L'Eco di Bergamo 19.3.05
Il pollo non è stupido e la ghiandaia previene il futuro
Da sempre considerato per antonomasia stupido e poco furbo, per il pollo è arrivato il momento della riscossa. Già, perché a detta dei neuroscienziati, riuniti recentemente nel convegno «Neurobiologia della coscienza» presso l'Accademia dei Lincei a Roma, non c'è nulla di più falso dei luoghi comuni sui polli. Potrà sembrare buffo a qualcuno parlare di coscienza nei polli, o comunque in specie animali ritenute da secoli inferiori. Eppure, è proprio da lì che occorre partire per avere un'idea di cosa sia il cervello, la mente, la coscienza e la loro evoluzione.
«In genere, quando si parla di processi mentali negli animali - dice Giorgio Vallortigara, psicobiologo dell'università di Trieste - si pensa istintivamente ai primati o al massimo ai delfini».
Ma è ormai necessario rivedere interamente questa concezione. «Le teorie darwiniane, così centrali per le neuroscienze, sono per lo più poco note o comunque tende a prevalere un'idea distorta di evoluzione biologica - continua Vallortigara - per cui da specie primitive, la natura si è evoluta fino ai primati e infine all'uomo. L'evoluzione è invece, come aveva intuito Darwin, un albero e non una scala a pioli. Tutte le specie tuttora viventi hanno avuto un lungo percorso selettivo, sono tutte molto evolute a loro modo. Quindi dobbiamo prepararci al fatto che anche specie molto distanti da noi, come gli uccelli, siano capaci di processi mentali simili ai nostri». Una sorta di convergenza evolutiva del cervello, insomma: un'evoluzione che ha seguito strade diverse per arrivare tuttavia a soluzioni simili.
Il pollo, per esempio, ha delle capacità di astrazione che si sviluppano molto precocemente rispetto a quelle umane. Per esempio è in grado di capire che se un oggetto scompare dalla sua vista, non per questo non continua ad esistere. «Nell'uomo questa capacità compare solo intorno ai 18 mesi, mentre negli uccelli si sviluppa quasi alla nascita», spiega l'esperto di Trieste. Ma il caso più eclatante tra quelli studiati dai neuroscienziati, è forse oggi quello di un corvide, la ghiandaia. Questa specie ha una concezione non solo del passato ma anche del futuro, ha cioè una capacità prospettica che lo spinge a compiere azioni «preventive». Per esempio, a seconda che sia sola o in compagnia mentre nasconde il cibo, la ghiandaia torna al nascondiglio e decide se cambiargli posto per evitare di essere derubata.
Ma c'è di più: esiste un test, chiamato di inferenze transitive, nel quale i piccioni risultano assai più bravi dell'uomo. «È un test che in generale i nostri studenti universitari trovano difficile - dice Vallortigara - ma che i piccioni risolvono senza difficoltà. Ovviamente è naturale interrogarsi su queste abilità, e in particolare chiedersi se e a cosa serve avere una consapevolezza delle proprie abilità mentali, per capire se quello che chiamiamo coscienza possa avere un significato in chiave biologico-evolutiva». E gli uccelli, in questo, ci pare ci possano dare una mano.
Darwin quindi di nuovo al centro delle sfide della ricerca, in questo caso sul cervello. «Quello della coscienza è il problema può arduo da affrontare per gli scienziati - ha detto Boncinelli - il nostro cervello rappresenta il 2% della massa corporea nell'uomo, ma consuma il 20% dell'energia totale. La coscienza di sé o autocoscienza è probabilmente una prerogativa della nostra specie al pari del linguaggio, ma ciò non significa che non se ne possa tracciare un'origine evolutiva. La coscienza del singolo è forse la forma di coscienza più complessa da studiare, ma questo allo stesso modo non significa che non possa essere oggetto di indagine scientifica e - ha concluso Boncinelli - qualche risultato comincia ora ad emergere».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»