sabato 29 maggio 2004

violenza in famiglia contro le donne
il caso di Verona

L'Arena sabato 29 Maggio 2004
Dal primo luglio il Comune attiverà una linea telefonica
La violenza colpisce in casa Vittima una donna su cinque
L’assessore: «Fenomeno trasversale, interessa anche i ceti alti»

(p.col.)


La violenza è di casa in casa. Una drammatica realtà si cela dietro il facile gioco di parole. Al punto che l’assessorato comunale alle Pari opportunità ha ritenuto di prestare la necessaria attenzione «a un fenomeno trasversale che oggi nella nostra città interessa anche i ceti medio-alti», precisa l’assessore (nonché avvocato) Stefania Sartori. I pochi dati disponibili sulla violenza domestica sono datati (si riferiscono a un’indagine svolta nel 1994 dal Comune e dall’Ulss 20 in collaborazione con l’istituto di Statistica dell’Università), ma purtroppo rischiano di essere sottostimati. Allora, il 20% di tremila donne intervistate ammise di aver subito violenza sessuale nel corso della propria vita (il 17,1% in casa, il 10,4% sul luogo di lavoro), mentre il 14,4% dichiarò di aver subito percosse e maltrattamenti fisici (di queste, l’84% li aveva subiti, ripetutamente, in famiglia). Aspetto rilevante della questione, il 50% delle donne vittime di violenza sessuale e il 62% delle vittime di maltrattamenti non aveva parlato con nessuno del suo dramma personale. Quanto all’uomo violento, nella maggior parte dei casi è un uomo "normale", non affetto da patologie psichiatriche o dipendenze, ha un livello culturale medio e un lavoro regolare. L’alcol, in certi casi, può però peggiorare la situazione. Oggi le cose non vanno diversamente, se è vero - come spiega Laura Castagna, presidente di Telefono Rosa, «è minima la percentuale di donne che chiedono sostegno e consulenza alla nostra associazione».
Non mancano i motivi, dunque, per alzare il livello di guardia e mettere in atto una strategia contro la violenza domestica. «Un tema molto delicato», puntualizza l’assessore Sartori, «che esplode anche in ambienti insospettabili e che, purtroppo, poche donne sono decise a denunciare». «Siano esse casalinghe», conferma Castagna di Telefono Rosa, «o professioniste laureate». In tutte, scatta il blocco psicologico, conseguenza del lavaggio del cervello di cui il partner le fa oggetto: sei una cattiva madre, una pessima moglie. Se dici qualcosa ti porto via i bambini...
Ricatti dai quali è difficile liberarsi. «Ma dobbiamo provarci, dobbiamo offrire alle donne vittime di violenza un’opportunità», dice l’assessore alle Pari opportunità. La risposta si chiamerà progetto Petra, che sta per «pratiche, esperienze, teorie, relazioni antiviolenza». «Il primo luglio», conferma l’assessore Sartori, «verrà aperto un centro cui le donne veronesi che vivono situazioni d violenza potranno rivolgersi per avere ascolto, consulenza legale e psicologica, affiancamento e sostegno nell’identificazione di un proprio percorso di uscita dal disagio. Al centro, di cui non forniremo l’indirizzo per garantire la riservatezza delle donne, si accederà previo appuntamento, che sarà preso chiamando il numero verde 800392722 ».
«Il progetto Petra», puntualizza l’assessore, «è rivolto alla donna veronese in difficoltà in genere, non è mirato alla donna immigrata. Ma qualora emergessero numerosi casi anche nelle famiglie straniere, siamo pronti a rimodulare le risposte per essere in grado di superare anche le differenze culturali e religiose».
Il progetto Petra è stato ieri oggetto di un corso di formazione per assistenti sociali e volontari all’Ater.

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