Mostre: 30 opere di Velàzquez al Museo di Capodimonte di Napoli
Dal 19 marzo, in esposizione per tre mesi
NAPOLI. Velàzquez a Capodimonte per tre mesi: presentata il 19 marzo la mostra dedicata al grande maestro spagnolo. Esposti circa 30 dipinti che aiuteranno a ricostruire le fasi salienti della sua produzione: dagli esordi caravaggeschi con 'la Vecchia che frigge uova' della National Gallery of Scotland di Edimburgo e 'l'Adorazione dei Magi' del Museo del Prado, ai ritratti ufficiali della maturità, fino alla 'Venere allo specchio' della National Gallery di Londra.Da Europa 19 marzo 2005
info: http://www.pierreci.it/do/show/article/01104
VELÀZQUEZ TORNA A NAPOLI
di Simona Maggiorelli
Un nudo di donna; lei volta le spalle allo spettatore, guardandosi nello specchio che cupido le porge. L’eleganza sinuosa della linea del corpo e la pienezza di una figura che si staglia contro il rosso scuro delle cortine. Un’immagine femminile che dà la sensazione di essere al centro del proprio mondo; che irradia sensualità e grazia. Così, al suo secondo viaggio in Italia intorno al 1650, Velàzquez rilesse il genere veneto e tizianesco dei nudi femminili, dipingendo un quadro come la Venere allo specchio della National Gallery di Londra che, con piglio leggero, va oltre i capolavori di Tiziano. Per il movimento interno che Velàzquez sa dare alla scena, e per quel sottile gioco di sguardi con lo spettatore imbastito attraverso l’immagine vaga, indefinita, del volto di lei, riflesso nello specchio. Una triangolazione che dà profondità al quadro e evoca ulteriori livelli di significato, che suggerisce allusivi slittamenti verso altri piani. In sintonia con quello che forse è il capolavoro assoluto di Velàzquez Las Meninas.
Proprio scegliendo la celebre Venere allo specchio come immagine guida si apre oggi a Napoli la mostra che il Museo di Capodimonte dedica, fino al 19 giugno, a Diego Velàzquez (1599- 1660). Con un vertiginoso confronto di bellezze a dare il la al percorso, mettendo accanto alla Venere del pittore spagnolo l’opulenta bellezza della Danae di Tiziano conservata dal museo partenopeo. Quella del 1545, brillante di luce dorata, lo sguardo lungo e fiammeggiante sotto una pioggia di monete d’oro, simbolo della ricchezza di Venezia. Due opere che rappresentano un passaggio di svolta importante nella rappresentazione del nudo femminile, un filone con cui poi si confronterà anche Goya con la sua Maya desnuda. (Come aveva raccontato qualche anno fa una interessante mostra del Museo del Prado dedicata al nudo).
Ma a Napoli non c’è solo il Velàzquez più intrigante, quello che sapeva raccontare oltre al corpo anche uno spessore, un’interiorità femminile. La rassegna curata da Alfonso E. Pérez Sánchez e da Nicola Spinosa con la collaborazione di Benito Navarrete e Salvador Salort Pons, attraverso una trentina di opere provenienti dai musei spagnoli, ma anche da Londra, da Berlino, da Vienna e da Boston e Washington (dove sono conservati il celebre ritratto di Gongora e La cucitrice) offre una panoramica completa della pittura del grande pittore di Siviglia che nella capitale del viceregno spagnolo, dopo tappe a Venezia, a Roma e Parma per approfondire le sue conoscenze dell’antico e della pittura veneta del Cinquecento, soggiornò in due occasioni, nel 1630 e nel 1649, per conoscere più da vicino le opere di Caravaggio, dei pittori naturalisti napoletani e di Jusepe de Ribera. Così, un capitolo importante della mostra “Velàzquez a Capodimonte” è dedicato proprio agli esordi caravaggeschi di Velazquez con un quadro emblematico come la Vecchia che frigge le uova della National Gallery of Scotland di Edimbrugo. Un quadro che ancora rientra nell’esempio dei bodegones, scene quotidiane con inserti di natura morta che Velàzquez aveva imparato a comporre quando, giovanissimo, era entrato a bottega da Pacheco, ma che si distingue dalla tradizione proprio per la forza del realismo e per l’uso della luce mutuato da Caravaggio. Anche nelle tele di soggetto sacro come L’adorazione dei magi proveniente dal Museo del Prado si avverte questo passaggio. Velàzquez si stacca dalla tradizione spagnola, tormentata, cupa, dominata sempre dalle note scure del dolore e della espiazione. Si stacca dai rigidi dettami accademici della pittura ufficiale. Prova ne è un quadro singolarissimo come Interno di cucina con la Cena di Emaus detto “La mulatta”, del 1617 e proveniente dalla National Gallery of Ireland di Dublino: un quadro quasi eterodosso nel suo posizionare l’episodio religioso in secondo piano rispetto all’immagine di una giovane donna mora che, in primissimo piano, sbriga delle faccende domestiche. Interessantissima anche la scelta dei ritratti con cui i curatori hanno deciso di raccontare la maturità di Velàzquez: dal poco noto Autoritratto della Galleria degli Uffizi ( poco noto perché conservato nel corridoio vasariano, purtroppo da tempo chiuso al pubblico) agli impietosi ritratti di corte, di Filippo IV, di Maria d’Austria, ma anche dell’ L’infanta Margherita e del principe Filippo Prospero provenienti dal Kunsthistorisches di Vienna, raffigurati nelle sfarzose vesti regali e che ne facevano dei costipati e malinconici re e regine in miniatura, fino a i penetranti ritratti di nani e buffoni di corte come il drammatico Calabacillas .
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Diego Velàzquez. Venus at Her Mirror ("The Rokeby Venus") c. 1644-48.
Oil - 122.5 x 177 cm. National Gallery, London
http://www.artchive.com/artchive/V/velazquez/velazquez_venus.jpg.html
Diego Velàzquez. Las Meninas.
Oil on canvas.10'5" x 9'1". Museo del Prado, Madrid
http://www.ibiblio.org/wm/paint/auth/velazquez/velazquez.meninas.jpg
http://www.moma.org/collection/depts/paint_sculpt/blowups/paint_sculpt_006.html
Pablo Picasso. Las Meninas (after Velàzquez), 17 August 1957.
Oil on canvas, 194 x 260 cm. Museu Picasso, Barcelona. Zervos XVII, 351
http://www.artchive.com/artchive/P/picasso/meninas.jpg.html