martedì 30 dicembre 2003

citato al Lunedì
l'ultimo libro di Pietro Ingrao

Pietro Ingrao
La guerra sospesa. I nuovi connubi tra politica e armi
Dedalo, 2003 Euro 15,00


sull'argomento:

La Repubblica 23.12.03
una raccolta di scritti
le guerre sospese di Pietro Ingrao
di MIRIAM MAFAI


Può apparire per lo meno singolare che un saggio intitolato alla guerra, tema quanto mai drammatico ed attuale (Pietro Ingrao La guerra sospesa, Dedalo, pagg.144, euro 15) si apra con una relazione dello stesso Ingrao di oltre venti anni fa e che con la guerra apparentemente non ha nulla a che fare. Si tratta infatti di una relazione del 1980 con la quale si analizzano i processi di ristrutturazione produttiva in atto non solo nel nostro paese (eravamo nel pieno della crisi della Fiat) ma in tutto il mondo occidentale, una ristrutturazione che stava già modificando gli assi portanti della economia mondiale e che qualche tempo dopo tutti avremmo riconosciuto e definito con il termine «globalizzazione». Ingrao mette in luce, in questa relazione, i mutamenti concreti già in atto e quelli che è già possibile prevedere, lo spostamento di centri direzionali e di risorse, l'indebolimento del ruolo degli stati nazionali, la rottura di quell'etica sociale consolidata che aveva alimentato a lungo la partecipazione politica, l'emergere al suo posto di nuove tematiche della soggettività. La sua relazione appare singolarmente lucida, anticipatrice di temi e problemi con i quali ancora oggi la sinistra deve fare i conti. Andiamo pure avanti. Solo nel titolo del terzo capitolo appare finalmente la parola incriminata e che dà il titolo al libro. Si tratta in questo caso di un intervento del 1981, quando , partecipando a un dibattito sul tema «Contro la riduzione della politica a guerra», Ingrao rifiuta lo schema schmittiano che comporta la contrapposizione secca «amico/nemico» per sottolineare invece l'importanza, anche nel corso di un conflitto militare o sociale, dell'elemento del consenso, della capacità egemonica dei contendenti. Ma a Emanuele Severino che, nel corso dello stesso convegno gli chiede di riconoscere la impossibilità di una rivoluzione di sinistra in Italia, replica che «la rinuncia a questa ipotesi significherebbe la negazione della nostra ragion d'essere, della nostra stessa legittimazione storica». Un'affermazione almeno singolare se si pensa che nel 1981 il Pci era uscito da poco dalla esperienza della «solidarietà nazionale» e aveva escluso da tempo dal proprio orizzonte la prospettiva di una rivoluzione di sinistra. Alla luce di questi testi che Ingrao ha premesso alle due interviste finali con Rossana Rossanda e Luciana Castellina su temi di stringente attualità è possibile dunque leggere non solo la ben nota opposizione di Ingrao all'intervento Usa in Iraq (come alla prima Guerra del Golfo, all'intervento in Kossovo e in Afganistan) ma anche l'indicazione al movimento per la pace, e al cosiddetto «movimento dei movimenti», di altri più ambiziosi obiettivi. «Del resto» ammette lo stesso Ingrao «questa onda nuova pur così combattiva non è riuscita a impedire la guerra in Iraq e la vittoria di Bush» e dunque deve proporsi obiettivi politici più avanzati, e a più lunga scadenza, con un'azione sulla complessa trama di poteri, economici sociali e culturali, che pervadono il pianeta. In nome, forse, di quella rivoluzione di sinistra che in Italia il Pci non poté fare, e che, a livello mondiale, sarebbe oggi il compito dei no-global e dei tanti movimenti di sinistra che si richiamano a Porto Alegre e che si battono contro lo strapotere degli Usa nel mondo