mercoledì 9 giugno 2004

-dove nascono i ricordi?
-neuroteologia
-autismo

Yahoo!Salute
Dove nascono i ricordi emotivi?
mercoledì 9 giugno 2004, Il Pensiero Scientifico Editore


Perché i ricordi emotivi, per esempio quello relativi ad un incidente d'auto o al primo bacio, vengono memorizzati con maggior efficienza? Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Duke University, pubblicato sulla rivista Neuron, perché nella loro formazione sono coinvolte delle strutture cerebrali diverse da quelle attivate nella genesi dei ricordi normali.
L’amigdala è una piccola regione del proencefalo, una struttura complessa del lobo temporale del cervello, che prende questo nome dalla sua forma a "mandorla". È un’area del cervello da tempo ritenuta importante nei processi emotivi e coinvolta anche in una forma particolare di memoria: quella emozionale. L’amigdala può essere definita "cuore e chiave" delle reti emozionali del cervello. Nessun’altra zona del cervello è così implicata nei processi emozionali come lo è l’amigdala. Sebbene essa non sia l’unica struttura coinvolta nelle emozioni così come le emozioni non sono la sua unica funzione, rimane confermato che l’amigdala continua ad essere una componente assolutamente essenziale nel sistema emozionale cerebrale.
Nel loro studio Florin Dolcos, Kevin LaBar e Roberto Cabeza hanno mostrato a dei soggetti volontari una serie di immagini che evocavano emozioni positive, negative o neutre, dopodichè hanno analizzato i loro cervelli con tecniche di risonanza magnetica per individuare le regioni del cervello attive durante la formazione della memoria. È stato in tal modo possibile confrontare l'immagazzinamento del ricordo in presenza di emozioni o meno.
I ricercatori, che stavano cercando prove a sostegno dell'ipotesi secondo cui i centri cerebrali delle emozioni e della memoria interagiscono durante la formazione dei ricordi emotivi, hanno così scoperto che il centro emotivo del cervello umano, l'amigdala, interagisce con le regioni cerebrali collegate alla memoria durante la formazione dei ricordi più emotivi, probabilmente per donare a questi ricordi una maggior indelebilità. Lo studio potrebbe aiutare a meglio comprendere quale ruolo volge il meccanismo neurale alla base della formazione dei ricordi emotivi in alcuni disturbi, come lo stress post-traumatico e la depressione.

Bibliografia. Dolcos F, LaBar KS, Cabeza R. Interaction between the amygdala and the medial temporal lobe memory system predicts better memory for emotional events. Neuron 2004;42:855-63.

ilmessaggero.it Mercoledì 9 Giugno 2004
NEUROTEOLOGIA
Nel cervello una zona sensibile al “divino”


Dietro il satanismo può nascondersi una vera e propria patologia neurologica. È la moderna scienza della “neuroteologia” che studia le reazioni del cervello in un contesto religioso e che è stata illustrata ieri da Gabriella Gobbi, assistant professor all’Università di Montreal in Canada e originaria di Osimo. Se riusciamo a pensare il divino, esiste una parte deputata a farlo? La risposta è stata sì. «L’area specializzata nel pensiero religioso - ha spiegato Gobbi - è quella che regola il sistema delle emozioni, diversa dalla corteccia che è sede della razionalità. Si tratta cioè di amigdala, ippocampo e lobo temporale». Guarda caso, l’amigdala è anche la sede dell’aggressività. Si può dunque soffrire di una patologia del comportamento religioso e cadere facili prede di satanismo e chiese “alternative”. Negli anni ’50 alcuni studiosi rintracciarono addirittura un collegamento tra iper-religiosità e epilessia, che unita a sintomi quali sbalzi d’umore e iposessualità poteva essere confusa e portare a fenomeni di conversione. Su questa fragilità gioca il “guru” della setta con il quale l’adepto instaura una co-dipendenza affettiva difficile poi da spezzare (anche per via del senso di colpa su cui il guru fa leva). Non si può stare senza. Il guru è l’unico a poter dare certezze e risposte e solo dentro il gruppo si è forti. C. Gent.

Yahoo!Salute
Autismo: quali fattori lo favoriscono?
martedì 8 giugno 2004, Il Pensiero Scientifico Editore


Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’University of Western Australia alcune complicanze in gravidanza sarebbero associate ad un aumentato rischio di autismo. Nello studio Emma Glasson e colleghi concludono che tali complicanze non costituiscono la causa diretta della malattia, quanto piuttosto il risultato delle stesse basi genetiche che conducono all’autismo. Se ne parla sulle pagine della rivista Archives of General Psychiatry.
L’autismo è una complessa disabilità dello sviluppo caratterizzata da deficit nell’interazione sociale e nella comunicazione, con manifestazioni quali comportamenti ripetitivi e compromissioni qualitative degli interessi. Il disturbo, che colpisce una persona su 500, è dieci volte più frequente nei maschi rispetto alle femmine. Poiché interferisce con il normale sviluppo del cervello nelle aree di interazione sociale e nelle abilità comunicative, causa serie difficoltà nella comunicazione verbale e non verbale, rendendo difficili tutte le relazioni con il mondo esterno. Le persone autistiche esibiscono spesso movimenti ripetuti del corpo (agitare le mani, dondolarsi), un attaccamento eccessivo agli oggetti e, a volte, comportamenti aggressivi e autolesionisti. Esiste una relazione tra volume del cervello e insorgenza dell’autismo; molti studi hanno infatti documentato un leggero aumento del volume cerebrale medio e della circonferenza cerebrale nei soggetti autistici.
Lo studio ha coinvolto 465 persone nate tra il 1980 e il 1995 e che avevano ricevuto una diagnosi di autismo o di disordini correlati nel 1999. Il gruppo di controllo era costituito da 481 fratelli e sorelle dei pazienti autistici e 1313 persone scelte a caso nella popolazione generale. I ricercatori hanno osservato che, rispetto ai controlli, i soggetti autistici avevano maggiori probabilità di essere nati prematuramente e di avere genitori anziani. Inoltre le loro madri avevano subito più frequentemente una minaccia d’aborto o avevano avuto un travaglio inferiore ad un’ora. "È improbabile che un singolo fattore sia la causa dell’autismo", ha commentato Emma Glasson, "più verosimilmente alcune influenze non genetiche svolgono un ruolo chiave in alcuni casi". I risultati di questo studio supportano la teoria secondo la quale alla base dell’autismo ci siano problemi genetici.

Bibliografia. Glasso E, Bower C, Petterson B et al. Perinatal Factors and the development of autism. Arch Gen Psych 2004;61:618-27.

-rischi con gli antipsicotici atipici
-frequenza delle recidive nei "disturbi bipolari"
-una nuova molecola...

ricevuti da Piergiuseppe Cancellieri

psichiatria.org
Mercoledì 9 Giugno 2004, 9:54
Rischio iperglicemia e diabete con i farmaci antipsicotici atipici


( Xagena ) - L’FDA ( Food and Drug Administration ) ha modificato le schede tecniche dei farmaci antipsicotici atipici: Olanzapina ( Zyprexa ), Quetiapina ( Seroquel ), Clozapina ( Clozaril ), Aripiprazolo ( Abilify ).
Nei pazienti trattati con antipsicotici atipici sono stati segnalati casi di iperglicemia, talora grave ed associata a chetoacidosi o coma iperosmolare e morte.
La valutazione di una diretta correlazione tra impiego di antipsicotici atipici e l’insorgenza di alterazioni del metabolismo del glucosio è complessa per il fatto che i pazienti con schizofrenia sono a rischio di diabete mellito.
Tuttavia studi epidemiologici hanno indicato un aumento del rischio di eventi avversi correlati con l’iperglicemia nei pazienti che assumono farmaci antipsicotici atipici.
Pertanto i pazienti con una diagnosi di diabete mellito, che stanno assumendo antipsicotici atipici dovrebbero essere monitorati regolarmente per un possibile peggioramento del controllo glicemico.
I pazienti con fattori di rischio per il diabete mellito ( es. pazienti obesi, pazienti con storia familiare di diabete ) in trattamento con antipsicotici atipici dovrebbero essere sottoposti al controllo della glicemia a digiuno , e tenuti sotto osservazione per il presentarsi dei sintomi tipici dell’iperglicemia ( polidipsia, poliuria, polifagia, senso di debolezza ).
Poiché l’Aripiprazolo è un antipsicotico atipico di recente impiego, esistono al riguardo poche segnalazioni di iperglicemia e nessun caso di diabete mellito.
Tuttavia anche la scheda tecnica dell’Aripiprazolo è stata modificata e sono state inserite le avvertenze riguardo al rischio di iperglicemia e di diabete mellito. ( Xagena 2004 )

Fonte: FDA

Yahoo!Notizie
Mercoledì 9 Giugno 2004, 10:04
Farmaci antiepilettici e frequenza delle recidive nei pazienti con disturbo bipolare di tipo 1
Di Disturbobipolare.net


( Xagena ) - Pochi studi clinici hanno valutato l’impiego dei farmaci antipsicotici atipici nella prevenzione delle recidive nei pazienti con disturbo bipolare di tipo I.
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare se l’Olanzapina associata al Litio o al Valproato fosse in grado di ridurre le recidive rispetto al solo trattamento con Litio o Valproato.
I pazienti che hanno raggiunto remissione sindromica dopo un trattamento di 6 settimane, con Olanzapina più Litio o Valproato hanno ricevuto Olanzapina o placebo, oltre al Litio o al Valproato , e sono stati seguiti per 18 mesi.
Non è stata osservata alcuna differenza significativa tra i due trattamenti, quello di combinazione ( con Olanzapina ) o quello in monoterapia ( con placebo ), per quanto riguardava il tempo alla recidiva.
I pazienti che hanno assunto Olanzapina in aggiunta al Litio o al Valproato hanno presentato una remissione significativa dei sintomi: 163 giorni con terapia di combinazione versus 42 giorni con la monoterapia ( p = 0,023 ). ( Xagena 2004 )

Fonte: Br J Psichiatry 2004

sanihelp.it
PSICHIATRIA:VIA LIBERA UE A NUOVA MOLECOLA CURA SCHIZOFRENIA
Data: 08.06.2004 - 17:31 - ROMA


(ANSA) - ROMA, 8 GIU - Nuove speranze per la cura della schizofrenia arrivano da una molecola di nuova generazione: e' l'aripiprazolo, che oggi ha ottenuto il via libera da parte dell'Emea, l'Agenzia europea per la valutazione dei farmaci. Ora, l'antipsicotico passera' al vaglio dell'Agenzia del Farmaco per la disponibilita' in Italia. L'Aripiprazolo e' gia' disponibile negli Stati Uniti, dove ha ottenuto l'autorizzazione a fine 2002 e, ad oggi, 450 mila pazienti sono stati trattati con la nuova molecola. Anche l'Italia ha contribuito allo sviluppo clinico di aripiprazolo ed ha partecipato alle sperimentazioni: oltre 20 centri clinici e piu' di cento pazienti hanno gia' avuto accesso al farmaco. Ma quali sono i benefici della nuova molecola? Gli studi clinici presentati, cui hanno partecipato 1648 pazienti affetti da schizofrenia con episodio acuto, hanno dimostrato che la terapia con aripiprazolo permette un notevole miglioramento sia dei sintomi positivi (allucinazioni, deliri) che di quelli negativi (appiattimento affettivo, perdita di piacere e di interesse), caratteristici di questa patologia. L'aripiprazolo ha mostrato inoltre di non variare in maniera significativa il peso corporeo, di non causare sintomi ulteriori e di indurre solo una modesta sedazione rispetto al placebo (11% contro 8%). La sicurezza e la tollerabilita' della nuova molecola sono state inoltre valutate studiando oltre 5500 pazienti, compresi oltre 1250 pazienti trattati per almeno un anno. - SCHIZOFRENIA IN CIFRE: IN ITALIA NE SOFFRONO IN 500.000 Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS), la schizofrenia colpisce nel mondo una persona su cento. Negli Usa sono 2 milioni gli individui affetti da questa patologia e in Italia si stima che siano 500 mila. La schizofrenia interferisce con la capacita' della persona di pensare in modo chiaro, di gestire le emozioni, di prendere decisioni e di avere rapporti con gli altri. E' una malattia che puo' essere curata, sebbene non esista una guarigione definitiva ed i farmaci antipsicotici impiegati fino ad oggi, a causa dei pesanti effetti collaterali, non sempre hanno fatto registrare un'adesione completa alla terapia da parte dei pazienti.(ANSA).

una intervista sulla legge sulla fecondazione
e un breve racconto in morte di Nino Manfredi

entrambi i pezzi sono di Paolo Izzo e sono apparsi sul numero 6 di Zefiro, uscito oggi, 9.6.04

Fecondazione assistita:
«La nuova legge è stupida e illiberale»
Intervista con Giuseppe Rippa, direttore di Quaderni Radicali
di Paolo Izzo


I radicali stanno raccogliendo le firme per un referendum abrogativo contro la nuova legge sulla fecondazione assistita. Nel mondo politico la prima adesione è arrivata dal partito di Fausto Bertinotti, seguito dalla sottoscrizione di alcuni diessini “disobbedienti”, mentre Barbara Pollastrini, coordinatrice delle donne Ds ha formato un comitato con cui intende affiancare il lavoro dei radicali; dal mondo della canzone un sostegno importante arriva da Vasco Rossi che ai suoi concerti oceanici ospita i tavoli radicali, incitando i fans a firmare per il referendum. Tuttavia, il mondo laico appare ancora troppo disunito per accogliere in pieno la protesta dei radicali, che si trovano per l’ennesima volta a combattere da soli, fatte salve le adesioni che arriveranno postume: a battaglia vinta.
Sul tema della nuova legge sulla fecondazione assistita abbiamo intervistato Giuseppe Rippa, radicale storico, già segretario e deputato del Pr negli anni ’70 e oggi direttore della rivista “Quaderni Radicali” e del suo supplemento telematico “Nuova Agenzia Radicale”.

Il governo Berlusconi ha varato la legge n. 40/2004, in materia di procreazione assistita, entrando anche nel merito della ricerca scientifica, con norme fortemente riduttive della libertà dei singoli individui, dei medici, dei ricercatori. Cosa ne pensi?
Com’era prevedibile, tutte le contraddizioni della legge sulla procreazione assistita sono venute al pettine dimostrando che, anziché una legge intransigente, quella approvata dal Parlamento è una legge stupida… Non che siano stupide le obiezioni che per motivi etici, di fede e di valori (ovviamente vissuti nell’ambito delle proprie scelte morali e religiose), vengono sollevati. Ma perché ipocriti e stupidi erano e sono i modelli di compromesso, escogitati dalle alchimie assurde di un legislatore ottuso, incapace di elaborare norme che diano soluzione ai conflitti determinati dai fatti della vita.

Sembra di tornare indietro nel tempo. E non si può non pensare agli anni delle battaglie radicali per porre fine agli aborti clandestini. I maggiori ostacoli per trovare una legge li ponevano, ovviamente, i cattolici…
Quando il Parlamento si trovò a discutere la legge sull’aborto, tutto lasciava presupporre che, proprio alla luce dei princìpi cristiani che escludevano ogni possibilità di norme pro-aborto, la soluzione al dramma dell’aborto clandestino e di massa poteva essere trovata con una normativa di depenalizzazione del reato di aborto. Compito della società, dell’associazione di fede e non, sarebbe stato quello di diffondere una cultura sessuale meno sessuofoba, una sensibilità maggiore alle azioni preventive di educazione sessuale, una iniziativa forte e profonda sul valore della vita che fungesse da deterrente necessario contro l’aborto.

E invece?
Niente di tutto questo accadde: per una classe politica dirigista la società non va organizzata, ma controllata. In questa perversione culturale è nata una legge allucinante fatta di controlli ipocriti e violenti, che non riduce - se non in misura insufficiente - la pratica dell’aborto clandestino ed avvia procedure in cui sguazzano obiettori fasulli delle strutture pubbliche o cucchiai d’oro e mammane ancora in funzione, nonostante la legge.

Oggi siamo di fronte a qualcosa di tremendamente simile…
La stessa griglia sub-culturale è alla base della legge sulla fecondazione assistita. Quella che doveva essere una legge tesa a fornire una norma chiara, in grado di soddisfare una domanda diffusa - si parla di milioni – di donne e di uomini che intendono diventare genitori anche ricorrendo a tecniche che la scienza ha reso possibili, come la fecondazione medicalmente assistita, si è trasformata in una lunga teoria di impedimenti. In molti casi privi di senso logico, incomprensibili, ridicoli. La salute riproduttiva dell’essere umano, proprio grazie alla ricerca biomedica, può essere in grado di rispondere ad una richiesta, al desiderio di procreazione. Si trattava di produrre una legge, degli efficaci regolamenti affinché questa speranza possa essere – nella tutela dei diritti di tutti – soddisfatta.

Al contrario, si riaffaccia un forte “clericalismo” che scontenta i laici…
Torna a galla un vero revanscismo di stampo neo-guelfo, nutrito di pelosa sottocultura dei vizi privati e delle pubbliche virtù in cui, con una raffica di “divieti”, si mira ad una oggettiva limitazione delle libertà. Il riflesso è identico e parallelo alle vicende delle cellule staminali, della libertà di ricerca, di tutte le questioni etiche che si tenta di riproporre nella logica di un neo-clericalismo mascherato di presunti valori. Così ci troviamo di fronte a un testo che cancella la libertà di scelta, che rimane da tutti i punti di vista ambigua, confusa e discriminante nei confronti dei soggetti meno abbienti.

Vorresti ricordare ai lettori di «Zefiro» quali sono i punti di questa legge?
Il testo della legge si distingue per una serie di divieti.
No alla fecondazione eterologa, che richiede il ricorso a un donatore esterno; possibile soltanto quella omologa, in cui cioè vengono utilizzati seme e ovulo della stessa coppia. No a single e omosessuali, in quanto possono accedere alla procreazione medicalmente assistita solo le coppie di adulti maggiorenni, di sesso diverso, in età potenzialmente fertile, coniugate o conviventi. No a sperimentazione sugli embrioni. È possibile la ricerca clinica e sperimentale solo a fini terapeutici e diagnostici collegati alla tutela della salute dell’embrione stesso, e quando non siano disponibili metodi alternativi. Limiti alla produzione di embrioni, poiché non potrà essere prodotto un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico impianto e comunque non superiore a tre. Vietata la riduzione di embrioni nelle gravidanze plurime, fatti salvi i casi previsti dalla legge sull’aborto. No alla clonazione. Vietati anche tutti gli interventi diretti ad alterare il patrimonio genetico dell’embrione o del gamete. Vietato congelare e sopprimere embrioni, fermo restando quanto stabilito dalla legge sull’aborto. Per quelli congelati prima dell’entrata in vigore della legge, il ministero della Salute dovrà fissare modalità e termini di conservazione.

Il divieto delle sperimentazioni sugli embrioni conduce al loro impianto sani o malati che siano! Come se non bastasse, c’è la parte relativa all’obiezione di coscienza dei medici e alle sanzioni…
Obiezione di coscienza: medici e personale ausiliario potranno astenersi dal praticare la fecondazione artificiale, se entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge comunicheranno la loro decisione in tal senso. Sanzioni: solo amministrative per i medici che applicano la fecondazione eterologa o ai soggetti non ammessi dalla legge (minorenni, single, omosessuali), con la possibilità di sospensione dall’esercizio della professione variabile da un minimo di un anno ad un massimo di tre. Nessuna punibilità invece per coppie o singoli. Carcere da dieci a venti anni ed interdizione perpetua dalla professione per i medici che attuano la clonazione; reclusione da un anno a tre per chi realizza, organizza e pubblicizza la commercializzazione di gameti ed embrioni o la surrogazione di maternità. Carcere anche per chi applica la sperimentazione sugli embrioni e ricorre al congelamento e alla soppressione.

Gli altri paesi europei hanno norme meno intransigenti?
Non solo. Chi può mai credere che un simile impianto possa risultare utile alla regolamentazione di una materia così complessa ma così sentita? Tutta l’impostazione della legge – che è assai più restrittiva della direttiva comunitaria che l’Italia è chiamata a recepire – impedisce al nostro Paese di competere internazionalmente sul fronte della ricerca scientifica togliendo a milioni di cittadini italiani la speranza concreta di cura e guarigione in un futuro che appare sempre più prossimo.

Insisto: se la scienza viene ostacolata si finisce per fare ciò che va bene al Vaticano, non credi?
Guai a mollare sul principio della laicità dello Stato. Garantire il rispetto dell’art. 33 della Costituzione, secondo il quale “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, è assolutamente un atto politico irrinunciabile.

L’unico strumento di cui i cittadini contrari a questa legge sembrano poter disporre è il referendum. I radicali lo promuovono e le adesioni, dal mondo politico e non, cominciano ad arrivare; ma sono ancora poche, vero?
Il referendum rimane l’unica possibilità concreta per rimuovere una normativa assurda. Una grande battaglia di libertà per i diritti delle coppie sterili e di quelle portatrici di malattie genetiche, per i diritti dei malati che con la legge oggetto del referendum vedono cancellata la speranza di cura con le cellule staminali embrionali. Si possono anche ideare quesiti parziali, per abrogare soltanto alcuni punti della nuova legge, nel caso si riscontrasse in essa qualcosa di positivo… Ma resta fondamentale la raccolta delle firme: per una serie di meccanismi burocratici, se entro il 30 settembre non si dispone delle firme necessarie, ogni ipotesi referendaria slitta a non prima del 2007! Lo tengano presente i parlamentari che hanno votato contro la legge 40 alle Camere: non appoggiare il referendum radicale subito, significa menare il can per l’aia e lasciare che tutto resti immutato ancora per anni. E se anche per scopi elettoralistici non si volessero impegnare prima delle elezioni europee del 12 e 13, siano almeno pronti a farlo a partire dal 14 giugno!

Variazioni sul tema
di Paolo Izzo


La morte di una persona a cui volevi bene ti arriva sempre come un sasso in testa. Nessun ragionamento riesce a sciogliere il magone che si fissa vicino all’ugola e filtra ogni respiro. Nino Manfredi è morto e sembra che sia morto uno di casa…

Padri

Era un colpo al cuore, ogni volta che lo vedevo. Il sorriso di sfottò, l’espressione sardonica, quella maniera di girarsi verso l’interlocutore un secondo dopo aver sentito una sciocchezza provenire da quella direzione. Gli occhi profondi, velati da un’amarezza liquida. La bravura; la voglia di far divertire, di far piangere, di far pensare. Non potevo farci niente: più lo guardavo e più mi convincevo. Arrivava un vecchio film, un nuovo film, un’apparizione in televisione: ogni volta, c’era da giurarci, rimanevo inchiodato lì, inesorabilmente. Somigliava così tanto a mio padre da far venire i brividi: mio padre che è scomparso molto prima, troppo presto; mio padre che ho più immaginato che conosciuto; mio padre che una volta lo incontrò in un ristorante e si guardarono dalle fronti corrugate e alzarono metà labbro in un accenno di sorriso e alzarono il bicchiere a mezz’aria per brindare, da lontano, alle loro facce che si ricordavano a vicenda. Se n’è andato pure lui, adesso, insieme ad altri padri, insieme a sacchi e sacchi di ricordi: andati… come se si andasse da qualche parte, poi. Nessuno dei due ci credeva più di tanto, anche se il tempo a volte può vincere gli ostinati; nessuno dei due credeva che avrebbe incontrato chicchessia in un impossibile aldilà. Nessuno dei due tornerà a dire: non preoccuparti, da qualche parte sono andato… Allora è qui, in questo difficile, ingiusto aldiquà, tra le parole che zampillano come lacrime dalla penna, che li vedo incontrarsi di nuovo, a mezz’aria: da un momento all’altro si scambieranno due battute da far ridere tutti. Aspetto e non mi muovo. Aspetto. Sul mio volto c’è un sorriso un po’ salato.

la compositrice di Angelopoulos

una segnalazione di Antonella Pozzi

«Ricreo i suoni della Grecia per i film di Angelopoulos»
La compositrice Eleni Karaindrou a Roma
di Valerio Cappelli


ROMA - Eleni Karaindrou è cresciuta in una Grecia arcaica, in un villaggio sperduto tra le montagne, i boschi di querce, il canto delle cicale d' estate, le case in pietra. «Fino a sei anni non sapevo nemmeno cosa fossero l' elettricità, le automobili, la televisione». La pianista e compositrice dei film di Theo Angelopoulos sarà con l' Orchestra di Santa Cecilia giovedì al Parco della Musica per il festival «Mediterraneo» di «Musica per Roma». «Il primo film che ho visto nella mia vita? Sono io la protagonista! Fu il viaggio dal mio paesino verso Atene». La Karaindrou (56 anni) ha scritto sette colonne sonore del celebre regista greco da Viaggio a Citèra a Lo sguardo di Ulisse, fino all' ultimo La sorgente del fiume, intrecciando in maniera istintiva suoni colti e popolari. Lui dice di lei: «La musica di Eleni non accompagna le immagini ma le penetra, si trasforma nella loro anima e alla fine non puoi distinguere l' una dalle altre per quanto sono saldate insieme». Lei dice di lui: «Mi piace il suo modo di narrare, nel nostro sodalizio c' è stata subito un' armonia estetica e ideologica che ha creato una speciale chimica tra noi». Eleni, quali sono i suoi primi ricordi musicali? «I suoni del vento, della pioggia, i canti polifonici delle contadine al lavoro e certe melodie bizantine che ascoltavo in chiesa. Amo l' orchestra classica, specialmente gli archi, ma sono i fiati spesso a ispirarmi. L' arpa fu una delle mie prime scelte, come i colori della tradizione greca, il santouri, la lira o la fisarmonica». Angelopoulos? «Nell' arte ci sono affinità inesplicabili, io entro nei suoi concetti, le mie idee nascono dalle nostre conversazioni, prima delle immagini. Mi lascia completa libertà, mi fa viaggiare nell' interiorità dei personaggi, nel mistico mondo di cose non dette». Cosa rappresenta il Mediterraneo nelle sue note? «Per un greco, la ricchezza di suoni e la magia di ritmi del Mediterraneo è un' ossessione dell' anima. Ho avuto sete di conoscere anche altre tradizioni, dal flamenco spagnolo alla polifonia della Corsica vicina all' Epiro. Il Mediterraneo e il tema del viaggio sono i miei leit motiv». Come fu il suo viaggio verso Atene? «La strada attraversava boschi e cespugli di bacche rosse, io ero con la mia famiglia a dorso dei muli, ricordo le selle coperte da stuoie rosse e da tante ceste; ricordo lo stupore per la prima automobile che vedevo nella mia vita e il primo sguardo al mare. E poi l' arrivo in una Atene nuda, senza alberi, che odorava di benzina, dove le mura dei palazzi erano ferite dai proiettili sparati durante la guerra civile. Noi vivevamo nel seminterrato della scuola dove mio padre insegnava. Ero una bambina che aveva appena scoperto il mondo moderno, lasciandosi alle spalle il paradiso perduto, i ciliegi, le lampade a olio, l' acqua dei torrenti che usavamo in casa». I registi che ama? «In Tarkovski ho scoperto la poesia fusa ai pensieri filosofici più profondi. Antonioni rappresenta una classica presenza di cinema senza tempo. Fellini mi ha affascinato con i suoi viaggi immaginari e Bergman perché è il grande coreografo delle emozioni umane. l futuro? Preparo il primo cd al di fuori del cinema, oltre a un brano che mi ha commissionato l' Orchestra di Monaco di Baviera. Sono ancora alle prime idee, schizzi, nulla di più».