martedì 25 maggio 2004

autismo e differenza sessuale

Yahoo Salute martedì 25 maggio 2004
Il Pensiero Scientifico Editore
Psichiatria, Psicologia e Neurologia
L'autismo è maschile?


Le nuove scoperte di sull’autismo di Simon Baron-Cohen, di cui si è gia occupato questo notiziario, esposte dall’autore a una conferenza presso il Bancroft Neuroscience Institute, hanno suscitato un dibattito vivace. La tesi del ricercatore è che l’autismo potrebbe essere un’alterazione, in senso estremo, delle caratteristiche della mente “maschile”.
L’autismo è un disturbo mentale che consiste in una grave difficoltà a comprendere gli stati d’animo delle altre persone e del contesto delle situazioni sociali. Tale incapacità porta di conseguenza a gravi inibizioni nelle relazioni umane, nella comunicazione e socializzazione, e in ultima analisi a una mancanza di empatia. Mentre in passato si pensava che i soggetti autistici rifuggissero le relazioni affettive e desiderassero l’isolamento, attualmente si è accertato come questi aspetti non siano che una conseguenza della loro difficoltà a comprendere gli altri. Attualmente al quadro clinico dell’autismo classico, descritto da Kanner, si sono affiancati altre descrizioni, come quella della sindrome di Asperger (di grado più lieve) e si tende a considerare i sintomi autistici come presenti lungo una gamma che, dall’estremo di maggiore gravità, va fino a un altro estremo che si esprime in atteggiamenti che sconfinano nella normalità.
Nel dibattito in corso, è stata espressa preoccupazione rispetto alla possibilità che la scoperta di Baron-Cohen conduca in futuro a uno screening prenatale sistematico, che potrebbe portare la donna o l’operatore sanitario di fronte a decisione etiche di difficile soluzione. Infatti l’autore dello studio, seguendo la sua idea di una “tendenza autistica” legata al genere, basata anche sul fatto che il disturbo autistico è presente nei maschi in una proporzione quattro volte superiore che nelle femmine, ha rilevato i livelli di testosterone fetale, riscontrando un’associazione con certe caratteristiche comportamentali tipiche della “gamma autistica”, come scarso contatto oculare e difficoltà sociali. Le sue osservazioni sul fatto che la mente maschile tende ad essere meno empatica e più sistematica suscitano anche resistenza in coloro che rifiutano ogni accenno a differenze sessuali biologiche, e il timore che certe affermazioni possano essere “politicamente scorrette”. È questa la posizione di Martha Herbert, della Harvard Medical School, che osserva come i risultati dello studio distolgano dal problema principale, cioè non portino ancora a individuare la causa originaria, probabilmente genetica, dell’autismo e i processi biologici attraverso i quali si verifica. Baron-Cohen comunque precisa di riferirsi a tendenze legate al genere, ma non di assoluti, dato che esiste un’ampia variabilità di queste tendenze nei due sessi. “Sarebbe grave che la gente portasse a casa l’idea che tutti i maschi pensano in un modo e le femmine in un altro”, osserva lo studioso; “in ciascuno dei due sessi si troveranno individui che non hanno le caratteristiche tipiche”.

Bibliografia. J Child Psychol Psich, in via di pubblicazione