domenica 16 dicembre 2012

I  GIORNALISTI DELL'UNITA' IERI ERANO IN SCIOPERO
IL QUOTIDIANO NON E' USCITO
IL NUMERO 50 DI LEFT SARA' NELLE EDICOLE
CON L'UNITA'
DOMANI LUNEDI 17 DICEMBRE
CON "TRASFORMAZIONE"
DI MASSIMO FAGIOLI


L'ARTICOLO DI MASSIMO FAGIOLI E' DISPONIBILE QUI

SULLA STAMPA DI OGGI:



l’Unità 16.12.12
Caro Ingrao mi hai convinto
La lettera di Ettore Scola

su spogli
l’Unità 16.12.12
Quella sera suonammo a casa di Pietro
di Andrea Satta

su spogli

Da domani il film in edicola con l’Unità
Un’altra grande iniziativa del nostro giornale in collaborazione con Luce Cinecittà. Da domani e per due settimane troverete in edicola con l’Unità «Non mi avete convinto», il film documentario di Filippo Vendemmiati dedicato a Pietro Ingrao (7,90 euro più il prezzo del giornale). Ingrao, 97 anni, si racconta a distanza con uno studente degli anni Ottanta che attraverso la radio ascolta un suo intervento durante il XVI Congresso del Pci (marzo 1983). Una lunga intervista ad Ingrao realizzata da gennaio a giugno 2012, corredata da materiali d’archivio anche inediti e commentata dalla musica dei Tetes de Bois. Un lavoro appassionato, un «film d’amore» come lo ha definito il regista su un uomo che ha attraversato con coerenza e lucidità il Novecento.

l’Unità 16.12.12
Europa progressista si schiera con Bersani e col Pd
Desir e Venizelos: sì può cambiare
Alla conferenza «Progressive Alliance» i leader di Ps, Spd e dei partiti di centrosinistra di tutto il mondo
di Simone Collini

su spogli






l’Unità 16.12.12
Harlem Désir
«È ora di lasciarci alle spalle il fallimentare ciclo della destra»
«L’Europa è al centro della crisi mondiale anche grazie alle politiche seguite dai conservatori in tutte le loro declinazioni, tecnocratiche e populiste
di U. D. G.

su spogli





l’Unità 16.12.12
Evangelos Venizelos
«Dalla vittoria italiana una Ue più solidale e più giusta»
«La sfida è cambiare l’idea stessa di Europa, nel nome di principi alternativi
a quelli dei conservatori Stop agli egoismi nazionali per tornare a crescere»
di Umberto De Giovannangeli

su spogli

l’Unità 16.12.12
Il segretario: Monti non ci preoccupa
D’Alema: «Curioso se divenisse il leader di chi l’ha sfiduciato»
Orfini: «Nel listino solo società civile, i big si candidino ai gazebo»
Vendola: «Ricostruire insieme la politica»
di S. C.

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il Fatto 16.12.12
Pier Luigi Bersani
La sinistra a un passo dal potere: “Vincerò”
di Paola Zanca

HA SUPERATO LE PRIMARIE, È ALLA GUIDA DI QUELLO CHE I SONDAGGI INDICANO PRIMO PARTITO, MA LA CANDIDATURA DEL TECNICO PUÒ ROVINARGLI I PIANI
Io sono tranquillo, non c’è nessuno più tranquillo di me. Non ho nessuna preoccupazione: aspettiamo che ci siano decisioni e si esca da una discussione un po’ stucchevole”. A Pier Luigi Bersani, che Mario Monti rimanga sulla scena, non fa paura. Preferirebbe restasse “in una posizione di terzietà”, magari al Quirinale, ma non può farci nulla. Ieri, per la prima volta da quando è stato incoronato dalle primarie, si è fatto rivedere con i suoi due alleati di “sinistra”, il socialista Riccardo Nencini e Nichi Vendola, leader di Sel. Con questa alleanza è convinto di poter vincere le elezioni. Ha perfino pensato dove festeggiare: in Germania, “sarebbe una grandissima soddisfazione...”. E ai progressisisti europei riuniti ieri a Roma ha promesso: “Vincerò per l’Italia e anche un po’ per voi”.









L’Huffington Post 16.12.12
Primarie Pd, Matteo Orfini: 

"Tutti i parlamentari e dirigenti si misurino con gli elettori. Lista bloccata solo per la società civile"
di Pietro Salvatori

qui
Repubblica 16.12.12
Primarie Pd, solo 7 deroghe per gli “elefanti”
Quarantenni all’attacco: “Nel listino riservato la società civile, via i dirigenti”
di Giovanna Casadio

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l’Unità 16.12.12
Tra i vescovi e le elezioni tanti cattolici che votano Pd
La Cei, come è giusto, dirà la sua. Ma la simpatia per Monti non può spingerla fino a negare altre opzioni
di Domenico Rosati

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il Fatto 16.12.12
Rivelazioni
Il premier Monti e il suo “Avvenire” politico
di Marco Politi

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Corriere 16.12.12
Discesa in campo, sì dal 30% Più tra i votanti pd che nel Pdl
Favorevole il 44% tra i democratici, no da 8 su 10 nel centrodestra
di Renato Mannheimer

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Repubblica 16.12.12
Speriamo che il premier non cada in tentazione
di Eugenio Scalfari

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l’Unità 16.12.12
La Toscana e Firenze in ricordo della strage razzista
di Luigi Manconi e altri

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La Stampa 16.12.12
Lampedusa scoppia. In un solo giorno sbarcano 457 migranti
Soccorsi in mare, tra loro anche trenta donne
di Laura Anello

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il Fatto 16.12.12
In piazza
Le Agende rosse: “Fuori la verità sulla trattativa”
di Sandra Amurri

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Repubblica 16.12.12
Supplenti contro prof dilettanti, l’ultima sfida del concorsone
Domani la prima prova. Protesta dei precari: “Per noi è squalificante”
di Corrado Zunino

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l’Unità 16.12.12
Il dio delle armi e la religione dell’America
Quindicimila morti all’anno. L’attaccamento a bibbia e fucile vanno spesso insieme
di Massimo Faggioli

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il Fatto 16.12.12
La strage nella scuola del Connecticut
Usa, l’odore delle armi
di Furio Colombo

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il Fatto 16.12.12
La facile libertà di uccidere
Spesso più semplice comprare pallottole che cibo
E il governo federale può poco sulle leggi dei vari Stati
di Angela Vitaliano

su spogli

il Fatto 16.12.12
Adam, killer a 20 anni Il genio timido con la malattia delle armi
La madre gli insegnò a sparare: lui l’ha uccisa prima di compiere la strage dei bambini
di Alessandro Oppes

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La Stampa 16.12.12
Questi assassini seriali tirano sempre sui giovani
Un’ombra sul sogno americano L’odio omicida per gli innocenti
A differenza dei secoli passati le stragi adesso avvengono per mano dei singoli individui
L’elenco delle violenze letto in tv da Obama racconta un Paese spettrale
di Antonio Scurati

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Repubblica 16.12.12
Se gli assassini siamo noi
di Adam Gopnik

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Repubblica 16.12.12
Il ragazzo che non conosceva il dolore
Adam Lanza soffriva di una rara sindrome. Ha ucciso con le armi rubate alla madre
di Angelo Aquaro

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Repubblica 16.12.12
Lo scrittore Russell Banks è tornato in New England: “Qui siamo tutti sotto shock, serve una nuova legge sulle armi”
“Quel giovane alienato dalla tecnologia”
di Antonello Guerrera

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il Fatto 16.12.12
Il medievista Franco Cardini
Apocalisse, il grande classico di ogni crisi
di Silvia Truzzi

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Corriere 16.12.12
Perché le nostre bambine leggono peggio di 5 anni fa
L'Invalsi: i nativi digitali hanno difficoltà con i libri
di Alessandra Mangiarotti

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La Stampa 16.12.12
Frank Gehry
Non sono quello che accartoccia i fogli
Nello studio del grande architetto, a Los Angeles: “Questa era una città creativa e aperta all’innovazione, così ha alimentato i miei progetti”
di Benedetto Camerana

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Corriere Salute 16.12.12
Il gran furore epistolare del «grafomane» Cajkovskij
di Alberto Paleari

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Corriere Salute 16.12.12
Quasi una forma psicanalitica

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Corriere La Lettura 16.12.12
Quanto sangue in un mare di sabbia Le amare lezioni delle guerre in Libia
A un secolo dal trattato che consegnò all'Italia il controllo di Tripoli sconfitte e rivincite del nostro esercito contro gli arabi e gli inglesi
di Antonio Carioti

su spogli
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Corriere La Lettura 16.12.12
L’uomo in cerca di se stesso
Eravamo tre Ulisse al pub
Omero, James Joyce, Ezra Pound: dialogo con l'eroe dell'ignoto
di Giulio Giorello

su spogli




Il Sole 24 Ore Domenica 16.12.12
La svolta retorica di Nietzsche
Le lezioni del 1871-1874 testimoniano una scoperta cruciale:
la parola può essere usata non per dire il vero ma come pura energia sonora
di Alessandro Pagnini
nelle edicole
Il Sole 24 Ore Domenica 16.12.12
Greci e Romani
Le due vie dell'eloquenza
di Friedrich Nietzsche
nelle edicole
Il Sole 24 Ore Domenica 16.12.12
Semplicità insormontabili
Bagnarsi nel fiume di Eraclito
di Roberto Casati e Achille Varzi
nelle edicole













Il Sole 24 Ore Domenica 16.12.12
Com'era umano Darwin
In un'epoca in cui l'80% del Pil dell'Impero britannico
derivava dal commercio di schiavi e delle merci da loro prodotte
non era affatto scontato mantenere posizioni umanitarie
di Guido Barbujani
nelle edicole


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Il Sole 24 Ore Domenica 16.12.12
UN INSERTO DI QUATTRO PAGINE SU AMORE E PSICHE
CON NUMEROSI ARTICOLI SUL TEMA
di Fernando Mazzocca, Ada Masoro, Carlo Carena, Marco Carminati, Marina Mojana
nelle edicole

Pubblico Giornale 16.12.12
Comunicato sindacale dell’assemblea di redazione

Il 18 dicembre Pubblico compie tre mesi. Tre mesi in cui ciascuno di noi ha dato il meglio per raccontare cosa sta accadendo in questo momento nel nostro Paese. E per rappresentare quanti non si sentono rappresentati. Lavoratori, ricercatori, disoccupati, precari, innovatori. Lanciarsi in una scommessa come la nostra richiede coraggio, fantasia, generosità e rigore. Nelle ultime ore però l’azienda, con una tempistica inaccettabile, ci ha comunicato che la tenuta economica è grave al punto da palesare già nei prossimi giorni uno scenario di messa in liquidazione della Pubblico edizioni srl. E tutt’ora non abbiamo nessuna certezza né garanzia su cosa verrà dopo. Di sicuro non accettiamo di essere liquidati in modo così brutale. Qualsiasi decisione dovrà avvenire nel confronto con la redazione e le rappresentanze sindacali. Alla vigilia di un consiglio di amministrazione e di una assemblea dei soci che dovranno decidere il futuro di circa trenta lavoratori e di tutti i collaboratori, facciamo appello al senso di responsabilità di tutti. Dell’amministratore delegato di questo giornale Tommaso Tessarolo, del direttore Luca Telese. E poi di tutti i soci che hanno investito in questa impresa. Davanti abbiamo mesi cruciali e una campagna elettorale decisiva per il futuro del Paese. Noi vogliamo esserci. E per esserci abbiamo il dovere di far fronte alla situazione di difficoltà che il nostro giornale vive in queste ore con la stessa dignità e lo stesso coraggio delle persone che abbiamo raccontato in questi mesi. Lo dobbiamo a loro. E lo dobbiamo a noi stessi, che in questo progetto abbiamo investito tutto. Vogliamo continuare a crederci. Ai lettori chiediamo di sostenerci scegliendo questo giornale ogni giorno. Ma domani nelle edicole Pubblico non ci sarà. Mentre il sito oggi non sarà aggiornato. Scioperiamo in difesa del nostro lavoro, di queste pagine e della possibilità di continuare a scriverle, senza perdere diritti e dignità.

L’assemblea dei redattori di Pubblico






























DA NON PERDERE:
l’Unità 9.12.12
«La politica è di tutti»
Pietro Ingrao: quel che è stato e le speranze per il futuro
Testo tratto dal discorso di Pietro Ingrao a Brescia per il quinto anniversario della strage di Piazza della Loggia
di Pietro Ingrao
(qui)

DIETRO QUEGLI ORDIGNI, E DIETRO QUELLI CHE AVEVANO TRAMATO LA STRAGE DI BRESCIA, C’ERANO UNA VOLONTÀ E UN ODIO CHE ANDAVA OLTRE L’ATTO CHE COMPIVANO. CREDO CI FOSSE UN ATTACCO PROFONDO CONTRO TUTTA UNA STORIA DEL NOSTRO PAESE, CONTRO LA SUA EREDITÀ E LA SUA RICCHEZZA PIÙ GRANDE. Contro una svolta storica che si era compiuta nel nostro secolo, contro quell’atto fondante di tutta la nostra vita, quella pagina alta che si chiama la Resistenza italiana. Furono anni grandi e terribili ma straordinari quelli che vivemmo allora, quell’esperienza occupò tutta la vita del pianeta e per quelli di noi che vi parteciparono fu davvero uno scontro totale per la vita e per la morte. Sentimmo che era in gioco la ragione per cui scriviamo questo nome «antifascismo» e lo portiamo dentro l’animo nostro, le nostre carni, la nostra vita e lo facciamo vivere nelle nostre bandiere. Fummo costretti a combattere un nemico totale, implacabile, che non chiedeva questo o quello, ma che voleva tutto, che mirava al dominio del mondo. Perciò in quei giorni sentimmo che ci giocavamo tutto e che si discuteva non della sorte di uno o di altri e nemmeno di un solo popolo ma davvero di qualcosa di profondo e di generale. Scoprimmo un orizzonte nuovo, imparammo cose che fino ad allora a tanti di noi, quale che fosse la loro corrente, ancora non erano pienamente chiare. Scoprimmo un senso dell’uomo, una concezione nuova della libertà, una visione dei popoli, della loro identità, della loro storia. E imparammo che la libertà non poteva essere divisa e valere solo per alcuni e non per altri e l’indipendenza non poteva essere riconosciuta a un popolo senza che fosse minacciata poi anche per altri popoli (...).

Non per caso si trovarono improvvisamente l’uno di fianco all’altro uomini che avevano pensieri distanti, uomini di fede cristiana e altri di fede marxista, e collettivisti e liberali, e laici e socialisti. Ma tutti imparammo a condurre una battaglia comune per affermare la volontà di riconoscersi come nazione, di affermare il diritto e la capacità di decidere da sé. La vera vittoria che noi cercavamo non era solo colpire il nemico, ma fare crescere il popolo, la sua unità, la sua volontà di combattere e di difendere se stesso, la sua capacità di vivere un’esperienza comune. E così diventare più forti, ciascuno come individuo, conquistare una libertà più grande, una capacità di trasformare non solo piccole cose, ma tutta intera la vita intorno a noi (...).

Proprio questa grande speranza di fare crescere una vita del popolo, in cui non tutte le teste diventano uguali ma restano diverse e riescono lo stesso a ritrovarsi e a costruire insieme un avvenire comune, era quella che più odiavano gli uomini della strage di Piazza della Loggia. Avevano paura che ci incontrassimo, che ci ritrovassimo. Questo volevano colpire e distruggere. Perché la crescita di questo grande incontro, di questa civiltà nuova di un mondo del lavoro che si organizza, non solo era la negazione totale del fascismo, ma era un fatto straordinario. È la grande impresa cominciata in questo secolo e che, se riusciremo a farla camminare, romperà domini secolari, spezzerà antiche oligarchie, chiamerà ciascuno di noi finalmente a pensare, vivere, organizzarsi in modo nuovo. Perciò quello che avvenne il 28 di maggio del 1974 a Brescia non fu un episodio tra i tanti, ma fu un punto nodale di un grande scontro nella vita italiana. Dinnanzi a questo popolo che cresceva c’è stato chi, terrorizzato, mise in piedi e portò avanti la strategia della tensione che non fu solo morte e sangue, ma fu un disegno, un complotto, un tentativo di spaccare il Paese.

Chi spara e mette le bombe non vuole che ci siano organismi, partiti, sindacati, circoli, di idee diverse, che imparano a tessere un dialogo e a fare crescere la lotta comune. Non vuole che a contare siano molti perché chi vuole ridurre la vita dell’Italia a uno scontro di killer ha voi lavoratori nel mirino. Vi vuole cacciare dentro le case, vuole bloccare le assemblee in cui si discute, colpire quello che invece noi vogliamo ardentemente. Quante volte hanno raccontato, nei secoli, che chi decideva erano quelli che stavano in alto? E voi avete sperato, insieme, che venisse un tempo in cui non decide uno o un altro, ma tutti insieme. Questa speranza della politica è di tutti, non la lasceremo morire, la porteremo avanti con tutte le forze nostre. Perché abbiamo imparato che così davvero possiamo contare e fare crescere noi stessi. Se ci dividiamo, se ci rompiamo, se abbiamo paura, se ci chiudiamo nelle case, se lasciamo la decisione alla pistola e alle bombe tutti perdiamo il meglio di noi stessi e alla fine, anche quando viene ammazzato uno che non è della parte nostra, siamo anche noi che paghiamo perché diventiamo più deboli (...).

Noi rispondiamo che vogliamo e possiamo difendere insieme il diritto alla vita, il diritto alla libertà e al tempo stesso l’unità del nostro Paese senza cancellare le differenze, il confronto delle idee, proprio perché abbiamo imparato a concepire l’unità non come qualcosa in cui diventiamo tutti uguali e tutti gli stessi, ma come ricchezza, creatività, pluralità di idee che però sa darsi un orizzonte, un progetto, un metodo comune. La democrazia voluta nella Costituzione sa aprire nuovi orizzonti, sa rinnovare la vita nostra, sa correggere guasti, ingiustizie, sa cancellare oppressioni. E qui c’è un messaggio che dobbiamo far arrivare alle nuove generazioni per impedire che passi chi predica ai giovani sfiducia, chi insinua il disprezzo della libertà e della vita comunitaria, chi addirittura gli dice ma sì, dedicati all’esaltazione della prepotenza, buttati alla guerra dell’uomo contro l’uomo.


















l'Unità 13.12.12
Noi e Ingrao. Un film d’amore
Le riprese, i silenzi, le domande «Ma a te piace questo mondo?»
Lavorare al film su uno dei massimi leader storici del Pci, forse il più amato e il meno potente, è stato un incontro umano vibrante, un ripasso di emozioni e di ideali. Ma senza santini, sia chiaro
di Filippo Vendemmiati


 









Latina Oggi 6.12.12
Dal lavoro all’arte
Roberta Pugno, omaggio all’80° del capoluogo pontino
di Gaia Maretto

qui

La Provincia 6.12.12
Pittura, torna Roberta Pugno
di Li. P.

qui


ne ha parlato anche Trovaroma di Repubblica, qui

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