sabato 25 settembre 2004

Avvenimenti n°37 ora in edicola
con la seconda parte del dossier
contro la legge 40

Avvenimenti 24.9.04
Il ritorno delle mammane
Intervista alla senatrice Franco : “Sirchia vorrebbe riportarci all’aborto clandestino”
di Simona Maggiorelli

Fondatrice del comitato contro la legge 40, sulla fecondazione assistita, la senatrice ds Vittoria Franco ha trascorso i giorni del rush ai banchetti della raccolta firme. “Un’esperienza molto faticosa – dice – in questa corsa contro il tempo, ma importante. La gente firmava senza problemi. Bastava un minimo di informazione”. A lei, esperta di bioetica e filosofa, ricercatrice della Scuola Normale di Pisa, abbiamo chiesto di aiutarci ad approfondire ancora i temi di questa discussa legge.
Senatrice Franco cosa significa dare all’embrione gli stessi diritti della madre? E poi chi eserciterebbe i diritti dell’embrione?
E’ un obbrobrio giuridico oltreché etico. Si riconoscono diritti a un’entità non nata e che non si sa neanche se riuscirà a nascere. Non c’è neanche parità; l’embrione fagocita i diritti della madre. Lo fa l’articolo 1 che poi dà tutta l’ossatura alla legge.
E la legge sull’aborto come entra in questo dibattito?
Si crea apertamente un conflitto, la legge 40 lo stabilisce apertamente con una famosa sentenza della Corte Costituzionale del 1975 che metteva al primo punto il diritto alla salute e al benessere psicofisico della madre. Una situazione giuridica rischiosa. Abbiamo due leggi che sull’embrione dicono cose diverse.
Il ministro Sirchia non nasconde una volontà di revisione della 194. Ha proposto di far pagare una tassa a chi abortisce.
Gli uomini, specie quelli più conservatori, non sanno di cosa parlano quando affrontano questi temi. Con argomentazioni infondate come quella che in Italia l’aborto sarebbe usato dalle donne come “anticoncezionali”, Sirchia vorrebbe riportarci indietro all’aborto clandestino.
Nel vietare la fecondazione eterologa, in cui i gameti vengono da donatori, la legge sottintende un pensiero razzista? Ovvero che l’identità umana sia determinata dal dna?
La fecondazione eterologa si può giustificare con una semplice constatazione: se una coppia accetta questa tecnica che consente di far nascere un figlio che non ha in sé il patrimonio genetico della madre se le è stato donato un ovocita o del padre se c’è stato un donatore di seme, perché impedirlo? Bisogna tener conto che il desiderio di maternità e di paternità appartengono all’umano, non è un fatto dettato dai geni. E che l’identità del bambino si sviluppa nel rapporto umano.
La legge 40 vieta la diagnosi genetica e obbliga a impiantare nell’utero tre embrioni, anche se malati. C’è chi accusa che questa sia una legge per “fabbricare” handicappati.
Qui c’è davvero un punto di atrocità. Per il modo in cui la legge congegna e prescrive tutto il percorso si ha davvero la sensazione che sia così. Fra i miei colleghi cattolici ho sentito espressioni irripetibili come “i figli non si comprano al mercato”, “non si possono scegliere, vanno accolti come sono”. Forse si sarebbe potuto dire quando le tecniche non erano sviluppate. Quando per la donna la maternità era un destino, non una scelta. Oggi è inaccettabile come senso comune. Visti i progressi della medicina, perché costringere dei bambini alla sofferenza di malattie, spesso terribili come la talassemia, o perché farli ammalare di aids se, per esempio, i genitori si sono infettati? La medicina ha fatto progressi, allora perché far nascere bambini malati, con malattie anche terribili, che comportano per lui una sofferenza continua e non solo per i genitori? Solo per un senso del divino?
Dicono che non sarebbe naturale intervenire...
La naturalità non è un principio valido eticamente, altrimenti non ci dovremmo neanche curare dai tumori. Anche il tumore è una prolificazione naturale di cellule malate. Lo stato che ha fra i suoi impegni la sanità non può proibire le cure. Oltretutto sarebbe stupido. Creerebbe un problema sociale.
La bioetica, di forte attualità, cosa dice?
La bioetica si occupa dell’etica applicata all’umano, al biologico, si occupa della vita e della morte. Dunque non può avere un fondamento ontologico. Non avrebbe senso un’etica metafisica, che riguarda il volere del divino e che teorizza la sofferenza come espiazione. Il richiamo principale della bioetica riguarda il principio della responsabilità. Nella responsabilità c’è la libertà, ma anche il senso del limite. Perché bisogna rispondere alla comunità a cui si appartiene, mantenendo una libertà che è insopprimibile. Temi e principi che, per esempio, la cattolicissima Spagna ha saputo esprimere con chiarezza in una legge sulla fecondazione assistita davvero avanzata.
I sondaggi, soprattutto quello dell’Eurispes, dicono che buona parte dei cattolici non sono d’accordo con l’impostazione di questa legge.
Ne ho avuto una prova diretta raccogliendo le firme. Sono tanti i cattolici che hanno firmato. Un cattolico che abbia esperienza di vita e di relazioni affettive, sa che questa legge colpisce i sentimenti, le relazioni familiari. Sottoporsi a tecniche di fecondazione assistita significa mettere in gioco tutte se stesse, c’è la speranza, la fatica, la delusione. Ogni volta bisogna rinegoziare le scelte di coppia. Lo Stato non può introdursi così pesantemente nelle scelte che riguardano la vita affettiva. Di certo non ha senso farlo con una legge che è un concentrato di divieti assurdi.
Fra gli altri paesi di cultura cattolica o che si rifanno a altre religioni nessuno ha leggi così crudeli e atroci, così sprezzanti della salute e del corpo della donna.
Si sta discutendo anche molto negli Usa.
Il figlio di Reagan, repubblicano doc, ha preso la parola alla convention americana di Kerry dicendo che Bush sta sbagliando a non finanziare la ricerca sulle cellule embrionali, perché lì risiede la possibilità di trovare una cura di malattie degenerative come il Parkinson e l’Alzheimer, purtroppo in aumento con l’allungarsi della vita media. E va anche detto che negli Usa non c’è un vero e proprio divieto. Il problema è politico: come Stato, la finanziamo o no?
In Italia la legge 40 sta portando alla luce una spaccatura fra chi siede in parlamento e il paese reale?
Una spaccatura che si evince anche dai modi in cui la legge è stata fatta passare. Quando è passata in seconda lettera al Senato, il presidente di Forza Italia della commissione, che è un ginecologo, ha avviato una lunga serie di audizioni di scienziati che venivano anche da altri paesi. Il 99 per cento di loro ha espresso un parere negativo sui contenuti della legge. Si stava avviando un processo per cambiarla, ma c’è stato uno stop da parte del governo. Sembra chiaro ormai che questa legge è frutto di un patto di scambio fra gerarchie ecclesiastiche e governo.