domenica 30 novembre 2003

Macaluso sul comunismo

Corriere della Sera 30.11.03
«I conti col comunismo? Li abbiamo già fatti,
il Pci non era il Msi»
intervista con EMANUELE MACALUSO


ROMA - «L’autocritica l’abbiamo fatta, fino in fondo». Al ministro Gasparri, che esorta la sinistra a «fare i conti con la storia», dai gulag alle foibe, Emanuele Macaluso replica senza esitazioni: gli esami sono finiti da tempo. «I conti con il socialismo reale e con il comunismo, così come si incarnò nell’Unione Sovietica, li abbiamo fatti autocriticamente, dicendo con chiarezza che il socialismo democratico ha vinto la sfida contro quel comunismo».
Niente da rimproverare ai leader di Pci, Pds e ora Ds?
«Già Enrico Berlinguer prese le distanze da quel regime e la svolta della Bolognina segnò poi una vera e propria cesura. Togliendo dal nome del partito la parola "comunista" abbiamo preso le distanze in modo netto. E ricordo che nell’89, ai tempi di Tien-an-Men, il Pci andò a manifestare sotto l’ambasciata cinese».
Gasparri invita D’Alema e Bertinotti a visitare le foibe e i «luoghi degli eccidi della guerra civile».
«Il comunismo di Bertinotti non è quello di Stalin, ma quello ideale di Marx. Quanto a D’Alema... Stiamo attenti, il Pci non è il Msi. E’ stato una forza fondante della democrazia italiana, ha fatto la Resistenza e nella Costituzione c’è la firma di Terracini. Che poi ci siano state dopo la Resistenza uccisioni da parte di forze che si richiamavano ai comunisti...».
Le «volanti rosse», ad esempio.
«Abbiamo fatto una battaglia per ribadire che quei fatti furono opera di gruppi che si staccarono da quegli ideali. Chi dopo la Resistenza ha ucciso a sangue freddo anche un fascista, è un assassino».
Quindi la storia della Resistenza non va riscritta.
«Penso di no, anche se io non ho nulla contro il revisionismo».
Quanto a Salò, la sinistra rispetta quei morti?
«Non ho nulla da rimproverare alla sinistra, ma non mi si dica che quella causa era uguale a quella della Resistenza. Salò fu una lotta sbagliata, anche se fatta da molti in buona fede. La Resistenza fu la causa della Patria».
E i gulag?
«Nel ’56 il Pci fece il grave errore di non appoggiare la rivoluzione ungherese, ma la condanna dei gulag è stata netta e va sempre ribadita».
Fassino quindi non avrà la sua Gerusalemme.
«I gesti simbolici sono stati fatti tutti, nel 1988 Fassino andò sulla tomba di Nagy contro il governo ungherese. Piuttosto, il segretario deve avere fermezza contro il fondamentalismo islamico che tende a colpire le conquiste del socialismo democratico. Ed essere molto chiaro quando dovrà fare alleanze con chi, come Cossutta, sbaglia gravemente a non condannare con nettezza le fucilazioni del regime di Cuba».