venerdì 31 ottobre 2003

Margherita Hack:
«la maggioranza della gente in Italia se ne frega della religione»

l'Unità 30.10.2003
«Il principio della laicità dello Stato non è mai stato rispettato»


FIRENZE La decisione di togliere il crocifisso dalle scuole del giudice dell’Aquila ha dato inizio a una serie di reazioni a catena che sembrano non trovare fine. Con un generale sdegno del provvedimento che trova approvazione un po’ in tutte le parti politiche. Tra le voci contro c’è invece la scienziata Margherita Hack, tra l’altro membro del comitato di presidenza dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. Per lei il provvedimento è un atto dovuto.
Perché?
«Ma perché mi pare che l’Italia sia uno stato laico e dunque è ovvio che non ci debba essere nessuno simbolo religioso nelle scuole: non c’è una religione di stato e dunque non ce ne deve essere nemmeno una preferita a un’altra. Tutt’al più ci dovrebbe essere una storia comparata di tutte le religioni, ma certamente non l’ora di religione cattolica. Oggi la società è cambiata, è diventata multietnica e multirazziale e non è un fatto che può essere ignorato».
Ma il crocifisso è il simbolo della nostra cultura.
«E questo cosa vuol dire! Anche se questa è la nostra cultura non si cancella mica se viene tolto un crocifisso. La cultura rimane, è qualcosa che viene assimilata fin da piccoli e rimane il fatto che a scuola si insegnano altre cose. Poi, se qualcuno vuole mandare i bambini a catechismo, o a scuole di religione, lo può sempre fare, non a caso gli ebrei e i musulmani hanno la loro scuola».
E i cattolici?
«Se la facciano. Ripeto, in Italia non esiste una religione di stato e non ci si può rifare a leggi del 1924 che poi sono state superate dal Concordato successivo e da altri articoli. Senza contare che la diversità della società di oggi rende impossibile qualsiasi raffronto con il passato. Oggi non c’è nessun motivo perché ci debba essere un simbolo religioso. Come succede in Francia, del resto, senza provocare lo sdegno di nessuno».
Piena solidarietà al giudice dunque.
«Assoluta. Ha agito benissimo e trovo assurde tutte queste critiche, così come trovo pazzesco che il ministro Castelli lo vada a sottoporre a un provvedimento disciplinare. È una vera pazzia».
C’è chi ci vede una questione di rispetto.
«Proprio non capisco. Nessuno vieta a chi è cristiano di rispettare il crocifisso, liberissimo di farlo, ma perché si deve imporre anche a chi non ci crede? Sono delusa anche per i politici che si sono affrettati subito a contestare questa decisione. Anche dai Ds mi aspettavo una reazione diversa».
Anche il presidente Ciampi ha preso una posizione netta.
«Sì, ma questo ormai non mi stupisce più. Con tutto il rispetto, il presidente Ciampi ha dimostrato più volte di essere debole di fronte a certi avvenimenti. Mi riferisco anche alla legge Cirami e al lodo Schifani. Che bisogno aveva di firmare subito?».
Comunque gli italiani che vanno all’estero rispettano la cultura del paese in cui si trovano.
«Già, ma questa gente lavora e vive qua. Questa è una questione di principio e in uno stato laico non ci devono essere simboli religiosi. Finché c’era una singola religione come nel ‘24 il crocifisso non dava noia a nessuno: tutta la popolazione era italiana, il 99% era cattolica e l’1% che rimaneva era comunque cristiano. Ma ora ci sono sempre più islamici, ebrei, buddisti, induisti e questa storia del simbolo religioso non ha più senso.
È vero che questa polemica è nata in un momento particolare.
«Esattamente. Questo tizio, poi, sembra anche abbastanza antipatico e arrogante. Ma il fatto in sé non deve distogliere dal problema reale che si pone».
Che fa nascere manifestazioni e dibattiti in tutto il paese.
«Mi sembra tutto così ridicolo, tanto più che la maggioranza della gente in Italia se ne frega della religione. Mi sembra piuttosto un’occasione per dare adito al razzismo, un pretesto che permette di scatenare le antipatie contro il diverso. E da questo punto di vista questo Smith non ha certo fatto un buon servizio alla sua comunità. Quanto meno lo poteva dire in un altro modo, ma almeno un vantaggio c’è stato».
Quale?
«Che finalmente è stato messo nero su bianco su un punto fondamentale: non è mai stato fatto rispettare il principio della laicità dello stato».