domenica 2 novembre 2003

anoressia e bulimia

La Repubblica domenica 2 novembre 2003 Pagina 28 - Cronaca
A Todi il primo centro pubblico per la cura dei disturbi alimentari che accetta minori di quattordici anni. Perché le vittime sono sempre più giovani
La clinica delle baby anoressiche "Così si guarisce dal mal di cibo"
La struttura ha aperto a maggio: dieci posti letto, tre dei quali già occupati da bambine
La terapia dura fino a cinque mesi, in un caso su tre si esce dall´incubo per sempre
dal nostro inviato SILVANA MAZZOCCHI


TODI - Entri e ti arriva un pugno nello stomaco. Eppure la costruzione è di grande bellezza, con stanze luminose e finestre che affacciano su un giardino radioso. Il pugno è nella sofferenza che intuisci, che senti nell'aria, che vedi negli occhi delle ragazze, e delle bambine, che al «Centro per la riabilitazione dei disturbi alimentari» cercano di riprendersi il futuro. Una sofferenza a due facce: anoressia e bulimia, parole di origine greca che significano «completa mancanza d´appetito» l'una e «fame da bue» l'altra. Ma che grondano dolore e rischio e che sono «un cancro dell'anima che colpisce il corpo», come dice la mamma di Gaia, 20 anni, da cinque in preda all´ossessione di diventare sempre più magra perché, anche a 32 chili di peso si vede «così grassa» da non volersi vestire con niente. Una percezione, un'idea di se stesse e del proprio corpo che nulla ha a che fare con la realtà. Lo urla alla psicoterapeuta Giulia, 11 anni, quando davanti a una sua foto di qualche tempo prima che la ritrae sorridente e appena in carne, assicura che «fa schifo» e che «non sarà mai più così». Lei che in ospedale è arrivata con la crescita ossea bloccata, per gravissima malnutrizione.
Il Centro di Todi è la prima struttura pubblica in Italia che accoglie le bambine al di sotto dei 14 anni. Ha aperto nel maggio scorso e già ha ospitato nelle sue stanze tre piccolissime pazienti. «La diffusione di questi disturbi nella preadolescenza è una realtà», conferma Laura Dalla Ragione, psichiatra e responsabile del Centro. «Negli ultimi due anni la proporzione delle giovanissime che soffrono di disturbi dell'alimentazione è molto aumentata e continua ancora a crescere.» Le bambine sono la punta estrema di un fenomeno in continua espansione: due milioni di malati soltanto in Italia, 55.000 nuovi casi l'anno di anoressia e 70.000 di bulimia ogni anno, con esiti di mortalità del 10-15%». Patologie che insidiano soprattutto le donne nella fascia d'età tra i 12 e i 25 anni (il 10%), ma che non escludono i maschi, la cui proporzione è ormai da uno a dieci ed è in costante espansione.
In Umbria, la residenza per le bambine è un segmento, la punta di diamante di un intervento sanitario pubblico modulato in quattro livelli. L'ambulatorio a Perugia, il day hospital e il ricovero ospedaliero a Todi, l'ospitalità a palazzo Francisci, per la riabilitazione. «Inutile negarlo, questo tipo di disturbi (spesso le malate trasmigrano da una patologia all'altra) sono favoriti da una società che impone modelli di corpi magri e scattanti. E il problema è ormai tanto diffuso da poter parlare di epidemia» precisa Dalla Ragione.
Pietro Alleri è pediatra e internista. Offre una possibile lettura dell'insorgenza delle malate-bambine. «È come se il mondo» dice «avesse subìto un'accelerazione improvvisa. Come se le pressioni mediatiche, sempre più prepotenti avessero stravolto il ruolo della famiglia rendendola spesso inadeguata a riequilibrare e a insegnare». E sempre più spesso le famiglie, disperate, sono costrette a rivolgersi alla struttura pubblica. Per chiedere aiuto, per apprendere a gestire la malattia delle figlie e dei figli, per imparare a organizzare i cibi, a somministrarli come fossero medicine. Per trovare la forza di chiudere a chiave dispense e frigoriferi.
Al Centro, dieci posti letto, le ragazze restano da tre a cinque mesi. Seguono un programma, spesso iniziato in ospedale dove in équipe si formula la diagnosi e si studia la cura. Cercano di raggiungere un peso accettabile e di correggere il comportamento patologico. Nel tempo libero seguono corsi di inglese, di artigianato. Anche se la cura resta il fulcro di tutto. E dunque, il cibo, rifiutato o divorato. Tra un pasto e l'altro le cucine vengono chiuse a chiave per evitare le abbuffate. E i bagni rimangono sigillati per due ore, un deterrente per le bulimiche e il vomito indotto.
«I pasti sono assistiti», racconta Giuseppe Passeri, psicologo «e prima di mangiare teniamo dei gruppi di autoaiuto». Serve a diminuire l'ansia e lo stress. L'anoressica spezzetta il cibo, è lentissima e, attraverso il controllo esasperato, cerca di essere sempre più magra. La bulimica ha comportamenti disordinati, non resiste all'impulso di abbuffarsi (in una sola volta può ingerire anche 10.000 calorie), ma poi vomita ed elimina. «E spesso ingoia diuretici e lassativi, fino a farsi male». Interviene Raffaele Ruocco, nutrizionista, colonna del Centro: «L'anoressica ha fame, ma si rafforza con la capacità di controllarsi. È questa la cifra della sua autostima, del suo valore. Anche la bulimica ha il corpo al centro delle sue preoccupazioni. Lei ha un peso normale, non ha i sintomi della fame da digiuno, ma si guadagna l'autostima con il controllo del proprio peso. A tutti i costi».
Di anoressia e di bulimia si può anche morire e spesso il disturbo ritorna o diventa cronico. Ma, ad alimentare la speranza, c'è che, almeno in un caso su tre, se ne può uscire del tutto. «Per me è ormai solo un ricordo, da incubo» conferma Carla, 28 anni, che ce l'ha fatta a liberarsi da una bulimia che l'ha invasa a 16 anni. «Mi rimpinzavo, fino a star male. Poi vomitavo. Ogni volta mi sentivo a terra, uno straccio». Conclude Irene, 24 anni, già avanti nel cammino terapeutico: «Dopo aver vomitato, la disistima di me mi prostrava. Piangevo, mi vergognavo. Ora spero di esserne fuori. Per sempre».

La Repubblica domenica 2 novembre 2003 Pagina 28 - Cronaca
LA STORIA
Le abbuffate di nascosto in cucina, la sensazione di essere tollerata a fatica dalle consorelle. Alla fine l´Ordine l´ha sospesa
Bulimia, il calvario di suor Lucia costretta a lasciare la vita in convento
Ora lavora alla Caritas e segue una psicoterapia. Vuole curarsi e "rinascere"


PERUGIA - Grandi abbuffate nella cucina del convento. Dolci, merendine, i resti delle mense. Tutto ingoiato in fretta e di nascosto e, subito dopo, due dita in bocca e via. Vomitare era un'ansia, uno stress, ma anche uno stimolo incontenibile, una liberazione. E poi, puntuale, quel senso di colpa invasivo e ingovernabile. Per aver messo al centro di se stessa la propria immagine, il suo essere terrena. Lei, una suora, una che aveva preso i voti per scelta e per convinzione, una che aveva scelto la fede e la spiritualità. Suor Lucia riesce a confessarlo soltanto dopo tre mesi di psicoterapia: «Il suo corpo non le piace».
Suor Lucia ha 29 anni ed è bulimica da quando di anni ne aveva ventiquattro. È sottopeso, ma si vede troppo grassa, grazie a quella non percezione reale di sé che accompagna il disturbo. Durante la psicoterapia, Lucia ricorda di quando era ragazza, prima dei voti. Anche allora aveva sofferto di bulimia. In seguito si era sentita in pace, guarita. Mentre «il mostro» era soltanto addormentato. E si risveglia quando l'adolescente di un tempo diventa suor Lucia. Mangia e vomita, si vergogna e si dispera. In comunità c'è una suora delegata a occuparsi dei problemi psicologici delle consorelle. Le sta vicino e la aiuta, ma presto si rende conto di non farcela da sola e decide di rivolgersi alla struttura specialistica.
Suor Lucia arriva in ambulatorio all'inizio dell'anno, accompagnata dalla consorella. E inizia un trattamento integrato. Pasti assistiti e colloqui con lo psicoterapeuta. Il cammino intrapreso è lungo e richiede tempo e impegno. Lei ce la mette tutta, vuole guarire, ma sente che la comunità non accetta il suo disturbo. Capta un atteggiamento ostile, si rende conto che il suo male viene vissuto più come un peccato, come un vizio più che come una patologia. Torna ad abbuffarsi, e a vomitare.
Soffre ma non cede suor Lucia. Continua la cura e tre mesi dopo, finalmente, tira fuori il rospo. Vuole dominare il proprio corpo. E mangia e vomita perché «non si piace grassa» come lei si vede. Ammette con la psicoterapeuta ciò che non aveva mai osato confessare prima, neanche a se stessa. E si sente meglio. Si è tolta un peso, migliora. È intelligente, ha una buona cultura ed è intenzionata a guarire. Il convento è tutto per lei, la sua casa e la sua famiglia. Ma non sono passati cinque mesi dall'inizio della cura che, improvvisamente, viene sospesa dal suo Ordine. Non può più essere una suora nella sua comunità, almeno per il momento. «Una decisione estrema» secondo Laura Della Ragione che di religiosi e religiose con disturbi psichiatrici anche gravi ne ha curati tanti.
Suor Lucia ha dovuto accettare la sospensione dall'Ordine. Ora vive in una grande città del centro Italia e lavora alla Caritas. È stata affidata a psicoterapeuti del luogo. Vuole ancora guarire. Per rinascere. (s.mz.)

L'Unità 30.10.03
Un nuovo centro residenziale per l'anoressia
di Laura Dalla Ragione


I Disturbi del Comportamento Alimentare (Anoressia e Bulimia) rappresentano attualmente in Italia un problema di notevole gravità, con un incremento costante nella fascia compresa tra la prima adolescenza e l'età prepuberale. I dati nazionali di prevalenza di questi disturbi indicano un aumento di questa patologia tra la popolazione femminile tra i 10 e 25 anni, che ha assunto le caratteristiche di una vera e propria epidemia sociale (in questa fascia di età intorno al 10%).
Di fronte ad un problema così complesso la USL 2 della Regione dell'Umbria è la prima in Italia ad avere costruito un percorso assistenziale completo per i Disturbi del comportamento alimentare. Il programma ambulatoriale, parte centrale del trattamento, è svolto a Perugia in un ambulatorio integrato specifico per questi disturbi sorto dalla collaborazione tra l'U.O. Dietetica dell'Azienda Ospedaliera di Perugia e USL2. Presso l'Ospedale di Todi è attivo un servizio di Day Hospital e di degenza ospedaliera per i casi acuti, e sempre nel centro di Todi, è sorta la prima struttura residenziale pubblica italiana per l'anoressia e la bulimia della USL 2.
La struttura si trova all'interno di un antico palazzo di Todi circondato da un parco di alberi secolari dove una equipe di personale specializzato della USL2 (psicologi,pediatri, nutrizionisti psichiatri, fisioterapisti, infermieri, dietiste) svolge un programma integrato che affronta in maniera intensiva la patologia. Tale struttura può rappresentare o il proseguimento terapeutico in ambiente protetto di una degenza ospedaliera acuta o una alternativa al ricovero stesso che, soprattutto per ragazze molto giovani, a volte bambine, può determinare gravi effetti secondari. Accoglie ragazze/i da tutta Italia anche sotto i 14 anni. La durata della degenza varia dai 3 ai 5 mesi ed è tale da consentire un recupero ponderale e la costruzione di una consapevolezza della patologia che possa essere accettata dalla paziente.
Per informazioni rivolgersi a: Residenza Palazzo Francisci USL2 Todi 075-8943302. Posta elettronica: dca.umbria@ausl2.umbria.it