Il dibattito su "Liberazione" che si è svolto nel mese di agosto - a proposito di psichiatria e legge 180 - continua oggi sulle pagine del quotidiano.
Gli interventi precedenti di questo dibattito sono apparsi nelle seguenti date: 9.8, 10.8(1), 10.8(2), 13.8, 24.8, 25.8, 26.8, 27.8 e 29.8 (e si possono leggere cliccando su ogni data)
Liberazione Lettere 30.8.06
Follia e normalità
di Ester Stocco, Luana Teasta, Mariopaolo Dario, Giovanni Del Missier, Andrea Piazzi
Caro direttore, vari articoli e lettere di questo agosto confermano l’insopprimibile esigenza che c’è a sinistra di discutere della salute mentale. Ne siamo lieti in quanto è (o dovrebbe essere) un caposaldo della cultura di sinistra l’obiettivo del benessere psichico dei cittadini quale miglior antidoto ad ogni tirannia di qualsivoglia potere. Fondamentale un vostro titolo del 26 agosto: “Dibattere su follia e normalità”, con ciò infatti “Liberazione” coglie esattamente i termini della questione: fare diagnosi. La ricerca di ogni medicina, sia del corpo che della mente, deve differenziare ciò che è sano da ciò che è malato. E non solo, deve fare ricerca anche sulle cause della malattia. Basaglia lo faceva? 0ppure sosteneva che era il manicomio a produrre la malattia, dimenticando che le persone arrivavano già malate nei manicomi? A quasi 30 anni dalla chiusura dei manicomi le statistiche confermano la permanenza della malattia mentale. Vogliamo dire, parlando di diagnosi e di cause, che la psichiatria deve ritrovare la sua radice medica e con ciò il suo fine terapeutico, ovvero mirante ad una trasformazione dell’esistente, il che immediatamente colloca la psicoterapia in una ottica di sinistra… L’articolo di E. Sanguineti su “Liberazione” dell’8 giugno scorso ci ricordava che l’essere per la morte di Heidegger è reazionario ed è agli antipodi dell’essere per la vita di ogni vera identità rivoluzionaria. Senza polemiche vorremmo domandare che cosa c’entra la liberazione della donna e del proletariato con quella dei folli? Sono forse condizioni uguali? La ribellione e la lotta delle donne e dei proletari hanno trasformato in meglio la nostra società. La malattia mentale è invece una rivolta fallimentare in quanto, anche se motivata da reale oppressione, si accompagna ad una autodistruzione sul piano sociale e personale ed esita necessariamente in un cambiamento peggiorativo. Equipararli confonde la ricerca sulle cause dell’oppressione e sui mezzi di opposizione ad essa. Ciò che condividiamo con gli altri interventi è la prassi di lotta all’esclusione manicomiale e di utilizzo di tutte le risorse disponibili affinché i bisogni del paziente psichiatrico vengano soddisfatti. Tuttavia visto che «chi si definisce di sinistra non può essere ignorante delle battaglie e delle culture relative», rifiutiamo decisamente i presupposti teorici di Basaglia, che si rifanno a quell’esistenzialismo che nega la malattia mentale; noi, in qualità di psichiatri, vogliamo separarcene per fare veramente pensieri di liberazione.
I testi che seguono sono disponibili sul sito di "Liberazione":
Liberazione Lettere 30.8.06
Legge 180. Discutere guardando avanti
di Marina Comacchia, Girolamo Digilio, Quinto Carabini, Anna Maria De Angelis (Associazione Regionale per la Salute Mentale)
Liberazione 30.8.06
Ventisei anni fa scompariva il padre della 180. E oggi le famiglie dei «matti» testimoniano: «Ci ha insegnato la capacità di risposta al disagio mentale»
Cos’è rimasto di Basaglia? Lo racconta chi «vive» la follia
Davide Varì
Liberazione 30.8.06
Lo psichiatra romano ricorda il maestro e la legge applicata a metà
Gli anni della «meglio psichiatria»
Lo Savio ricorda Basaglia
Liberazione 30.8.06
L’irrecuperabilità del malato
Il manicomio? Difende i sani dalla follia
di Franco Basaglia
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»