La Repubblica 3.1.04
La scienza prova a risolvere il giallo delle origini del navigatore. Analogo tentativo in Spagna
Colombo figlio di un Papa? La prova dal test del Dna
Le sue presunte ceneri a confronto con i resti del fratello
Gli storici non hanno dubbi: era genovese l'uomo che scoprì l'America. Ma per gli spagnoli era nato a Siviglia
Il giallo comincia a Santo Domingo: qualcuno avrebbe mandato a Siviglia l'urna di un parente del "Descubridor"
di ROBERTO BIANCHIN
MILANO - Sarà l'esame del Dna a sciogliere (forse) uno dei più grandi enigmi della storia, quello dell´identità dell'uomo che scoprì l'America. E a dire se Cristoforo Colombo era genovese, figlio naturale di un Papa oppure di un nobile spagnolo, se era alto e robusto, come parrebbe, o mingherlino e cagionevole di salute, e se soffriva di gotta e mal di cuore, o di artrite come raccontò nel suo diario di bordo. Da Petrarca a Giotto, da Sant'Antonio a Billy The Kid, dal Conte Ugolino a Giovanni delle Bande Nere, la mania di sottoporre alla prova del Dna i resti veri o presunti dei più celebri personaggi storici sta diventando una vera e propria moda, anche grazie all'intervento di facoltosi sponsor privati, tanto interessati alle scoperte storiche quanto ai ritorni di immagine. L'ultima indagine riguarda la figura del celebre navigatore, parte delle cui ceneri, sia pure di incerta attribuzione, sono conservate in una teca triangolare alla biblioteca universitaria di Pavia.
Una «istanza formale» in questo senso è stata formulata al rettore dell'ateneo pavese Roberto Schmid da parte dello storico romano Renato Biagioli, autore di due libri su Colombo. «Siamo tecnicamente pronti a fornire il nostro contributo per risolvere l'enigma», ha dichiarato il direttore del laboratorio di biologia dell'università Carlo Alberto Redi. Si tratterà di fare una comparazione fra le ceneri contenute nella teca, che apparterrebbero a Colombo, e quelle di un altro uomo che viene ritenuto fratello del navigatore. «Ma bisognerà muoversi con la dovuta cautela a livello scientifico», mette in guardia la direttrice della biblioteca Anna Maria Campanini Stella.
Attorno al giallo storico delle ceneri di Colombo è infatti scoppiato un caso internazionale, provocato dagli spagnoli che, per volere di un gruppo di nobili e di sponsor, hanno deciso l'estate scorsa la stessa operazione: riesumare parte dei presunti resti del navigatore custoditi nel sepolcro della cattedrale di Siviglia, per dimostrare, attraverso il Dna confrontato con quello del fratello Diego e del figlio Hernando, che «El Descubridor» non era genovese, figlio del tessitore Domenico Colombo e di Susanna Fontanrossa, bensì spagnolo e per giunta nobile, figlio illegittimo di Carlos principe di Viana e di Margherita Colon. Mentre, secondo lo storico Biagioli, Colombo potrebbe anche essere nato in Emilia o nelle Marche, e addirittura essere il figlio di un papa, Innocenzo VIII, e di una nota nobildonna dell'epoca.
«L'indagine dovrà stabilire se i veri resti di Colombo sono quelli conservati a Siviglia o i nostri che sono provenienti da Santo Domingo» spiega la dottoressa Campanini. Il mistero sulle ceneri di Colombo non aiuta infatti a fare chiarezza. Di certo si sa che quando morì, nel 1506 a Valladolid, fu sepolto lì, nella chiesa di San Francesco, poi fu portato a Siviglia, e solo nel 1544 nella cattedrale di Santo Domingo, come voleva lui. Successivamente i suoi resti furono portati a Cuba e poi di nuovo a Siviglia. Ma a Santo Domingo, alla fine dell'800, dissero che gli spagnoli si erano sbagliati, che avevano portato via i resti di altri componenti della famiglia, e che quelli di Cristoforo erano rimasti là. Fu il console genovese a Santo Domingo che ottenne una piccola porzione dei resti che divise in tre parti: una la mandò in Venezuela, la prima terra scoperta da Colombo, un'altra a Genova dov'è conservata in un'urna a Palazzo Tursi, sede del Comune, e la terza a Pavia perché si pensava che avesse studiato in quella università che adesso lo risveglierà per l'ultimo esame.
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