Il concetto di malattia: come si cambia
Il Pensiero Scientifico Editore
di David Frati
I concetti professionali e culturali di malattia influenzano le decisioni dei singoli pazienti e la gestione della Sanità. Il modello biomedico di malattia, che ha dominato la Medicina nel secolo scorso, non riesce a spiegare compiutamente molte forme patologiche. Nasce allora l’esigenza di un nuovo modello: se ne parla sul British Medical Journal in un lungo editoriale a firma di Derick T. Wade e Peter W. Hallligan.
L’adozione di diversi concetti di malattia può avere conseguenze spettacolari a livello sociale: durante la Prima Guerra Mondiale, per esempio, i soldati che soffrivano di crisi nervose a causa del pesante stress al quale erano sottoposti durante la vita di trincea venivano considerati renitenti e a volte fucilati. Oggi sarebbero considerati vittime e verrebbero loro concessi permessi e pensioni.
Il modello classico di malattia si basa su una serie di assunti: tutti i malesseri e i sintomi sono lo specchio di un’anormalità del corpo, la malattia appunto; tutte le malattie danno sintomi; salute è assenza di malattie; i fenomeni mentali, ad esempio tristezza o dolore, sono separati dagli altri disturbi del corpo; il paziente è vittima delle circostanze ed ha poca o nessuna colpa per la presenza della malattia; il paziente è un recettore passivo della terapia, anche se la sua cooperazione è benvenuta.
Ciononostante, molti pazienti denunciano sintomi che non sono attribuibili chiaramente ad una malattia. I problemi legati alle patologie prive di una causa definibile sono d’altronde ben documentati: sono di solito definite più appropriatamente definite ‘sindromi somatiche’, fortemente influenzabili da fattori psicologici o sociali. Il modello biomedico è fortemente legato ad una concezione primitiva del dualismo mente-corpo: prova ne è il fatto che persino le strutture sanitarie dedicate alla cura dei problemi fisici e mentali sono classicamente distinte.
Appare ormai urgente la creazione e la diffusione di un nuovo modello di malattia, più adatto alle conoscenze attuali e più capace di soddisfare le necessità terapeutiche dei pazienti e quelle organizzative degli enti sanitari. Fa da base di partenza la recente definizione dell’OMS di disabilità, salute ed handicap.
Al nuovo modello di malattia non possono mancare: la visione di ogni stato fisico dal punto di vista soggettivo (l’esperienza del paziente) e oggettive (l’osservazione esterna); la presenza di un fattore umano, la libera scelta, la volontà; una definizione puntuale del contesto personale e sociale.
Il modello proposto suggerisce che la malattia è una disfunzione della persona nel suo ambiente sociale e fisico. È incentrato sulla persona, che interagisce a più livelli con la realtà che lo circonda. Grazie a questo approccio, il mistero delle malattie non-organiche o funzionali non sarà più un mistero per i medici.
Fonte: Wade DT, Halligan PW. Do biomedical models of illness make for good healthcare systems? BMJ 2004; 329:1398-1401.