venerdì 28 novembre 2003

Marco Bellocchio: un incontro con il pubblico a Piacenza
e la distribuzione di "Buongiorno, notte"

Libertà venerdì 28 novembre 2003
MARCO BELLOCCHIO
Il regista piacentino ospite alla multisala Iris con il suo film su Moro
La follia? Questione di normalità
«I terroristi di oggi sono isolati e senza organizzazione»


Accantonato il progetto del "Mercante di Venezia", imbastita una collaborazione col Municipale per "Rigoletto" (regia nel marzo 2004), Marco Bellocchio ha iniziato a dar forma alla sua nuova pellicola, "Il regista di matrimoni", un'opera che «si lega idealmente a "L'ora di religione" e che, con quest'ultima - dice il cineasta-, «avrà in comune il protagonista, Sergio Castellitto». Eppure "Buongiorno, notte" non ha ancora finito di far parlare di sé: infatti, se da un lato la sua recente premiazione con il riconoscimento della critica europea ha fornito al suo autore un ennesimo motivo di orgoglio e soddisfazione, dall'altro non ha fatto altro che aumentare il rammarico per il trattamento che lo stesso regista bobbiese ha ricevuto all'ultima Mostra di Venezia, dove si è preferito non premiare il suo lungometraggio ritenendolo troppo poco internazionale. E, invece, ben 12 Paesi, tra cui Messico, Russia e Giappone, hanno acquistato il film per distribuirlo nei rispettivi circuiti interni. L'incontro con il pubblico, tenutosi alla multisala Iris 2000 nel corso di una serata organizzata con il supporto del Comune e della Fondazione Cineteca Italiana, ha fornito a Bellocchio la possibilità di discutere di questo e altri argomenti con una folta schiera di spettatori. «Il film non si pone come primo intento la ricostruzione storica - ha sottolineato il cineasta - ma mira a sostenere che la Storia non ha una ineluttabilità. La libertà del personaggio di Moro serve a raccontare che la vita può andare in un altro modo. Negli ultimi 25 anni tante cose sono cambiate. Bisogna interpretare il fatto, non fermarsi in superficie». Già, tanti cambiamenti si sono susseguiti. Ma gli ultimi attacchi terroristici possono essere considerati figli di quelli degli anni '70? «Probabilmente sì - dice Bellocchio - ma è cambiata la mentalità. Un tempo c'era un'organizzazione, oggi credo che i terroristi siano rimasti in pochi». Tuttavia, il regista piacentino non ha mai nascosto di voler lasciare ai margini il connotato storico: «Io non riesco a entusiasmarmi a ciò che sta dietro al fatto». E con ciò si spiega anche quella particolare rappresentazione dei brigatisti che qualcuno ha ritenuto assolutoria: «Io ho voluto far vedere i quattro carcerieri nel loro vivere quotidiano. A me, artista, interessa la rappresentazione della normalità della follia, che è la più pericolosa. È quella di cui si legge sui giornali». E tutto ciò è in coerenza con la sua idea di immaginazione, elemento portante del film: «Per saper usare la fantasia senza far male al prossimo - dice Bellocchio - è necessario avere un buon rapporto affettivo con la realtà, non solo un rapporto razionale. Le Br erano orientate alla non-affettività: il loro rapporto con la realtà era lucido ma freddo». Leonardo Sciascia, nell'agosto 1978, scrisse: «Forse ancora oggi il giovane brigatista (cioè Mario Moretti, n.d.r.) crede si possa vivere di odio e contro la pietà: ma quel giorno, in quell'adempimento, la pietà è penetrata in lui come il tradimento in una fortezza. E spero che lo devasti». E proprio il libro di Sciascia, "L'affaire Moro", ha inciso non poco sul messaggio del film: «La brigatista Anna Braghetti sa che dovrà pagare per tutta la vita per l'uccisione di Moro: l'affermazione di Sciascia aderisce alle figure dei quattro carnefici protagonisti della mia pellicola» ha sottolineato Bellocchio. Nel corso del dibattito c'è stato spazio anche per un richiamo al '68: «Negli anni '70 i giovani erano orientati all'eliminazione della figura paterna. L'omicidio del padre era visto come passaggio dall'adolescenza all'età adulta». E anche l'assassinio di Moro ebbe, infatti, una valenza simbolica. «Con il '68 si viveva un atteggiamento antipaternalistico ma si contestava, non si ammazzava. Se ammazzi il padre non ti liberi di lui. Al tempo, comunque, non era vero che non ci fossero le figure paterne. C'erano altri padri, come Stalin. Non era anarchia, bensì conformismo ideologico».

millecanali.it 27 Novembre 2003
I buoni risultati del Mifed


Si è conclusa con successo nei giorni scorsi alla Fiera di Milano la 70ma edizione del Mifed, il notissimo Mercato Internazionale del Cinema. Compatta la partecipazione delle grandi compagnie, con una crescita di quelle di provenienza asiatica. Notevole, poi, l’attenzione da parte di tutti i maggiori buyers.


Si è conclusa con successo nei giorni scorsi alla Fiera di Milano la 70ma edizione del Mifed, il notissimo Mercato Internazionale del Cinema. Compatta la partecipazione delle grandi compagnie, con una crescita di quelle di provenienza asiatica. Notevole, poi, l’attenzione da parte di tutti i maggiori buyers, a cominciare dalle compagnie europee.
Ma veniamo ai numeri: 5163 i partecipanti, provenienti da 71 Paesi, con un incremento del 15,8% rispetto ai 4457 dello scorso anno. Si segnala un + 12% di visitatori provenienti appunto dall’Est Europeo e un + 10% dai Paesi asiatici. 244 espositori, tra diretti e indiretti, provenienti da 25 Paesi, hanno occupato una superficie espositiva di 8541 metri quadrati. In aumento anche il numero complessivo delle compagnie presenti al Mercato: 1760 (+ 6,2% ).
Incremento, altresì, dei buyers, balzati a 1936 con un + 19.9% rispetto ai 1614 registrati nella trascorsa edizione. 495 i titoli presentati, contro i 487 del 2002, per un totale di 810 proiezioni (+ 8.4%). Aumentate dell’11%, infine, le anteprime di mercato.
Sono state soprattutto le società francesi di vendita di film a dichiarare grande soddisfazione alla chiusura di questa edizione del Mifed. Tra queste, Celluloid Dreams, Gémini Films, StudioCanal e Wild Bunch. Sul fronte di casa nostra, da segnalare che la pellicola “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio è stata venduta dappertutto in Europa (Svezia, Regno Unito, Polonia, Russia, Belgio, Paesi Bassi) e le “negoziazioni” sono sulla buona strada buona anche per la Germania e la Spagna.
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