Idee e parole
Una rivoluzione non violenta
Caro direttore, leggo la lettera pubblicata su Liberazione il 26 novembre, firmata da Massimo Fagioli. La citazione di quelle tre parole, libertà uguaglianza fraternità, suscita turbamento profondo, evoca immagini cariche di emozioni e suggestioni, ma tristemente, come Fagioli dice, ci costringe a riflettere su questi ultimi duecento anni di storia. Vorrei provare a rilanciare di altri trecento anni, prendendo spunto dai grandi drammi storici shakesperiani, che traducevano il tragico e disincantato sguardo dell’uomo rinascimentale. Il quale aveva cominciato a costruire un mondo nuovo, secondo i propri sogni. Era l’epoca delle scoperte e del pensiero rivoluzionario di Galileo e Bruno. Poteva cambiare tutto, ma non cambiò nulla. La realtà era fatta di guerre, fame, epidemie, sovrani e Chiesa continuavano a disseminare violenza e terrore. Vennero i processi, le ritrattazioni, i roghi. L’uomo all’improvviso nell’intero ordine sociale non vide altro che il grande meccanismo della storia, crudele, implacabile, spogliato d’ogni ideologia. E’ la stessa tragedia dell’uomo contemporaneo, di un mondo privato di speranze. Prendere atto del fallimento delle grandi Rivoluzioni umane, adesso come allora, rischia di farci precipitare in una degradante e depressiva concezione cristiana della storia, come immutabile destino a ripetere se stessa. No al ritorno dell’ora di religione, tanto per cominciare.
Siamo in tanti, tantissimi a pensare che quelle parole, quei sogni di duecento e cinquecento anni fa possano concretizzarsi nelle idee-forza di una nuova rivoluzione non-violenta, quella del pensiero. Che debbano entrare a pieno titolo nei temi alti della politica. E servono uomini coraggiosi. Grazie Massimo, grazie Piero.
Paola via e-mail