venerdì 15 aprile 2005

Carlo Michelstaedter

Il Messaggero Giovedì 14 Aprile 2005
Con Michelstaedter dentro i tormenti di un’anima “malata”
di RENATO MINORE

Una raccolta di taccuini e appunti inediti di Carlo Michelstaedter aiuta a meglio penetrare nel fortilizio psichico di questo straordinario scrittore, suicida nel 1910, ad appena ventitré anni. Negli occhi malinconici di certi autoritratti, leggiamo un'intransigenza che fa il vuoto intorno, l'ombra di una malattia che potrà momentaneamente diventare la brusca reazione ad un rimprovero materno. In Carlo scorgiamo l'ombra di una meteora che ha lasciato intorno a sé una traccia luminosissima. Pensiamo alle pagine più famose de La persuasione e la rettorica. Il peso che «pende e dipende». L'uomo «schiavo del più del meno, del prima del dopo, del se del forse». La «comunella dei malvagi» immersa nella rettorica. Il borghese chiuso nella corazza dei suoi amuleti sociali. La proprietà come «violenza sull'altrui natura». La società in cui «ognuno violenta l'altro attraverso l'onnipotenza dell'organizzazione». La memoria ridotta a «cumuli di disposizioni che aspettano le forme consuete per riconoscerle». Perfino lo sport come «rettorica della vita fisica»...
Si riconoscono il clima e l'incandescenza di questi temi che oggi più di ieri (di qui l'affascinante “posterità” di Michelstaedter) trovano echi, accostamenti, analogie. L'analisi lucida e spietata della «perfida sorba» (la rettorica) cui è contrapposto il valore della «persuasione» è una tenaglia che stringe e stritola i valori portanti della società borghese; è la constatazione del carattere alienante della vita in una società industrializzata dominata dal feticcio della merce e del denaro.