martedì 30 marzo 2004

"medicina mentis"?

Il Mattino 30.3.04 Lunedì 29 Marzo 2004
Pillole di Aristotele e Platone al posto del Prozac: la filosofia guarisce
(f. ung.)


Socrate, Platone e gli altri maestri del pensiero occidentale, così come Confucio e Buddha per quello orientale, possono aiutarci a migliorare la nostra vita. Soprattutto, se discutiamo dei nostri problemi con qualcuno che di filosofia ne conosce a sufficienza. È questo il concetto alla base del «philosophical counseling», una nuova terapia nata in Germania all'inizio degli anni Ottanta e oggi diffusa soprattutto nel Regno Unito e negli Stati Uniti d'America, dove una controversa proposta di legge vorrebbe istituire un albo professionale nello Stato di New York.
Secondo Lou Marinoff, uno dei «terapisti filosofi» più in vista e più chiacchierati (autore di due bestseller sul tema pubblicati in Italia dalla Piemme), la maggior parte dei problemi che la gente si trova ad affrontare non sono né psicologici, né psichiatrici. Sono in realtà filosofici. Insomma non serve a molto cercare di capire che cosa ci è capitato da bambini o se avevamo o meno il complesso di Edipo. Ed è altrettanto inutile imbottirsi di pillole dell'ultimo ritrovato farmaceutico per diventare più felici. Quello che ci serve è qualcuno che possa alleviare le nostre sensazioni negative e ci permetta di capire meglio noi stessi.
Insomma, psicologi e psichiatri lasciamoli a chi è veramente ammalato. Agli altri possono bastare i filosofi, che hanno il compito di stimolare chiunque abbia un problema, in modo che lo affronti correttamente e lo veda nell'ottica migliore.
Come spiega Peter Raabe, esperto canadese, un consulto di questo tipo si muove soprattutto sul piano concettuale, lasciando agli psicologi il campo delle emozioni e dei sentimenti. Nello stesso tempo però non è solo un modo per risolvere un problema immediato. Come Socrate stimolava i suoi discepoli con continue domande, così il terapista filosofo cerca di insegnare al suo paziente la via migliore per affrontare la vita in modo logico ed efficace. Se il problema si ripresenta, il paziente è così pronto a risolverlo in maniera del tutto indipendente.
Come tutte le nuove discipline il «philosophical counseling» sta avendo però una vita dura. Chi è a favore, sostiene di essere boicottato da psicologi e psichiatri perché rischia di accaparrarsi una fetta importante di pazienti (e di parcelle). Chi è contrario, sostiene che è impossibile pensare di risolvere problemi esistenziali da un punto di vista puramente logico, senza entrare nel complicato mondo dei desideri irrisolti e delle emozioni nascoste o dei meccanismi chimici di funzionamento del cervello. E anche tra i «terapisti filosofi» c'è chi considera prematuro cercare delle affermazioni professionali. Il campo è ancora ad uno stadio infantile» commenta David O'Donaghue, uno psicologo con tanto di dottorato in filosofia.