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MARTEDI MATTINA
Radio 3 Scienza 16.7.13 I maestri del fotone
Gli
orologi più precisi, il laser, il Web. Dove c'è tecnologia, oggi, c'è
fisica quantistica. Eppure, la scienza delle particelle è ancora
definita "strana". Ne parliamo con Serge Haroche, premio Nobel per la
Fisica nel 2012 insieme all'americano David J. Wineland, per avere
innovato le tecniche di osservazione della materia inafferrabile.Insieme
al fisico italiano Giovanni Amelino-Camelia andiamo alla scoperta dell’
Italia che oggi fa scienza e tecnologia con le particelle e discutiamo
di cosa può aspettarsi dal futuro chi oggi si iscrive alla facoltà di
Fisica.
Al microfono Gaetano Prisciantelli in studio Rossella Panarese
La registrazione della trasmissione è disponibile qui:
segnalazione di Dicta Cavanna, Massimo Covini, Lorenzo Poli |
Non potremo
mai dimenticare che l’Unità, diretta da
Claudio Sardo e sotto il controllo politico di Guglielmo Epifani, pur di tentare - disperatamente - di proteggere l'immagine dell'immondo governo di cui il partito guidato dal predetto Epifani si è assunta la responsabilità politica e storica, e in un cinico e squallido "boccaabocca" con i peggiori lacché del berlusconismo e sottomettendosi agli ordini e ai bisogni del Cavaliere - pronubo il presidente Napolitano -, ha vergognosamente e vilmente, a lungo, tentato di occultare
l’affaire della deportazione di stile nazista della mamma e della bambina kazake, sequestrate, maltrattate, minacciate e consegnate dalla forza dello Stato, con la complicità e l'acquiscenza dei ministri degli Interni Alfano e degli Esteri Bonino, membri del governo Letta-Berlusconi, nelle mani del loro persecutore, il dittatore fascio-comunista del loro Paese. Senza avere alcuna possibilità di difesa.
Il fatto è accaduto alla fine di Maggio, un mese e mezzo fa: quando è diventato impossibile tacere perché ormai il caso riempiva intere pagine della stampa italiana, l'Unità si è decisa - cioè si è trovata costretta - a dare la notizia, ma solo per ultima - con il Corsera -, e solo un paio di giorni fa.
Financial Times, La Stampa e Il Fatto, per parte loro, avevano denunciato il caso già il 5 luglio, poi si erano aggiunti a loro altre testate come la Repubblica.
l'Unità invece non si è accorta di niente! Per altri dieci giorni.
Fulgido esempio di giornalismo libero e di sinistra!
Certamente ce ne ricorderemo.
Per ricostruire tutta la vicenda, nei suoi tempi, cfr. qui di seguito "Segnalazioni" dal 5 luglio a oggi.
Non abbiamo trascurato nessun passaggio della vicenda.
Repubblica 15.7.13
Dimissioni, subito
di Ezio Mauro
Manca
soltanto un tripode con un catino pieno d'acqua - come per Ponzio
Pilato - in cui lavarsi pubblicamente le mani sul piazzale del
Viminale o della Farnesina: sarebbe l'ultimo atto, purtroppo coerente,
della vergognosa figura in cui i ministri Alfano e Bonino hanno
sprofondato l'Italia con il caso Ablyazov. La moglie e la figlia del
dissidente kazako vengono espulse dall'Italia con una maxioperazione di
polizia e rimpatriate a forza su un aereo privato per essere
riconsegnate al pieno controllo e al sicuro ricatto di Nazarbaev. Un
satrapo che dall'età sovietica, reprimendo il dissenso, guida quel Paese
e le ricchezze oligarchiche del gas, che gli garantiscono amicizie e
complicità interessate da parte dei più spregiudicati leader
occidentali, con il putiniano Berlusconi naturalmente in prima fila.
Basterebbero
questa sequenza e questo scenario per imbarazzare qualsiasi governo
democratico e arrivare subito alla denuncia di una chiara responsabilità
per quanto è avvenuto, con le inevitabili conseguenze. Ma c'è di più.
Alfano, vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno, ha
pubblicamente dichiarato che non sapeva nulla di una vicenda che ha
coinvolto 40 uomini in assetto anti-sommossa, il dipartimento di
Pubblica Sicurezza, la questura di Roma, il vertice - vacante -
della polizia. Un ministro che non è a conoscenza di un'operazione del
genere e non controlla le polizie è insieme responsabile di tutto e
buono a nulla: deve dunque dimettersi.
C'è ancora di più. Come ha
accertato Repubblica, l'operazione è partita da un contatto tra
l'ambasciatore kazako a Roma e il capo di Gabinetto del Viminale che ha
innescato l'operatività della polizia. Se Alfano era il regista del
contatto, o se ne è stato informato, deve dimettersi perché tutto
riporta a lui. Se davvero non sapeva, deve dimettersi perché
evidentemente la sede è vacante, le burocrazie di sicurezza
spadroneggiano ignorando i punti di crisi internazionale, il Paese non è
garantito.
Quanto a Bonino, la sua storia è contro il suo
presente. Se oggi fosse una semplice dirigente radicale, sempre
mobilitata più di chiunque per i diritti umani e le minoranze oppresse,
sarebbe già da giorni davanti all'ambasciata kazaka in un sit-in di
protesta. Invece difende il "non sapevo" di un governo pilatesco. Parta
almeno per il Kazakhstan, chiedendo che Alma e Alua siano restituite al
Paese dove avevano scelto di tutelare la loro libertà, confidando nelle
democrazie occidentali. E per superare la vergogna di quanto accaduto,
porti la notizia - tardiva ma inevitabile - delle dimissioni di
Alfano.
Repubblica 14.7.13
La politica “A mia insaputa”
“A mia insaputa”. Avanti un altro. Con Alfano torna l’intelligenza del farsi fessi per farci fessi che fu inaugurata da Scajola
Anche
il ministro degli Esteri Emma Bonino, la cui figura fiera e febbrile è
legata alla tutela dei diritti, dei dissidenti, dei perseguitati, degli
ultimi…, ecco persino la leader radicale, la donna faber, la donna
sapiens, è riuscita a non sapere
di Francesco Merlo
“A MIA insaputa”. Avanti un altro. Con Alfano torna l’intelligenza del farsi fessi per farci fessi che fu inaugurata da Scajola.
A sua insaputa, infatti, il ministro dell’Interno, che è il delfino di Berlusconi, vale a dire dell’amico per la pelle del dittatore del Kazakistan, il famigerato Nazarbayev, ha consegnato una madre e una bimba, moglie e figlia del dissidente Muhktar Ablyazov, al satrapo centro-asiatico. Angelino Alfano esibisce meno sfrontatezza comica di Scajola ma certamente più goffaggine politica nel riprodurre la stessa linea di difesa minchioneggiante: «non sapevo nulla», «il mio capo di gabinetto mi ha cercato ma ero alla Camera (a litigare con Brunetta) e non mi ha trovato », «sono stato informato a cose fatte dal ministro degli Esteri».
C’era comunque un cinismo che sconfinava con l’ironia nella scelta disperata di Scajola che, beneficiario di una casa con vista sul Colosseo, disse che gliel’avevano regalata appunto a sua insaputa, per sempre rinnovando il frasario della ribalderia politica italiana. È invece drammatico il ministro che ha destinato, a sua insaputa, la signora Alma alla privazione della libertà personale e a processi penali senza garanzie, e la piccola Alua, sempre a sua insaputa, all’orfanatrofio.
“A mia insaputa” è una sindrome così contagiosa che anche il ministro degli Esteri Emma Bonino, la cui figura fiera e febbrile è legata alla tutela dei diritti, dei dissidenti, dei perseguitati, degli ultimi…, ecco persino la leader radicale, la donna faber, la donna sapiens, è riuscita a non sapere. E però non è dignitoso e non è accet-tabile che i diplomatici del Kazakistan, i quali hanno messo a disposizione l’aereo che ha sequestrato la donna e la bambina, abbiano trattato e concordato tutto e solo con la polizia e non anche con la diplomazia e con la politica italiane da cui traggono legittimazione e con cui hanno consuetudine, colleganza, amicizia. Dicono alla Farnesina: «Non potevamo fare nessun collegamento tra questa signora indicata con il suo nome da ragazza e di cui ci veniva solo chiesto se godesse o meno di copertura diplomatica, e la moglie di Ablyazov».
Ma così è anche peggio, visto che l’espulsione è stata velocissima, efficientissima, impiegando più di trenta poliziotti, con un aereo subito pronto. Bisognava fare un’indagine accurata prima di consegnare una donna e una bambina a un dittatore, prima di «deportarle » scrivono i giornali inglesi.
Qui in gioco non c’è l’onestà personale e la rettitudine morale di Emma Bonino che non c’è neppure bisogno di garantire personalmente, ma c’è il rifugio nella strategia dell’“a mia insaputa”, come via di fuga dalla battaglia. Non è vero che è meglio rischiare di fare la figura dei fessi che non hanno capito e ai quali l’hanno fatta sotto il naso, invece di impegnarsi in una denunzia che potrebbe rivelarsi politicamente mortale. È vero il contrario: è sempre meglio ammettere che la politica è stata umiliata e bastonata, ma in piena coscienza. È meglio confessare che i diritti sono stati venduti a interessi economici ma comunque e sempre dentro una politica consapevole. È meglio essere protagonista che fantasma della storia.
D’altra parte c’è la solita Italia dell’otto settembre nel ritiro a cose fatte del decreto di espulsione, nella trasformazione badogliana del volenteroso carceriere in severo censore. Lo stesso governo che, a sua insaputa, ha consegnato la moglie e la figlia del dissidente al despota di Astana, adesso condanna, si scandalizza, non permetterà... Ma bisogna pur dire al presidente Letta che il farsi paladino dei diritti umani subito dopo aver pestato a sangue il cognato della signora e averle dato della «puttana russa» non solo non corregge l’errore ma ne esalta la violenza.
È appunto questa la furbizia dell’“a mia insaputa”: meglio esporsi allo scherno pur di non affrontare la responsabilità, meglio offrirsi all’imbarazzo e alla risatina come quella che cercava Scajola quando decise di farsi citrullo e inventò l’antropologia dei politici “a mia insaputa”. È questo il loro destino, questa la loro ultima spiaggia: provocare una soffocata ilarità pur di evitare l’indignazione, pur di non fare autocritica e pagare di persona.
Serve anche, la strategia dell’“a mia insaputa”, a non far scoppiare, come dovrebbe, lo scandalo internazionale, coinvolgendo l’Europa e, se del caso, le Nazioni Unite e ricordando a tutti che la legge italiana prevede la tutela dei rifugiati politici. Le operazioni di polizia illegali sono tipiche dei Paesi che non hanno sovranità e dei Paesi dove regna l’arbitrio. E va bene che gli italiani non conoscono la geografia e nessuno si impietosisce per il destino di due anime esotiche, per giunta non legate alla dissidenza culturale come potevano essere Sacharov o Brodskij, o come la premio Nobel birmana Aung San Suu Kyi, e mai ci saranno Inti Illimani che canteranno per Alma e per Ula. Ma dal punto di vista del diritto è come se, all’epoca, la moglie e la figlia di un dissidente cileno fossero state consegnate a Pinochet. Con in più il sospetto, certo non provabile, che lo scandalo sia legato agli interessi di Berlusconi, il quale da ieri è in Russia, nel cuore della Gasprom appunto, dall’amico Putin che con il Kazakistan è uno dei motori della politica energetica dell’Oriente.
Anche l’Eni, a cui la vulgata attribuisce più forza del ministero degli Esteri, è ovviamente amico del Kazakistan e si capisce che le ragioni economiche potrebbero davvero avere giocato un ruolo non solo nella gestione dello scandalo ma anche nella scelta della soluzione scajoliana di “a mia insaputa”.
Il solo innocente qui è il capo della polizia perché davvero non poteva sapere: quel giorno, infatti, il nuovo capo non si era ancora insediato, e il vecchio non c’era più. E però anche in questa vacatio si intravede la furbizia degli strateghi dell’“a mia insaputa”, perché nell’interregno è più facile non sapere ed è più semplice dribblare i controlli di legittimità.
Come si vede, erano tempi ingenui di pionieri quelli di Scajola. Solo adesso, con il debutto nello spionaggio internazionale, “a mia insaputa” è diventata una branca collaudata e matura della scienza politica italiana. Sotto a chi tocca, dunque.
«il premier Letta e i suoi ineffabili ministri Alfano, Bonino e
Cancellieri stanno cercando solo i due o tre Capozzella di turno da
incolpare: “Nessuno ci ha informato”»
il Fatto 14.7.13
La tragedia e la farsa
di Antonio Padellaro
Nell’estate del ’77, dopo la ridicola fuga in una valigia del criminale nazista Kappler dall’ospedale romano del Celio, il governo dell’epoca cercò di addossare la colpa a tal capitano Capozzella, prima delle inevitabili dimissioni dell’allora ministro della Difesa Lattanzio. Fu così che il carabiniere, in ragione anche di un cognome appropriato agli eventi, divenne sinonimo di scaricabarile all’italiana, di politici vili e inetti, di stracci fatti volare per coprire le loro eccellenze. Oggi, mentre solo grazie ai giornali cominciano a emergere circostanze e particolari dello scandalo infamante che ha portato le autorità italiane a consegnare nella mani del dittatore del Kazakistan, Nazarbayev, moglie e figlia (di sei anni) del principale oppositore del regime (dove secondo Amnesty tortura e maltrattamenti sono di casa), si capisce solo che il premier Letta e i suoi ineffabili ministri Alfano, Bonino e Cancellieri stanno cercando solo i due o tre Capozzella di turno da incolpare: “Nessuno ci ha informato”. I dirigenti della Polizia avranno modo di spiegare le sconcertanti modalità di un’espulsione avvenuta con uno spiegamento di forze (50 uomini armati fino ai denti) come per Riina e Provenzano.
Una domanda ai solerti funzionari, però, sorge spontanea: una volta entrati nella villetta di Casal Palocco e constatata l’identità dei feroci criminali da catturare, una donna e una bimba terrorizzate, non gli è saltato in mente che qualcosa non tornava? Un controllo, una telefonata a qualche superiore gallonato per chiedere: che cazzo stiamo facendo, era troppo complicato? Perché a questo punto sorge il dubbio che tutta la vicenda, da molti interpretata in chiave complottista come un favore fatto all’amico personale di Berlusconi e al partner d’affari dell’Eni, nasconda una buona dose di ottusità e cialtroneria. Insomma, più che James Bond, una gag dell’ispettore Clouseau, anche se non c’è niente da ridere. Forse neanche gli sceneggiatori di Peter Sellers avrebbero saputo creare una battuta come quella escogitata dai cervelli di Palazzo Chigi a proposito di Alma Shalabayeva: “Espulsione revocata, ora può tornare”. Naturalmente gli sgherri kazaki non aspettano altro che liberarla con tante scuse.
Pensavamo di aver toccato il fondo della credibilità internazionale con la pagliacciata dei due marò trattenuti in Italia malgrado la parola d’onore data al governo indiano e poi rispediti a Delhi. Ma ora è molto, molto peggio.
Repubblica 15.7.13
Caso kazako: dieci punti da chiarire su Shalabayeva
1.
Il 28 maggio, al Viminale, l'ambasciatore kazako chiede la cattura di
Ablyazov al prefetto Procaccini, capo di gabinetto di Alfano. È
credibile che il ministro non ne sia stato informato?
2. Il
ministro dell'Interno ha avuto contatti con l'ambasciatore kazako prima
della riunione nell'ufficio del suo capo di gabinetto?
3. Il 3
giugno l'Ufficio Immigrazione invia al Viminale una relazione
sull'espulsione della Shalabayeva. Perché Alfano si accorge solo il 12
luglio che qualcosa non ha funzionato?
4. In base a quali elementi
il 5 giugno, dopo le prime notizie di stampa, Alfano assicura che
'tutte le procedure sono state correttamente rispettate'?
5.
Perché il ministro Bonino e la Farnesina, sollecitati il 30 maggio
dall'Ufficio immigrazione, non segnalano che Alma Shalabayeva è la
moglie di un noto dissidente kazako?
6. Perché il Prefetto di
Roma, il 30 maggio, nel firmare il decreto di espulsione della
Shalabayeva attesta che ha precedenti penali, pur essendo la donna
incensurata?
7. A che titolo il prefetto Valeri, del Dipartimento
Pubblica sicurezza, consiglia i diplomatici kazaki di sollecitare al
capo della squadra mobile Cortese la cattura di Ablyazov?
8.
Perché i documenti che hanno portato all'annullamento del decreto di
espulsione della Shalabayeva spuntano fuori solo un mese e mezzo dopo il
suo fermo?
9. E' vero che, dopo il suo fermo, Alma Shalabayeva è stata costretta per 15 ore a non poter bere o mangiare?
10.
È vero che i diplomatici kazaki, il 31 maggio, sostennero che la donna
doveva essere trasferita in Kazakistan perché un eventuale scalo a Mosca
avrebbe provocato un attentato terroristico?
Partito a picco
Il capolavoro di Bersani: ha perso 320mila iscritti
Quando Pier "prese il potere" nel Pd nel 2009 i tesserati erano 820mila, oggi poco più di 500mila
qui
La Stampa 15.7.13
Viaggio nel Pd
Centomila tessere in meno. La difficile battaglia per recuperare consenso
L’obiettivo resta 750mila iscritti in vista del congresso Per ora sono mezzo milione: l’80 % dei quali maschi
Per aderire non sarà più necessario passare dai circoli. Basterà internet
La Calabria è l’unica regione in cui crescono i militanti
Gli iscritti al partito democratico due anni fa (nel 2011 ndr) erano oltre seicentomila. L’anno scorso il crollo
54
anni: l’età media" per i cinquecentomila iscritti. Pochi i giovani.
Dato che si è riflesso anche nel voto dello scorso febbraio"
di Federico Geremicca
su spogli
Blitz quotidiano 21.5.13
Pd in allarme: emorragia di iscritti nel 2013?
Domina l’inquitudine
Nel 2012 le tessere pd sottoscritte sono state 550 mila
qui
Il Resto del Carlino 26.5.13
Pd, il buco nero delle tessere: in 6 anni dimezzati gli iscritti
di Filippo Graziosi
qui
I
DATI ADS RELATIVI ALLA DIFFUSIONE TOTALE NEL MESE DI MAGGIO DE L'UNITÀ SONO TROPPO BASSI PER COMPARIRE NELLA TABELLA QUI A SINISTRA: NEL PERIODO CONSIDERATO L'UNITÀ AFFERMA DI AVER DIFFUSO 27.732 COPIE, CIOÈ - PER FARSI UN'IDEA - NEANCHE IL DOPPIO DELLE COPIE DEL SEMPRE AGONIZZANTE "MANIFESTO" E
NEANCHE UN TERZO DELLA COPIE VENDUTE DA "IL FATTO". NEGLI ANNI CINQUANTA L'UNITÀ ARRIVAVA A VENDERE UN MILIONE DI COPIE...
Repubblica 16.7.13
Dire qualcosa di sinistra
Progressisti, smettete di rimpiangere il passato
Un tempo i riformisti erano identificati con il desiderio di cambiare lo stato delle cose Poi questa strada si è smarrita
di Michele Serra
su spogli
il trafiletto a sinistra compariva sull'Unità di lunedì 15 luglio
Tempi 8.7.13
Bertinotti, la tecnocrazia e il rapporto uomo-donna: «Ci salveranno i barbari senza barbarie»
«Contro la tecnocrazia serve una rivolta»
«La crisi della comunità come riconoscimento del valore di un popolo, è iniziata con la crisi del rapporto uomo-donna»
«Salvezza? Viene dal Papa e dai disoccupati»
di Luigi Amicone e Fabio Cavallari
qui
il Fatto 17.7.13
Perché Pannella stavolta continua a mangiare?
di Pino Corrias
NON
ARRIVANO notizie di imminenti digiuni o piagnistei di Marco Pannella
per la libertà di Alma e di Aluà, la moglie e la figlia del dissidente
Albyazov, che il nostro governo ha appena rispedito nella galera kazaka
da cui fuggivano, fregandosene delle conseguenze che ora subiranno, in
cambio di un po’ di gas. Ma anzi risulta che ogni sera a cena da
Fortunato al Pantheon o in qualche mensa della Farnesina, continuino i
festeggiamenti che Pannella dedica alla sua creatura meglio riuscita,
dopo se stesso. Quella Emma Bonino diventata ministro degli Esteri dopo
che alle ultimissime elezioni – le Regionali del Lazio dell’anno 2013 –
ha incassato la bellezza di 316 preferenze, realizzando il sogno di ogni
minoranza. Ma senza il lieto fine. Anzi testimoniando quanto sia
conveniente e triste sottomettersi al potere che ti ha appena
incoronato. E dopo un trentennio passato a difendere i perseguitati di
tutti i mondi lontani, farsi sfuggire l’unica coppia di perseguitati che
proprio sotto casa Bonino avrebbe potuto difendere senza alzare un
grammo di polvere, né una lacrima, né un digiuno. Ma solo facendo il suo
dovere.
Corriere 17.7.13
«La Farnesina il primo giugno sapeva»
di Valeria Valeriano
«Una
sorta di intrigo internazionale a Roma». È con questa definizione che
il caso Shalabayeva entra nella cronaca italiana. A pubblicare la
notizia per primo è il sito
Oggi.it.
L'articolo è firmato da Giuseppe Fumagalli e va online nel pomeriggio di
sabato 1 giugno. Il giornalista ricostruisce «72 ore da film» con
l'aiuto di Riccardo Olivo, avvocato romano della moglie di Mukhtar
Ablyazov. Fumagalli racconta la notte tra il 28 e il 29 maggio:
l'«incredibile caccia all'uomo» nella nostra Capitale e il blitz, «con
cinquanta uomini della Digos», nella villa di Casal Palocco. Spiega che
gli agenti non trovano il dissidente kazako, ma arrestano la donna e
avviano l'estradizione. Che avviene il 31 maggio, «a tempi record».
«Alle 18.30 mamma e figlia decollavano da Ciampino dirette nel loro
Paese», dice il legale. E al giornalista, commosso, dichiara: «Dal punto
di vista formale è probabile che tutto sia stato fatto in regola. Da un
punto di vista sostanziale hanno dato una donna nelle mani del boia di
suo marito».
Prima della pubblicazione, nella mattinata del primo
giugno, Fumagalli contatta la Farnesina per avere conferme o smentite:
il ministero degli Esteri a quel punto è di sicuro a conoscenza della
storia. «Attendiamo la versione delle autorità e dei magistrati
chiamati in causa», chiude l'articolo. Succedeva tutto un mese e mezzo
fa. Passeranno una quarantina di giorni prima che, il 12 luglio, il
governo guidato da Enrico Letta intervenga revocando l'espulsione di
Alma Shalabayeva. Lei e la piccola Alua, però, ormai erano già in
Kazakistan.
l’«inconsueta e sorprendente» (Purini) opera di Paola Rossi e Massimo Fagioli (Palazzetto Bianco, 2005) non lontano dal Cupolone, a testimonianza che la tipologia «a palazzina» ancora spinge alla sperimentazione architettonica
pensare architettura 16 luglio 2013
Palazzine borghesi, un'invenzione nata a Roma
Il 28 maggio 2013 è apparso sul Corriere della Sera l'articolo di G. Pullara: Palazzine borghesi, un'invenzione nata a Roma. Particolare lettura dell'evoluzione della palazzina romana. Alcune affermazioni e citazioni potrebbero essere criticabili; la parte interessante è la cronostoria di un tipo edilizio che forse nasce a roma e si espande in tutto il Paese
qui segnalazione di Walter Di Mauro
Antonio Gramsci. I giorni del carcere
un film di Lino Del Fra con Riccardo Cucciolla, Mismi Farmer, Lea Massari 1977
Gran Premio al Festival internazionale del cinema di Locarno 1977
è disponibile integralmente su YouTube
qui
segnalazione di Francesca Burrai
su Facebook, il 17 luglio 2013
Il 17 agosto presentazione di 'Lombardi e il fenicottero' e 'Diversamente ricchi'
a Galati Marentino (Messina)
SULLA STAMPA DI OGGI:
Letta e Pdl difendono Alfano...
dai titoli dell’Unità 18.7.13:
«Alfano lasci il ministero»
Il Pd lo chiede. Il Pdl minaccia la crisi. Epifani: il governo non cadrà. Alta tensione tra i democratici
Il
Pd, tra forti tensioni interne, spinge affinché il titolare del
Viminale faccia un passo indietro ma non voterà le mozioni di sfiducia
Niente crisi, l’esecutivo deve proseguire, dice Epifani, ma bisogna «ridare credibilità alle istituzioni»
Renzi attacca, però non rompe: Letta decida il da farsi, in un caso grave come questo bisogna assumersi la responsabilità.
Letta difende Angelino ma spera in un «gesto»
Letta fa sapere che dalla relazione di Pansa emerge «l’estraneità del ministro» sui gravi errori del caso Ablyamov.
Parla Cuperlo: «È un fatto grave rimetta la delega»
il Fatto 18.7.13
Alma e Aluà, restituirò la tessera del Pd
di Mario Grazio Navarra
Sono
un iscritto Pd di Butera in provincia di Caltanissetta e vorrei esprimere
la mia indignazione riguardo il caso di Alma e Aluà. Mi chiedo: come è
possibile che il "MIO" partito, erede della consolidata tradizione
democratica del Pci e della Dc, possa avallare o rendersi complice di
una così abominevole atrocità? Tutti siamo abbastanza consapevoli di
come e quanto la base del partito disapprovi questo governo. Mai,
quindi, potrà tollerare che alla sua sopravvivenza siano sacrificate due
donne (una bambina!) indifese. Spero vivamente che il Pd si attivi in
modo concreto (e non ipocritamente) per restituire loro la libertà e/o
la rimozione con disonore dei ministri coinvolti. In caso contrario, sarò
costretto a restituire la tessera: la mia dignità mi impedisce di
continuare a stare nello stesso partito con coloro i quali, non solo non
riescono ad impedire simili violazioni dei diritti umani, ma
addirittura se ne rendono complici coprendo gli autori.
Repubblica 18.7.13
Quell’espulsione ignota ad Alfano e a tutti i capi del Viminale diffusa dall’Ansa dopo solo un’ora
Dubbi su contatti diretti tra vicepremier e kazaki prima del 28
di Carlo Bonini
su spogli
il Fatto 18.7.13
Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky:
“Su F-35, kazaki e giustizia hanno umiliato lo Stato”
intervista di Silvia Truzzi
su spogli
«nessuna delle parti in causa ha
voglia di andare fino in fondo, con il rischio di provocare una crisi di
governo senza alternative a portata di mano. Primi tra tutti Vendola e
Grillo, che non a caso hanno chiesto che la mozione di sfiducia sia
votata al Senato e non alla Camera, dove sarebbe stato più facile per
loro farla passare con l’aiuto anche solo di una parte del Pd».
La Stampa 18.7.13
Su Alfano un’inutile sceneggiata
di Marcello Sorgi
Cominciata
da due giorni, e destinata a durare fino a venerdì, la finta battaglia
per le dimissioni di Alfano difficilmente si concluderà con la sua
uscita dal Viminale. È in corso una grande e maldestra sceneggiata, che
non porterà a nulla. Malgrado la posizione del ministro si sia
appesantita, ieri - dopo che il suo ex capo di gabinetto Procaccini
aveva smentito (salvo poi ripensarci) la ricostruzione dei fatti
illustrata in Parlamento, affermando di aver avvertito Alfano della
delicatezza del caso Shalabayeva, e di non aver agito a sua insaputa -
il Pdl ha rifiutato lo scambio, proposto dal Pd, tra il ritiro della
mozione di sfiducia Sel-M5s e la rimessione delle deleghe da parte dello
stesso Alfano, che in quest’ipotesi salomonica avrebbe potuto tuttavia
mantenere la vicepresidenza del consiglio.
In realtà è emerso
chiaramente che nessuna delle parti in causa ha voglia di andare fino in
fondo, con il rischio di provocare una crisi di governo senza
alternative a portata di mano. Primi tra tutti Vendola e Grillo, che non
a caso hanno chiesto che la mozione di sfiducia sia votata al Senato e
non alla Camera, dove sarebbe stato più facile per loro farla passare
con l’aiuto anche solo di una parte del Pd.
Renzi, accusato a
lungo di essere filoberlusconiano, a sorpresa s’è schierato con loro,
per accelerare la sua campagna precongressuale. Usando Alfano, punta
infatti a recuperare consensi nella sinistra del partito, stanca del
forzato accordo con il Pdl. Quanto a Epifani, dopo la brutta figura
della sospensione dei lavori parlamentari su richiesta di Berlusconi e
contro i giudici della Cassazione, sperava di cavarsela e non restare
schiacciato tra governo e opposizioni facendo la mossa, come si suol
dire, e alzando la voce alla vigilia, per poi chiudere rapidamente tutto
il giorno dopo, senza mettere a rischio il governo. Gli è andata male e
il caso gli è di nuovo sfuggito di mano.
A destra Berlusconi ha
difeso ancora una volta il suo pupillo Angelino, pur lasciando che i
falchi del suo partito gongolassero, perché Alfano, che è il loro
bersaglio, uscirà comunque acciaccato dalla vicenda. Tra le due ali più
radicali del centrosinistra e del centrodestra si è incredibilmente
stabilita, in questo modo, un’inedita alleanza di fatto, puntata contro
le larghe intese. Non riusciranno a farle saltare, anche perchè non lo
vogliono, ma a logorarle ancora, questo sì.
Alla fine, com’è
ovvio, la difesa dell’esecutivo toccherà a Letta. Non sarà
particolarmente difficile salvarlo, vista la confusione con cui è stato
cinto d’assedio, ma neppure una passeggiata. In missione a Londra, il
presidente del consiglio ha fatto sapere che venerdì sarà al Senato
accanto al suo vicepresidente: chiaro segno di solidarietà,
indispensabile, dopo l’eloquente solitudine di Alfano lunedì nelle aule
parlamentari e la gelida accoglienza al suo discorso fatta dai
parlamentari Democrat.
Il governo, neanche a dirlo, quando prima
del week-end il caso kazako in un modo o nell’altro si chiuderà,
risulterà più ammaccato di prima. Si vede già adesso e se ne accorgono
tutti: oltre agli elettori, stufi di questa pantomima, che a ogni
occasione disertano le urne, qualche segnale pesante comincia a rivenire
dai mercati, i cui indici e spreads sono tornati a salire
pericolosamente verso il livello di guardia. Così l’ombra delle elezioni
in autunno, con tutto il carico di inquietudine che si porta dietro, si
allunga nuovamente sull’incerto inizio dell’estate politica italiana.
La Stampa 18.7.13
Il ministro ombra
di Massimo Gramellini
È
possibile che travestire una palestra da prima casa sia colpa
infinitamente più grave che consegnare moglie e figlia di un dissidente
al satrapo di un Paese fornitore di petrolio. Quindi non le dimissioni
della perfida Idem si pretendono dal timido Alfano, ma semmai
un’immissione sulla poltrona di ministro dell’Interno, che per sua
stessa ammissione è attualmente disabitata. Alfano ha un vero talento
nel non abitare le poltrone che occupa. Sarà per questo che gliene
offrono in continuazione. Se fosse stato effettivamente il segretario
del Pdl, quando il proprietario del partito gli fece ringoiare la
promessa delle primarie avrebbe dovuto dimettersi. Ma lui non è il
segretario del Pdl, lui non è il ministro dell’Interno, lui
probabilmente non è neanche Alfano, ma un cortese indossatore di cariche
per conto terzi. Tra le tante squisitezze che ha pronunciato l’altro
giorno al Senato vi è l’affermazione perentoria che al cognato della
signora kazaka (o kazakistana, per citare quell’acrobata del vocabolario
di La Russa) i poliziotti non abbiano torto un capello. E pazienza se
nell’intervista al nostro Molinari il cognato racconta di essere stato
preso a pugni e ceffoni, come conferma il verbale del pronto soccorso
pubblicato dall’«Espresso». Alfano era e rimane all’oscuro di tutto:
pugni, ceffoni, cognati, forse anche che esista una polizia e che sia
alle sue dipendenze.
Rimane la speranza che certi giudizi come
questo lo offendano a morte e che in un soprassalto di dignità il
ministro ombra di se stesso si dimetta, preferendo passare per
responsabile che per inutile. Ma la nostra è, appunto, solo una
speranza.
da La Stampa 18.7.13:
Luigi
Manconi, presidente della commissione per la tutela dei diritti umani
chiede al presidente del Senato l’autorizzazione a inviare una
delegazione «per verificare de visu lo stato di salute di madre e figlia
e di quanta libertà di movimento effettivamente godono». «Secondo le
informazioni - spiega - non sono agli arresti e hanno come unico limite
quello di non allontanarsi dalla città, ma vogliamo verificare: si
tratta di un regime dispotico». Intanto sabato Manconi e altri senatori
andranno nel centro di identificazione e di espulsione, il famigerato
Cie di Ponte Galeria, l’ultimo luogo che ha ospitato in Italia la
Shalabayeva... In ogni caso sottolinea Manconi «la procedura con la
quale sono state espulse madre e figlia dimostra come l’intero sistema
sia superficiale, sbrigativo e poco garantista, anche quando si tratta
di un minore. Emerge chiaramente come l’intero regime di misure sia
inadatto a garantire il più rigoroso rispetto di quel fondamentale
diritto umano che è il diritto di asilo».
«Ci stiamo giustamente
preoccupando di questa donna e di sua figlia - continua Manconi ma ogni
anno migliaia di migranti, senza avvocato e senza risorse vengono
espulsi, una parte con procedure regolari, altri con provvedimenti
tutt’altro che rispettosi dei diritti umani».
il Fatto 18.7.13
Viminale, dura vita senza Internet
In
nessuna fase della vicenda, fino al momento dell’espulsione con la
partenza della donna con la bambina, i funzionari italiani hanno avuto
notizia alcuna sul fatto che Ablyazov, marito della kazaka espulsa,
fosse un dissidente politico fuggito dal Kazakistan e non un pericoloso
ricercato”. Così Alessandro Pansa, capo della polizia, nella relazione
consegnata al ministro Alfano. Urge dotare i dirigenti del Viminale e
della Ps di strumenti informatici idonei a svolgere il loro lavoro nel
2013. Sarebbe bastato googlare, digitare il nome di Ablyazov su Google,
per essere rimandati a Wikipedia: nel 2002 Ablyazov fu condannato a sei
anni, subì torture e fu rilasciato un anno dopo solo grazie alle
pressioni di Amnesty e dell’Ue, che considerarono quella sentenza
“motivata politicamente”.
il Fatto 18.7.13
Letta e il Pd ingoiano il rospo Angiolino
Il
premier sarà in aula venerdì al Senato per difendere l’operazione
Kazakistan Tra i Democratici rientra la fronda di Renzi. Alla fine non
voteranno la sfiducia
di Fabrizio d’Esposito
su spogli
il Fatto 18.7.13
Un volo “non ordinario” Lo ammette anche Pansa
La circolare sulle espulsioni prevede una serie di regole per i rimpatri dei clandestini
Ne sono state violate diverse
di Marco Filoni
su spogli
il Fatto 18.7.13
Rogatoria per ascoltare Alma a Roma
Così i Pm. Sempre più evidente il coinvolgimento di Alfano
Bonino da Napolitano
di Davide Vecchi
su spogli
Repubblica 18.7.13
I magistrati di Roma vogliono sentire la donna per rogatoria
Il ministro Cancellieri: nell’affido della figlia seguite le procedure
La Shalabayeva chiederà i danni allo Stato
su spogli
il Fatto 18.7.13
L’Italia ha perso la faccia. Per i tg Rai tutto a posto
di Paolo Ojetti
su spogli
La Stampa 18.7.13
Dubbi sulla presenza degli 007 a Casal Palocco
La Procura indaga sul ruolo dell’agenzia di security israeliana
di Antonio Pitoni
su spogli
Corriere 18.7.13
Il detective israeliano e l'attrice che doveva sedurre il religioso
di Davide Frattini
su spogli
Repubblica 18.7.13
Il padrone kazako
di Massimo Giannini
su spogli
Corriere 18.7.13
E poi ai kazaki facciamo pure favori
di Beppe Severgnini
su spogli
l’Unità 18.7.13
La democrazia è conflitto
di Michele Ciliberto
su spogli
l’Unità 18.7.13
Lo sgarbo dell’ambasciatore kazako alla Farnesina
Il titolare è in vacanza, si presenta solo l’incaricato di affari
Un ministero degli Esteri che si rispetti dovrebbe rispondere con fermezza
di Umberto De Giovannangeli
su spogli
l’Unità 18.7.13
E Pansa è costretto a smentire «Il ministro informato sul blitz»
Il titolare dell’Interno aveva detto: «Sono all’oscuro di tutto»
Il prefetto accusa i kazaki: «Traditi dall’invasività dei loro diplomatici»
di Claudia Fusani
su spogli
l’Unità 18.7.13
Tutte le anomalie di un’operazione sospetta
La donna ha chiesto asilo politico il 31 maggio quando ha capito che la stavano rimpatriando
I magistrati bloccano l’espulsione alle 15 e 30
I kazaki tremano. Alle 17 il via libera. Perché?
di C. Fus.
su spogli
l’Unità 18.7.13
L’accusa: odio razziale
Kyenge, indagato Calderoli
La leghista che incitò a stuprare la ministra condannata a tredici mesi
di Jolanda Bufalini
su spogli
Repubblica 18.7.13
Inchiesta Mose, perquisita la sede di VeDrò la fondazione che fa capo a Enrico Letta
MILANO
— La Guardia di Finanza ha perquisito la sede della fondazione VeDrò,
il think tank ideato dal presidente del consiglio Enrico Letta che si
riunisce ogni anno nella cittadina di Drò in Trentino. La fondazione
figura tra le sponsorizzazioni del Consorzio Venezia Nuova che sta
realizzando il Mose, sistema idraulico contro l'acqua alta a Venezia. Le
indagini sugli appalti del Mose hanno portato all'arresto di Giovanni
Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova.
il Fatto 18.7.13
Governo d-Pdl
Le larghissime e inutili intese
di Maurizio Viroli
su spogli
Corriere 18.7.13
Salvate il soldato Matteo (da se stesso)
di Gian Antonio Stella
qui
Corriere 18.7.13
Question time Bersani solitario
Da
solo, tra i banchi vuoti della Camera durante il question time :
appariva così ieri Pier Luigi Bersani, 61 anni, leader del Partito
democratico dal 2009 allo scorso aprile. Dopo le dimissioni dalla
segreteria in seguito alla «non vittoria» alle Politiche, al fallito
tentativo di formare un governo aprendo al M5S e alla spaccatura del
partito durante il voto per la presidenza delle Repubblica, Bersani è
rimasto nelle retrovie, esponendosi poco pubblicamente.
I
«bersaniani» sono però accusati di manovrare per ostacolare la corsa di
Matteo Renzi, già sconfitto alle primarie 2012, verso la guida del
centrosinistra (foto Mauro Scrobogna / LaPresse )
Corriere 18.7.13
L'infanzia rapita: i ragazzini che si prostituiscono in strada a Napoli
Ogni notte la vergogna della tratta dei minori. E spunta anche un piccolo di sei anni
di Amalia De Simone
l’articolo e un video qui
Repubblica 18.7.13
Inchiesta. L’oro di Roma
I padroni di Roma criminale che governano la città
qui
La Stampa 18.7.13
Israele, giusto bloccare i nuovi insediamenti
di Abraham B. Yeoshua
su spogli
La Stampa 18.7.13
“Il boicottaggio di Bruxelles? Lo pagheranno i palestinesi”
Nelle colonie ebraiche in Cisgiordania dove lavorano anche operai arabi
di Francesca Paci
su spogli
l’Unità 18.7.13
Israele-Ue, scontro aperto sulle colonie
di Umberto De Giovannangeli
su spogli
La Stampa 18.7.13
Sudafrica. La festa per un mito
Il mondo si ferma per celebrare la giornata di Mandela
Viaggio
a Qunu dove è cresciuto l’ex presidente che oggi compie gli anni in
ospedale I leader tribali: “Gli spiriti infuriati per le liti dei
famigliari trattengono la sua anima”
di Paolo Mastrolilli
su spogli
m
Corriere 18.7.13
Grecia, nuove misure di austerity: via 25 mila dipendenti pubblici entro l'anno
Il piano approvato dal parlamento con una maggioranza di misura. Migliaia di persone in strada a protestare
l’articolo con un video qui
Repubblica 18.7.13
La
crisi kazaka scatenata dal caso Ablyazov riporta alla luce le figure di
chi, nell’Urss e nell’impero ex sovietico, artisti, scrittori o
oligarchi, è contro il regime
Dissidenti
Quell’opposizione solitaria da Stalin fino a Putin
di Paolo Garimberti
su spogli
Repubblica 17.8.13
Le tappe
I paesi asiatici un tempo sotto Mosca sono ora dominati da tirannie
Gli ultimi satrapi della repubblica
di Fiammetta Cocurnia
su spogli
La Stampa 17.7.13
L’uomo che voleva vendere il comunismo senza i comunisti
di Anna Zafesova
qui segnalazione di Francesco Maiorano
La Stampa 18.7.13
Egitto, archeologi in rivolta contro il ritorno dell’ex ministro delle Antichità
su spogli
Corriere 18.7.13
Museo con quarantamila pezzi falsi sintomo della malattia cinese
di Guido Santevecchi
su spogli
«Sessant’anni
fa Sigmund Freud scriveva all’amico e biografo Ernest Jones: "La vera
domanda alla quale nessuno ha risposto, e alla quale io stesso non so
dare una risposta nonostante i miei trent’anni di ricerca nell’animo
femminile è: cosa vogliono le donne?"»
Repubblica 18.7.13
Daniel
Bergner ha raccolto in “What Do Women Want?” gli ultimi studi sul
piacere senza tabù e vecchi cliché. Scatenando le polemiche
Il sesso delle donne
“Il desiderio femminile è come quello dei maschi”
di Elena Stancanelli
su spogli
Corriere 18.7.13
19 luglio 1943: 4 mila bombe su Roma
La città ricorda i 70 anni di San Lorenzo
Durante il bombardamento ci furono 3 mila morti e 11 mila feriti. Da giovedì a domenica, convegni concerti ed esposizioni
l’articolo, con un video dell’epoca qui
Corriere
18.7.13
Il video "apocalittico" di Casaleggio: ecco la parodia
qui
Corriere
18.7.13
Il Dante «visivo» di Doré
di Sandro
Modeo
su spogli
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Babylon Post 15.7.13
Dante, la Commedia e il Vaticano: l'idillio secolare che acceca la Sinistra
La veste pauperista indossata dal papa ed esaltata in Lumen Fidei è quella sempre usata dalla Chiesa quando la corruzione interna diviene manifesta quanto la fuga dei fedeli
di Noemi Ghetti
qui
Del tutto privo di idee proprie, il Pd si identifica in quelle del nemico
l’Unità 14.7.13
L’Enciclica e la critica dell’individualismo
di Mario Tronti
qui
Cronache Laiche 16.7.13
L’Onu al Vaticano: dovete dirci perché avete sempre taciuto sulla pedofilia
Le Nazioni Unite hanno chiesto alla Santa Sede di rispettare la Convenzione sui diritti del fanciullo, fornendo entro il 2014 dettagliate informazioni sui casi di abuso.
di Federico Tulli
qui
il Fatto 11.7.13
Tutte le domande dell’Onu al Vaticano sugli abusi sessuali
A
gennaio, a Ginevra, la Commissione sui Diritti dei Bambini convocherà
in audizione i prelati per avere dettagli sulle centinaia di casi di
pedofilia da parte dei preti cattolici
di Andrea Valdambrini