il manifesto 23.5.04
Lumi per orientarci in quelle tenebre della vita psichica
Un sentiero di lettura attraverso quattro libri di psicoanalisi che toccano i punti cardinali intorno ai quali è organizzata la nostra vita mentale. Forme dell'interpretare. Nuove prospettive nella teoria e nella clinica psicoanalitica, a cura di Paolo Fabozzi e Analisi dei sogni, curato di Fernando Riolo, sono usciti per Franco Angeli. Mentre l'editore Cortina pubblica La coscienza in psicoanalisi, di Alberto Semi e Curare con la psicoanalisi di Giuseppe Di Chiara
di ALBERTO LUCHETTI
«Desidererei avere un bel martello per romperle il cranio e vedere cosa c'è dentro». Per lo psicoanalista e romanziere francese Michel de M'Uzan, questa fantasia prima o poi, in una forma o in un'altra, attraversa la mente di chiunque si sottoponga ad una psicoanalisi. A dispetto delle apparenze, a suo avviso a motivarla non è tanto l'aggressività e nemmeno solo il desiderio di verificare che lì per lì si sia oggetto di un'attenzione esclusiva, ma soprattutto un'oscura curiosità riguardo il funzionamento mentale dell'altro. Per «curiosare» e interrogarsi, se non sul funzionamento mentale dell'analista, almeno su alcune dimensioni fondamentali del lavoro che si svolge nella situazione analitica possono essere utili tre libri recentemente pubblicati che, benché non coordinati tra loro, sembrano condividere alcuni intenti e alcune esigenze. Due di questi volumi sono a più voci e sono pubblicati dalla FrancoAngeli: Forme dell'interpretare. Nuove prospettive nella teoria e nella clinica psicoanalitica, in cui Paolo Fabozzi ha raccolto i contributi di nove psicoanalisti e Analisi dei sogni, a cura di Fernando Riolo, che propone gli articoli dei ventisei partecipanti all'ultimo Colloquio di Palermo. Il terzo è uscito per Raffaello Cortina con il titolo La coscienza in psicoanalisi, ed è invece opera di Alberto Semi.
Tre cardini del lavoro analitico
Partendo dalla concretezza dell'incontro analitico - nel quale «due persone parlano in una stanza», in una «sonata a quattro «mani, come dicono i titoli di due articoli di Luciana Nissim Momigliano - questi libri offrono, nell'insieme, una significativa rassegna dei problemi e degli orientamenti riguardo tre cardini solidali e indispensabili del lavoro che vi si svolge: l'interpretazione, l'analisi dei sogni e la coscienza. Quest'ultima, che dovrebbe essere il comune approdo delle prime due, ne è altresì una premessa, dal momento che - come puntualizza Semi - alla base del metodo psicoanalitico vi sono due attività che sono funzione del sistema cosciente, cioè le libere associazioni e il giudizio di realtà: l'unico giudizio che resta vigente dopo aver sospeso quelli di moralità, coerenza, pertinenza.
Non è possibile definire ed esaminare questi temi senza interrogarsi sul funzionamento psichico dell'essere umano, come mostrano gran parte dei saggi dei tre volumi. Ancora negli ultimi anni di vita Freud non mancò di rammaricarsi della rarità dei contributi tecnici e teorici sul sogno e sulla sua analisi, sottolineandone una volta di più l'importanza; e tornò a riaffermare la centralità, nell'azione terapeutica, dell'interpretazione, differenziandola dalla costruzione e precisando che non è affatto soggettiva e arbitraria nemmeno quando attinge a quanto di più soggettivo vi è nell'analista. E, infine, ribadì che, proprio perché la psicoanalisi è la scienza dell'inconscio, «la sola luce che nelle tenebre della vita psichica ci illumina e ci guida» resta la coscienza, pur essendo questa solo una qualità del mondo psichico e per giunta incostante e lacunosa. Tanto che, alla fin fine, il lavoro psicoanalitico consiste nel «colmare le lacune della percezione cosciente».
I saggi dei tre libri, partendo da prospettive anche diverse tra loro, permettono dunque di fare efficacemente il punto su questi argomenti, sulla scorta della copiosa elaborazione postfreudiana del secolo scorso e degli apporti che ne sono scaturiti. L'interpretazione - come illustrano il saggio di Fabozzi e i contributi nel volume da lui curato - proprio in quanto strumento principe del cambiamento terapeutico, ha via via assunto molte funzioni oltre quella di passaggio o trasformazione, sempre parziale, di un contenuto inconscio in uno cosciente mediante il nesso con una espressione verbale. Da un lato, nell'attività interpretativa è sempre più stato reclamato e dimostrato un coinvolgimento in toto della persona dell'analista, compresa la sua attività fantasmatica conscia e inconscia; e dall'altro lato, l'interpretazione è sempre più stata delineata come una funzione propria alla relazione che unisce analista e analizzando, anziché riferirsi ai singoli partner, al tempo stesso effetto e causa delle trasformazioni che vi intervengono e delle «interfantasmatizzazioni» che vi si configurano.
Diversi modi di studiare la coscienza
Benché questi due aspetti possano sembrare contraddittori, essi indicano, in realtà, che l'individualità e la soggettività di una persona stanno proprio nella storia delle sue relazioni. Il sognare, come affermano sia Riolo che molti tra coloro che hanno contribuito al libro da lui curato, si è rivelato invece sempre più un'attività psichica che non soltanto è determinata dall'inconscio e lo esprime, ma lo crea; inoltre è la fonte stessa, la premessa del pensiero e della percezione coscienti, in quanto «trasformazione di esperienze di natura sensoriale, emozionale e somatica in elementi visivi o protopensieri suscettibili di aggregarsi tra loro dando luogo a immagini e rappresentazioni idonee a divenire sia consce che inconsce». Infine, per quel che riguarda la coscienza - come nota Alberto Semi - essa ha uno strano posto nell'ambito della psicoanalisi, mentre attualmente occupa la ribalta di molte ricerche: se da un lato il complesso contributo freudiano sul tema ha rivelato una modernità insuperata, dall'altro lato non è affatto detto che la psicoanalisi, le neuroscienze e la filosofia della mente si occupino delle stesse cose pur usando identici termini per definirle. Per Semi siamo anzi «in una fase nella quale non sappiamo come ricostruire scientificamente la nostra unità [di individui] salvando il guadagno che la nostra storia ha prodotto», ed è altresì legittimo chiedersi come la coscienza, necessitando del nesso con la percezione delle parole, si stia modificando con l'attuale proliferare delle interazioni per immagini.
Una esigenza che i tre volumi sembrano condividere è quella di reagire alle semplificazioni che usurano i concetti e logorano le teorie, talvolta mentre li accolgono, finendo anche con lo svuotare le pratiche. Più di un contributo dei volumi, ad esempio, rettifica l'idea che aiutare una persona sofferente implichi il sacrificio del ricorso all'interpretazione, in particolare criticando la vulgata secondo la quale il famoso pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott sarebbe stato un interprete blando perché preoccupato di essere «sufficientemente buono» nell'offrire sostegno e contenimento affettivo. Al contrario, Winnicott affidava la possibilità di accogliere e sostenere la sofferenza psichica proprio alla profonda comprensione del suo nucleo, quando questo non era stato raggiunto dal paziente a causa del terrore di non poterlo affrontare da solo e per l'impossibilità di simbolizzarlo. Altri scritti criticano, invece, il luogo comune secondo cui la riflessione sull'influenza dei «fattori personali» nel lavoro dell'analista sarebbe una novità; è vero invece che essa è connaturata alla nascita stessa della psicoanalisi - basti pensare al fatto che la psicoanalisi scaturisce da un formidabile e originale sforzo autoanalitico di Freud, oltre che dall'esperienza clinica e dalla progressiva definizione di un nuovo metodo terapeutico, fondato sulla relazione di due persone. Da più parti si sottolinea, semmai, che il problema che oggi si pone è quello di arginare la eccessiva centralità dell'analista.
Il lavoro onirico
Altri autori denunciano poi l'insistente riproporsi di una modalità di analisi del sogno che, anziché seguire - come insegnava Freud - i molteplici e divergenti fili delle libere associazioni e le loro impreviste rivelazioni per arrivare al desiderio infantile che ne è il motore, usa le immagini oniriche come metafore per tradurlo in un significato astratto, in un'allegoria del pensiero del paziente e della relazione analitica. In questo modo, si torna ad una concezione prefreudiana del lavoro onirico inteso come un'attività riflessiva il cui funzionamento ricalcherebbe quello della coscienza vigile, e si emargina ancora una volta quella sessualità pulsionale che continua a fare scandalo e che Freud aveva giustamente posto a fondamento dello psichismo umano. Nella concezione di questa psiche, Semi invece confuta l'equivalenza di monismo e riduzionismo (la realtà è una sola quindi le attività psichiche devono essere ricondotte ad attività cerebrali). Nei bei capitoli conclusivi, egli ci ricorda inoltre che l'ipotesi dualistica (ci sono due realtà distinte, una fisica ed una psichica), se oggi è insostenibile, è stata tuttavia una tappa importante del lungo lavoro dell'animo umano per far presa sulla realtà. Così come una tappa fondamentale è stata quella celebrata dalla nascita di Giano bifronte, che rappresentava in un fondamento estrinseco e trascendente «l'oscura coscienza che tutti gli esseri umani hanno la capacità di pensare allo stesso modo un simbolo»: una cosa che oggi ci sembra scontata, ma che un tempo deve essere apparsa prodigiosa.
A monte, diversi contributi puntualizzano come la possibilità di analizzare e interpretare sia strettamente legata all'instaurazione di una situazione concreta, di una cornice spazio-temporale costante in cui poter applicare correttamente il metodo psicoanalitico: del resto anche un biologo molecolare, ricorda Semi, pur avendo disponibili tutte le conoscenze indispensabili, non potrà dire di stare compiendo un'esperienza di biologia molecolare quando è a passeggio con il cane. I tre volumi sono accomunati inoltre dal mostrare che, in un'epoca in cui sembra esservi una diffusa insofferenza per la storia, combinata con una superficiale e irriflessiva adesione a tutto ciò che di apparentemente nuovo si propone all'orizzonte, sono essenziali il recupero e la conoscenza della sostanza del proprio passato. Non per il bisogno di costruirsi nostalgicamente una versione ideologica dei propri fondamenti e della propria ragion d'essere al fine di corroborare un'identità vacillante di fronte al «nuovo». Bensì per accogliere ciò che è veramente nuovo ancorandolo a quanto nel passato lo preparava e distinguendolo dalle novità solo apparenti, che nel passato erano già state esaminate, discusse e talvolta definitivamente smentite. Lo mostrano accuratamente molti degli approfondimenti e degli spunti proposti nei contributi dei tre volumi. Lo segnala anche questa citazione di Freud - menzionata da Semi - il quale, controbattendo al tentativo di screditare lo sforzo scientifico nella misura in cui è vincolato alle particolarità della nostra mente, si rivela un moderno epistemologo e un consapevole sostenitore della coevoluzione e codeterminazione del nostro organismo e del suo ambiente (alla Varela, per intenderci).
Tra noi e il mondo esterno
Scrive infatti Freud che non si può prescindere dal fatto che «la nostra organizzazione, che è poi il nostro apparato psichico, si è sviluppata proprio nello sforzo di esplorare il mondo esterno, e deve quindi aver realizzato nella propria struttura un certo grado di congruenza; essa stessa è parte costitutiva di quel mondo che dobbiamo esplorare e consente benissimo tale ricerca; il compito della scienza è assolutamente circoscritto se ci limitiamo a fargli dire come il mondo deve apparirci in ragione del carattere particolare della nostra organizzazione; [...] il problema di una natura dell'universo non riferita al nostro apparato psichico percettivo è, infine, una vuota astrazione, priva di qualsiasi interesse pratico».
Se poi alla lettura degli approfondimenti su questi tre strumenti del lavoro analitico - interpretazione, analisi dei sogni, coscienza - si volesse affiancare un punto di vista più globale, si può ricorrere ad un altro libro, sempre recentemente pubblicato da Raffaello Cortina e scritto da Giuseppe Di Chiara, Curare con la psicoanalisi, che percorre infatti i diversi momenti di un tragitto analitico: dal momento della diagnosi, ai diversi passaggi che conducono alla fine del trattamento. Segnalando i numerosi contributi della psicoanalisi italiana, nel libro di Di Chiara è privilegiata in particolare la prospettiva narratologica - non da tutti condivisa, ma qui presentata in modo calibrato e problematizzato - secondo cui un aspetto fondamentale del percorso analitico è il recupero di un testo e di una storia passati, spesso inespressi e talvolta purtroppo irrecuperabili, attraverso la costruzione comune di una nuova storia e di una nuova narrazione. Giacché inevitabilmente «il presente dell'interpretazione» - come afferma de M'Uzan citato da Di Chiara - «si radica nel passato della cura, nel passato del paziente come in quello dell'analista».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»