ricevuto da P.Cancellieri
Yahoo! Salute giovedì 29 aprile 2004
Dubbi sull‘uso di antidepressivi per i bambini
Il Pensiero Scientifico Editore
Sono numerosi gli studi che dimostrano un favorevole rapporto rischi-benefici quanto all’uso di inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina (SSRI) in caso di depressione infantile: uno studio dello University College di Londra mette in dubbio questo rapporto a causa di tutte quelle ricerche cliniche di cui non vengono pubblicati i risultati. Se ne parla sulla rivista specializzata The Lancet.
Sono tanti nella comunità internazionale i motivi di contrasto sull’uso di antidepressivi per bambini e adolescenti: recentemente l’agenzia sanitaria britannica e l’FDA (l‘ente per il controllo su farmaci e alimenti) statunitense hanno espresso preoccupazione per l’aumento dei casi di suicidio e il rischio di atti di violenza nei ragazzi in trattamento con antidepressivi. Farmaci principalmente imputati sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (anche se si salva la fluoxetina), comunemente impiegati per il trattamento della depressione dell’adulto: uno studio dell‘Istituto Mario Negri di Milano pubblicato di recente sul British Medical Journal riporta un aumento della prescrizione di questi farmaci tra gli adolescenti di ben 5 volte dal 2000 al 2002, anche se ancora non ci sono prove significative sulla loro sicurezza in età pediatrica. La questione rimane complessa: nonostante siano numerosi gli studi scientifici a riguardo, i risultati sono ancora troppo contrastanti per arrivare a conclusioni certe.
Il gruppo di ricerca inglese ha preso in considerazione una serie di studi sull’efficacia e la sicurezza degli SSRI in ragazzi tra i 5 e i 18 anni: tutti gli studi considerati confrontavano il farmaco con un placebo, un farmaco privo del principio attivo e quindi di qualsiasi azione farmacologica, mentre tra gli elementi di valutazione venivano considerati la risposta al trattamento, il miglioramento dei sintomi, la guarigione dalla malattia e la comparsa di effetti collaterali di tipo fisico e psicologico. L’analisi dei risultati di questi studi ha mostrato che spesso vengono pubblicati o vengono messi particolarmente in risalto solo dati a favore dell’uso degli SSRI nei bambini, mentre vengono taciuti quelli contrari. Tranne che per la fluoxetina, in molti casi l’insieme dei dati produrrebbe un rapporto rischi-benefici sfavorevole all’uso di questi farmaci in età pediatrica o comunque di dubbia significatività clinica, quindi non in grado di portare a indicazioni precise.
Secondo gli autori, gli studi di cui non vengono pubblicati pienamente i risultati minano alla base il sistema delle linee-guida, il che può in ultima analisi portare a raccomandazioni per trattamenti che possono risultare inefficaci, dannosi o entrambi. Non solo, raccomandare l’uso di farmaci inappropriati potrebbe portare a trascurare altri interventi sui bambini che potrebbero invece risultare più efficaci e con meno rischi. Da qui la raccomandazione per una maggior trasparenza degli studi clinici, i cui risultati dovrebbero essere interamente accessibili.
Bibliografia. Whittington C, Kendall T, Fonagy P et al. Selective serotonin reuptake inhibitors in childhood depression: systematic review of published versus unpublished data. Lancet 2004; 363:1341-1345.
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