»? È una sfida difficilissima, vieppiù per un regista nato musulmano che si dichiara agnostico in un paese cattolico, sullo sfondo di tensioni epocali tra le religioni. Ma Ferzan Ozpetek, italoturco di 46 anni, reduce dai successi di
Le fate ignoranti e
La finestra di fronte, non è certo il tipo d'autore che compra un biglietto di sola andata per Hollywood donde gli sono giunte proposte. Così, in collaborazione con il sodale Gianni Romoli (pure coproduttore insieme alla coraggiosa Tilde Corsi), Ozpetek ha scritto una storia irta di spine e di domande radicali, ed è riuscito nel «miracolo» di un film sospeso tra realtà e trascendenza, tra tormenti individuali e disagio sociale, tra ragione e follia, tra una dimensione celeste e una fisicità dapprima algida nelle stanze della ricchezza, e poi calda, umanissima, nei meandri dei miserabili.
Cuore sacro, da oggi sugli schermi, è un film importante in primis perché sottrae la fede al proscenio politico su cui cercano di spingerla le tragiche cronache dei nostri anni. Nella scelta mistica della protagonista Irene (la bravissima Barbora Bobulova) non vi è alcuna eco mondana. Piuttosto, un'inconsapevole «sacertà» allignava in lei sin da bimbetta, quando la sua mamma, considerata pazza dal resto della famiglia, era convinta d'aver dato alla luce una piccola santa. E nell'Irene spietata immobiliarista, nella Irene manager indifferente al suicidio di una coppia di amici cui ha appena strappato un'azienda, già s'intravede un che di enigmatico, una docilità «innaturale» rispetto alla rapacità della zia Lisa Gastoni (bentornata sullo schermo, «zia»!). Irene si muove nella sua splendida dimora tutta acciaio e vetri, con piscina interna ed eliporto, accudita da uno stuolo di segretarie, architetti, assistenti, e dalla immancabile zia che vuole solo perpetuare il potere della famiglia-azienda anche a dispetto di un'anziana sorella alcolizzata (Erica Blanc), segregata in clinica. Un mondo in gran parte femminile in cui non c'è posto per l'amore, ovvero per la debolezza del maschio (il papà di Irene, scomparso da tempo, «era un debole»). Un mondo che s'incrina quando viene deciso lo sventramento del tenebroso palazzo avito, nel centro storico di Roma, da trasformare in una trentina di piccoli appartamenti per un'ennesima speculazione. Nel sopralluogo in vista dell'«affare», Irene si fa aprire dall'anziano custode la stanza della madre e ne scopre le pareti istoriate di scritte sacre, intraducibili anche da un esperto chiamato in loco, perché ibridano caratteri di varie lingue e segni religiosi differenti. Poco dopo, nei pressi del palazzo, Irene conosce Benny, una piccola ladra tredicenne (Camille Dugay, figlia di Francesca Comencini), che giocherà un ruolo quasi angelico. Benny soccorre i diseredati, porta loro da mangiare, aiuta un parroco impegnato sul fronte dei «nuovi poveri», che - fanno testo recenti indagini - sono persone «normali» fino al giorno prima, vittime di un rovesciamento della sorte, di un trauma personale, della crisi economica. Fra loro, e per loro, Irene intraprenderà una seconda vita, animata dal bisogno maniacale di donare, dal furore francescano di spogliarsi di ogni bene e degli stessi abiti nella scena-shock in una stazione della metropolitana, una citazione di
Teorema di Pasolini (1968). Commovente senza essere retorico,
Cuore sacro è congruo con la filmografia di Ozpetek laddove, ancora una volta, in un incontro casuale fa rifulgere una scelta capitale ch'era pronta a rivelarsi: un motore drammaturgico da Il bagno turco in avanti. Ma stavolta ci sono un senso del mistero, la rivelazione dell'autentica schizofrenia (i due cuori) di cui siamo preda, e una provvida confusione simbolica: il Sacro cuore, un derviscio sufico, il sontuoso abito rosso che appartenne alla madre della protagonista, le scritte sui muri, la carità e la cattiveria. Così, il film «dice» l'incertezza, la paura, la viltà del nostro tempo e il coraggio, la compassione di cui abbiamo bisogno. Avremmo evitato solo la breve «predica» di Irene, un cedimento didascalico all'attualità: «Dio non sta nelle chiese, nelle moschee, nelle sinagoghe, è tra i poveri, tra gli ultimi». Ma è un dettaglio.
Cuore sacro s'avvale di contributi di prim'ordine (la luce di Gianfilippo Corticelli, le scene di Andrea Crisanti), e di attori in grado di reggere il primissimo piano prediletto dalla regia, tra i quali, oltre ai citati, ci sono il «barbone» Andrea Di Stefano e la madre di Benny, Michela Cescon. Su tutto e tutti, la sinfonia struggente di Andrea Guerra.