venerdì 29 agosto 2003

Lietta Tornabuoni

La Stampa 26.8.2003
Venezia, il ritorno dei grandi
di Lietta Tornabuoni

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Troppa politica? Per niente, se si pensa a quanta politica, in tutto il mondo, occupa tutte le nostre ore. E poi bisogna vederli, i film: bisognerà vedere se «The Dreamers» di Bernardo Bertolucci è «un film sul '68, sul Maggio francese», o magari un film sulla passione della giovinezza, sul cinema come amore, sull'eros; si dovrà constatare se «Buongiorno, notte» di Marco Bellocchio è «un film sul caso Moro» o qualcosa di più profondo, di più attinente alla natura umana anzichè alla cronaca politica
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Boncinelli e Oliveiro commentano una nuova ipotesi americana basata ancora una volta sull'osservazione dei topi...

Corriere della Sera 29.8.03
I dati di una ricerca di due università americane. Boncinelli: risultati importanti, che fanno chiarezza
«Siete indecisi? La colpa è di un difetto del cervello»
La difficoltà a scegliere scatta se la comunicazione tra due zone cerebrali è danneggiata
di Giovanni Caprara

Se siamo indecisi davanti alle piccole o grandi scelte della vita non è colpa di una cattiva educazione o conseguenza di vicende subìte capaci di toglierci l’immediatezza nella decisione. La ragione secondo un gruppo di scienziati americani sta in una anomala comunicazione fra due aree del cervello: la corteccia prefrontale e l’amigdala. Geoff Schoenbaum, della scuola di medicina dell’Università di Baltimora, assieme ai colleghi della Johns Opkins University spiegano sulla rivista Neuron di aver trovato la prova studiando il cervello dei topi e mettendolo a confronto con quello umano in certe condizioni. Quando le connessioni tra le due zone indagate sono danneggiate, i piccoli animali addestrati a distinguere tra una bibita dolce ed una amara precipitano nell’indecisione e, dopo un lunga attesa, ne bevono una a caso. «Lo stesso comportamento - precisa Schoenbaum - l’abbiamo riscontrato nei pazienti vittime di danni analoghi. La loro incapacità a esprimersi è evidente, non riescono ad assegnare il giusto valore alle cose, alle persone o alle azioni che compiono e poi finiscono per fare la scelta sbagliata». Fotografando le aree attivate del cervello nei diversi comportamenti si sono viste differenze sostanziali: alterando l’amigdala non si «accendono» più i neuroni della corteccia prefrontale perché non arrivano più le informazioni necessarie e il soggetto diventava insicuro e incapace a orientarsi verso una netta preferenza. Dunque - notano i ricercatori - anche l’incertezza, la titubanza davanti alle scelte da prendere nella vita normale deve essere legata ad un problema di comunicazione di questo genere ed ha origini organiche.
«E’ un risultato interessante - commenta Edoardo Boncinelli, direttore della Sissa di Trieste - che chiarisce i rapporti tra le diverse aree del cervello, soprattutto quelli con l’amigdala, sede nota delle emozioni. Nello stesso tempo rafforza l’origine biologica di molti nostri comportamenti».
«La corteccia prefrontale svolge il ruolo di controllore della cognizione - chiarisce Alberto Oliverio, docente di psicobiologia all’Università di Roma -. Però si è visto che negli scambi di informazioni con l’amigdala è quest’ultima di solito che ha il sopravvento. Cioè, spesso l’emozione per la scelta da compiere, e per le sue conseguenze, alla fine prevale causando incertezza. Conoscere i meccanismi ora rivelati è utile perché si possono immaginare magari delle terapie cognitive attraverso le quali aiutare coloro che manifestano condizioni più acute. Ma io mi preoccuperei ugualmente anche degli eccessi di decisionismo. L’incertezza - conclude Oliverio - quando si esprime normalmente è un campanello d’allarme che ci aiuta a pensare e a compiere alla fine una scelta migliore».

Luigi Cancrini

Il Messaggero, Venerdì 29 Agosto 2003
Cancrini: «Servono più mezzi»

«Il vero problema è che non fai in tempo a costruire un progetto su questi ragazzi, che devono tornare nei loro villaggi, per portare alle famiglie quello che hanno guadagnato per le strade. Per questo è importante lavorare con le famiglie, magari con la comunità nella quale poi tornano: ma per fare tutto questo occorrono mezzi e risorse e strutture», sostiene il professor Luigi Cancrini, convinto da sempre che «la tutela dei minori sia una necessità fondamentale che richiede un forte impegno di risorse economiche» e tra gli autori del progetto comunale per i minori nato ascoltando tutte le associazioni coinvolte, Procura, tribunale dei minori, Questura.
«Un’iniziativa sperimentale e coraggiosa che, dopo l’autunno, avrà bisogno di nuovo personale, anche per dare al progetto rinnovata forza. Il fatto è che dall’incontro di un minuto prende il via un impegno lunghissimo, per arrivare a comprendere e scoprire tutta la storia del ragazzo e della sua famiglia. Sarebbe utile poter partire su scala nazionale, instaurando rapporti con le altre comunità internazionali. Il progresso di un paese non dovrebbe essere misurato solo in termini di Pil o di ricchezza dei consumi, bensì nella maniera in cui riesce a dare risposte a questo tipo di esigenze. Come raccontava Charles Dickens con i suoi bimbi in miniera, ai margini della società capitalista. Per aiutarli, adesso, bisogna saperli accogliere con intelligenza».
Be.Pi.