domenica 6 luglio 2003

errare è umano...

La Repubblica, ed. di Milano 6.7.03
Sono i dottori che lo dichiararono idoneo al porto d´armi. Andrea sparò sui passanti, uccise la moglie, una vicina e si ammazzò
Calderini, indagati due medici
Avevano avuto in cura il giovane assassino di via Carcano

A due mesi dalla strage di via Carcano, compiuta da Andrea Calderini il pomeriggio del 5 maggio, vengono messi sotto inchiesta i due medici che stilarono i certificati esibiti dal cecchino per rinnovare il porto d´armi. Sono il suo psichiatra di fiducia e un dottore dell´ospedale militare di Baggio, Massimiliano Dieci e Fortunato Calabrò. Sebbene fosse da tempo affetto da un «disturbo ossessivo compulsivo» e avesse «un basso livello di sopportazione delle frustrazioni», sulla carta Calderini venne dichiarato perfettamente idoneo a tenere e a maneggiare pistole, una delle sue manie. Ed ebbe il nulla osta dalla Questura, per il tiro al volo. Il dottor Dieci, che non conferma di essere indagato, sarà interrogato in procura nei prossimi giorni. Subito dopo la strage, sentito informalmente proprio in merito ai certificati nel mirino, disse che la firma sotto il certificato rilasciato a Calderini non era la propria.

La Repubblica, ed. di Milano, 6.7.03
L´INTERVISTA
Roberto Anzalone, presidente lombardo dell´Ordine
"Ma un malato di mente può ingannare tutti"
"In casi simili anche le famiglie facciano la loro parte"
di Luigi Bolognini

«Sono casi davvero spinosi, giudicare è difficile e bisognerebbe leggere gli atti». Una premessa indispensabile, quella che fa Roberto Anzalone, presidente lombardo dell´Ordine dei medici. Che poi, però, accetta di dire la sua sulle indagini che coinvolgono due dei suoi 26mila iscritti.
Dottor Anzalone, da subito dopo quel giorno in via Carcano si è iniziato a parlare di responsabilità dei medici, che avevano permesso a Calderini di prendere armi troppo rapidamente.
«Parlo in generale. E dico che a volte anche i medici sottovalutano le conseguenze che possono avere i certificati che loro firmano. Una cosa che pensa da tempo, tanto che stiamo facendo una campagna per aumentare il senso di responsabilità nella nostra categoria: i superficiali esistono anche tra noi, purtroppo».
Però è anche difficile, alle volte, capire chi si ha di fronte.
«Questo è verissimo. Le forme di disturbo psichico sono sempre le più insidiose: gli schizofrenici, ad esempio, possono ingannare fior di dottori a lungo, fino a che non cadono in contraddizione. L´ideale è che a occuparsi di un caso sia sempre il medico di famiglia, che meglio conosce la situazione personale».
Ma Dieci era il medico della famiglia Calderini.
«Questo non basta: bisogna vedere da quanto tempo Calderini non andava da lui, ad esempio. E delle responsabilità ce le hanno anche le famiglie: se qualcosa non va devono essere loro ad andare dal dottore. Per questo nella specifica vicenda - e parlo come chi ha letto quello che è stato scritto sui giornali - credo ci sia ancora qualcosa da chiarire a fondo».
E del medico militare che dichiarò Calderini idoneo a detenere armi, che dice?
«Sappiamo bene come funzionano certe cose: migliaia di certificati da firmare al giorno, e organico ridotto all´osso. Chiaro che l´errore poi è dietro l´angolo. Come i certificati per la patente: una volta li faceva il medico di famiglia che sapeva bene chi giudicare idoneo e chi no, adesso si fanno in Asl, e piuttosto rapidamente perché indagare a fondo costerebbe troppo, e talvolta si dà la patente anche a chi non dovrebbe averla».
Ma quando si sbaglia un certificato e poi succedono tragedie del genere, come si sente il dottore?
«Male, anche se errare humanum est. E poi non si possono generalizzare singoli casi: se nel suo intimo il medico capisce che poteva fare qualcosa e non è intervenuto, arriva quasi a sentirsi corresponsabile; se invece non poteva capire, non c´erano segnali né avvisaglie, la coscienza è certamente più leggera».