martedì 22 luglio 2008










l'Unità 22.7.08
Piccolo Eliseo. Teatro gremito, l’ex presidente della Camera incalzato dal pubblico, «fagiolini» in massa: «Si deve ritrovare l’umano incontenibile»
Bertinotti sul palco: e scatta l’autoanalisi della sinistra sconfitta
di Simone Collini
Si fa presto a dire: perché la sinistra ha perso. Fausto Bertinotti vola alto, ma c’è chi lo supera e va su su su, fino ai più reconditi abissi della psiche. L’ex presidente della Camera prova a zavorrare il discorso con richiami al contributo del movimento operaio, ma quelli su su che si librano attaccati all’«eterno ritorno nietzschiano», su su sospinti dall’«irrisolto conflitto uomo-donna».
Fuori dal Piccolo Eliseo di Roma preme un discreto numero di persone. Si lamentano, non li fanno entrare. Dentro al teatro la sala è strapiena. In prima fila Massimo Fagioli, lo psichiatra che con le sue analisi, secondo alcuni, ha portato Bertinotti sulla strada della «nonviolenza»; secondo altri, lo ha più semplicemente portato su strade che non portano esattamente verso il consenso popolare. Nelle file dietro tanti “fagiolini”, come vengono chiamati i suoi discepoli.
Viene presentato l’ultimo numero della rivista “Alternative per il socialismo”, di cui Bertinotti è direttore, e che ha per titolo: “Le ragioni di una sconfitta”. La formula scelta vuole dare l’idea della «ricerca condivisa», per dirla con le parole utilizzate dall’ex presidente della Camera: dopo un breve discorso iniziale, dalla platea verranno rivolte domande. E i “fagiolini” afferrano il microfono, tirano fuori fogli scritti e giù a parlare chi cinque, chi dieci, chi quindici minuti del «circolo mostruoso produzione-consumi», di «persona precedente l’identità», di «guerra mortale tra generi in un mondo dominato dal maschile».
Bertinotti, aprendo l’incontro e per spiegare le ragioni di una sconfitta, parte dal fallimento del governo Prodi e dalla percezione della Sinistra arcobaleno come di un progetto in cui non credevano alcuni degli stessi promotori. Ma dopo un po’ di “domande”, con alcuni che si ricollegano o citano “domande” precedenti (gettonata quella del «professor Masini»), Bertinotti un po’ tenta di arginare il discorso riconducendo al tema proposto, un po’ cede alle sollecitazioni e cambia di livello. E così dice che il primo passo da compiere, ora, per tentare di far tornare maggioranza la sinistra, è questo: «Si deve ritrovare l’umano incontenibile che sta fuori dal dominio capitalista». Fagioli si sistema gli occhiali scuri sul naso e annuisce dalla prima fila. Dietro tante ragazze e ragazzi, ad applaudire, molte signore eleganti. Sandro Curzi ha lasciato la sala da un po’. Franco Giordano entra nel bel mezzo di una domanda e rimane spalle al muro a guardarsi attorno con aria attonita. Umberto Pizzi, il fotografo che collabora con Dagospia, era arrivato tutto sorridente e ora se ne sta in un angolo con la macchina fotografica che gli penzola stancamente dal collo. Ancora il microfono tra le poltrone, altre domande. «È ancora presto per organizzare un pensiero», dice a un certo punto Bertinotti sostenendo che la risposta al perché della sconfitta della sinistra ancora deve essere trovata. Però una qualche idea ieri è venuta fuori.













l'Unità on line 22.7.08
Sinistra, l’eterno ritorno della sconfitta
di Alessia Grossi
«Ma se fate così quando si perde, quando si vince che fate?». Si difende così dall'oceanico applauso dei suoi lettori compiacenti Fausto Bertinotti all'ingresso al piccolo Eliseo di Roma. L'ex segretario di Rifondazione in veste di direttore della rivista «Alternative per il Socialismo» presenta, da un palco teatrale, come l'Edipo accecato, la sconfitta della sinistra.
Ha dedicato al tema persino un numero monografico dal titolo definitivo «Le ragioni di una sconfitta». È pronto dal podio Bertinotti, maniche di camicia, mani giunte e sigaro consolatorio ad «andare in profondità», a rimescolare le carte, a chiedere aiuto cominciando dagli astanti perché «la sinistra tutta possa condividere la sconfitta e ripartire». Ma quelli niente. Applaudono, ingrati.
La sala del Piccolo è stracolma, fuori la gente aspetta il proprio turno per salire. Non si sono nemmeno concessi un po' d'aria condizionata questi «comunisti» per espiare nel profondo le proprie colpe, parrebbe. Non è così, lo dice il dibattito che segue la breve e «realistica» presentazione dell'ex presidente della Camera. Lui parla dell'hic et nunc. «Questa, senza esagerazione - ché già c'è chi si diverte a spararla sempre più grossa - è una sconfitta storica - si confessa Bertinotti. È dal dopoguerra che la cultura di sinistra non è mai stata così minoritaria e quella di destra tanto maggioritaria - continua l'ex segretario. Ora abbiamo un compito allo stesso tempo drammatico e gioioso, costruire una ricerca condivisa». E dal generico entra nel particolare Bertinotti, al fallimento del governo Prodi e spiega: «Il progetto della Sinistra l'Arcobaleno era un progetto destinato a fallire perché non ci credevano nemmeno gli stessi promotori».
Ma quelli niente. Quelli seduti nelle prime otto file riservate della sala non sono venuti certo per ascoltare. Così quando il moderatore Luca Bonaccorsi lascia loro la parola per le domande comincia a sentirsi un fruscìo di fogli, cori di voci che si schiariscono e passaggi di microfono. E uno dopo l'altro giù a snocciolare altro che domande, risme e risme di «letture personali», e non della sconfitta. C'è chi «deve dar ragione a Marx», chi a Hegel, chi a Nietzsche.
Il la lo dà il gettonatissimo prof. Masini, che «ha vissuto la dittatura cinese» (questo ce lo suggerirà con una strizzatina d'occhio un'altra intervenuta). Vuole fare un distinguo il professore fra il «fenomeno dell'immigrazione e lo sfruttamento della classe operaia», e lo fa ripartendo dallo schiavismo, dalla storia degli indigeni d'America, dalla tratta degli schiavi neri, tanto per non tralasciare niente che possa aiutare a capire la sconfitta della sinistra in Italia. Chissà se ha colto il nesso Franco Giordano che scende le scale della sala proprio in quel momento.
Segue l'intervento della «storica» che siede due file avanti. A lei sembra doveroso in questa sede ripartire dal rapporto uomo- donna per capire «perché il capitalismo fagocitante abbia bisogno dell'immigrazione». Presto detto: «Se le donne si emancipano non fanno più figli, manca la forza lavoro e così il capitalismo ha bisogno di nuovi schiavi». Bertinotti dal palco dovrebbe rispondere, ma in assenza di domande si limita a dire che «è ancora presto per dare vita ad un pensiero» e nel frattempo chiede «generosità agli astanti». «Azzerare tutto per ripartire sì - dice il presidente- ma difendo la classe operaia. Non si butti via il bambino con l'acqua sporca». Poi di nuovo una domanda. E dalla platea si vola verso l'«all'eterno ritorno nietzschiano». E allora ve lo siete voluto. Sandro Curzi abbandona la sala.
Fausto Bertinotti tenta di riportare tutto alla questione della sconfitta. Prova a difendere il femminismo, la lotta operaia, a ritrovare il punto, la storia, l'Italia, concede la sintesi più aulica possibile, dice che in fondo «quello che stiamo dicendo è che se si ritrova l'umano, l'individuo, e si costruisce un nuovo senso del noi condiviso si può ripartire».
Ma questo non basta, questo non è un dialogo. Gli interlocutori si sono preparati da casa a fare bella figura e hanno legato i loro interventi indissolubilmente l'uno all'altro, la risposta del presidente non era prevista nel canovaccio. Dunque si ritorna -come direbbe Nietzsche- sull'uomo e sulla donna, sulla dicotomia razionale - irrazionale, sulla libertà sessuale e il '68. C'è anche chi azzarda un parallelo con i primi anni della rivoluzione bolscevica.
«Con la nostalgia di altre epoche non si aiuta a ripensare l'oggi» tuona Aldo Garzia, redattore della rivista dalla poltrona accanto a quella di Bertinotti. Ma il dibattito sembra ormai avviato all'autocelebrazione della specie. La specie dei seguaci di Massimo Fagioli, lo psichiatra che vanta il merito di aver fatto entrare «la psiche dell'uomo in politica». Colui che al fallimento del comunismo dice di aver «offerto a Bertinotti una nuova strada da percorrere: la realtà umana». Per citare Bertinotti che cita Antonio Gramsci: «Siamo a uno dei punti più difficili della nostra storia. Ma siamo proprio sicuri che ci sia «bisogno di tutta la vostra intelligenza»?
(segnalato da Walter Di Mauro e Paolo Izzo)











Repubblica 22.7.08
Dibattito sulla débacle del Prc, ovazione dai "fagiolini". L'ex presidente della Camera: al congresso da delegato semplice
Bertinotti: dopo la lotta passo allo studio
di Mauro Favale

ROMA - Le "ragioni della sconfitta" si perdono in un applauso lungo, caloroso e inaspettato. Quando Fausto Bertinotti fa il suo ingresso nella sala del Piccolo Eliseo le oltre ducento persone presenti lo accolgono con un affetto che sorprende l´ex segretario di Rifondazione: «Ma se fate così quando si perde, allora cosa succede quando si vince?». Le occasioni pubbliche dopo il disastroso risultato elettorale, per l´ex presidente della Camera, sono state poche e selezionate. Ieri a riempire la sala di un teatro romano (con una cinquantina rimasti fuori senza posto) è stata la presentazione del sesto numero della rivista di cui Bertinotti è direttore, Alternative per il socialismo. Titolo del numero monografico: "Le ragioni di una sconfitta". Ma il pubblico, composto in prevalenza da donne, molte "fagioline" (le seguaci dello psicanalista Massimo Fagioli, amico e ispiratore, si dice, di alcune svolte politiche di Bertinotti), le responsabilità della sinistra fuori dal Parlamento non le addossa a lui.
Tra presenti solo fedelissimi, da Franco Giordano, segretario uscente, a Gennaro Migliore, ex capogruppo alla Camera, a Sandro Curzi, consigliere Rai, già direttore di Liberazione. Gli spettatori lo salutano quasi come un salvatore: «Non ha fallito - dice convinto un quarantenne - e spero che avanzi una proposta politica nuova». Lui, però, avrebbe già deciso il suo futuro: delegato semplice al congresso del Prc che si apre giovedì a Chianciano, in appoggio alla mozione Vendola. Dopo, avanti con la ricerca politica. Anzi, la recherche. Perché la rivista non è che l´inizio: «Ce n´est que en debut - dice citando la frase del maggio francese - ma continuons la recherche, più che le combat». Impegno teorico, dunque. «Non ci sono uomini per tutte le stagioni», dice. Una frase pronunciata più volte anche da Romano Prodi nei suoi due anni a Palazzo Chigi. Bertinotti si sente «portatore di una sconfitta», vorrebbe parlare degli errori, del programma di 281 pagine «che voleva essere un manuale per risolvere i problemi ma che ha evidenziato la mancanza di un chiarimento sulla linea strategica».
Al Piccolo Eliseo, però, il dibattito scivola sui massimi sistemi, diventa quasi una seduta di psicanalisi, monopolizzata dagli interventi-fiume dei "fagiolini" che parlano di schiavitù, emancipazione della donna, identità, scienza. A pochi interessa il congresso e la disputa tra Vendola e Ferrero: «Non ci piace né uno né l´altro», dicono due ragazze. «Semplicemente, Bertinotti non si cancella».

il manifesto 22.7.08
Bertinotti delegato studioso

«Non ci sono uomini per tutte le stagioni». Fausto Bertinotti parlerà a Chianciano sabato, da «semplice delegato di Cosenza», come tiene a precisare durante una presentazione a Roma dell'ultimo numero della rivista «Alternative per il socialismo». «La mia storia di direzione politica - conferma l'ex presidente della camera - è finita. La vita politica per me finirà domenica al congresso di Rifondazione ma come ricercatore nel campo della politica mi impegno a proseguire». Le ambizioni, di tipo diverso dal passato, non mancano. La sconfitta e le difficoltà della sinistra hanno bisogno di una riflessione teorica forte. Per questo attorno ad «Alternative» nascerà un centro studi, una serie di convegni e un'associazione di lettori in tutta Italia. I «luoghi della ricerca politica si stanno prosciugando. E la sconfitta - spiega Bertinotti - non è un fatto contingente ma è dovuta a una carenza di analisi teorica. Il destino della sinistra è legato all'Europa e occorre reinventare un'autonomia rispetto alla politica corrente»

Asca.it 21.7.08
SINISTRA: BERTINOTTI, UNITÀ? QUELLO CHE PENSO LO DIRÒ AL CONGRESSO
qui (segnalazione di Walter Di Mauro)

Asca.it 21.7.08
SINISTRA: BERTINOTTI, SOLO CON RICERCA CRITICA POSSIBILE UNA RINASCITA
qui (segnalazione di Walter Di Mauro)

Panorama on line 21.7.08
Torna Fausto, l’ex Subcomandante. Ora da soldato semplice farà il direttore
qui