domenica 25 settembre 2005

Liberazione contro il papa cattolico, i suoi reggicoda e tutti i fondamentalismi
e le Farfalle Rosse

Liberazione 24.9.05
Coppie di fatto
Il papa come l'ayatollah Khomeini

Non ci piace la società che si regola sul fondamentalismo religioso
Immaginiamo i punti sui quali la Chiesa potrà intervenire
di Ritanna Armeni

Che differenza c'è fra Benedetto XVI e Khomeini l'ayatollah che nel 1979 fece dell'Iran una repubblica islamica? Che differenza c'è fra papa Ratzinger e il capo degli sciiti irakeni Al Sistani? E ancora, quale è la diversità - nel rapporto fra la religione e lo stato - fra tre costituzioni, irakena, afghana e iraniana, alla base di paesi dominati da un integralismo religioso che subordina a sé gli organismi dello stato e la vita civile, e quello che propongono oggi le gerarchie cattoliche?

La domanda, sia ben chiaro, non è né polemica né irrispettosa. Ma ci è venuta spontanea quando abbiamo letto ieri alcune dichiarazioni di papa Ratzinger nell'incontro con il nuovo ambasciatore del Messico presso la Santa sede.

"Davanti al crescente laicismo - ha detto Benedetto XVI - che pretende di ridurre la vita religiosa dei cittadini alla sfera privata, senza nessuna manifestazione sociale e pubblica, la Chiesa sa molto bene che il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta la convivenza, come il dono sacro della vita, la dignità della persona, insieme all'eguaglianza e a l'inviolabilità dei suoi diritti, il valore irrinunciabile del matrimonio e della famiglia che non si può equiparare né confondere con altre forme di unioni umane".

In poche parole il nuovo pontefice ha affermato che la religione non è un fatto privato, ma, contrariamente a quello che i laici pretendono, sociale, pubblico e politico.

E ha così dato il suo appoggio pieno alla politica seguita dal Cardinale Ruini e dalla Cei. Quella politica che ha portato il presidente della conferenza episcopale a dare indicazione di voto sui referendum per la legge 40, e a pronunciarsi i Pacs.

I cattolici - come del resto aveva detto qualche settimana fa monsignor Betori - devono uscire dalle sacrestie intervenendo uniti nella vita pubblica e modificandola secondo le indicazioni della Chiesa. La Chiesa è contraria all'aborto? Si modifichi la legge. Le gerarchie cattoliche sono contro Pacs?
I cattolici in parlamento si alleino e boccino una legge sulle convivenze civili. Un ospedale di Torino vuole sperimentare la pillola del giorno dopo? Si può intervenire, magari con un pretesto, e bloccare la sperimentazione. E così via. Immaginiamo che saranno molti in futuro i punti sui quali la Chiesa potrà intervenire per uniformare a sé, per plasmare secondo i propri principi società civile e politica. Per riappropriarsi sia pure in modo diverso dal passato di un potere temporale. Per dettare fuori, da ogni mediazione (quella mediazione, per intenderci che per decenni è stata fornita dalla Democrazia cristiana), le regole della convivenza civile. E allora la domanda iniziale ritorna. Che differenza c'è fra questa concezione dei rapporti fra stato e chiesa e quella che si esprime nel fondamentalismo islamico? Che Stato è quello che si uniforma alle regole religiose? In Iran la Guida suprema, la massima autorità è al di sopra del parlamento del presidente della repubblica e del potere giudiziario e vigila su di essi. E' così che si vuole la repubblica italiana? E' questo il ruolo a cui aspira Ruini? Al Sistani, capo spirituale degli sciiti irakeni, ha cercato di imporre nella costituzione irakena, la sharia affermando che i principi dell'Islam devono essere la sola fonte di ispirazione della carta costituzionale. C'è riuscito, anche se con un compromesso. L'Islam è una delle fonti della legislazione, ma non la sola. Le parole di Ratzinger non salvano neppure l'ipocrisia del richiamo ad altre fonti di diritto perché il papa cattolico dice che «il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta l convivenza». Nella Costituzione afghana non c'è nessun riferimento alla sharia, ma l'affermazione che nessuna legge afghana può essere contraria al credo islamico. A questo si vuole arrivare anche in Italia? Che non vi sia nessuna legge contraria al credo cattolico?

Non c'è da stare allegri. E non perché pensiamo che nel lungo periodo il processo di secolarizzazione della società italiana possa essere bloccato. Ma perché, nel medio periodo, gli opportunismi della vita politica possono aiutare le gerarchie cattoliche in un'opera di delegittimazione dello Stato laico. E rendere più difficile la vita di molti, soprattutto delle donne. Per questo è giusto dare una risposta molto più ampia e radicale di un laicismo di principio. Perché è la società, gli uomini e le donne che vorrebbe Ratzinger, i rapporti fra di loro e fra loro e legge che non ci piacciono, così come non ci piace nessuna società che si regoli sul fondamentalismo religioso. Fino a qualche mese fa pensavamo che nessun avrebbe provato a proporcela.

Liberazione 25.9.05
Gli studenti: «Aggressione a Ruini? Abbiamo solo manifestato il dissenso»
Parla Alessandro Francesconi, 20 anni, del collettivo studentesco Farfalle Rosse di Siena
Parla Alessandro Francesconi, 20 anni, del collettivo studentesco Farfalle Rosse
di Giuliano Rosciarelli

Mezzi punk, estremisti gay, intolleranti, manigoldi e intimidatori. Dopo le contestazioni al cardinale Ruini, li hanno definiti in tutti i modi ma, loro, i ragazzi di "Farfalle rosse", non amano le etichette, preferiscono «parlare solo dei contenuti». Sono circa trecento studenti in rappresentanza dei dieci istituti delle scuole medie e superiori di Siena, più altre scuole della Provincia, e dentro c'è di tutto: dai collettivi autonomi, come il Sarocchi, all'Unione degli studenti, dai Giovani comunisti ai cosiddetti "cani sciolti". Venerdì scorso quando di fronte alla "nobile" platea della "Fondazione Liberal", hanno contestato il presidente della Cei, per le posizioni espresse in materia di diritti agli omosessuali, battendo le ali della farfalla preludio di un uragano politico poi abbattutosi sugli studenti. Alessandro Francesconi, 20 anni, universitario al secondo anno di Scienze politiche, è uno dei protagonisti di «questo nuovo movimento» uscito «allo scoperto» il 16 settembre scorso con una iniziativa contro la Riforma Moratti e ritrovatosi venerdì per "fare un Pacs avanti, nei diritti".

Le contestazioni al cardinale Ruini hanno scatenato un putiferio. Ve lo aspettavate?
Abbiamo pensato solo che era giusto farlo. La destra ha subito levato gli scudi della propaganda cattolica e questo era prevedibile, ma anche da sinistra non abbiamo sentito cose piacevoli. Segno evidente che su certi passaggi la politica deve ancora fare passi da gigante. La maggior parte degli intervenuti non sa nemmeno come sono andate le cose. Hanno parlato di aggressione, non e vero. Abbiamo solo manifestato il nostro dissenso. Ruini ha potuto parlare liberamente e fare il suo discorso. Noi siamo andati lì per dare voce a quanti oggi non hanno voce come gli omosessuali contro cui la Chiesa è scesa in campo in maniera aggressiva ed invadente.

Vi identificate in una sigla, Farfalle rosse, ma al di là delle definizioni, cosa significa per voi?
Il nostro tentativo era quello di cercare di trovare una sintesi rispetto a tutte le esperienze di lotta attive nelle scuole senesi, partendo da un presupposto fondamentale: parlare a tutti e dare voce a tutti anche a quelli che non partecipano in nessuna struttura organizzata. Farfalle rosse nasce come una esperienza di movimento che nella pratica ha mostrato qualcosa di nuovo.

Hai parlato di un movimento che sta mostrando qualcosa di nuovo. Cosa intendi?
Il nostro è un percorso fatto di partecipazione. I momenti decisionali si racchiudono in una assemblea aperta a tutti, dove non si vedono sigle, non esistono accordi preparati o linee già impostate. Azzeriamo i simboli mettendoci in discussione per superare quegli steccati che a volte bloccano sul nascere qualsiasi stimolo propositivo. Ognuno di noi è portatore di specificità diverse cui tiene ed alle quali è saldamente ancorato, ma l'agire comune solidifica queste identità senza cancellarle: il collante è l'obiettivo.

E quale vi prefiggete?
Vogliamo una società più giusta. Sembrerà retorico, ma non dobbiamo mai stancarci di dirlo. C'è la guerra, l'ingiustizia sociale, lo sfruttamento economico, l'intolleranza, il razzismo. Ci sono paesi a sovranità limitata e persone con cittadinanza negata. Ci rivolgiamo ai migranti in fuga dalla fame e dalla guerra che vengono rinchiusi nei Cpt e cacciati via. Ci sono uomini e donne precari, studenti senza futuro, ci sono gay discriminati. Ecco noi siamo tutto questo.

Prossimo appuntamento?
Il 30 settembre, a Siena, per "una passeggiata del desiderio" che si snoderà per il centro storico. Vogliamo entrare nel dibattito aperto dalle primarie, rivolgendoci direttamente ai protagonisti di questa tornata elettorale, facendo sentire la nostra voce, urlare i nostri desideri, scrivere il nostro "Voglio".