domenica 25 aprile 2004

Modigliani al Musée du Luxembourg

Il giornale dell'arte
Modigliani schizofrenico?
Un centinaio di opere per una retrospettiva al Musée du Luxembourg: il curatore Marc Restellini traccia una diagnosi psicanalitica


Parigi. «Tra tutte le opere romanzate che sono state scritte su Modigliani, nessuna penetra la sua anima né la sua vera personalità. Dietro un’apparenza bohémienne, Modigliani racchiudeva tesori che solo i suoi amici conoscevano. Era un vero artista: la gente comune non arriva a penetrare né a comprendere queste creature particolari dall’anima perennemente tormentata». La constatazione di Lunia Chezchowska sull’amico Modigliani sembra sempre pertinente, secondo Marc Restellini, curatore della retrospettiva dedicata a Modì dal Musée du Luxembourg. Per Restellini, che è anche autore del Catalogo ragionato dell’artista livornese in preparazione presso il Wildenstein Institute, Modigliani resta tutt’ora un artista incompreso. «Modigliani procede allo stesso modo tanto in pittura che in scultura: cerca la figura ideale», dice il curatore. Ne sono testimonianza le cariatidi destinate a popolare un mai realizzato Tempio della Voluttà, ma anche i visi dei personaggi dei suoi dipinti, sorta di maschere inespressive e anonime. Ispirati alle arti primitive e al teatro, questi ritratti nascondono in realtà la vera anima del loro autore. Lo aveva capito il dottor Paul Alexandre, collezionista e amico di Modigliani: «Molto più che nei pettegolezzi che su di lui si sono sprecati, il suo vero volto è nella sua opera». Se l’artista fornisce talvolta qualche chiaro indizio per decrittare le sue tele, certe allusioni restano incomprensibili, salvo, forse, per il modello e il suo entourage. È il caso del «Portrait de Soutine», dipinta seduta, le mani sulle ginocchia. La curiosa posizione delle dita simboleggerebbe il segno di benedizione della tribù biblica di Cohen ed è pertanto un riferimento alle origini ebraiche di Modigliani e della sua amica lituana ritratta in quell’opera. Tra gli altri ritratti in mostra, quello di Léopold Survage, raffigurato nel 1918 con un solo occhio: Modigliani spiegò al suo modello che l’anomalia stava a signicare che lui, Survage, guardava la realtà con un occhio, e a se stesso dentro di sé con l’altro. Altri modelli assumono queste fattezze «ciclopiche», come lo scultore Henri Laurence, la poetessa Béatrice Hasting o il mercante Paul Guillaume. Modigliani morì nel gennaio del 1920. La parte fondamentale della sua carriera si colloca tra il 1914 ed il 1919, anche se, nella sua opera, non vi sono mai allusioni alla prima guerra mondiale, un dramma che pure influenzò molti suoi colleghi. Secondo Restellini, «solo un artista completamente distaccato dal mondo reale può sottrarsi alla realtà quotidiana». Termine spesso abusato e non più utilizzato nemmeno dagli psicanalisti. In catalogo, il curatore spiega questo atteggiamento anche alla luce di una sorta di schizofrenia: la «diagnosi» di Restellini farà discutere, ma è tipico di molti artisti il vivere in un mondo immaginario, avulso dalla realtà. La quiete delle figure di Modigliani, il suo desiderio di penetrare l’animo umano, le sue idee filosofiche e metafisiche non giustificano forse l’utilizzo di un termine come «schizofrenico», abbandonato ormai anche dalla psichiatria.
Ma l’epistolario dell’artista, in particolare le lettere da e per il suo amico Oscar Ghiglia, è rivelatore. Dal 1901 scrive ad esempio: «Noi abbiamo diritti differenti dalla gente comune, perché abbiamo bisogni diversi che ci mettono al di sopra – bisogna dirlo e crederlo – della loro morale». Paul Alexandre diceva d’altronde di Modigliani: «Intollerante per la mediocrità della vita, aveva pretese di privilegi principeschi». Per evocare la sfasatura tra l’arte di Modigliani e la sua epoca, il Musée du Luxembourg presenta le 111 opere dell’artista in un allestimento che ricorda la Francia della rivoluzione industriale, l’universo delle fabbriche nella prospettiva delle architetture in metallo. La rassegna comprende una parte della produzione grafica di Modigliani, in particolare i numerosi schizzi che disegnò per le cariatidi, ma anche ritratti di Max Jacob, Paul Guillaume e Jean Cocteau.