sabato 10 settembre 2005

dibattito a sinistra

Corriere della Sera 10.9.05
IL «MANIFESTO»
Rossanda e Parlato con Romano: no al libro di Bertinotti
Maria Teresa Meli

ROMA - Che i rapporti tra il manifesto e Fausto Bertinotti non sempre siano idilliaci lo si sapeva. Ma ultimamente la situazione è peggiorata. Tanto che i vertici del "quotidiano comunista" hanno deciso che il libro-intervista al segretario del Prc scritto da una delle loro "penne politiche" di spicco, Cosimo Rossi, non andrà in edicola insieme con il giornale. E questo nonostante l’instant book sia edito dalla «Manifesto Libri». Niente da fare: per inappellabile decisione della direzione del giornale, nonché dei "grandi vecchi" Valentino Parlato e Rossana Rossanda, il volumetto contenente l’intervista al Bertinotti che si candida alle primarie andrà sì in edicola, ma per proprio conto, il 22 settembre. E c’è di più: i vertici del "quotidiano comunista" hanno negato anche la pubblicità al volume. O, per essere più esatti, hanno bocciato le locandine che raffiguravano la copertina del libro (dal titolo Io ci provo) e una copia del manifesto. Niet. Sulle locandine pubblicitarie non dovrà apparire la testata del giornale. Singolare. Se non altro perché dal libro emerge un Bertinotti inedito. Con il giornalista che lo interroga, infatti, il leader di Prc non nasconde di accarezzare un sogno: quello di ripercorrere i passi di Pietro Ingrao. «Riconosco - dice Bertinotti - che non sarebbe ostativa l’età». Anche se poi ammette che, ahimè, quella «cattedra è prenotata». Da «D’Alema», ma non solo, «i pretendenti», spiega il segretario del Prc, sono «molti». Ed è una novità, anche indigesta per una fetta del partito, il fatto che Bertinotti non intenda porre paletti a Prodi. «Il paletto - spiega - è l’idea statica della coalizione». Tant’è vero che Bertinotti non mette «in cima al programma» neanche il ritiro dell’Italia dall’Iraq, benché sottolinei che lo fa solo perché è convinto di poter conquistare questo obiettivo «anche prima delle elezioni e dell’eventuale governo».
Leggendo questo passaggio Prodi tirerà sicuramente un sospiro di sollievo. Ma qualche pagina dopo, il leader del Prc avverte che il suo partito potrà (e dovrà, se è il caso) votare contro il governo dell’Unione. Nel libro-intervista, infatti, Bertinotti insiste sulla necessaria «autonomia del partito dal governo»: «Io - specifica - mi costringo a passare dalla cruna dell’ago anche dell’esperienza del governo. Ma l’esperienza del governo è un transito, non il mio fine. Per cui penso che possa vivere una tensione critica tra il partito e il governo». E per chiarire il concetto Bertinotti fa l’esempio delle giunte comunali di Roma e Napoli, dove il Prc ha votato contro alcuni provvedimenti. È finita qui? Giammai. Il leader di Rifondazione, parlando delle primarie, spiega anche a Cosimo Rossi che «se uno pretende di impormi il suo programma con un voto, si fa da solo sia il suo programma che la sua campagna elettorale. Per me - precisa Bertinotti - non è dato che si possa decidere a maggioranza l’impianto generale». Quanto al resto, il segretario del Prc non ha dubbi: sugli specifici punti programmatici controversi dovranno essere chiamati a votare gli elettori dell’Unione.
Ora c’è da chiedersi: perché mai questo libro non esce in edicola allegato al manifesto? Ufficialmente perché sia Parlato sia Rossanda sono contrari alle primarie e l’instant- book è stato scritto proprio in vista di questo appuntamento. Ufficiosamente qualche maligno insinua che in realtà i "grandi vecchi" hanno deciso di osteggiare Bertinotti. Del resto, non si può dimenticare che Parlato e Rossanda sono stati tra i promotori di quella "Camera di consultazione" proposta da Alberto Asor Rosa con Oliviero Diliberto. Ovverosia il segretario del Pdci, autore, insieme con Armando Cossutta, della scissione di Rifondazione.