giovedì 26 febbraio 2004

ciò che al convegno della Sopsi chiamano "sessualità"
la "psiche" gendarme...
e altro...

La Stampa 26.2.04
PSICOLOGI A CONVEGNO
Sesso e psiche legati a filo doppio così s’influenzano
di Daniela Daniele


ROMA. Sesso e psiche, inscindibile binomio. Se ne parla al nono congresso della Società italiana di psicopatologia, in corso nella capitale. Quanto i prodotti dell’inconscio condizionano la sfera più intima della nostra vita? E quale influenza hanno gli psicofarmaci sulla performance, ma soprattutto sulla serenità sessuale? Da che cosa hanno origine i disturbi del sesso? «Nascono - risponde il professor Romolo Rossi, ordinario di psichiatria dell’Università di Genova - quando la sessualità, intesa come realizzazione di una pulsione, può essere pericolosa. Ovvero, quando porta con sè elementi inaccettabili, per sè o per gli altri». Per esempio, un’eccessiva quantità di voyeurismo, di tendenze sadomaso, di necessità esibizionistiche e così via. «Oppure - continua lo psichiatra -, quando la sessualità è tale da mettere in pericolo la relazione con il mondo esterno, con il tessuto sociale».
Come interviene la psiche a questo punto? «Con un atto inibitorio. Riduce, nei maschi, la potenza, nelle femmine la sensibilità sessuale, ovvero la capacità di partecipare al rapporto. Così la sessualità diventa difficile, per la salvaguardia della psiche che la avverte come pericolosa». Nei confronti dell’impotenza maschile, però, l’industria farmaceutica s’è data da fare. «Vero - osserva lo specialista -, ma l’uso dei prodotti che inducono l’erezione ha un risvolto: può lasciare allo scoperto l’inconscio e rivelare elementi che l’impotenza sessuale tendeva a nascondere». Per esempio, un’omosessualità latente può essere “preservata” dall’impotenza. Il soggetto pensa di sè: «Andrei volentieri con le donne, ma non riesco ad avere l’erezione, quindi non lo posso fare». Se, invece, l’erezione è indotta da un farmaco e l’uomo scopre che non desidera affatto una donna, dovrà prendere coscienza della propria omosessualità. E potrebbe essere una via di liberazione.
Ma c’è anche un’impotenza che deriva dall’ansia di adeguare le prestazioni ai modelli che vengono imposti dall’esterno. «D’estate, per esempio - osserva Rossi -, la quantità dei giovani impotenti aumenta, perché questi ragazzi sono continuamente stimolati a dover essere sempre pronti ed eccezionali», per rispondere ai canoni di sex appeal imposti nel periodo delle vacanze.
Che cosa accade, invece, quando una persona viene trattata con psicofarmaci? «Gli antidepressivi, purtroppo, hanno un’azione abbastanza forte di riduzione della potenza e del desiderio sessuale - spiega il medico -. E’ interessante notare che stimolano l’appetito e fanno diminuire la potenza. Ed è curioso che aumenti una pulsione primitiva, come quella alimentare, e diminuisca una pulsione più evoluta, quella sessuale. E’ quasi come se l’una venisse sostituita dall’altra». Infatti, anche in persone che non assumono antidepressivi, c’è spesso la tendenza di sostituire con eccessive quantità di cibo una vita sessuale assente o che non soddisfa.
I disturbi della sessualità colpiscono l’8-10 per cento della popolazione, a vari livelli. «Qualsiasi disturbo psichico - dice Vittorio Volterra, ordinario di psichiatria dell’Università di Bologna - ha un ruolo sulla soddisfazione o sulla propria capacità sessuale. Su questo, poi, incide l’assunzione di psicofarmaci e si crea un circuito chiuso: spesso chi ha questi disturbi diventa depresso e chi è depresso va incontro, per via dei farmaci, a effetti collaterali. Così, non di rado, i pazienti abbandonano la cura. E’ il nostro problema: occorre trovare il modo di risolverlo, su questo ci stiamo confrontando».

AMMANNITI dulla depressione
Yahoo Notizie Mercoledì 25 Febbraio 2004, 17:30
PSICHIATRIA: 50% FIGLI DI DEPRESSE HA DISTURBI PSICHICI


(ANSA) - ROMA, 25 FEB - Una donna su dieci in gravidanza e' depressa e il 50% dei figli che nascono va incontro a disturbi di tipo psicopatologico in genere. Ad affermarlo e' lo psichiatra Massimo Ammanniti, professore di psicopatologia dello sviluppo, intervenuto a margine del IX congresso della Societa' Italiana di Psicopatologia, che spiega: ''I figli di madri depresse hanno quattro-cinque volte di piu' la possibilita' di andare incontro a disturbi di tipo comportamentale, affettivo, relazionale, nonche' a deficit cognitivi''.
''In molti casi la gravidanza puo' accentuare le manifestazioni depressive - spiega Ammanniti -. E' un periodo, infatti, nel quale i disturbi depressivi sono piu' accentuati: ansia, apprensione e la sensazione di non essere all' altezza''.
''Riconoscere la patologia depressiva in tempo - mette in guardia Ammanniti - e' importante in quanto e' durante il primo anno di vita del bambino che il rischio di suicidio e di infanticidio e' piu' alto''.
Il responsabile biologico che lega la madre depressa agli eventuali problemi del nascituro e' il cortisolo, un ormone della ghiandola surrenale che gestisce le situazioni di stress. ''La donna che soffre di depressione - conclude Ammanniti - ha un livello di cortisolo piu' elevato che si ripercuote nei processi di maturazione neurocerebrale del feto''. (ANSA).

EUTANASIA
Yahoo Notizie Giovedì 26 Febbraio 2004, 14:36
EUTANASIA: RICERCA, 78% CAMPIONE DICE SI', 37% CHIEDE LEGGE


(ANSA) - ROMA, 26 FEB - Il 78,6% degli italiani e' d'accordo con la possibilita' di eutanasia nel caso di malattie allo stadio terminale, ma solo il 37,1% ritiene necessaria una regolamentazione con una legge ad hoc. Il dato emerge da una ricerca condotta dalla sociologa Alessandra Sannella della Facolta' di Sociologia dell'Universita' La Sapienza di Roma su un campione di 500 individui tra i 26 e i 65 anni, ed e' stato presentato in occasione del Congresso della Societa' italiana di psicopatologia in corso a Roma.
Alla domanda 'e' d'accordo con l'eutanasia?', ha spiegato Sannella, il 78,6% del campione ha dato una risposta positiva. A dire si' ad eutanasia e suicidio assistito sono soprattutto le donne (56%) ed i soggetti con un grado di istruzione superiore. Tra i giovani, il 37% pensa che si tratti di una scelta personale. Si e' invece dichiarato ''assolutamente contrario'' a questa pratica il 35% del campione. Ma se la maggioranza degli italiani si mostra favorevole all'eutanasia in determinate situazioni, e il 59,4% afferma che sarebbe d'accordo con questa soluzione in caso di malattia terminale di un familiare, solo il 37,1% chiede una regolamentazione per legge.
C'e' poi un altro dato ''interessante'', ha sottolineato la sociologa: ''Il 20% di coloro che si dicono d'accordo con l'aborto, non sono invece favorevoli all'eutanasia. Questo perche' - ha spiegato - entrano in gioco due diverse concezioni dell'individuo: nel caso dell'aborto, infatti, il feto non e' ancora considerato un soggetto a tutti gli effetti, mentre nell'eutanasia ad essere colpito sarebbe un individuo pienamente inserito e riconosciuto nel contesto sociale''. Un dato che dimostra anche, ha aggiunto Sannella, come ''il fattore religioso non sia determinante in relazione alle scelte di fine vita''. Tra i contrari all'eutanasia, pero', il 47% dice di esserlo appunto per motivi religiosi, mentre il 17% rivela che continuerebbe a sperare in un miracolo fino alla fine.
Dalla ricerca emerge anche una dura critica al mondo dell'informazione: l'80% del campione, infatti, giudica l'informazione data dai mass media su questo tema ''frammentaria e poco comprensibile'', tanto che ''e' difficile formarsi un'opinione in merito''. Un ultimo dato: ''Il 20% del campione, una volta realizzato l'argomento della ricerca, effettuata attraverso la somministrazione di un questionario - ha affermato Sannella - si e' rifiutato di rispondere. Un elemento che indica chiaramente come - ha concluso la sociologa - l'eutanasia rappresenti ancora nella nostra societa' un tema tabu'''. (ANSA).

MASS MEDIA
Mercoledì 25 Febbraio 2004, 17:35
Psichiatria: Sopsi, Non Piu' 'Mostri' In Prima Pagina


Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Dal congresso romano della Societa' italiana di psicopatologia (Sopsi) arriva l'impegno degli esperti con i mass media, per promuovere una corretta informazione sui disturbi psichiatrici. E' quanto emerso dall'incontro di ieri dal tema 'Sbatti il mostro in prima pagina', in cui psichiatri e giornalisti si sono confrontati per analizzare il livello di conoscenza degli italiani riguardo i disturbi mentali. Da confronto e' emersa la tendenza, da parte dei media, di parlare poco delle malattie mentali. E di farlo quando il malato e' un 'individuo pericoloso per la societa'', una persona che fa notizia. ''Vi e' una crescente e continua richiesta di conoscenza su tutto cio' che riguarda la psichiatria'', ha detto Paolo Pancheri, presidente Sopsi. E' fondamentale dunque ''migliorare il rapporto psichiatra-mass media e lavorare insieme per rendere l'informazione piu' chiara''. I rappresentanti della Sopsi si sono resi disponibili a dar vita ad una collaborazione costante, per aumentare la solidarieta' nei confronti delle persone affette da disturbi mentali, e vincere il pregiudizio. (Mar/Adnkronos Salute)