lunedì 26 aprile 2004

l'Accademia dei Lincei
sula cancellazione di Darwin

Repubblica 25.4.04
Dopo l'appello degli scienziati su Repubblica si allarga il fronte
L'Accademia prepara una lettera di protesta al ministro Moratti
Il darwinismo abolito
i Lincei si ribellano
di ELENA DUSI


ROMA - Accademia dei Lincei, venerdì pomeriggio. In via della Lungara la Classe di Scienze è riunita in sessione plenaria. Due giorni passati a sgranare tutti i punti in programma, ma alla fine il nodo viene al pettine. La questione Darwin approda nella più blasonata istituzione culturale d'Italia, e non lo fa certo in maniera soft. La posizione degli Accademici contro i nuovi programmi, che non prevedono l'insegnamento di Darwin nelle scuole medie, è unanime, di condanna e si sta concretizzando in una lettera contro il ministero.
Si alza per primo il socio Ernesto Capanna, professore di anatomia comparata alla Sapienza di Roma, che a nome di un gruppo di colleghi annuncia: "L'evoluzione è stata cancellata dai programmi delle scuole, e la nostra Accademia non è stata nemmeno consultata. Abbiamo preparato la bozza di una lettera da inviare al ministro, o anche alla stampa. Ve la leggo".
L'evoluzione è una realtà dei fatti, c'è scritto, che non può essere confutata. Le idee di Darwin rappresentano una maniera di vedere i fenomeni naturali da cui non si può prescindere. Tutta la biologia moderna deriva da lì. La teoria scientifica dell'origine della vita, ne consegue, va necessariamente insegnata ai ragazzi durante le scuole medie. "Prima, sarebbe effettivamente troppo presto - sottolinea Capanna - ma dopo è troppo tardi".
La lettera, redatta da una ventina di zoologi e botanici, viene approvata da tutte le altre categorie di scienziati. Paleontologi, fisici, chimici fanno fronte unico nel difendere l'insegnamento di Darwin nelle scuole. "Qualche matematico - racconta Carlo Alberto Redi, biologo dell'università di Pavia - non aveva seguito le polemiche delle ultime settimane e non credeva a ciò che dicevamo. Ci invitava a leggere meglio i programmi ministeriali. Qualcosa doveva esserci sfuggito, non era possibile che Darwin fosse semplicemente scomparso dalla lista delle materie da insegnare. Effettivamente, la vicenda ha dell'incredibile". "Ci chiedevamo tutti - aggiunge Floriano Papi, etologo dell'Università di Pavia - chi mai avesse potuto suggerire un'idea simile al ministro".
Dei circa ottanta membri della classe di Scienze, una sessantina erano presenti venerdì. "Ma mancava proprio il presidente, Lamberto Maffei - spiega Capanna - così abbiamo preferito posporre l'approvazione finale del documento. E' stata solo una questione di procedure, perché tra noi l'unanimità è completa. Redigeremo la versione finale della lettera e la approveremo nella prossima seduta, fra un mese. Una dozzina di righe: basteranno". Redi aggiunge: "Ho parlato con i colleghi della classe di Discipline morali, filologiche e storiche. Vogliono partecipare anche loro alla nostra presa di posizione".
La condanna dei nuovi programmi scolastici in via della Lungara ha messo d'accordo sia scienziati laici che cattolici. A differenza di quanto avvenuto negli Stati Uniti - dove la polemica anti-Darwin era alimentata da motivazioni religiose - in Italia (al di fuori del ministero dell'Istruzione) non si leva nessuna voce a difesa dei nuovi programmi. "Tutti - sottolinea Capanna - ci siamo trovati d'accordo nella necessità di non mescolare problemi scientifici a letture scritturali. Fede e scienza marciano su binari differenti. Su questo l'accordo è stato unanime. E pensare che i vecchi programmi erano stati approvati nel '79, in piena era democristiana".