LA VIGNETTA DI STAINO COMPARE IN PRIMA PAGINA SULL'UNITÀ DI OGGI
L’astensione in tutto il Paese è stata del 51,5% e a Roma quasi del 55%.
A Roma abbiamo votato per Ignazio Marino in 664.490 donne e uomini sui 2.359.119 che avrebbero avuto diritto a farlo.
Il risultato per Marino rappresenta solo il 28% dei consensi delle elettrici e degli elettori romani.
Marino ha preso meno voti di quanti ne ebbe Rutelli quando perse contro Alemanno quattro anni fa...
Berlusconi ha perso catastroficamente a Roma e ovunque in Italia.
Ma Letta ha dichiarato - davvero genialmente! - che il risultato delle elezioni conferma il governo delle “larghe intese”...
Mah!
l’Unità 11.6.13
La democrazia malata
di Carlo Galli
su spogli
Repubblica 11.6.13
L’amaca
di Michele Serra
Niente
di personale contro Gianni Alemanno, ma che a Roma non ci sia più un
sindaco che viene dal neofascismo è una notizia di rilievo mondiale.
Roma — come New York, Parigi, Londra e pochissime altre — è città che
appartiene al mondo, e non solamente alla nostra precaria e smemorata
democrazia, che aveva riportato i saluti romani sugli scaloni del
Campidoglio. Che a Treviso sia stato sindaco un figuro che inveiva
contro “i negri” fa parte solo della miserabile (e anche ridicola)
cronaca locale, e al di là del confine a nessuno poteva importare
qualcosa. Ma Roma è Roma, e l’esito nero delle amministrative precedenti
(dopo la ricandidatura suicida di Rutelli) è stata una delle catastrofi
simboliche della sinistra italiana. Ora speriamo che Ignazio Marino,
eletto da tanti dei pochi romani che sono andati a votare, non consenta
al Pd di equivocare sul risultato, magari attribuendolo all'avvenuta
digestione delle “larghe intese” da parte di un elettorato sempre prono.
Marino era un candidato anomalo, poco partitico, molto irrequieto sul
fronte della riforma della politica. Tenga duro perché adesso molti di
quelli che persero Roma cinque anni fa cercheranno di attribuirsi il
merito della sua vittoria.
il Fatto 11.6.13
Casse vuote urne vuote
di Antonio Padellaro
su spogli
il Fatto 11.6.13
Dinastie. Nel giorno della “cacciata”, la moglie finisce al Viminale con Alfano
Lacrime e casta, così saluta il sindaco
Fino all’ultimo Alemanno: licenziato lui, sistemata lei
di Fabrizio d’Esposito
su spogli
Corriere 11.6.13
La Chiesa pragmatica «Molto dipende da quello che farà»
Tarquinio: ha fatto un discorso misurato
di Aldo Cazzullo
su spogli
il Fatto 11.6.13
Disgusto e critica: gli italiani non votano
di Marco Palombi
su spogli
L’Huffington Post 10.6.13
L’astensionismo è forma di opposizione al sistema corrotto
di Carlo Patrignani
qui
il Fatto 11.6.13
Corazzieri e aiutanti di campo
Scusaci, Macaluso, se noi siamo liberi
Infastidito
dall’esistenza di un giornale libero che impedisce all’inciucio Pdl-Pdl
patrocinato dal suo santo protettore Napolitano di avere il 100% della
stampa ai suoi piedi, Emanuele Macaluso accusa il Fatto, sulla fu Unità,
di fare “il gioco sporco”. L’aiutante di campo ad honorem di Re Giorgio
ce l’ha con Furio Colombo (che ha chiesto indietro il suo voto al Pd) e
Barbara Spinelli (che osa farsi intervistare dal Fatto). Non capisce
“perché Colombo parli a nome di 10 milioni di elettori del Pd” (forse
perché i 10 milioni di elettori del Pd han votato contro B., sennò
votavano Pdl). E non è stupito dal “fatto che i Grillo e i Travaglio
giochino con le istituzioni. Stupisce invece che, con la loro storia di
democratici moderati, giochino a cambiare le carte in tavola”. In realtà
l’unica Carta cambiata è quella costituzionale, stravolta dall’idolo di
Macaluso. Che, lui sì, gioca con le istituzioni per patrocinare
l’inciucio salva-Silvio. Ma Macaluso vuole farci credere che Napolitano è
rimasto sul Colle contro lo spirito e la prassi costituzionale per
“sacrificio personale e senso del dovere”, per “salvare il salvabile”. E
il governo Pdl-Pd non aveva “altre alternative” (sic) perché i 5Stelle
han bocciato l’appetitosa offerta di un governo Bersani “col sostegno di
pezzi del gruppo dei grillini”. Ecco: il Pd chiede ai 5Stelle che hanno
appena vinto le elezioni se abbiano niente in contrario ad andare in
“pezzi” e scilipotizzarsi per sostenere il monocolore di chi le elezioni
le ha perse, e quelli non si eccitano neanche un po’. Che strana gente.
Naturalmente Macaluso sa benissimo che l’alternativa c’era eccome.
Specie con la candidatura Rodotà al Quirinale: bastava che il Pd lo
votasse, e il governo sarebbe nato l’indomani, come dissero Grillo e la
Lombardi. Ma per Macaluso “è una balla” perché “i franchi tiratori del
Pd sarebbero stati 250”. E di chi è la colpa se il partito di
centrosinistra non vuol saperne di votare un presidente di
centrosinistra? Del Fatto.
il Fatto 11.6.13
Web. Rodotà e Boldrini contro gli insulti in Rete
su spogli
il Fatto 11.6.13
Sicilia, notte ai seggi Pdl disintegrato e grillini in picchiata
di Sandra Rizza
su spogli
La Stampa 11.6.13
M5S
Ieri l’assemblea a Montecitorio
Tregua dei dissidenti “Veniamoci incontro”
Ma i fuoriusciti avvertono: presto altri addii
L’obiettivo dei dialoganti è di ribaltare i rapporti di forza per mettere in minoranza i fedelissimi
di Andrea Malaguti
su spogli
Corriere 11.6.13
M5S
«Nuovi allontanamenti? Tutto è possibile»
Crimi: per la prima volta parliamo con chiarezza su alcuni atteggiamenti
di Emanuele Buzzi
su spogli
Repubblica 11.6.13
Tutti i perché del caso Italia
Un saggio curato da Ilvo Diamanti sul voto e sul fenomeno Grillo
di Sebastiano Messina
su spogli
Repubblica 11.6.13
Golpe contro la Costituzione
Obama non ha giustificazioni
di Daniel Ellsberg
su spogli
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il Fatto 11.6.13
Iris: storie di cinema
Il genio di Antonioni non fu profeta in patria
di Patrizia Simonetti
su spogli
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La Stampa 11.6.13
Norman Mailer
Il demonio esiste: dico sul serio
di John Freeman
su spogli
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Corriere 11.6.13
Già la guerra civile di Atene «arruolava» i suoi storici
I fautori dell'oligarchia contro i partigiani democratici
di Paolo Mieli
su spogli