CINEMA: BELLOCCHIO, CANNES PALCOSCENICO PRESTIGIOSO
(AGI) - Roma, 26 apr. - "Sono entusiasta della mia opera e Cannes e' un palcoscenico importante: si tratta pertanto di una scelta prestigiosa ed aristocratica".
Cosi' il 63enne regista piacentino Marco Bellocchio accoglie la conferma della presenza al 59esimo Festival di Cannes (dal 17 al 28 maggio) nella sezione di 'Un Certain Regard' del suo film 'Il regista di matrimoni'.
Al Festival di Cannes ci saranno altri due registi italiani in concorso per la Palma d'Oro: Nanni Moretti con il 'Caimano' e Paolo Sorrentino con 'L'amico di famiglia'.
"Personalmente sono entusiasta del mio film soprattutto per le emozioni che suscitato negli spettatori: e' un film semplice e complesso al tempo stesso, dipende da come lo si guarda, da come vi si entra in contatto", precisa Bellocchio. "Voglio dire che se ci si lascia andare si entra nel film, in un labirinto da cui si esce - aggiunge - di buon umore e rasserenati". E, forse, per un finale 'aperto', gia' realizzato in 'Buongiorno, notte' dove pur facendo riferimento ad un fatto realmente accaduto, l'assassinio di Moro, il regista piacentino ne ha stravolto letteralmente la storia: il prigioniero esce dalla prigionia e se ne va libero per le strade di Roma. Cosi' l'imprevedibile finale de 'Il regista di matrimoni': la principessa Bona (Donatella Finocchiaro) liberata dal vincolo matrimoniale grazie ad un regista in crisi (Sergio Castellitto) innamoratosi della promessa sposa, che scappa fugge in treno...E' un'immagine onirica o inventata? "Il regista di matrimoni e' il film d'autore piu' bello e completo degli ultimi dieci-quindici anni: ha qualcosa di Otto e 1/2 di Fellini: Bellocchio e' un'artista profondo intenso sempre in evoluzione", osserva Anselma Dell'Olio, critica, membro della Commissione ministeriale cinematografica. "Non c'e' scarto alcuno tra l'onirico - spiega ancora - e la realta': l'imprevedibile che non ti aspetti, una volta visto diventa inevitabile e questa e' la straordinaria capacita' di Bellocchio". 'Maestro' del cinema e dell'immagine, Bellocchio dai mitici 'Pugni in tasca' all'ultimo 'Il regista di matrimoni' ha fatto un percorso scandito da tanti e continui cambiamenti. "C'e', vive dentro il film una profonda psicologia: e' un film che va visto e rivisto se si vuole carpire ed afferare la sua originalita'".
E al 59esimo Festival di Cannes inevitabile il confronto tra due registi, Bellocchio e Moretti, dalla storia, dallo stile, dal modo raccontare le storie e fare immagini totalmente opposti pur se entrambi 'di sinistra'. (AGI) Red/Mld/Van
262234 APR 06
(AGI) - Roma, 26 apr. - "Il regista di matrimoni? Un capolavoro ma forse in questo presente, il film piu' bello di Bellocchio, oltre che di gran lunga la presenza piu' intensa di Sergio Castellitto. Curioso film gemello-opposto del contemporaneo Caimano morettiano". Cosi' Enrico Ghezzi, ideatore di 'Fuori Orario' e con Marco Giusti di 'Blob', parla del film di Marco Bellocchio 'Il regista di matrimoni'.
Bellocchio "invece di sacrificare allo spettacolo imperante, di cui Berlusconi e' insieme attore e gran sacerdote, chiarisce, con una regia ambigua dark fatta di trasalimenti attese sorprese, il ruolo marginale come forza - spiega Ghezzi - ma centrale come posizione, della figura sacrale stessa dell'autore di cinema, nel rito spettacolare non solo italico".
Aggiunge quindi Ghezzi, "regista di matrimoni o di funerali, il cineasta si confessa schiacciato dallo spettacolo, e solo sospendere la ricerca a tutti i costi di senso e di inquadratura, solo riconoscersi vivo/morto, spiato/spiante, messo in scena e filmato nel suo filmare, bambino incapace di non giocare in ogni istante e situazione a 'fare cinema' anche solo con gli occhi e col sentire, gli/ci permette di scompaginare un istante la dittatura dello spettacolo e della
narrazione".
Insomma, un film che si intreccia, si avvolge con la poesia. "Bellocchio ha il coraggio e la forza visiva di guardare negli occhi l'ottusita' dell'occhio stesso del cinema, l'ignavia 'politica', l'automatico e desiderante legame oscuro con la realta' che il cinema - prosegue Ghezzi - pretenderebbe illuminare".
Ancor nel dettaglio, "non essere 'registrato' mentre tutto si conferma esserlo - conclude Ghezzi - e' il privilegio lucidamente politico che questo film sceglie di sognare, da vivo che sa (di) esser morto - e non, come capita in quasi tutto il cinema - da morto che crede o dice d'esser vivo". (AGI) (ricevuto da Tonino Scrimenti)
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anche Marco Bellocchio in un articolo apparso sull'Unità di oggi:
Cinema, una parrocchia di sinistra?
La destra no, la destra non conta un c... nel cinema
di Gabriella Gallozzi
Noemi Ghetti segnala:
• Repubblica di oggi ha in prima pagina un articolo su Freud (disponibile qui, segnalato anche da Franco Pantalei) e pubblica una pubblicità a tutta pagina dell'uscita da domani dell'opera del medesimo personaggio in allegato all'Espresso: «Sigmund Freud. L'opera che la tua biblioteca stava sognando»...
• l'articolo di Roberto Calasso:
Repubblica 27.4.06 - Prima Pagina e pag 51
LE IDEE
DIAMO RETTA A CONFUCIO
La fede la ragione e il Segretario dell'Esattezza
Fede e ragione: un intervento al convegno del Pen Club
di ROBERTO CALASSO
(per leggerlo clicca sul titolo)
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l'inizio della pubblicazione delle opere di Freud in allegato al settimanale L'Espresso (e la pubblicazione dell'articolo su Freud sul numero odierno di Repubblica citato qui sopra) è in coincidenze con un importante cambiamento ai vertici di quel gruppo editoriale di cui da conto il Corriere della Sera di oggi. Grandi manovre in vista del "partito democratico"?:Corriere della Sera 27.4.06
Carlo De Benedetti presidente, si cambia al gruppo L’Espresso
(per leggerlo clicca sul titolo)