lunedì 9 giugno 2003

Marco Bellocchio

Il Messaggero 6.6.03
Fabio Ferzetti:
(...)Sarà l’anno (...) di Bellocchio (Buongiorno, notte riapre il caso Moro ma non in chiave di docu-drama, e la sequenza vista a Taormina è di gran bellezza e tensione)
(...)

Il Messaggero Domenica 8 Giugno 2003
CINECITTA’, REGIA IN FESTA
di CLAUDIA ALÌ

Serata kolossal, ieri, a Cinecittà. In una suggestiva New York ottocentesca, ovvero il set del film epico di Martin Scorsese “Gangs of New York", si sono ritrovati in tanti per “Cinemitaliano in festa". Una serata-evento tutta nel segno della regia(...) Una votazione online ha “decretato" i due migliori film italiani dell’ultima stagione e del millennio: “L’Imbalsamatore" di Matteo Garrone e “L’ora di religione" di Marco Bellocchio.

Arianna, che ringrazio, comunica:
Uno speciale su Marco Bellocchio: sul numero 507 (Maggio 2003) della rivista francese di cinema Positif, pag. 61, è apparsa una parte della corrispondenza che si sono scambiati Pier Paolo Pasolini e Marco Bellocchio circa "I pugni in tasca".

separazioni e irrazionale: Aldo Carotenuto (junghiano!) e un'antropologa dell'Università di Chieti (sic!), a modo loro...

Corriere della Sera 9.6.03
Accettare la fine di una relazione sentimentale è ...
Angelo de’ Micheli

Accettare la fine di una relazione sentimentale è un’esperienza dolorosa, rassegnarsi a una perdita di denaro o di potere, affrontare un tradimento o una disillusione non è certo facile. Più facile è sperare che, in cambio di qualche centinaio di euro elargiti al «mago», la relazione possa trovare nuova linfa, il denaro riprenda ad affluire nelle nostre casse e le nostre speranze non siano più deluse. Insomma, quando la realtà si fa dolorosa e ci sembra insopportabile nasce il desiderio di evitarla rivolgendosi alla magia.
Questo bisogno di soluzioni magiche è nella natura dell’uomo, perché risponde alle aspettative del nostro inconscio, deriva dal desiderio di avere sempre a disposizione delle sicurezze. Vere o false che siano. E si tratta di un impulso dal quale sembra impossibile liberarci. Ne parliamo con Aldo Carotenuto, docente di psicologia all'Università di Roma. «Il bisogno di punti di riferimento - spiega Carotenuto - in grado di fornire certezze rassicuranti, nasce dalla naturale vocazione umana a ricreare uno stato infantile: quello del bambino che, fiducioso, si abbandona all’abbraccio materno, il solo in grado di fornirci una protezione del tutto incondizionata».
MODELLI MENTALI
Il nostro inconscio cerca spesso figure «materne» sostitutive: da piccoli siamo abituati al fatto che i genitori cercano sempre di trovare una soluzione ai nostri bisogni e, una volta adulti, conserviamo questo modello mentale e continuiamo a sperare di trovare «un genitore» o un suo sostituto che risolva i nostri problemi.
«Soprattutto quando altri riferimenti nella vita concreta vengono meno, quando la disperazione, il dolore o la sofferenza chiudono la porta ad ogni possibilità di trovare nel reale una soluzione - spiega il professor Carotenuto - l'occulto, il mistero, la magia divengono possibili vie di uscita. Ed è proprio la loro incomprensibilità a farcele sembrare "miracolose".
«La possibilità dell’intervento di qualcuno, o qualcosa, che viene da un’altra "dimensione" di ordine sovrannaturale attira il nostro inconscio e risponde non solo al bisogno di un protettivo abbraccio materno, ma anche a quello di un padre, dal potere superiore, che sappia "deresponsabilizzarci", che non affidi a noi la ricerca di soluzioni adeguate. Così, delegando all'esterno, a un potere che non è facilmente gestibile nè alla "portata" di tutti, ogni decisione e ogni dolore, ci si concede la possibilità di non decidere e, sostanzialmente, si affida ad "altri" la nostra stessa responsabilità di vivere».
ARCAICHE PAURE
Se per il professor Carotenuto la spiegazione del fascino di oroscopi e filtri d’amore va cercata nel nostro inconscio, che cosa ne pensa Cecilia Gatto Trocchi, docente di antropologia all'Università di Chieti, che all’argomento ha dedicato studi e libri?
Come è possibile - le chiediamo - che nel nostro mondo moderno ci sia ancora spazio per i maghi?
«Il vasto e discontinuo processo di modernizzazione non ha spazzato via superstizioni millenarie che risalgono a periodi arcaici - risponde -. Abbiamo assistito solo a un cambiamento degli assetti entro cui il pensiero magico si trova a operare. Alla magia popolare o "rurale" si è sostituita una forma ibrida di industrializzazione dell'occulto. Il mago moderno è una persona "istruita", che ostenta diplomi, che si fa pubblicità, che tiene rubriche alla radio e alla televisione».
SCORCIATOIA
Insomma, quando la ragione si dichiara impotente, il mondo dell'invisibile si propone come nostro alleato per toglierci dalle difficoltà. Tutto viene messo in campo nella speranza di ottenere una risposta ai nostri bisogni, anche quello che ci risulta difficile da capire o accettare: importante è che possa tornarci utile.
«Il mondo dell'occulto - prosegue la professoressa - è certamente privilegiato rispetto a quello della "fede", perché si propone come una scorciatoia verso i risultati desiderati: togliere il malocchio o risvegliare l'amore hanno un prezzo fisso, che cambia e aumenta in proporzione al prestigio e alla fama degli "operatori dell'occulto", perché così preferiscono essere chiamati.
«Ricchi e poveri sono attratti dall’irrazionale, ma entrare in questi "giochi" può risultare pericoloso per il "portafoglio"; spesso le cronache hanno fatto luce su truffe, su raggiri, arrivando anche a casi di plagio della personalità».
Ma allora, perché la gente insiste ad affidarsi ai maghi?
«Supponiamo che una persona nell’arco di poco tempo sia caduta rompendosi una gamba, abbia perso il posto di lavoro, sia stata tradita dal coniuge: l'insieme di queste circostanze potrebbe portarla a pensare di essere sfortunata e bisognosa dell'assistenza di un mago che possa liberarla dalle negatività che sembrano perseguitarla. Si entra così in un circuito irrazionale viziato, dal quale è difficile uscirne» conclude Gatto Trocchi.

equilibrio

La Repubblica 9.6.03
IL CASO
Il presidium della Convenzione dopo la religione elimina i richiami agli influssi della civiltà greco-romana e dei Lumi sull´Europa
Costituzione Ue, via anche l´Illuminismo

BRUXELLES - Nessun richiamo alle radici giudaico-cristiane, ma via anche i riferimenti alla civiltà greco-romana e all´Illuminismo. Valery Giscard d´Estaing e il suo presidium hanno scelto di tagliare invece di aggiungere, per uscire dalle polemiche e dall´impasse sull´«anima» dell´Europa. Nella Costituzione dell´Unione, dicono, non si può inserire nessun riferimento esplicito al giudeo-cristianesimo: però - per non far pesare l´assenza - propongono di togliere anche ogni richiamo agli influssi di Atene, Roma e dei Lumi. Da vedere se così si sentiranno accontentati il Papa, la Chiesa Ortodossa, i governi italiano, polacco, irlandese, i Popolari, tutti coloro che vogliono sia rimarcata l´importanza della religione nella Carta costituzionale. O se alla loro insoddisfazione si aggiungerà quella dei laici più decisi, privati di quell´omaggio allo spirito di Voltaire, Diderot e compagni presente nella prima bozza del preambolo sui valori dell´Europa che aprirà il Trattato.
Nel bilanciamento taglia-e-cuci bipartisan, dovrebbe rimanere la frase con cui la Costituzione si «ispira alle eredità culturali, religiose e umaniste». Tutti, laici e religiosi, si dovrebbero sentire rappresentati da questo triplice richiamo. Scomparirà la frase successiva, sull´Europa «alimentata innanzitutto dalla civiltà greco-romana, segnata nello slancio spirituale che l´ha percorsa e le cui tracce sono presenti nel suo patrimonio, poi dalle correnti filosofiche dei Lumi». Il testo dovrebbe riprendere con la proclamazione del «ruolo centrale della persona umana e del rispetto del diritto». Una versione definitiva sarà presentata martedì, quando Giscard e i dodici del presidium si riuniranno nuovamente, ma il nocciolo duro è stato già deciso.
(m.m.)