martedì 17 febbraio 2015

OGGI RICORRE IL 415° ANNIVERSARIO
DELLA MORTE SUL ROGO DI CAMPO DEI FIORI
DI GIORDANO BRUNO
PER MANO DEI BOIA DALLA CHIESA CATTOLICA.
NON GLI È MAI STATA RESA GIUSTIZIA DAI POTERI
MA DALLA MEMORIA E DALL'AMORE DEI POPOLI
nell'immagine la copertina dell'Illustrazione Italiana che dà notizia
dell'erezione della statua in suo onore nel 1889

Repubblica 17.2.15
Le responsabilità della filosofia
risponde Corrado Augias

Caro Augias, si vorrebbe che i grandi filosofi fossero anche uomini di grande livello, non sempre è così, dell’adesione al nazismo di Heidegger si sapeva, e tuttavia, passando per la fenomenologia di Husserl a cui Essere e tempo è dedicato, e agli sviluppi successivi dell’Esistenzialismo di cui Heidegger è un fabbricatore, non si può non prendere ciò che di nuovo e di spessore ci sia nella sua filosofia. Anche Furtwangler è stato nazista, ma resta un grande direttore d’orchestra. Forse bisogna separare, in alcuni (o molti?) casi, l’uomo dall’opera, Andrea Emo, grande metafisico, poco conosciuto è stato fascista, e tuttavia leggere (grazie a Cacciari) i suoi quaderni di metafisica, è necessario, per chi ami la filosofia, che se non aiuta a vivere a volte è sicuramente una consolazione (vedi Boezio). Gli uomini sono complessi, figuriamoci i filosofi, questo certo non giustifica certe scelte ma dobbiamo essere giusti, qualcuno lo ha detto che Heidegger è stato un grande filosofo e un piccolissimo uomo, quindi lasciamo perdere l’uomo…
Gianfranco Coci

Il signor Coci si riferisce alla recente scoperta di un quaderno nero del filosofo Heidegger da cui si ricava che egli era al corrente delle atrocità commesse nei campi di sterminio ma non per questo cambiò idea. La domanda se bisogna ancora una volta separare l’uomo dalla sua opera è più che legittima. Ho chiesto un parere alla studiosa Donatella Di Cesare, autrice del recente saggio Heidegger e gli ebrei (Bollati Boringhieri). Mi ha cortesemente inviato la risposta che trascrivo: “Il pensiero più elevato si è prestato all’orrore più abissale? L’antisemitismo metafisico, emerso nei Quaderni neri, muta profondamente la visione che abbiamo di Heidegger. E ora viene meno anche il suo silenzio sullo sterminio. Sarebbe comodo continuare a leggerlo, facendo finta di nulla, oppure gettare alle ortiche la sua opera. Il nazismo non è stato una ‘follia’, ma un progetto di rimodellamento biopolitico del pianeta. Gli ebrei non avrebbero più dovuto avere posto nel mondo. Heidegger non è isolato; proviene da una lunga tradizione di odio verso il popolo ebraico. Se Kant auspica una ‘eutanasia dell’ebraismo’, se Hegel esclude gli ebrei dalla storia della salvezza, non ci deve sorprendere che Heidegger definisca la Shoah l’autoannientamento degli ebrei. Certo, ben diverse sono le responsabilità che si assume così negli anni Trenta e Quaranta. Prendere alla lettera le metafore dei filosofi è stato il lavoro dei boia. Ma l’accusa metafisica di tanti filosofi che hanno condannato gli ebrei al non-essere, al nulla, ha avuto esiti devastanti. Credo che sia venuto il momento — con Heidegger e oltre Heidegger — di interrogarsi sulle responsabilità della filosofia verso lo sterminio”.

Si ringrazia Blume Gra e Pina Mercuri
il Garantista 17.2.15
La lettera di Marcuse al suo professore
Maestro Heidegger lei resta un nazista
E impossibile vedere in lei un filosofo, dal momento che filosofia e nazismo non sono conciliabili
di Herbert Marcuse 28 agosto 1947

il Garantista 17.2.15
La risposta di Heidegger
Signor Marcuse, chi dopo il 1933 non era in Germania non può giudicare
di Martin Heidegger
20 gennaio 1948

il Garantista 17.2.15
La contro-replica di Marcuse
No, cosa fosse il nazismo si capiva da prima del ’33
di Herbert Marcuse
23 maggio 1948
TUTTI I TESTI DI QUESTO CARTEGGIO, RIPRESO OGGI SUL "GARANTISTA", ERANO IN REALTÀ GIÀ STATI PUBBLICATI INTEGRALMENTE SU "CAFFÈ EUROPA - RESET" FIN DAL 1999, E IN QUELLA VERSIONE DISPONIBILI SU QUESTA PAGINA
si ringrazia Pierpaolo Iacopini
Wuz s. d.
Heidegger e gli ebrei: quando nella filosofia più alta c’è l’ombra nera dello sterminio
di Martina Gambarotta

qui








L'ARTICOLO DI EMMANUEL FAYE APPARSO SU LE MONDE IL 30 GENNAIO 2015
Le Monde 30.1.15
Lo sterminio nazista non è una filosofia
Emmanuel Faye non ha voluto partecipare al convegno Heidegger. Spiega il perché

È ADESSO DISPONIBILE ANCHE IN TRADUZIONE ITALIANA, SU QUESTA PAGINA
Si ringrazia Corinne Lebrun





il Fatto 17.2.15
In Vaticano, barba e capelli ai clochard sotto il colonnato
 
su spogli 
Corriere 17.2.15
I clochard dai barbieri del Papa: «Lui non si dimentica di noi»
di Paolo Conti

su spogli 




il Fatto 17.2.15
Il giurista Paolo Maddalena
“Riforme sballate, lo Statuto albertino era meglio”
intervista di Salvatore Cannavò

su spogli 
il Fatto 17.2.15
Degenerazioni
Svolta autoritaria anzi impunitaria
di Roberta De Monticelli

su spogli 














L'Isis: «Siamo a sud di Roma»
una vignetta di Makkox, dalla trasmissione di Gazebo di ieri sera














il Fatto 17.2.15
Armiamoci e partite
di Antonio Padellaro

su spogli 
le due vignette che riprendiamo qui a sinistra appaiono oggi su Repubblica e il Fatto
La Stampa 17.2.15
L’illusione che non ci riguardi
di Mario Calabresi

su spogli 

Repubblica 17.2.15
La rivincita di Al Sisi. Ora il mondo si affida al nuovo raìs d’Egitto per battere il terrore
Affievolite le “Primavere”, il terrorismo ha preso vigore. E per sconfiggere il Califfato sono proprio i regimi arabi gli alleati indispensabili dell’Occidente
di Bernardo Valli

su spogli 

Repubblica 17.2.15
Ma attaccare oggi è un regalo al Califfo
Un’operazione militare a Tripoli porterebbe a nuovi disordini e alimenterebbe soltanto la propaganda contro l’Occidente
di Lucio Caracciolo

su spogli 

Repubblica 17.2.15
Dalla diplomazia all’attacco militare così l’Occidente può fermare il Califfato
di Vincenzo Nigro

su spogli 

Repubblica 17.2.15
Il sentiero stretto di Renzi in cerca di una strategia per la Libia
L’”isteria” lamentata dal premier è tipica di una classe politica che affronta una guerra come l’Italicum
di Stefano Folli

su spogli 

La Stampa 17.2.15
“Entrare in guerra è facile ma si rischia il pantano”
Il generale Mini: 5 mila uomini? Ne servirebbero 50 mila
intervista di Francesco Grignetti

su spogli 

Corriere 17.2.15
Servono 60 mila soldati
di Paolo Rastelli

su spogli 

La Stampa 17.2.15
La scelta guerrafondaia non pagava
di Marcello Sorgi


Corriere 17.2.15
La maschera del nemico
di Sergio Romano

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Il Sole 17.2.15
Tutti i rischi di autogol di un’azione militare
di Gianandrea Gaiani

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Il Sole 17.2.15
Le voci stonate di Roma, la gara con Parigi
di Gerardo Pelosi

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Repubblica 17.2.15
La situazione in Libia pone il Paese di fronte alla scelta più difficile. Dal ricordo di Caporetto alle missioni in Kosovo e Iraq l’eterno dilemma tra armi e neutralità
Interventismo
Quando l’Italia sceglie se andare alla guerra
di Filippo Ceccarelli

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il manifesto 17.2.15
Angelo Del Boca: «Il governo è irresponsabile»
Parla lo storico del colonialismo sul ruolo dell’Italia nella crisi libica. «L’affermazione del ministro Gentiloni, "Siamo pronti a combattere" e la dimenticanza sulle nostre colpe nel disastro libico, mostrano il vuoto della diplomazia. Va coinvolto subito Romano Prodi»
Intervista di Tommaso Di Francesco

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il Fatto 17.2.15
“A sud di Roma”
Il Califfo dirimpettaio non sa che la Sicilia è già islamica
di Pietrangelo Buttafuoco

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Corriere 17.2.15
Il primo test di Mattarella con le opposizioni

su spogli 

Corriere 17.2.15
Lo scenario internazionale, un’occasione per ricucire
di Massimo Franco

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il Fatto 17.2.15
Brindisi col buco
Matteo, la Boschi e la birra con Buzzi

Chissà se Salvatore Buzzi, l’uomo delle cooperative rosse che lavorava per Massimo Carminati, ha assaggiato la birra Flea alla cena di autofinanziamento del Pd lo scorso 7 novembre. Buzzi versò 10 mila euro per accomodarsi a uno dei tavoli renziani e tra le bevande trovò le 800 bottiglie di birra prodotta a Gualdo Tadino dal 34enne Matteo Minelli, imprenditore in buoni rapporti non solo con il premier ma anche con la famiglia Boschi e la banca guidata dal papà del ministro: la popolare dell'Etruria. Capita infatti che il giovane umbro abbia ricevuto dei finanziamenti dall'istituto di credito commissariato da Banca d'Italia, dopo aver preso parte all'operazione Palazzo della Fonte. Un'operazione che ha contribuito a creare il buco di circa 3 miliardi della popolare. Se l'avesse saputo, magari Buzzi (e i suoi soci) avrebbe potuto dare una mano. 
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il Fatto 17.2.15
Eur Spa adesso vende anche i musei
Dopo il Campidoglio, a Roma si fa cassa liquidando gli immobili
E pure l’Archivio di Stato
di Valeria Pacelli

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Repubblica 17.2.15
Eur, in vendita i musei e l’Archivio di Stato
Borghini: “Non cederemo il Colosseo quadrato. Con quei soldi finiremo la nuvola di Fuksas”
di Francesco Erbani

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il Fatto 17.2.15
Partita a poker
La linea dura di Varoufakis: “Noi non stiamo bluffando”
di Yanis Varoufakis

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La Stampa 17.2.15
Ma i peggiori nemici di Tsipras sono Irlanda, Spagna e Portogallo
I Paesi “salvati” dalla Troika: stiamo perdendo la pazienza
di M. Zat.

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Repubblica 17.2.15
L’amaca
di Michele Serra

BIBI Netanyahu ci ricorda che l’ottusità è, nella storia umana, un fattore purtroppo notevole. Come ha spiegato benissimo, e con condivisibile animosità, Gad Lerner su questo giornale, invitare gli ebrei europei ad abbandonare i loro paesi per trovare rifugio in Israele equivale a concedere all’antisemitismo e al terrorismo una patente di invincibilità: come se la sola cosa da fare fosse scappare a gambe levate. E come se le comunità nazionali delle quali quegli ebrei, a milioni, fanno parte a pieno titolo da molte generazioni fossero così imbelli e impreparate da non essere in grado di proteggere i propri cittadini.
Di peggio c’è solo da aggiungere che il pensiero di Nethanyau racchiude, alla massima potenza, la perniciosa idea che ognuno di noi sia ciò che è solo in conseguenza della religione e/o dell’etnia; mentre essere francesi o inglesi o italiani o danesi o europei è uno status che, anche formalmente, non deriva in alcun modo da religione o etnia. Qualcuno spieghi a Bibi che gli ebrei francesi e gli ebrei danesi sono francesi ebrei e danesi ebrei: e non è la stessa cosa. Il patto sociale, nelle democrazie moderne, non è tra correligionari, è tra concittadini. Un mondo organizzato alla maniera di Netanyahu prevede tutti gli ebrei in Israele, tutti gli islamici in Arabia e tutti i cristiani a Roma? E gli atei? Tutti a Las Vegas?
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Repubblica 17.2.15
Le due Russie in conflitto
di Timothy Garton Ash

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Repubblica 17.2.15
La nuova religione di Giordano Bruno
Il suo pensiero è nel punto di giuntura tra il sapere rinascimentale e la modernità
In un volume parole e concetti del filosofo di cui ricorre oggi l’anniversario del rogo
di Roberto Esposito

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Corriere 17.2.15
L’immagine di Togliatti dalle lodi alle critiche
risponde Sergio Romano

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Corriere 17.2.15
Minoranze laiche sconfitte con onore

su spogli 
nell'immagine Ada Gobetti, partigiana
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Corriere 17.2.15
Ebrei a Destra, un labirinto
Nessi impensabili a livello ideologico ci fu chi ipotizzò un patto con Hitler
di Paolo Mieli

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Corriere 17.2.15
Quei personaggi che lottarono per il risveglio del loro popolo

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La Stampa 17.2.15
Quando tutti gli europei avevano lo stesso vocabolario
La ricerca: 4500 anni fa la culla delle lingue tra Russia e Ucraina
di Fabio Di Todaro

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La Stampa 17.2.15
Ora il 90% degli idiomi è a rischio estinzione
L’Unesco: mobilitazione il 21 febbraio
di Stefano Rizzato

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Repubblica 17.2.15
Quirinale a porte aperte
Il Palazzo non è solo una scenografia di specchi reali e metaforici
È anche il contenitore di una sterminata raccolta di opere d’arte
di Tomaso Montanari

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Repubblica 17.2.15
Medico finto paraplegico. E milionario
di Erica Di Blasi

Torino. Una caduta sul lavoro nel 2012. E da lì aveva iniziato a chiedere risarcimenti per l’invalidità. Problemi alla vista, alla schiena e a un braccio. Alle visite ci andava in carrozzina. Salvo poi correre per la strada, scaricare pesanti sacchi di cemento e occuparsi dei lavori di ristrutturazione della sua villetta in collina. I carabinieri del Nas di Torino, coordinati dal maggiore Michele Tamponi, hanno arrestato un medico di origine iraniana, Hamid Raza Danaie, 56 anni, anestesista all’ospedale Molinette di Torino. Aveva chiesto risarcimenti per oltre un milione di euro: 450mila li aveva già incassati. Una parte, 100mila euro, li aveva girati all’uomo che spingeva la carrozzella durante le visite. Le manette sono arrivate su ordine del pm Antonio Rinaudo, mentre il finto invalido si trovava nel reparto di psichiatria di un altro ospedale. Ricoverato dopo un tentativo, probabilmente simulato, di suicidio: aveva ingerito dei barbiturici ma, essendo un anestesista, conosceva la dose che avrebbe potuto essere letale.
L’indagine è partita grazie alla segnalazione di un medico legale. Il finto invalido aveva infatti chiesto all’ospedale dove lavorava un risarcimento pari a 750mila euro. Qualcosa però è andato storto. «Ci costituiremo parte civile – annuncia Andreana Bossola, direttore amministrativo delle Molinette - Abbiamo anche segnalato alla procura le sue continue assenze. In sette anni di servizio, dal 2005 fino al giorno dell’incidente, è mancato al lavoro per più di 800 giorni».

segnalato da Alberto Lattanzi
 
Repubblica 17.2.15
Umanità perduta per Nicole
di Guglielmo Pepe

La medicina è fallibile. Però la malasanità non è mai innocente. Ed è quasi sempre figlia di molti padri. Come dimostra la tristissima vicenda di Catania, costata la vita ad una neonata, Nicole, colpita da insufficienza respiratoria poco dopo il parto. Le indagini giudiziarie e quelle amministrative della Regione e del ministero della Salute (al centro di un penoso scaricabarile), chiariranno cause e colpevoli. I genitori della piccola hanno diritto di sapere, visto che la giustizia non risarcirà mai il loro dolore. Però le responsabilità individuali, collettive, delle strutture (anche private, spesso inadeguate per le emergenze), dei tagli che colpiscono personale, posti letto e interi reparti, non spiegano tutto: tra medici e infermieri si sta diffondendo la perdita di senso del loro lavoro. Un primario catanese ha detto che per Nicole il posto letto «bisognava inventarselo ». Parole di umanità, e di responsabilità, che sono mancate.
segnalato da Alberto Lattanzi