Dunque non era una domanda sciocca, una pedanteria giuridica, quella che chiedeva al Presidente della repubblica se era tutt'ora valido, o se era stato cassato e da chi l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, quello che ripudia la guerra - ricordate? - «come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
L'ha evocata, questa domanda, giovedì, dalsuo scanno di deputato a Montecitorio, Fausto Bertinotti, e l'interrogativo, l'indomani, è rimbalzato sui maggiori giornali d'Italia.
Ed è tornato, quell'interrogativo, mentre il Parlamento italiano si confrontava e dibatteva se questo paese doveva ancora tenere i suoi soldati nel fango e negli orrori della guerra irakena, o finalmente ritirarsi da quella violenza che ha visto tornare persino gli orrori della tortura di prigionieri: ormai inermi, calato il buio sugli occhi, avviliti nel sentire più segreto.
Si può continuare: si può tenere ancora i nostri soldati invischiati in quell'impresa su cui oggi dubitano tanti nel mondo (persino nel paese di Bush). Ma rmai non si può evitare quella domanda di Bertinotti.
Signor Presidente della Repubblica, lei è deputato all'alto compito di tutelare le parole scritte in quella Carta che costò tanto a questo Paese, e per cui tanti morirono. Ora deve una risposta al Parlamento. Tacere non si può più