Corriere della Sera 8.5.04
La cultura italiana sbarca a Pechino «Così restaureremo la Città Proibita»
Nella capitale, la prima multisala: «Cinecittà». E apre un museo archeologico
Verso Oriente
di Paolo Conti
ROMA - La cultura italiana sbarca in Cina su due fronti. La prima multisala cinematografica di Pechino da 14 schermi, che verrà aperta in uno dei principali centri commerciali, si chiamerà «Cinecittà»: sarà gestita dal marchio italiano di Cinecittà Holding attraverso la sua società di gestione Mediaport. Un’opportunità senza precedenti per la futura distribuzione e diffusione del cinema italiano come per quello europeo. Secondo fronte: Italia e Cina lavoreranno insieme al grandioso progetto di restauro del padiglione della Suprema armonia, il cuore della Città Proibita famoso in Italia grazie al film «L’ultimo imperatore» di Bernardo Bertolucci. Ed è solo il segmento di un accordo, raggiunto dal ministero guidato da Giuliano Urbani, ben più ampio e che prevede la realizzazione del futuro Museo archeologico di Pechino, la consegna al nostro Paese entro le Olimpiadi del 2008 di uno «Spazio Italia» di mille metri quadrati nei nuovi ambienti del Museo nazionale cinese e che sarà destinato ad esporre stabilmente i simboli della nostra cultura (dall’archeologia passando per la moda o la gastronomia e per finire con la Ferrari). Ancora: un secondo progetto di restauro per la città portuale di Tien-Sin (dov’è nato il primo ministro Wen Jiabao), che conserva il quartiere primo ’900 della vecchia concessione italiana.
L’esordio dell’intesa è fissato per il 6 giugno, quando il presidente Carlo Azeglio Ciampi, durante la sua visita ufficiale a Pechino, inaugurerà al Museo nazionale cinese la mostra «Civiltà romana» con 150 pezzi (tra marmi, bronzi, frammenti di affreschi, plastici ricostruttivi per esempio della Casa del poeta tragico di Pompei o dell’Anfiteatro di Pozzuoli) che proverranno da Roma (musei Capitolini, museo Nazionale romano) e da Napoli (museo Archeologico nazionale).
A Ciampi sta molto a cuore anche una seconda visita: quella al Centro nazionale del restauro cinese, nato anni fa col sostegno del nostro Istituto centrale del restauro (quando era diretto dallo scomparso Michele Cordaro) e con i fondi della Cooperazione, e che ora ha avviato il suo primo corso di formazione per 68 studiosi di tutte le 18 province cinesi. Anche in questi locali si parla italiano, buona parte dei docenti vengono dal nostro Paese.
La prima bozza di un programma congiunto è nata da una visita del ministro per i Beni e le attività culturali Giuliano Urbani nel novembre 2002 a Pechino. Poi i contatti col suo omologo cinese, Sun Jiazheng, sono continuati concentrandosi soprattutto sul meraviglioso padiglione della Suprema armonia: 2377 metri quadrati di grande arte in legno a vista o laccato, pietra locale, mattone scuro. La struttura risale al 1400 come l’intera Città Proibita (vasta ben 720.000 metri quadrati) anche se la costruzione che conosciamo è sostanzialmente quella rimaneggiata nel 1644. Sui troni dell’aula si sono seduti 24 imperatori della fine della dinastia Ming e dell’intera dinastia Ching. Il ministero italiano ha organizzato sei spedizioni ad alto livello amministrativo, guidate via via dal direttore generale per l’archeologia Giuseppe Proietti (che ora svolge anche le funzioni di segretario generale del ministero), dal direttore generale per il patrimonio architettonico e il paesaggio Roberto Cecchi, dal direttore dell’Istituto centrale del restauro Caterina Bon Valsassina. Sono partiti geologi, chimici, restauratori del legno e della pietra, architetti, fotografi.
Il piano di lavoro è a ottimo punto. Il rilievo tridimensionale, affidato alla Sat Survey srl di Marghera (con la sponsorizzazione della Cm Sistemi di Roma) è già pronto: in tremila ore di lavoro uno scanner con laser tridimensionale ha realizzato una «nuvola» composta da milioni di punti che ha permesso una riproduzione fedelissima (nei colori come nelle strutture) del padiglione dal quale la Cina è stata politicamente pilotata per mezzo millennio. Durante i primi dieci giorni di giugno i tecnici del ministero procederanno con i primi saggi sulla pietra: analisi del degrado, possibili soluzioni tecniche. Entro la fine di settembre verrà consegnato il piano del progetto, destinato all’approvazione dei ministeri cinese e italiano. Se tutto andrà come previsto, l’Italia collaborerà concretamente con la Cina per il restauro più suggestivo del mondo intervenendo sui danni provocati dal tempo sia al legno che ai materiali duri.
Giuliano Urbani, che visiterà la Cina nei primi giorni di luglio, è entusiasta: «C’è grande soddisfazione per un’occasione straordinaria che viene offerta all’Italia e per il prestigio dei luoghi. Soprattutto c’è la fortissima speranza che questi accordi aprano la via a cooperazioni anche economiche e avviino un flusso di turismo culturale nei due Paesi».
Il direttore generale Proietti tiene a precisare un punto: «Tutta l’intesa si sviluppa su un piano assolutamente paritario tra Italia e Cina». Ed è sempre Proietti a immaginare uno scenario che inorgoglirebbe Cesare Brandi, che nel 1939 fondò l’Istituto centrale: «A Pechino, intorno al padiglione, potrà nascere un cantiere-scuola in cui i nostri tecnici aiuteranno i giovani cinesi ad apprendere il metodo italiano di restauro».
Un passaggio culturale sottolineato da Roberto Cecchi: «Con questo progetto la Cina si allinea ai canoni occidentali, e in particolare della scuola classica italiana, del restauro conservativo. È una questione molto rilevante, come si sa, di filosofia e insieme di tecnica». In Cina come in Giappone ha spesso prevalso la tendenza «sostitutiva», cioè un approccio non conservativo ma radicalmente ricostruttivo in caso di danni ai beni culturali. L’accordo con l’Italia segna invece una completa inversione di tendenza.
Proietti anticipa un ultimo programma per il futuro: «Una grande mostra parallela sull’impero romano e sull’impero Han». Periodo che, per la precisione storica, copre dal 206 avanti Cristo al 206 dopo Cristo. Ancora Proietti: «Il parallelismo nasce dal fatto che i cinesi individuano nell’antica cultura cinese la radice dell’Oriente e in quella romana la base dell’Occidente». Un bel racconto (soprattutto inedito) per due capitali piene di storia come Pechino e Roma.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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