Una cultura di vendetta
Caro Sansonetti, prendo lo spunto per scriverle dal suo bell’articolo sull’indulto del 12 novembre. Ieri discutevo con alcuni ragazzi, studenti di psicologia come me, riguardo al fatto di cronaca del ragazzo down pestato in classe. «Quelli andrebbero picchiati a sangue, finché non imparano» è stato il primo commento. «Io li chiuderei tutti in prigione e butterei la chiave», il secondo. Sgomento ho sbottato: allora ammazziamoli tutti. «Quasi quasi...» è stata la risposta collettiva. Giovani di sinistra. Può immaginare la mia stupefazione quando continuando la discussione ho appurato che non si trattava di una reazione dovuta alla rabbia verso questo crimine orribile, ma di una vera “opinione” radicata su come risolvere il problema della criminalità. Studenti di psicologia. E la prima cosa che mi è venuta in mente, dopo aver sentito queste parole, è stato il libro di psicologia generale, il primo esame che tutti abbiamo dato, dove era scritto che l’evidenza sperimentale ha dimosrato che la punizione, e soprattutto quella corporale, non funziona come deterrente. Allora lei comprenderà che io mi trovo costretto a pensare che dietro queste reazioni, come dietro a quelle, isteriche, che si sono avute nel mondo politico dopo l’indulto, non può esserci solo il dibattito tra giustizialisti e garantisti, né la preoccupazione per la pubblica sicurezza, perché è ormai appurato che il carcere non aumenta la sicurezza ma incrementa il tasso di recidività. Allora dietro, ho pensato, ci dev’essere una cultura trasversale e più profonda ancora di queste questioni, una cultura della vendetta e un’ideologia dell’espiazione (forse di matrice cattolica?). In questa chiave sono giunto anche a vedere l’inspiegabile decisione del governo di non accompagnare il provvedimento di indulto con uno di amnistia. Si tratta, come sosteneva giustamente lei, di un comportamento insensato che va contro anche alle più semplici considerazioni pratiche. L'impressione che ho avuto è che si voglia lasciare l’immagine del perdono cattolico, per cui l’indultato è un “peccatore” perdonato per clemenza dall’alto, ma non si vuole assolutamente ripulire totalmente l’identità di queste persone, cancellandone la condanna e quindi lo status sociale di “colpevole”.
Gabriele Sani Firenze
Liberazione 19.11.06
Eliminare il Prc via referendum?
di Rina Gagliardi
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l'Unità 19.11.06
Le reazioni. Bertinotti: «Frasi indicibili»
«È una frase così orribile da essere indicibile in un luogo in cui ci si possa confrontare. È una frase incompatibile con la convivenza civile». Così il presidente della camera, Fausto Bertinotti, commenta gli slogan pronunciati contro la strage dei soldati italiani a Nassiriya nel corteo a Roma. «Certamente va deplorata - prosegue - ogni manifestazione che esprime con qualsiasi tasso di violenza una simbologia distruttiva. Io penso che questa sia una situazione, nella nostra società contemporanea, in cui non è permesso gettare benzina sul fuoco. Ci sono troppi elementi di violenza - osserva - troppi grumi di violenza, troppe espressioni incontrollate per cui anche gli elementi simbolici vanno ricondotti ad una logica pedagogica di avversione sistematica alla violenza. Se poi a essere colpiti sono dei simboli identitari, allora è ancora peggio».(...)
Repubblica 19.11.06
La rabbia di Ingrao: quei giovani hanno idee simili alle mie, ma il loro è un errore politico
"Una vergogna per la sinistra, così si aiuta chi vuole la guerra"
di Giovanna Casadio
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l'Unità 19.11.06
San Paolo e San Paolo, due Caravaggi a confronto
di Renato Barilli
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l'Unità 19.11.06
Le cifre dell’accanimento terapeutico
di Luigi Manconi e Andrea Boraschi
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il manifesto 19.11.06
In diretta dai giorni di Budapest
La rivolta ungherese in «Abbiamo quaranta fucili compagno colonnello» di Sándor Kopácsi
di Umberto D'Angelo
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• Santiago Calatrava ha tenuto una lezione alla Facoltà di Architettura di Valle Giulia nel maggio scorso. La registrazione video di quell'evento, particolarmente emozionante, è disponibile al seguente indirizzo:
http://tv.architettiroma.it/
(segnalazione di Teresa Colombo)