(ricevuto da Eros Cococcetta)
Le Scienze 21.10.2003
L'espressione dei geni nei primati
La scoperta getta luce sull'evoluzione della cognizione umana
Un team di ricercatori del Salk Institute for Biological Studies", del Yerkes National Primate Research Center dell'Emory University, e dell'Università della California di Los Angeles, ha identificato i geni i cui livelli di attività nella corteccia cerebrale differiscono fra i primati umani e quelli non umani, come gli scimpanzé e i macachi resi. Le scoperte, pubblicate online sul sito della rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences", potrebbero fornire importanti indizi sulle insolite capacità cognitive degli esseri umani e aiutare gli scienziati a comprendere come mai gli uomini possiedono una arco di vita più lungo delle altre specie di primati ma sono così vulnerabili alle malattie neurodegenerative legate all'età.
Poiché le sequenze di DNA degli esseri umani sono così simili a quelle degli scimpanzé, gli scienziati hanno sempre ritenuto che le differenze fossero dovute ai livelli di attività di particolari geni, ovvero a quella che si chiama espressione dei geni, e di conseguenza alla quantità di particolari proteine prodotte dalle cellule. Il recente sequenziamento del genoma umano ha portato allo sviluppo di "chip genetici" che consentono di esaminare contemporaneamente i livelli di espressione di migliaia di geni e di confrontare i livelli di espressione di specie differenti.
Con questa tecnica, i ricercatori hanno identificato 91 geni che negli esseri umani vengono espressi in quantità differenti rispetto ad altre specie di primati. Dopo ulteriori studi, è stato scoperto che 83 di questi geni presentano livelli di attività superiori, regolando l'attività neurale.
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