venerdì 10 giugno 2005

scienzaonline
speciale referendum

una segnalazione di Guido Donati

Collegandosi al seguente link si potranno leggere gli articoli e i contributi i cui titoli sono indicati di seguito


  • La legge 40 sulla fecondazione assistita è una legge che ci riporta ai tempi di Galileo. È importante votare il 12 e il 13 giugno e conoscere il significato dei quattro referendum di Margherita Hack
  • Fecondazione Assistita: una legge che va contro se stessa di Umberto Veronesi
  • Votare sì al referendum vuol dire maggiori garanzie per la salute delle donne Dichiarazione del Prof. Umberto Veronesi
  • Massimo Fagioli: «La legge 40 violenta il rapporto uomo donna e nega ogni idea di trasformazione» di Paolo Izzo da www.quaderniradicali.it
  • Un calo di gravidanze di circa il 40% con la legge italiana sulla fecondazione assistita, considerata dagli scienziati più noti nel mondo addirittura pericolosa dal punto di vista medico e sociale di Carlo Flamigni
  • Le ragioni del Sì di Andrea Baglioni
  • L'ostruzionismo degli astensionisti di Augusto Barbera
  • Sul sito www.mawivideo.it è disponibile il dibattito "Tutti pazzi per l'embrione" organizzato da Simona Maggiorelli per Avvenimenti venerdì 27 maggio

Altri siti da consultare:
www.comitatoreferendum.it

il quorum

Corriere della Sera 10.6.05
I referendari sperano in una vittoria a sorpresa
di MASSIMO FRANCO

A dare voce ai timori del fronte referendario è Fausto Bertinotti.
«Raggiungere il quorum sulla procreazione assistita», ha ammesso ieri il segretario del Prc, «è un obiettivo molto ambizioso, per le condizioni nelle quali si vota». È uno dei pochi a non negare le difficoltà. Nelle ultime ore, l’obiettivo di promotori e astensionisti è di pensare soltanto alla vittoria. Basta ascoltare il segretario dei radicali, Daniele Capezzone, in possesso di «quattro sondaggi che fanno oscillare le percentuali dei votanti dal 38 al 54 per cento: la catastrofe o il trionfo. Un margine di 16 punti dice che la partita è apertissima. E io sono fiducioso». A conforto dell’ottimismo si cita il risultato delle elezioni a Catania, dove tutti davano perdente il sindaco di FI; e invece Umberto Scapagnini ha smentito i pronostici. E, sotto voce, si cita il «fattore Ciampi» come un elemento a favore del quorum: il presidente della Repubblica domenica andrà a votare. Ma nell’Unione prodiana c’è anche chi ipotizza l’eventualità che alla fine la percentuale risulti inferiore al quorum, seppure di poco. Gli astensionisti alzano la soglia al massimo; i referendari la abbassano.
La tesi berlusconiana è che «se il "sì" perde, perde», taglia corto il coordinatore di FI, Sandro Bondi. Ma qualcuno fa notare che un afflusso superiore al 45 per cento potrebbe sdrammatizzare l’eventuale insuccesso dei promotori. D’altronde, dal 1995 nessuna consultazione ha raggiunto la soglia del 50 per cento più uno dei voti; e nel 2003, al referendum sull’articolo 18 (quello sui licenziamenti nelle imprese con meno di 15 dipendenti) votò appena il 25,7 per cento.
Dietro la speranza di un quorum strappato in extremis al cardinale Camillo Ruini e agli astensionisti, si fissa una sorta di soglia minima, che per qualcuno parte dal 40 per cento; per altri, dal 35. Ma a farlo sono i settori più pessimisti dello schieramento referendario: i fautori della tesi secondo la quale «il problema non è se si perde, ma come si perde». Eppure, c’è chi confida in una vittoria sorprendente. D’altronde, Romano Prodi ha confermato che voterà: come andrà alle urne il leader di An, Gianfranco Fini, spiazzando i suoi.
La scelta, speculare a quella di Francesco Rutelli, presidente della Margherita, che si asterrà, legittima le posizioni trasversali; e potrebbe scoraggiare la tentazione di rese dei conti postreferendarie. I partiti cercano di negare i contraccolpi del 12 e 13 giugno, confermando che il pericolo di nuove tensioni esiste: e infatti il prodiano Arturo Parisi accusa Rutelli di usare il referendum come «strumento di divisione». Ma nel centrosinistra, i referendum sono stati considerati quasi provvidenziali: se non altro, hanno messo ai margini per un po’ le tensioni fra alleati.

MARCO BELLOCCHIO
Tolosa ama il cinema italiano

cineuropa.org
www.cineuropa.org/newsdetail.aspx?lang=fr&documentID=52229
Festival – France
Toulouse aime le cinéma italien

Alors qu'à Rome, les professionnels français et italiens tentent de dynamiser les coproductions entre les deux pays et d'améliorer la distribution des films produits des deux côtés des Alpes, des initiatives locales plus modestes comme la première édition des Rencontres du cinéma italien organisée la semaine dernière à Toulouse donnent l'opportunité aux spectateurs français de découvrir les dernières tendances du 7e art transalpin.
Avec seulement 14 longs métrages sortis dans les salles françaises en 2004, la nouvelle génération des cinéastes italiens doit s'appuyer sur le travail de nombreux festivals comme ceux d'Annecy ou de Villerupt pour atteindre le public hexagonal. En effet, la distribution en France des films transalpins ne bénéficie que d'un nombre réduit de copies qui limite quasi automatiquement leurs scores au box-office en raison d'un contexte global d'embouteillage de sorties et de très rapide rotation des films à l'affiche. Ainsi Buongiorno Notte de Marco Bellocchio qui a totalisé 127.000 entrées l'an dernier en France est sorti sur 41 copies
(...)

torna in DVD BETTY BLUE di Beineix, nella versione lunga mai vista
...ti ricordi?

Corriere della Sera 10.6.05
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«Betty Blue» in dvd nella versione lunga: Una storia d’amore senza tempo
Alberto Pezzotta

Torna «Betty Blue» di Jean-Jacques Beineix, nella versione lunga (circa tre ore contro le due originarie) che da noi non si era mai vista. E regge meglio del previsto. Come storia d’amore, ambiva a essere l’«Atlante» degli anni Ottanta: esplicito nell’erotismo, rimane coinvolgente nel rappresentare la felicità; mentre appare più programmatico nell’innescare il dramma, con la follia della protagonista: travolgente, ma incapace di adattarsi alla realtà. All’epoca la critica più austera lo bollava come l’ambiguo manifesto per una generazione in fuga. Oggi, in epoca di «dogmi» e altre ciniche provocazioni, sembra quasi cinema classico. Memorabile l’alchimia tra i protagonisti, Jean-Hugues Anglade e Béatrice Dalle. Il dvd non ha problemi, ma è penalizzato dall’assenza di qualunque extra: a cominciare dalla segnalazione, nell’indice, delle sequenze aggiunte alla prima versione.

Jean-Jacques Beineix, BETTY BLUE, dvd, Sony, 22,90 euro

l'oltranzismo degli astensionisti

La Stampa 10 Giugno 2005
UNA CAMPAGNA REFERENDARIA NELLA QUALE SI SONO SPESSO FORZATI I TONI
Gli astensionisti vincono la battaglia degli eccessi
L’enfasi li ha addirittura portati a paragonare i fautori del sì a Goebbels
Il primato spetta alla Fallaci: «Macelleranno i nostri figli come i bovi»

AI tempi del divorzio, il privilegio dell'enfasi toccò agli antidivorzisti. Quali che fossero le loro ragioni, le esprimevano in modo esagerato: alcuni di loro gridavano che con il divorzio i mariti sarebbero fuggiti con la cameriera, e seminavano irrisione invece di consenso»: è quanto ha scritto Giuliano Ferrara sul «Foglio» dello scorso 23 maggio, per concludere che «a parti rovesciate, quel gioco retorico è ricominciato dalle parti del Sì» ai referendum di domenica. Ma è davvero così? Sembra piuttosto, tirando almeno provvisoriamente le somme di una campagna referendaria particolarmente vivace, che sia stato il fronte del No, e ancor più quello dell'astensione, a forzare un poco i toni, a esagerare un tantino nel dipingere un futuro governato dai «mecenati dei dottor Frankenstein» (così Oriana Fallaci) in cui «i nostri figli mai nati» verrebbero «massacrati», «ridotti a farmaci da iniettare o da trangugiare» oppure «macellati come si macella un bove o un agnello» per «ricavarne tessuti e organi da vendere come si vendono i pezzi di ricambio per un'automobile».
Proprio la lettura del «Foglio» di queste settimane - e, per la verità, anche di molte settimane precedenti - pare confermare la presenza di un «estremismo astensionistico». Sabato scorso, per dire, il giornale di Ferrara pubblicava una mitragliata di articoli così intitolati, pagina dopo pagina: «Progettare i discendenti: ci ha già provato Joseph Goebbels, non è il caso di riprovarci ancora», «Le tentazioni del dio uomo. La tirannide del pensiero eugenetico e il mito faustiano del'immortalità», «La scienza follia per follia: il sogno eugenetico dell'uomo migliore e del figlio sano». Un po' troppo, forse: anche perché la paroletta magica così ricorrente fra gli ultrà dell'astensione - «eugenetica» - con il referendum non c'entra affatto. Ma la tentazione di rilanciare la posta, a costo di imbrogliare un poco, è troppo forte: «Non c'è più l'eliminazione delle persone - ha sostenuto per esempio il professor Neri, direttore dell'Istituto di Genetica del Gemelli - ma la pratica asettica, pulita, “elegante” della selezione embrionale, che promette figli sani e belli. Ora sono chiamate in causa alcune gravi malattie, ma la deriva è evidente».
Sul versante «laico» l'accusa di eugenetica rivolta ai fautori del Sì è sfociata a volte in una condanna senz'appello della scienza e del progresso tecnologico in quanto tale. Significativi, di nuovo, due titoli del «Foglio»: «Le uova fatali della scienza: il romanzo con cui Bulgakov denunciò la presunzione del progresso» e «Oggi l'embrione, ieri l'atomo: quando la scienza si è accorta che il progresso non sempre va verso il bene». Quest'ultimo ha peraltro un sapore vagamente surreale, perché capita nel momento in cui si riparla di uso civile dell'energia nucleare, quasi a dimostrare che «verso il bene» il progresso tutto sommato riesce ad andare.
Sul versante cattolico, l'esponente più emblematico dell'oltranzismo antireferendario è probabilmente Antonio Socci, autore con il leader del «Movimento per la vita», Carlo Casini, di un pamphlet «In difesa della vita» appena uscito da Piemme. «Non andrò a votare - ha spiegato Socci - per scongiurare la riduzione di esseri umani a cavie o a serbatoio di organi». Con tanto di teorizzazione storico-culturale: «Tutti i regimi pagani dell'antichità sono basati sui sacrifici umani. Il cristianesimo irrompe poi nella storia come una novità radicale». Insomma, la fecondazione assistita sarebbe una ripresa dei sacrifici umani. Meglio forse, come ha fatto don Franco Rapullino, parroco della chiesa di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana, nel cuore di Napoli, invitare dal pulpito i fedeli ad andare al mare, «e la chiesa vi paga pure il biglietto d'ingresso per il lido flegreo Varca d'Oro!». Decisamente più pittoresca, invece, l'avventura capitata ad alcuni attivisti diessini di Pompei, che si sono trovati circondati da un gruppo di gesuiti che scandivano in coro un ritmato «Vade retro Satana»...
Qualche eccesso - inevitabile, del resto - è venuto anche dal mondo politico. Francesca Martini, deputata leghista, ha definito «figli di serie B» i nati da fecondazione eterologa, e addirittura «persone con diritti affievoliti». Carlo Giovanardi, ministro dell'Udc trascinato in tribunale perché un manifesto nel suo collegio accoppiava nella stessa immagine le SS in sfilata davanti a Hitler e i sostenitori del referendum, non soltanto non si è scusato del paragone, ma ha rincarato la dose: «Io sostengo - ha scandito - che la vivisezione dell'embrione e la non tutela del concepito riportano la legge al periodo nazista».
(...)
i fautori del non voto non soltanto avrebbero fatto meglio a non forzare i toni (...), ma, forse, avrebbero proprio dovuto tacere. Meno si parla di un referendum, infatti, e meno gente andrà a votare: almeno da questo punto di vista i fautori del Sì possono dirsi moderatamente ottimisti.

alle origini della medicina

Galileo 9.6.05
LIBRI
La medicina al tempo dei Faraoni
Valentina Gazzaniga
Bruno Halioua
La medicina al tempo dei Faraoni
Edizioni Dedalo, 2005
pp. 293, euro 20,00
La medicina dell'Egitto faraonico è stata oggetto dell'attenzione degli storici secondo due principali prospettive: da un lato quella dell'approccio filologico e superspecialistico, che ha ricostruito con un rigoroso approccio documentario, il panorama della pratica medica egizia; dall'altro, quella dell'approccio divulgativo, largamente basato sulla semplificazione e sulla 'commerciabilità' di alcuni aspetti, tra cui spicca, per ovvia facilità evocativa e 'sensazionalista', la pratica della conservazione dei cadaveri attraverso l'imbalsamazione, e la supposta conoscenza anatomica che ne sarebbe derivata alla medicina.
Il testo di Bruno Halioua ha il merito di riassumere accuratamente i risultati della ricerca specialistica più recenti e meno accessibili al grande pubblico, e di proporre, con un linguaggio piano, una accorta divisione in capitoli tematici, una chiave di lettura 'tecnica' (Halioua è medico dermatologo) e una visione di insieme allettante per chi desideri accostarsi alla conoscenza della medicina egiziana.
Essa è, in primo luogo, una pratica, basata su concettualizzazioni del corpo che non possono in alcun modo essere ridotte a uno schema interpretativo a noi contemporaneo; il tentativo di 'attualizzare' la descrizione patologica è, già da tempo, stato segnalato come un rischio alto, proprio in relazione alla non riducibilità del pensiero antico in tema di salute e malattia. Ciononostante, la precisione con cui i papiri medici venuti alla luce, acquistati o trafugati nella seconda metà del secolo XIX descrivono sintomi e prognosi di alcune affezioni (in particolare quelle traumatiche), consente ad Halioua di tracciare un quadro della nascita di una primordiale forma di 'medicina del lavoro', di una traumatologia d'urgenza, nonché di una farmacologia attenta ai rischi ambientali. Si pensi per esempio al papiro Brooklyn, dedicato alla descrizione di quaranta specie di serpenti, alla tipologia degli avvelenamenti che possono causare, alla potenziale letalità e alla proposizione di un antidotario generale e specifico. Vengono inoltre introdotte aree tematiche innovative, come quella dedicata alla pediatria e al trattamento delle infermità e invalidità dell'infanzia, epoca della vita che la medicina antica del bacino del Mediterraneo trascura, assimilandola alle fasi di incompiutezza (con l'equazione bambino-madre) o di perdita di funzionalità e vigore (bambino-vecchio).
La grande attenzione prestata alla revisione critica della letteratura di riferimento e alla sua articolazione in un quadro esaustivo, appassionato e piacevole, nonché uno specifico interesse alla revisione paleopatologica, i cui risultati hanno fornito e stanno fornendo i dati più attendibili e interessanti sulla situazione medica e sanitaria del mondo antico in diverse aree storiche e culturali, fa sì che si perdonino facilmente al testo alcune ingenuità: il confronto tra la medicina egiziana e le teorie sulla spermatogenesi attribuite a un generico Ippocrate (ma in realtà le opere di Ippocrate sono una raccolta complessa di teorie non riducibili a un unico modello); la sorpresa nel ritrovare descrizioni dell'epilessia in testi magici (l'epilessia è, per eccellenza, il morbo sacro, dunque legato a magia e religiosi); il riduzionismo con cui viene letta la storia biblica di Mosé e delle piaghe d'Egitto, che testimonia una difficoltà a cogliere aspetti simbolici e metaforici. Tali aspetti, decontestualizzati dal necessario discorso storico-religioso che attribuisce loro senso e significato, rischiano di apparire, talvolta, letture eccessivamente semplificative.