domenica 30 maggio 2004

il film di Incerti su Marco Bellocchio

Repubblica, ed. di Napoli 30.5.04
CINEMA
Il nuovo lavoro del regista: "Stessa rabbia stessa primavera"
Incerti racconta gli anni ribelli "Film dedicato a Bellocchio"
di ANTONIO TRICOMI


Generazioni a confronto. Stefano Incerti presenterà il suo nuovo film Stessa rabbia stessa primavera il 19 giugno al "Napoli Film Festival". Si tratta di un lavoro interamente dedicato a Marco Bellocchio: dopo l´anteprima napoletana, il documentario uscirà in dvd insieme a Buongiorno notte, ultimo lavoro del maestro emiliano. Bellocchio sarà anche il produttore del prossimo film di Incerti, che il 38enne regista napoletano ha appena cominciato a scrivere e sul quale osserva il più stretto riserbo.
Come nasce, Incerti, l´idea di Stessa rabbia stessa primavera?
«Mentre Bellocchio girava Buongiorno notte, i produttori Dario Formisano e Sergio Velone mi chiesero se ero interessato a realizzare un making of, uno di quei documentari che si girano sui set dei film. Accettai a patto che il lavoro evolvesse in un progetto più complesso, in cui a partire da Buongiorno notte si potesse raccontare l´opera del maestro attraverso alcuni suoi film e la rievocazione del clima storico da cui erano ispirati».
Per esempio?
«L´opera prima di Bellocchio, I pugni in tasca, si dice abbia anticipato il ?68: le immagini di quel film sono montate insieme a materiali di repertorio sui moti studenteschi di quegli anni. Lo stesso accade per Matti da slegare e il movimento dell´antipsichiatria, Marcia trionfale e i casi di nonnismo in caserma, Buongiorno notte e il terrorismo degli anni '70».
Una rilettura della storia recente del nostro paese?
«Non solo. Ci sono anche pagine più intime. Quasi nessuno sa che più di vent´anni fa il fratello gemello di Bellocchio si suicidò. Subito dopo Marco girò il film Gli occhi la bocca, segretamente ispirato a quel doloroso episodio. Il segreto lo ha rivelato per la prima volta davanti alla mia telecamera, in lacrime: mi ha chiesto di tagliare quel passaggio e io lo stavo facendo, ma poi lui stesso ci ha ripensato. E´ una delle sequenza più forti del mio film».
Chi le ha ispirato il titolo?
«Da un verso di Fabrizio De André, contenuto nella canzone che conclude il suo disco più politico, Storia di un impiegato. Mi sembrava il titolo più adatto per un omaggio a un regista sessantenne che ha più rabbia e freschezza di tanti suoi giovani colleghi».
Con Capuano, Corsicato, De Lillo e Martone lei ha firmato nel '97 il film a episodi I vesuviani: un´esperienza che ripeterebbe?
«Anche subito. Allora la cosa non andò benissimo, la Mikado che distribuiva il film decise di mandarlo in concorso alla Mostra di Venezia contro la nostra volontà. E si sa, i film a episodi a Venezia non hanno mai avuto fortuna. Oggi a vivere a Napoli siamo rimasti soltanto io, Capuano e Corsicato: il primo sta preparando un nuovo film, mentre so che il secondo è in pausa di riflessione. Ma, dovessero verificarsi le condizioni, io sono disponibile a nuove intese».