LIBRI
La medicina al tempo dei Faraoni
Valentina Gazzaniga
Bruno HaliouaLa medicina dell'Egitto faraonico è stata oggetto dell'attenzione degli storici secondo due principali prospettive: da un lato quella dell'approccio filologico e superspecialistico, che ha ricostruito con un rigoroso approccio documentario, il panorama della pratica medica egizia; dall'altro, quella dell'approccio divulgativo, largamente basato sulla semplificazione e sulla 'commerciabilità' di alcuni aspetti, tra cui spicca, per ovvia facilità evocativa e 'sensazionalista', la pratica della conservazione dei cadaveri attraverso l'imbalsamazione, e la supposta conoscenza anatomica che ne sarebbe derivata alla medicina.
La medicina al tempo dei Faraoni
Edizioni Dedalo, 2005
pp. 293, euro 20,00
Il testo di Bruno Halioua ha il merito di riassumere accuratamente i risultati della ricerca specialistica più recenti e meno accessibili al grande pubblico, e di proporre, con un linguaggio piano, una accorta divisione in capitoli tematici, una chiave di lettura 'tecnica' (Halioua è medico dermatologo) e una visione di insieme allettante per chi desideri accostarsi alla conoscenza della medicina egiziana.
Essa è, in primo luogo, una pratica, basata su concettualizzazioni del corpo che non possono in alcun modo essere ridotte a uno schema interpretativo a noi contemporaneo; il tentativo di 'attualizzare' la descrizione patologica è, già da tempo, stato segnalato come un rischio alto, proprio in relazione alla non riducibilità del pensiero antico in tema di salute e malattia. Ciononostante, la precisione con cui i papiri medici venuti alla luce, acquistati o trafugati nella seconda metà del secolo XIX descrivono sintomi e prognosi di alcune affezioni (in particolare quelle traumatiche), consente ad Halioua di tracciare un quadro della nascita di una primordiale forma di 'medicina del lavoro', di una traumatologia d'urgenza, nonché di una farmacologia attenta ai rischi ambientali. Si pensi per esempio al papiro Brooklyn, dedicato alla descrizione di quaranta specie di serpenti, alla tipologia degli avvelenamenti che possono causare, alla potenziale letalità e alla proposizione di un antidotario generale e specifico. Vengono inoltre introdotte aree tematiche innovative, come quella dedicata alla pediatria e al trattamento delle infermità e invalidità dell'infanzia, epoca della vita che la medicina antica del bacino del Mediterraneo trascura, assimilandola alle fasi di incompiutezza (con l'equazione bambino-madre) o di perdita di funzionalità e vigore (bambino-vecchio).
La grande attenzione prestata alla revisione critica della letteratura di riferimento e alla sua articolazione in un quadro esaustivo, appassionato e piacevole, nonché uno specifico interesse alla revisione paleopatologica, i cui risultati hanno fornito e stanno fornendo i dati più attendibili e interessanti sulla situazione medica e sanitaria del mondo antico in diverse aree storiche e culturali, fa sì che si perdonino facilmente al testo alcune ingenuità: il confronto tra la medicina egiziana e le teorie sulla spermatogenesi attribuite a un generico Ippocrate (ma in realtà le opere di Ippocrate sono una raccolta complessa di teorie non riducibili a un unico modello); la sorpresa nel ritrovare descrizioni dell'epilessia in testi magici (l'epilessia è, per eccellenza, il morbo sacro, dunque legato a magia e religiosi); il riduzionismo con cui viene letta la storia biblica di Mosé e delle piaghe d'Egitto, che testimonia una difficoltà a cogliere aspetti simbolici e metaforici. Tali aspetti, decontestualizzati dal necessario discorso storico-religioso che attribuisce loro senso e significato, rischiano di apparire, talvolta, letture eccessivamente semplificative.