OGGI
Sabato 8 giugno 2013 ore 19.00
il Circolo dei lettori Upsilamba
incontra Alessandro Portelli
libreria Arion Palazzo delle Esposizioni, via Milano 15-17, Roma
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Per Appiam '13Ex Cartiera Latina, via Appia Antica 42, RomaPsiche e Arte. Convegno sul rapporto tra arte e psichiatriaa cura di Eva Gebhardt e Luca Giorginiintervengono: Eva Gebhardt, Simona Maggiorelli, Daniela Polese, Luca Giorgini, Fulvio Iannaco, Ugo Tonietti.
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Nel quasi assoluto silenzio dei media e approfittando dell'estate in arrivo, il Consiglio dei ministri del governo Berlusconi-Letta, serenamente, "deroga" dalla Costituzione!!!
Emma Bonino e Andrea Orlando si "salvano l'anima" facendo obiezione, ma poi anche loro subiscono e - non sfiorati minimamente dal pensiero di potersi dimettere per protesta - restano tranquillamente lì nel governo a condividere la complicità con gli altri!!!
Come potremmo definire tutto questo? E chi la difende adesso la Costituzione?
Oggi Bonino e Napolitano si recano a rendero omaggio al papa. Ci dobbiamo aspettare altre "deroghe"???
Repubblica 8.6.13
Rispettare l’articolo 138
di Alessandro Pace
Nella
riunione del Consiglio dei ministri di giovedì scorso, dedicata
all’approvazione del disegno di legge costituzionale relativo al
percorso delle riforme, solo due ministri, Emma Bonino e Andrea Orlando,
hanno sollevato obiezioni circa la riduzione da tre mesi ad uno
dell’intervallo intercorrente tra la prima e la seconda approvazione del
testo delle leggi costituzionali eventualmente modificative della forma
di governo, del bicameralismo paritario e dei rapporti Stato-regioni.
Entrambi i ministri hanno giustamente fatto notare l’importanza
dell’intervallo dei tre mesi previsto dalla stessa Costituzione
invitando alla cautela. Quell’intervallo è stato infatti voluto dai
Costituenti allo scopo precipuo di poter discutere, prima del voto
definitivo (senza possibilità di emendamenti), sulle modifiche approvate
in prima lettura. È stato loro replicato che con una legge
costituzionale ad hoc – come quella in discussione – si può derogare al
procedimento previsto in Costituzione!
È bene allora ricordare alcuni concetti elementari, ma fondamentali.
1. La nostra è una costituzione rigida, che come tale si pone al vertice dell’ordinamento, al di sopra di tutte le leggi, siano esse ordinarie che costituzionali.
2. Il procedimento “speciale” di revisione costituzionale ha la funzione di “adeguare” la Costituzione alle mutate esigenze storiche, sociali e politiche. È quindi esercizio di potere costituito, non costituente. Parlare, con riferimento al momento attuale, di “percorso costituente” è frutto di ignoranza oppure sottende intendimenti eversivi.
3. Per quanto detto, il procedimento di revisione previsto nell’articolo 138 rinviene il suo fondamento giuridico nella Costituzione, di cui deve rispettare i limiti sia formali che sostanziali. Una legge di revisione costituzionale, come quella di cui giovedì scorso è stato approvato il disegno di legge, può quindi modificare l’articolo 138, ma, finché il 138 è in vigore, deve rispettarlo.
4. Nelle costituzioni rigide, il potere di revisione costituzionale incontra però un limite ulteriore. Le modifiche non devono surrettiziamente “flessibilizzare” il procedimento di revisione costituzionale. Il disegno di legge approvato giovedì non ha però la finalità di “modificare” l’articolo 138, bensì di “derogare” una tantum l’articolo 138. Il che è macroscopicamente illegittimo.
5. Siffatta deroga una tantum (sic!) consentirebbe infatti alle eventuali singole leggi modificative della forma di governo, del bicameralismo paritario e dei rapporti Stato-regioni di essere approvate con un procedimento difforme dall’articolo 138. È quindi una deroga, ma illegittima, perché esplica i suoi effetti nel futuro modificando surrettiziamente il procedimento di revisione costituzionale.
È bene allora ricordare alcuni concetti elementari, ma fondamentali.
1. La nostra è una costituzione rigida, che come tale si pone al vertice dell’ordinamento, al di sopra di tutte le leggi, siano esse ordinarie che costituzionali.
2. Il procedimento “speciale” di revisione costituzionale ha la funzione di “adeguare” la Costituzione alle mutate esigenze storiche, sociali e politiche. È quindi esercizio di potere costituito, non costituente. Parlare, con riferimento al momento attuale, di “percorso costituente” è frutto di ignoranza oppure sottende intendimenti eversivi.
3. Per quanto detto, il procedimento di revisione previsto nell’articolo 138 rinviene il suo fondamento giuridico nella Costituzione, di cui deve rispettare i limiti sia formali che sostanziali. Una legge di revisione costituzionale, come quella di cui giovedì scorso è stato approvato il disegno di legge, può quindi modificare l’articolo 138, ma, finché il 138 è in vigore, deve rispettarlo.
4. Nelle costituzioni rigide, il potere di revisione costituzionale incontra però un limite ulteriore. Le modifiche non devono surrettiziamente “flessibilizzare” il procedimento di revisione costituzionale. Il disegno di legge approvato giovedì non ha però la finalità di “modificare” l’articolo 138, bensì di “derogare” una tantum l’articolo 138. Il che è macroscopicamente illegittimo.
5. Siffatta deroga una tantum (sic!) consentirebbe infatti alle eventuali singole leggi modificative della forma di governo, del bicameralismo paritario e dei rapporti Stato-regioni di essere approvate con un procedimento difforme dall’articolo 138. È quindi una deroga, ma illegittima, perché esplica i suoi effetti nel futuro modificando surrettiziamente il procedimento di revisione costituzionale.
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